Diocesi di Capodistria

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Diocesi di Capodistria
Dioecesis Iustinopolitana
Chiesa latina
Capodistria, duomo, esterno 01.jpg
Vescovo Peter Štumpf, S.D.B.
Sede Capodistria
Suffraganea
dell'arcidiocesi di Lubiana
Coat of arms of Roman Catholic Diocese of Koper.gif
Stemma
Roman Catholic diocese of Koper in Slovenia.jpg
Mappa della diocesi
Nazione bandiera Slovenia
Parrocchie 100
Sacerdoti 150 di cui 124 secolari e 26 regolari
1.166 battezzati per sacerdote
29 religiosi 27 religiose 3 diaconi
251.300 abitanti in 4.386 km²
174.900 battezzati (69,6% del totale)
Eretta VI secolo
Rito romano
Cattedrale Assunta e San Nazario
Concattedrale Divino Salvatore
Indirizzo
Piazza Brolo 11, 6000 Capodistria, Slovenia
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2022 (gc ch)
Collegamenti interni
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica

La Diocesi di Capodistria (sloveno: Škofija Koper; latino: Dioecesis Iustinopolitana) è una sede della Chiesa cattolica in Slovenia suffraganea dell'arcidiocesi di Lubiana.

Territorio

La diocesi comprende la parte occidentale della Slovenia.

Sede vescovile è la città di Capodistria, dove si trova la cattedrale dell'Assunta e di San Nazario. A Nova Gorica sorge la concattedrale del Divino Salvatore. Sul Monte Santo di Gorizia si trova la basilica minore dell'Assunzione di Maria.

Il territorio si estende su 4.386 km².

Storia

Incerte e avvolte nell'oscurità sono le origini della diocesi di Capodistria, suffraganea del patriarcato di Aquileia. Storici locali, tra cui Francesco Babudri[1] e Pietro Kandler,[2] pongono l'origine della diocesi nella prima metà del VI secolo con il vescovo san Nazario, cui sarebbero succeduti Massimiliano e Agatone.[3] Altri autori fanno risalire l'origine della diocesi a Gregorio Magno, che in alcune lettere del 599 parla di una diocesi nell' insula Capritana, identificata con Capodistria, e di un anonimo vescovo.[4] Infine secondo altri autori, tra cui Pio Paschini,[5] la diocesi risalirebbe solo all'VIII secolo, eretta o ristabilita da papa Stefano II nel 756:[6] a quest'epoca sono ascrivibili i vescovi Giovanni e Senatore. In seguito non si hanno più notizie di una sede episcopale a Capodistria, fino alla seconda metà del XII secolo.

La diocesi fu ristabilita, su richiesta del doge veneziano Vitale II Michiel, da papa Alessandro III nel 1166,[7] ma a questa decisione si opposero il patriarca di Aquileia Ulrico di Treven e il vescovo di Trieste Bernardo, da cui territorio la nuova diocesi doveva essere smembrata. Nel 1177 il papa confermò l'erezione della diocesi ma solo dopo la morte di Bernardo,[8] avvenuta nel 1186. In quest'anno papa Urbano III eresse a cattedrale la collegiata di Santa Maria.[9] Il primo vescovo della restaurata sede, suffraganea del patriarcato aquileiese, fu Adalgero, già eletto nel 1184, deceduto nel 1216.

L'11 gennaio 1206 papa Innocenzo III concesse al patriarca di Aquileia la facoltà di unire la diocesi di Capodistria con la diocesi di Cittanova, ma l'unione non fu realizzata.

Il capitolo della cattedrale ebbe il privilegio di eleggere i propri vescovi fino al 1301 quando, dopo la conquista veneziana, il diritto di presentare i vescovi di Capodistria divenne prerogativa dei dogi veneziani.[10]

Tra i vescovi di Capodistria, nel XV secolo si distinse in particolare Simone Vosich, promosso arcivescovo di Antivari nel 1461, legato pontificio in Ungheria nel 1463, amministratore di Suacia, infine arcivescovo di Patrasso e vescovo di Capodistria dal 26 novembre 1473. Vice-cancelliere a Roma, dove morì nell'agosto del 1482.[10] Il successore Giacomo Valaresso fece ricostruire il palazzo vescovile; fu amministratore del patriarcato di Aquileia e della diocesi di Pola.

Diversi vescovi di Capodistria, tra XV e XVII secolo, risedettero per la maggior del loro episcopato lontani da Capodistria, a Venezia o a Roma. Alcuni, data la povertà della mensa episcopale, furono nominati ausiliari di Bergamo, Girolamo Rusca fu per un certo periodo vicario generale della diocesi di Padova.[11]

A Paolo Naldini si deve l'istituzione del seminario diocesano e la convocazione di un sinodo nel 1690.[12]

Il 19 gennaio 1753 quando fu soppresso il patriarcato di Aquileia, la diocesi entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Udine fino al 1º maggio 1818, quando divenne suffraganea del patriarcato di Venezia.

