San Bonifacio vescovo
San Bonifacio, O.S.B. Vescovo · Martire | |
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al secolo Wynfrith (Vinfrido) | |
Santo | |
San Bonifacio vescovo | |
Età alla morte | circa 81 anni |
Nascita | Crediton 673 ca. |
Morte | Dokkum 5 giugno 754 |
Appartenenza | diocesano |
Ordinazione presbiterale | VIII secolo |
Consacrazione vescovile | 722 |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Magonza |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 5 giugno |
Attributi | ascia, baculo pastorale, spada con infilzato il libro del Vangelo |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 5 giugno, n. 1:
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San Bonifacio, al secolo Wynfrith (Vinfrido) (Crediton, 673 ca.; † Dokkum, 5 giugno 754) è stato un vescovo, martire e religioso anglosassone dell'ordine benedettino. Di origine anglosassone, fu missionario in Assia e Turingia: è ritenuto l'apostolo della Germania.
Biografia
Nacque tra il 672 e il 675 nel regno di Wessex.
Missionario in Frisia dal 716, sotto la guida di Villibrordo, ricevette da Carlo Martello l'incarico di evangelizzare i territori dell'Assia e della Turingia, ma incontrò difficoltà anche per una presenza non costante dei missionari iroscozzesi; decise quindi di tornare a Roma, dove venne consacrato vescovo e nominato legato pontificio da papa Gregorio II nel 722.
Per potergli concedere ancora maggiore autorità e favorirlo nella sua opera, il papa lo nominò nel 732 arcivescovo con sede vacante e lo autorizzò a consacrare vescovi per le nuove diocesi. Visto che la dignità e l'autorità vescovile non gli erano ancora sufficienti, Bonifacio si recò nuovamente a Roma nel 737-738 e si fece nominare dal papa nunzio apostolico per la Baviera, l'Alemannia, l'Assia e la Turingia, con l'incarico speciale di dare a quei paesi un'organizzazione ecclesiastica più rigida. A Roma ottenne anche nuovi collaboratori per questa sua opera: erano monaci provenienti dal Montecassino.
In seguito si insediò a Magonza nel 745 e si adoperò per la riorganizzazione della Chiesa nei territori franchi sotto i regni di Carlomanno e Pipino il Breve (738-747). La vita religiosa di queste terre era decaduta fortemente, il clero inferiore incolto e sfrenato, l'alto clero ingolfato in attività materiali e mondane e quasi privo di collegamento con la Sede romana. Carlo Martello, respingendo l'attacco degli Arabi in Francia si era reso benemerito della causa cattolica; ma per i diritti della Chiesa e per la sua disciplina ebbe pochi riguardi: nominò vescovi ed abati non badando alla loro canonica idoneità, ma solo a mire politiche e, senza alcun ritegno, dispose dei beni ecclesiastici per scopi profani.
Sotto la direzione di Bonifacio si tennero alcuni sinodi che emanarono salutari provvedimenti, promulgati poi come leggi della Chiesa e dello Stato (capitularia). In particolare si esortò il clero a condurre una vita conforme ai canoni (proibizione di portare armi, della caccia, del vestito laicale e del concubinato), i membri del clero furono assoggettati alla vigilanza del vescovo, si prescrisse per i monaci la regola di san Benedetto, si proibirono usanze pagane e superstiziose e la diffusione di dottrine eretiche, si insisté per l'elezione canonica dei vescovi (con esclusione dei laici). I regnanti del paese non solo accettarono le idee riformatrici del missionario ma anche la sua diretta unione con Roma. Nel 747 durante un sinodo, i vescovi presenti, sotto la guida di Bonifacio, indirizzarono un solenne voto di fedeltà al papa.
Il suo epistolario contiene preziose informazioni sulle popolazioni della Germania del tempo, definite "feroci e ignoranti" (Ep. 76) e, benché convertite al cristianesimo, ancora dedite a praticare superstizioni pagane, e sul clero, i cui diaconi, ignoranti di dottrina, (Ep. 50) "si portano a letto, la notte, quattro o cinque concubine".
