Chiesa e canonica di Santa Maria di Vezzolano (Albugnano)
Chiesa e canonica di Santa Maria di Vezzolano | |
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Albugnano, Chiesa e canonica di Santa Maria di Vezzolano, complesso monumentale | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Provincia | Asti |
Comune | Albugnano |
Località | Vezzolano |
Diocesi | Asti |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Loc. Vezzolano, 35 14022 Albugnano (AT) |
Telefono | +39 011 9920607 |
Posta elettronica | infopoint@turismoincollina.it |
Sito web | |
Proprietà | Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo (MIBACT) |
Oggetto tipo | Chiesa e canonica |
Dedicazione | Maria Vergine |
Stile architettonico | Romanico, Barocco |
Inizio della costruzione | XI secolo |
Soppressione | 1800 |
Altitudine | 415 s.l.m. |
La Chiesa e canonica di Santa Maria di Vezzolano, o semplicemente Canonica di Santa Maria di Vezzolano, è un complesso monumentale che ospitò una comunità di canonici regolari, situato nel territorio del comune di Albugnano (Asti), spesso impropriamente denominato Abbazia - anche dagli Enti statali preposti alla sua tutela e valorizzazione - in quanto questo non è mai stata tale.
Storia
Dalle origini al Trecento
L'origine del complesso monumentale di Vezzolano è incerta. Una tradizione racconta di alcune frane che danneggiarono la chiesa eretta in un sito di fronte all'attuale. Furono recuperati i materiali per riedificarla più a monte, ma una seconda frana li spostò a valle e l'evento fu considerato un segno divino, così che l'edificio sacro sorse là dove Dio aveva indicato. Una terza frana rovinò in modo irreparabile il castello e cancellò così il luogo dove era la chiesa primitiva.
Una seconda leggenda fa discendere la fondazione della chiesa a Carlo Magno, al quale nel 773, mentre stava cacciando nella selva di Vezzolano, si presentarono tre scheletri usciti da una tomba, procurandogli un enorme spavento. Soccorso da un eremita ed invitato a pregare Maria Vergine, egli volle edificare nel luogo dell'apparizione una chiesa.
Quanto alla origine storica reale, la destinazione del sito è fatta risalire da alcuni studiosi all'epoca romana, tra i quali Antonio Bosio, che facendo riferimento ad un'iscrizione ritrovata nella zona, accenna ad un primitivo insediamento romano, mentre il medievalista Aldo Settia sostiene che il complesso sia nato come cappella privata di un castello edificato probabilmente con i resti di una villa romana.
Il primo documento, che si riferisce al canonicato di Vezzolano (giuntoci solo in una copia del XVIII secolo ), risale al 27 febbraio 1095, nel quale vengono citati due ecclesiastici, Teodulo ed Egidio, che ricevono in dono dalla famiglia nobiliare dei Radicati una chiesa dedicata a Santa Maria,[1] più altri beni connessi, con l'impegno di fondare in questo luogo una comunità religiosa che viva secondo la regola canonica, probabilmente quella di Sant'Agostino, attestata in seguito da bolle papali del 1176 e del 1182.
La chiesa e parte degli edifici annessi risalgono alla fine del XII secolo e costituiscono il segno tangibile di un istituzione con ampi possedimenti fondiari, al di qua e al di là del Po, che riceve decime e diritti su diverse chiese, situate nelle diocesi di Vercelli, Torino e Ivrea, dai rispettivi vescovi.
Dal Quattrocento al Settecento
A partire dal 1405, e fino alla soppressione napoleonica (1800), la canonica ed i suoi priorati furono assegnati a chierici secolari, che ricevevano in commenda (affidamento) proprietà e rendite di beni e terreni. Gli amministratori commendatari furono membri di potenti famiglie aristocratiche, quali i Lascaris, i Fieschi, gli Altemps, i Galliano e i Doria del Maro.
