Diocesi di Belluno-Feltre

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Diocesi di Belluno-Feltre
Dioecesis Bellunensis-Feltrensis
Chiesa latina
Belluno-Schiara.jpg
vescovo Renato Marangoni
Sede Belluno
Regione ecclesiastica Triveneto
Nazione bandiera Italia
Vicario Graziano Dalla Caneva
Vescovi emeriti: Giuseppe Andrich
Parrocchie 158
Sacerdoti 190 di cui 155 secolari e 35 regolari
942 battezzati per sacerdote
37 religiosi 115 religiose 6 diaconi
184.715 abitanti in 3.263 km²
179.000 battezzati (96,9%% del totale)
Eretta VI secolo
Rito romano
Santi patroni San Martino
(11 novembre)
Santi Vittore e Corona
(14 maggio)
Indirizzo

Piazza Duomo 3, 32100 Belluno, Italia

tel. +390437940896 fax. 0437.94.27.46 @
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2019 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
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La diocesi di Belluno-Feltre (in latino: Dioecesis Bellunensis-Feltrensis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea del patriarcato di Venezia appartenente alla regione ecclesiastica Triveneto. Nel 2018 contava 179.000 battezzati su 184.715 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Renato Marangoni.

Territorio

La diocesi si estende quasi totalmente entro i confini della provincia di Belluno, con l'eccezione dei comuni di Sappada (arcidiocesi di Udine), Lentiai, Mel, Trichiana (diocesi di Vittorio Veneto), Alano di Piave, Arsiè, Fonzaso, Vas e di buona parte del comune di Quero (diocesi di Padova).

Rientra nella diocesi anche il paese di Casso, in provincia di Pordenone, che appartiene alla parrocchia di Codissago.

Sede vescovile è la città di Belluno, dove si trova la basilica cattedrale di san Martino. A Feltre si trova la concattedrale di san Pietro apostolo e la basilica santuario dei Santi Vittore e Corona.

Il territorio è suddiviso in 158 parrocchie.

Elenco delle parrocchie

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Parrocchie della Diocesi di Belluno-Feltre

Storia

Diocesi di Belluno

Non si conoscono le origini della sede vescovile di Belluno. A fronte di un vescovato che i locali cataloghi vescovili (tardivi, in quanto compilati tra Quattrocento e Cinquecento) vorrebbero presente fin dal II secolo, si hanno le prime attestazioni sicure nel VI secolo.

Nel 1762 in località Valdenere a nord di Belluno venne rinvenuto un sarcofago con l’iscrizione "+ FELIX EPS" che ragioni epigrafiche attribuiscono al VI secolo, con ciò si può dire che trova conferma un dato della cronachistica locale che riferisce di un vescovo Felice vissuto a metà del VI secolo. Problematica in quanto priva di qualsiasi attestazione, se non quella di una cronaca locale stilata nel Seicento, la figura di un vescovo Giovanni che sarebbe stato perseguito dai bizantini per la sua contrarietà alla condanna dei Tre Capitoli.

Priva di ogni incertezza è invece la figura del vescovo Lorenzo il cui nome fu tramandato dalle liste dei partecipanti ai concili del patriarcato aquileiese nei quali si rigettò la condanna dei Tre Capitoli decretata al secondo concilio di Costantinopoli (553). Belluno si trovava allora sotto il dominio dei Longobardi e dal punto di vista istituzionale era una sculdascia soggetta al ducato di Ceneda.

Dopo la definitiva vittoria dei Franchi sui Longobardi (776) Belluno divenne sede di una contea carolingia, che in seguito venne collegata alla Marca del Friuli. Un buon numero di frammenti scultorei di carattere sacro appartenenti ai secoli VIII-IX ritrovati nei dintorni di Belluno attestano la presenza di numerose chiese: Bolago, Cadola, Paderno, San Gregorio, Sospirolo, Travazzoi. Della fine del IX secolo è la prima attestazione documentaria di un Capitolo di canonici della cattedrale bellunese, che in tal modo risulta uno dei più antichi d’Italia.

Nell'età dei Carolingi inizia un lento processo con il quale prende forma e si consolida il potere temporale dei vescovi bellunesi. Nel 923 si attestano concessioni di territorio del fisco regio all'episcopato di Belluno. Il vescovo Giovanni assoggettò al suo dominio i feudi concessigli e soprattutto allargò i suoi domini ad ampi territori della pianura veneta. L’imperatore Corrado II, con diploma imperiale rilasciato nel 1031 al vescovo Ezemano, riconosce al vescovo la signoria territoriale vietando a qualsiasi altra autorità qualsiasi atto di governo nei territori a lui soggetti.

Al successore Giovanni II l'imperatore Ottone I concesse territori del fisco regio accompagnati dall'immunitas.

