Basilica di San Pancrazio (Roma)
Basilica di San Pancrazio | |
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Roma, Basilica di San Pancrazio | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza San Pancrazio, 5/D 00152 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 5810458 |
Fax | +39 06 58345414 |
Posta elettronica | sanpancrazio@diocesidiroma.it |
Sito web | |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Pancrazio martire |
Sigla Ordine qualificante | O.C.D. |
Fondatore | papa Simmaco |
Data fondazione | VI secolo, inizio |
Inizio della costruzione | VI secolo, inizio |
Completamento | XVII secolo |
Strutture preesistenti | Catacomba di San Pancrazio |
Pianta | basilicale |
Lunghezza Massima | 55 m |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di San Pancrazio è una chiesa di Roma, situata nella periferia occidentale della città, nel quartiere Gianicolense.
Storia
Dalla fondazione alla basilica onoriana
La basilica, secondo il Liber pontificalis, fu costruita per volere di papa Simmaco (498-514) sul luogo dove venne sepolto san Pancrazio, che subì il martirio a Roma nel 304 al tempo delle persecuzioni dioclezianee. La basilica simmachiana era probabilmente a tre navate, compresa nel perimetro di quella attuale e pressappoco delle medesime dimensioni.
Nel corso della prima metà del VII secolo si rese necessario un radicale e complessivo intervento di restauro, eseguito per volontà di papa Onorio I (625-638), tanto che venne completamente riedificata, ampliando le navate laterali, dotandola di transetto e di una cripta semianulare, dove furono traslare le spoglie del giovane martire.[1]
Nei secoli successivi la chiesa, che continuò a essere per secoli meta di pellegrinaggi, venne a più riprese restaurata da vari pontefici - tra i quali si ricordano Adriano I (772-795) e Leone III (795-816) - anche perché spesso danneggiata da invasori barbari che approfittavano della sua vulnerabilità in quanto posta al di fuori del perimetro delle possenti mura cittadine.
Dal Duecento al Cinquecento
Nel 1257, per ragioni oggi sconosciute, i monaci benedettini ai quali la basilica era stata affidata da san Gregorio Magno ne lasciarono la cura, trasferendosi ad Albano: non abbandonarono però la devozione a san Pancrazio, portandone il culto nella loro nuova sede e facendone in breve tempo il patrono della cittadina laziale.
Alla fine del XV secolo, durante il pontificato di Innocenzo VIII (1484 - 1492), la basilica venne completamente ristrutturata, mentre il convento posto sulla destra, fu ampliato e reso ancora più adatto alle sue funzioni. In tale occasione fu realizzata nelle forme odierne la facciata della chiesa.
Successivamente, per quasi due secoli il complesso monastico fu affidato ai cistercensi, finché dopo alterne vicende, il papa Leone X (1513-1521) decise nel 1517 di farne un titolo cardinalizio, assegnandolo così alle cure di un cardinale. Secondo la descrizione lasciataci dal celebre scrittore e studioso Pompeo Ugonio (1550 ca.-1614), che la visitò intorno al 1565, la basilica a quell'epoca si presentava ridotta a navata unica: privata delle laterali con la costruzione di due muri che isolavano quella centrale e si prolungavano tagliando fuori anche le ali del transetto; la destra risultava incorporata nel monastero, mentre la sinistra, rimasta senza copertura, era stata abbandonata andando così in rovina.
Dal Seicento a oggi
Nel 1606, la basilica fu oggetto di imponenti lavori di ristrutturazione e di decorazione, condotti per volere del cardinale titolare Ludovico de Torres (1551-1609) e di suo nipote Cosimo (1584-1642), che si protrassero per quasi tutto il corso del XVII secolo. In tale occasione furono restaurate e reintegrate nell'edificio le navate laterali, lo snello colonnato paleocristiano fu sostituito da massicci pilastri, il presbiterio decorato con dipinti murali ad affresco, attribuiti ad Antonio Tempesta (1555-1630) e la navata centrale coperta da un pregevole soffitto ligneo a lacunari.
Nel 1662 la chiesa fu affidata da papa Alessandro VII ai carmelitani scalzi, che ancora oggi la curano e che provvidero a effettuare ulteriori restauri e abbellimenti.