Dopo che il Concilio di Trento (1545 - 1563) impose una più stretta disciplina, le visite pastorali della Diocesi di Casale alle chiese di Albugnano toccano anche Vezzolano, nonostante le resistenze opposte dei prevosti e dei loro vicari, che rivendicano l'appartenenza dei canonici ad alieno dominio (papale). La visita del 1584 chiede (senza esito) di levare il choro in mezzo alla chiesa secondo le prescrizioni tridentine.
Una tradizione raccolta dall'erudito astigiano Gian Secondo de Canis (1768 – 1830) narra della visita in incognito di san Carlo Borromeo:
« | Nel decimo sesto secolo la corruzione in quel cenobio giunse a tal punto che que' padroni, deviando dalle regole di S. Agostino, s'abbandonarono ad ogni sorta di stravizi e di dissolutezze a tal punto, che ne fu istrutto il santo arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo. Questo degno prelato, che fece tanto bene alle diocesi della sua metropoli dipendenti, approfittando di un suo viaggio a Vercelli determinò di far una scorsa a Vezzolano tenendo il più rigoroso incognito. È fama che nel giorno in cui S. Carlo arrivò colà fingendo d'essere un semplice prete viaggiatore che, sorpreso dalla notte, era costretto a chiedere l'ospitalità presso quei monaci, avessero costoro ivi raccolta una moltitudine di persone, fra cui diverse leggiadre donne, onde passarsela in amena conversazione, e che perciò il santo arcivescovo sia stato ocular testimonio dell'irregolare condotta di quegli individui; che in conseguenza, dopo il suo ritorno a Milano, abbia irremissibilmente ordinata la soppressione dei canonici di Vezzolano. Di questo avvenimento, sebbene non mi siano caduti sottocchio dei documenti, egl'è d'altronde certo che una perenne tradizione ne lo assicura, massime nei paesi confinanti e circonvicini al detto monastero. » |
Con la pace di Cherasco (1631) il territorio di Vezzolano passa ai duchi di Savoia, che in alcuni periodi ne furono anche nominati prevosti commendatari.
Dall'Ottocento ad oggi
Nel 1799, il territorio astigiano venne occupato dalla truppe francesi e nel 1800 il governo napoleonico soppresse la canonica; nel 1805 il chiostro e gli edifici annessi furono venduti a privati.
Nel 1937 l'intero complesso monumentale fu acquisito dal Ministero dell'Educazione Nazionale, da cui è pervenuto nel tempo all'attuale Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo (MIBACT).
Descrizione
Il complesso canonicale è attualmente costituito da vari corpi di fabbrica, dei quali si evidenziano:
- Chiesa di Santa Maria
- Chiostro
- Sala capitolare
Chiesa
Esterno
La facciata, realizzata tra il XII ed il XIII secolo con paramento in cotto alternato a fasce di arenaria, presenta un profilo a salienti ed è divisa in tre specchiature da contrafforti rettangolari; è aperta da solo due portali d'ingresso, corrispondenti alla navata maggiore ed a quella laterale sinistra. La decorazione architettonica è composta in modo da accentuare l'asse simmetrico verticale, con il motivo a gallerie cieche sovrapposte di ispirazione padana: tutto è realizzato in marmo e pietra, oggi bianchi ma in origine dipinti, con un'equilibrata disposizione delle colonnine, statue e rilievi, nei portali come nelle logge, entro un ordine corinzio di reinvenzione.
Il portale centrale, con arco a sesto leggermente rialzato e strombatura cordonata, è decorato con pregevoli rilievi, risalenti al XII - XIII secolo, raffiguranti:
- nella lunetta, Madonna in trono con colomba dello Spirito Santo tra un angelo ed un devoto.