Nella seconda metà del XII secolo Belluno e Feltre furono bersaglio di ricorrenti scorrerie militari da parte del fiorente comune di Treviso; nel 1197 il vescovo Gherardo de Taccoli cadde in battaglia ucciso dalle milizie trevigiane. Affinché i due potentati ecclesiastici potessero meglio difendersi il papa stabilì che a capo delle due città vescovili vi fosse un unico vescovo pur restando le due diocesi indipendenti tra loro. L'unione aeque principaliter avvenne prima del 1200, anno al quale risale la più antica attestazione documentaria di un vescovo di ambo le sedi.

Nel Quattrocento i Bellunesi aspirarono a riavere un proprio vescovo e che la loro diocesi venisse divisa da quella di Feltre; trovarono un valido aiuto nel cardinale Niccolò Cusano che appoggiò la loro richiesta presso papa Pio II. Nel 1460 la richiesta dei bellunesi venne soddisfatta: il Papa stabilì la cessazione dell'unione aeque principaliter delle due sedi di Belluno e Feltre. Il provvedimento pontificio divenne operativo due anni dopo, alla morte del vescovo Francesco dal Legname. Tra i vescovi che si avvicendarono negli anni seguenti, emerge e si distingue l’eminente figura di Pietro Barozzi (1471-1487), annoverato dagli storiografi tra i grandi riformatori dell’epoca pretridentina.

Dal 1527 al 1536 la diocesi di Belluno affrontò una situazione incresciosa. Alla morte del vescovo il governo della Serenissima nominò vescovo Antonio Barozzi facendosi forte di un diritto che era comunque soggetto all'avallo pontificio, mentre la Santa Sede aveva già eletto Giovanni Battista Casale. Antonio Barozzi non volle rinunciare alla cattedra e anzi nel 1531 si stabilì in Belluno nonostante l'opposizione dei canonici. La città prima e la diocesi poi furono colpite da interdetto e il vescovo illegittimo da molte scomuniche. L'interdetto divenne via via più grave, fino ad estendersi ai cimiteri. I fedeli defunti dovettero essere sepolti provvisoriamente in orti e giardini e venivano traslati in terra consacrata solo nelle tregue, mentre ai vivi erano negati tutti i sacramenti, fuorché la confessione. Il vescovo legittimo invece morì senza poter prendere possesso della sua sede.

Il Barozzi senza mai rinunciare formalmente, abbandonò le sue pretese solo quando nel 1536 Paolo III assegnò la diocesi a Gasparo Contarini, che, giusto un anno prima, era stato creato cardinale quando era ancora laico. Tale scelta soddisfaceva pienamente il governo veneto dal momento che per la Repubblica il Contarini aveva svolto missioni diplomatiche e retto importanti magistrature riscuotendo sempre la stima del governo. L’azione riformatrice avviata a distanza dal cardinale venne continuata dal nipote Giulio Contarini (1542-1575), che subentrò nell'ufficio alla morte dello zio. Per contrastare la penetrazione delle dottrine riformate, il Contarini chiamò a Belluno il teologo gesuita Alfonso Salmeron, conosciuto durante il primo periodo del Concilio di Trento.

Figura di particolare spicco fu il vescovo Alvise Lollino (1596-1625). Appassionato uomo di studio e fine umanista, fedele alla sua missione pastorale non trascurò gli amati studi letterari.

Nel corso del Seicento e Settecento i vescovi compirono ripetutamente visite pastorali alla diocesi con nutrito seguito di collaboratori e convocarono periodicamente i sinodi diocesani. Si verificò un’incessante e progressiva qualificazione del seminario.

Tema ricorrente nel Seicento e Settecento furono i contrasti giurisdizionali in mezzo ai quali i vescovi dovettero svolgere la loro azione: sia con l’autorità secolare (il governo centrale della Repubblica e il Maggior Consiglio cittadino) sia con il capitolo dei canonici.

Nel 1797 anche su Belluno si abbatté la bufera napoleonica che comportò la chiusura di conventi, la spoliazione di chiese, la dispersione del patrimonio liturgico. Alla guida della Chiesa bellunese vi era Sebastiano Alcaini, che negli anni precedenti aveva dato prova di pastore attivo, ma davanti all’incalzare dei nuovi avvenimenti fu disorientato: morì a Venezia, nella casa di famiglia, nel 1803. Seguirono sedici anni di sede vacante.

Con il Congresso di Vienna il territorio bellunese si trovò a far parte del Regno Lombardo-Veneto, al quale rimase soggetto fino al 1866. Nel 1816 a Vienna si decise di por fine alla diocesi di Belluno e di annettere il suo territorio a quella di Feltre: entrambe le diocesi erano di modeste dimensioni ed erano vacanti da alcuni anni. Al provvedimento si oppose fermamente il Capitolo bellunese. Nel 1818 nel quadro del riordinamento ecclesiastico del Veneto previsto dalla bolla De salute Dominici gregis le diocesi di Feltre e Belluno venivano unite aeque principaliter: entrambe conservavano le strutture di governo e avevano pari dignità; il vescovo era tenuto a risiedere sei mesi in una diocesi e altri sei nell’altra.