Nel 1798 la basilica subì notevoli devastazioni e mutilazioni a opera dei soldati napoleonici. Appena mezzo secolo dopo, nel 1849, l'edificio si trovò sulla prima linea del fronte tra i francesi, intervenuti in soccorso di papa Pio IX (1846-1878) e i garibaldini, accorsi a difendere la Repubblica Romana, riportando notevoli danni strutturali. Alla distruzione e ai saccheggi si aggiunse la profanazione delle spoglie del martire, conservate in un'urna di porfido e peperino: le ossa vennero irrimediabilmente disperse, infatti, oggi nella chiesa sono conservate alcune reliquie di san Pancrazio, ma provenienti da San Giovanni in Laterano.
La chiesa è sede parrocchiale, eretta il 12 aprile 1931 da Pio XI (1922-1939) con la bolla Pastorale Munus.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Pancrazio fuori le Mura, istituito il 6 luglio 1517 da papa Leone X: l'attuale titolare è il cardinale Antonio Cañizares Llovera.
Descrizione
Esterno
La sobria facciata della chiesa, a salienti, è coronata in alto da un timpano e aperta in basso da tre portali, dei quali il centrale ha un timpano triangolare e inquadrato da due colonne ioniche di granito grigio della costruzione originaria, ed è sovrastato da una grande finestra rettangolare con timpano semicricolare; i due portali latrali con timpano semicircolare sono sormontati da finestre quadrate.
Interno
L'interno, a pianta basilicale, è diviso in tre navate da possenti pilastri rettangolari sui quali poggiano ampie arcate decorate con ricchi festoni in stucco. La navata centrale è coperta da uno splendido soffitto ligneo a lacunari del 1627, ed è decorata da una trabeazione, che collega i pilastri, rifinita ad altorilievo in stucco con putti e festoni.
Presbiterio
Sul presbiterio, rialzato di alcuni gradini, con abside semicircolare, si possono ammirare:
- al centro, Ciborio (1959), sorretto da quattro colonne di porfido medievali con capitelli corinzi e plinti in blocchi di marmo grigio.
- sul catino absidale, Gesù Cristo in maestà con san Pancrazio e altri santi; Simboli degli Evangelisti (1959), affresco di Luigi Ciotti.
- alle pareti laterali, dipinti murali ad affresco, databili al primo quarto del XVII secolo, attribuiti ad Antonio Tempesta, raffiguranti:
- a sinistra, San Calepodio, san Pancrazio e un angelo;
- a destra, San Dioniso, san Pancrazio e un angelo.
Cappelle laterali
Ai lati del presbiterio, al termine delle navate laterali, si aprono due pregevoli cappelle, a pianta rettangolare:
- nella cappella sinistra, dedicata al Santissimo Sacramento, si conserva:
- all'altare, Estasi di santa Teresa d'Avila (1615-1620), olio su tela di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane.[2]
- nella cappella destra, dedicata al Santissimo Crocifisso, si notano:
- Ciclo di dipinti murali con Storie della vita di san Pancrazio (1959), affreschi di ambito romano.
Le navate laterali hanno una copertura a cassettoni e presentano le pareti decorate da otto grandi rilievi in stucco, eseguiti nel 1662-1665, raffiguranti:
- Profeta Elia;
- San Giovanni Battista;
- San Giovanni della Croce;
- Martirio di san Pancrazio;
- Accoglienza del cadavere di un giovane martire;
- Incoronazione di due santi;
- Apoteosi di un santo papa;
- Estasi di santo martire.
Cripta
Ai lati del presbiterio sono poste le rampe d'accesso alla cripta semianulare,[3] che risale all'epoca della chiesa onoriana ed è costituita da un corridoio che segue la curva dell'abside, al centro del quale un braccio rettilineo, che conduce sotto l'altare maggiore presso le reliquie del martire, è concluso da un altare cosmatesco.
Catacomba di San Pancrazio
Per approfondire, vedi la voce Catacomba di San Pancrazio (Roma) |
Sotto la basilica si sviluppa la Catacomba di San Pancrazio o di Ottavilla, utilizzata per la sepoltura dal IV fino all'inizio del VI secolo, con interessanti dipinti ornamentali. Al cimitero si accede da due ingressi posti all'interno della chiesa: uno accanto alla parete della navata sinistra permette di entrare nella zona che si estende sul lato sinistro del transetto e dietro l'abside, l'altro, al centro dell'edificio tra i pilastri che dividono la navata centrale con quella destra, in corrispondenza del sepolcro del martire, si estende in direzione sud sotto il sagrato.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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