- sugli stipiti, Simboli degli evangelisti Luca e Marco
Nel portale sinistro, sulla lunetta è raffigurato:
Nei tre ordini di logge cieche sono inserite alcune interessanti sculture, databili all'inizio del XIII secolo, raffiguranti:
- al centro, entro un'ampia bifora, Gesù Cristo benedicente tra san Raffaele arcangelo e san Michele arcangelo;
- nel terzo ordine, Due angeli;
- nella sommità del timpano, Dio Padre benedicente.
Sul lato sinistro della chiesa, si innalza un imponente campanile a base quadrata che insiste sulla navata settentrionale.
Interno
La chiesa, a pianta basilicale, orientata, con aula a due navate e due absidi semicircolari: la terza navata (laterale destra) è in parte inglobata nel chiostro quadrangolare addossato al lato meridionale dell'edificio sacro. L'assenza della navata destra, comunque, non è quasi percepita perché lo spazio usufruibile è ben individuato in quello compreso tra la controfacciata ed il pontile che divideva la parte riservata ai fedeli da quella dei canonici.
Nell'interno, la navata centrale è scandita in tre campate coperte da volte a crociera costolonate, a ciascuna delle quali corrispondono in quella sinistra – con sistema alterno – due campate minori con volte a crociera. I pavimenti sono di cotto e in cocciopesto.
La navata centrale è divisa trasversalmente da:
- Pontile (1189), in marmo, di ambito borgognone: l'opera presenta una lunga iscrizione in versi che ne data il completamento; la struttura poggia su cinque archi ogivali ed è decorata da uno splendido bassorilievo, che conserva tracce della policromia originale e si sviluppa su due ordini nel quale sono raffigurati:
- in alto, tre episodi della Dormitio Virginis (Deposizione del corpo di Maria Vergine, Assunzione di Maria Vergine e Trionfo in cielo) e Simboli degli evangelisti;
- in basso, Antenati di Gesù Cristo: nel rilievo sono rappresentati solo 35 antenati dei 40 indicati nella genealogia riporta in Matteo 1,1-16 , essendo gli altri cinque raffigurati ad affresco sulle colonne che delimitano il tramezzo; questo particolare architettonico, secondo alcuni studiosi, avvalora l'ipotesi che tale struttura fosse adattata ad un nuovo collocamento dell'opera, riducendo così bruscamente l'estensione del fregio scolpito.
All'interno si notano:
- all'altare maggiore, Trittico con Madonna con Gesù Bambino ed un monaco che presenta Carlo VIII a sant'Agostino d'Ippona (fine XV secolo), in terracotta policroma.
- nella monofora absidale centrale, due rilievi raffiguranti San Gabriele arcangelo annunciante e Madonna annunciata (fine XII secolo), in pietra verde.
- nell'arco trionfale, capitello destro con Salomone che suona il liuto.
Chiostro
Il piccolo chiostro quadrangolare presenta sul lato settentrionale - che occupa lo spazio forse in origine destinato alla navata destra - pregevoli dipinti murali, ad affresco, che seppur frammentari costituiscono un cospicuo corpus nell'ambito della cultura pittorica medievale del Piemonte, tra la metà del XIII al terzo quarto del XIV secolo, fra i quali si segnalano:
- nella prima arcata, Gesù Cristo benedicente e Simboli degli evangelisti, Adorazione dei Magi, Incontro dei tre vivi e dei tre morti (1354 ca.): l'opera presenta un'iconografia moraleggiante che richiama il memento mori.[2]
- nella seconda arcata, Madonna con Gesù Bambino in trono tra un donatore presentato da un angelo e sant'Agostino (metà del XIII secolo): nei bordi del dipinto si riconoscono gli stemmi dei Radicati.[3]
- nella quarta arcata, Crocifissione di Gesù Cristo, Incontro dei tre vivi e dei tre morti (primo quarto del XIV secolo): dipinti di gusto francese, attribuibili al cosiddetto Maestro dei Radicati.[4][5]
Sala capitolare
La Sala capitolare, coeva alla fase d'impianto del complesso, presenta una porta affiancata da bifore ed abside a metà della parete di fondo.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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