Dal 1810 al 1828 rimase vacante. Il 30 giugno 1828 fu unita alla diocesi di Trieste con la bolla Locum beati Petri di papa Leone XII e resa immediatamente soggetta alla Santa Sede. Il 27 agosto 1830 papa Pio VIII con la bolla In supereminenti confermò l'unione aeque principaliter e contestualmente divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Gorizia e Gradisca.

Da questo momento la diocesi seguì le sorti della diocesi triestina; la cattedrale divenne una semplice parrocchia, con un prevosto, un decano e tre canonici residenti; l'ex diocesi fu divisa in 4 decanati per un totale di 12 parrocchie.[13]

Il 17 ottobre 1977 con la bolla Prioribus saeculi di papa Paolo VI la diocesi di Capodistria è stata separata dalla diocesi di Trieste diventando suffraganea dell'arcidiocesi di Lubiana. Inoltre, con la medesima bolla, sono state introdotte delle modifiche territoriali per far coincidere i confini delle diocesi con quelli degli Stati. Così la diocesi di Capodistria ha ceduto alla diocesi di Trieste quelle parrocchie che si trovavano in Italia in seguito al trattato di pace del 1947 e alla diocesi di Parenzo e Pola quelle nel territorio della Repubblica Socialista di Croazia. Contestualmente si ampliò notevolmente con l'acquisizione delle parrocchie delle diocesi di Trieste, di Parenzo e Pola, di Fiume e di Gorizia e Gradisca che si trovavano nella Repubblica Socialista di Slovenia.[14]

Il 15 marzo 2004 la chiesa del Divino Salvatore di Nova Gorica è stata eretta a concattedrale della diocesi con il decreto Ut spirituali della Congregazione per i Vescovi.

Cronotassi dei vescovi

Statistiche

Note
  1. S. Nazario, patrono di Capodistria nella storia e nella tradizione, Capodistria, 1901. Cronologia dei vescovi di Capodistria, in «Archeografo triestino», 23, 1910, pp. 173-239.
  2. Sillabo dei vescovi d'Istria, in Indicazioni per reconoscere le cose storiche del litorale, Trieste, 1855, pp. 118-129.
  3. Secondo Lanzoni, le prove addotte per l'esistenza di questi tre vescovi e la loro attribuzione a Capodistria non sono decisive.
  4. Rajko Bratož, Cristianesimo in Istria. Una sintesi e alcune riflessioni, in: Il cristianesimo in Istria fra Tarda Antichità e Alto Medioevo. Novità e riflessioni, a cura di Emilio Marin e Danilo Mazzoleni, Città del Vaticano, 2009, pp. 27 e seguenti. Rajko Bratož, Koprska škofija od prve omembe (599) do srede 8. stoletja, Acta Histriae, 9, 2001, pp. 37-64. Lo stesso Kehr (Italia pontificia, volume VII, parte seconda, pp. 215-217) sostiene un'origine gregoriana della diocesi di Capodistria. Tuttavia l'identificazione dell' insula Capritana con Capodistria non è univoca; altri autori la identificano con Caorle (per es. G. Fedalto, Il vescovado di Caorle dalle origini al Trecento, in «Antichità altoadriatiche», 33, 1988, pp. 27-49.
  5. Antichi episcopati istriani, in «Memorie storiche forogiuliesi», 1915, p. 141.
  6. Kehr, Italia pontificia, VII/2, p. 217, nº *4.
  7. Kehr, Italia pontificia, VII/2, p. 218, nº *6.
  8. Kehr, Italia pontificia, VII/2, p. 218, nº 7.
  9. Kehr, Italia pontificia, VII/2, p. 218, nº *8.
  10. 10,0 10,1 Jadin, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XI, col. 883.
  11. Jadin, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XI, coll. 883-884.
  12. Jadin, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XI, col. 885.
  13. Jadin, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XI, col. 886.
  14. Questi territori, fin dal 1947, erano affidati ad un amministratore apostolico; dal 1964 ricopriva l'incarico Janez Jenko, vescovo titolare di Acufida, nominato nel 1977 vescovo di Capodistria.
  15. Ireneo Daniele, Nazario, vescovo e patrono di Capodistria, Bibliotheca Sanctorum, vol. IX, coll. 777-779.
  16. Il 15 luglio 1776 fu nominato arcivescovo titolare di Tarso.
Bibliografia
Collegamenti esterni