Dovette risolvere problemi di natura dogmatica, come stabilire se fosse valido il matrimonio fra una vedova e il suo padrino di battesimo [1] o il battesimo[2] impartito da un prete ignorante di latino con l'errata formula Baptizo te in nomine patria et filia et spiritus santi. Bonifacio sconfessò tale battesimo ma, ripreso da Virgilio, vescovo di Salisburgo, la sua iniziativa fu censurata da Papa Zaccaria.
Gli ultimi anni della sua vita operosa furono pieni di amare delusioni, derivate dalla sua posizione di missionario anglosassone straniero. Bonifacio si ritirò, scegliendo come sede metropolitana Magonza e qui, nell'abbazia che gli era più cara, Fulda, continuò la sua missione pastorale e spirituale.
Quando Papa Stefano II, nell'anno 753 o 754, si presentò come postulante nel regno dei Franchi e in quell'occasione ripeté l'unzione e l'incoronazione di Pipino in tutta solennità, Bonifacio stava proprio per intraprendere il suo ultimo viaggio missionario in Frisia. E in quella regione il 5 giugno 754 fu ucciso insieme con cinquantadue compagni.
Le sue reliquie riposano nell'abbazia di Fulda e tutt'oggi sono considerate tra le più importanti per la nazione tedesca.
È venerato come santo e martire da numerose Chiese cristiane: per la sua opera di evangelizzazione è detto l'apostolo della Germania. È venerato dalla Chiesa cattolica il 5 giugno.
L'evangelizzazione dei Germani
Da questo quadro generale è evidente che la fede cristiana nelle popolazioni germaniche fu accolta con molte difficoltà e incomprensioni. È piuttosto difficile infatti supporre un'aderenza ortodossa al cristianesimo per popolazioni dalle radicate tradizioni a tratti inconciliabili col cristianesimo, come la guerra come esperienza sacra, la magia, ecc. Come del resto lo fu in precedenza e lo sarà in seguito per tutte le popolazioni che entrano in contatto con il Vangelo. Molte conversioni si basavano su un'aderenza superficiale a cerimonie e sacramenti, restando sommerse le credenze pagane, tra l'altro benevolmente tollerate dalla Chiesa e combattute semmai con lo strumento della confessione: ci restano infatti numerosi manuali per confessori dell'epoca chiamati poenitentialia, dove sono frequenti le annotazioni riguardo al substrato culturale e "folklorico" delle popolazioni germaniche, segno chiaro di una carità e amore della chiesa per queste popolazioni.
La questione degli antipodi
Si scontrò ancora con San Virgilio di Salisburgo nel 748, segnalando a Papa Zaccaria che Virgilio avrebbe sostenuto l'esistenza (Ep. 80) di «un altro mondo, altri uomini sotto la terra, ovvero un altro sole e un'altra luna». Virgilio, conosciuto alla corte di Pipino il Breve e stimato per la sua dottrina di geometra, ed elevato alla dignità vescovile da Otilo, duca dei Bavari, fu assolto nel processo tenuto a Roma quello stesso anno.
La questione all'origine della controversa, per quanto non chiara dalle testimonianze rimasteci, dovettero consistere in realtà nella questione degli antipodi. Macrobio, nel commento al Somnium Scipionis di Cicerone, (II, 5), sostiene la divisione in tre parti climatiche degli emisferi della Terra: nell'emisfero boreale esistono una zona artica o frigida, compresa nel circolo polare, una zona temperata, l'unica abitata, che si estende dal circolo polare al tropico, e una caldissima zona equatoriale o perusta, estesa dal tropico all'equatore; analogamente vanno le cose nell'emisfero australe e pertanto vi deve esistere una zona temperata abitata.
Questa teoria fu confermata da Marziano Capella nel suo De nuptiis Mercurii et Philologiae, (VI, 605), ma negata da sant'Agostino nel De civitate Dei (XVI, 9), il quale sostiene che è impossibile passare da un emisfero all'altro e gli antipodi non esistono perché Cristo non si sarebbe sacrificato anche per le popolazioni che lo abitassero, il che sarebbe assurdo perché contrario alle Scritture. È probabile che questo sia stato l'argomento portato, invano, da Bonifacio contro Virgilio.
Predecessore: | Arcivescovo di Magonza | Successore: | |
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Gewielieb di Magonza Vescovo di Magonza |
745-755 | Lullo di Magonza |
Note | |
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