Il periodo risorgimentale originò non poche tensioni tra il clero, tra le cui file non pochi erano animati da aperta avversione al governo austriaco.

Allo spirare dell’Ottocento e all'inizio del nuovo secolo, molti erano i sintomi di una crisi che investiva il vissuto religioso: l'ostilità di un liberalismo di stampo anticlericale, il progressivo attecchire del socialismo, la propaganda antireligiosa di giornali sovversivi, la forte emigrazione. A questi problemi si cominciarono a dare risposte efficaci a partire dall'episcopato di Giuseppe Foschiani (1910-1913). La Chiesa locale svolse un'attività pastorale attenta nei confronti del fenomeno dell'emigrazione che ricopriva notevoli dimensioni.

Lo scoppio della prima guerra mondiale portò devastazioni al territorio bellunese, zona di frontiera. Il vescovo Giosuè Cattarossi (1914-1944) fu particolarmente vicino alla popolazione stremata. Il giovane cappuccino Girolamo Bartolomeo Bortignon (1944-1949) mostrò particolare fermezza davanti agli occupanti tedeschi nel travagliato periodo finale del secondo conflitto, quando la provincia di Belluno venne annessa al Terzo Reich.

Il vescovo Gioacchino Muccin (1949-1975) rinnovò la sede del seminario e ne potenziò il corpo insegnante; nel 1956 celebrò un Congresso eucaristico voluto non come semplice manifestazione di culto, ma impostato come occasione di riflessione ed evangelizzazione; fu particolarmente sensibile ai problemi pastorali dell'emigrazione, fenomeno di particolare rilievo nella provincia; diede avvio al rinnovamento postconciliare. Il 9 ottobre 1963 il disastro del Vajont distruggeva gran parte dell'abitato di Longarone mietendo oltre duemila vittime: Muccin accorse sul luogo stringendosi al dolore dei superstiti; un legame da lui così sentito che alla sua morte chiese di essere sepolto tra le vittime dell’immane tragedia.

Il 6 luglio 1964, nel contesto del riordino delle circoscrizioni diocesane di Bressanone e di Trento stabilito dalla bolla Quo aptius di papa Paolo VI, venivano aggregati alla diocesi di Belluno i decanati di Cortina d'Ampezzo e di Pieve di Livinallongo, prima appartenenti alla diocesi di Bressanone.

Il 26 agosto 1978 fu giorno di particolare esultanza per la diocesi di Belluno: il cardinale patriarca di Venezia Albino Luciani veniva eletto papa col nome di Giovanni Paolo I. Nato a Canale d’Agordo nel 1912, Luciani era stato ordinato sacerdote nel 1935 e aveva svolto in diocesi l’ufficio di vicario generale fino al 1958, quando venne nominato vescovo di Vittorio Veneto. Nel 2003 è stata introdotta la sua causa di beatificazione.

Con decreto del 30 settembre 1986, la Congregazione per i Vescovi, nel generale contesto di riordinamento delle diocesi italiane, stabiliva la plena unione delle diocesi di Belluno e Feltre nella nuova circoscrizione ecclesiastica di Belluno-Feltre.

Diocesi di Feltre

« Giova riconoscere che l'unione religiosa con Feltre (...) fu vantaggiosa a Primiero ed in genere a tutta la Valsugana »

Benché la tradizione riconosca nel protovescovo Prosdocimo l'evangelizzatore di Feltre, Fonteio è il primo vescovo di Feltre di cui si abbia riscontro storico: secondo Paolo Diacono partecipò, quale "vescovo della Santa Chiesa Feltrina", al sinodo di Marano del 590.

Nel X secolo l'imperatore Ottone I concesse al vescovo pro tempore di Feltre, già feudatario dell'impero carolingio, ampi poteri ed il titolo comitale; nell'XI secolo Corrado II lo investì del titolo principesco.

Ferito a morte il vescovo di Belluno Gerardo de' Taccoli nel 1197, papa Celestino III provvide ad unire, aeque principaliter, la diocesi di Belluno alla diocesi di Feltre, affinché entrambe le sedi potessero meglio fronteggiare il nemico: primo vescovo delle diocesi unite fu così Drudo da Camino, già vescovo di Feltre.

Nel 1462, alla morte del vescovo Francesco dal Legname, la diocesi di Belluno tornò ad avere un proprio vescovo, avendo papa Pio II decretato nel 1460, su richiesta dei bellunesi, la disgiunzione dalla diocesi di Feltre.

Nel 1593 il vescovo Jacopo Rovellio, applicando con convinzione i canoni tridentini, fondò a Feltre il primo seminario vescovile.

Nel 1786, su pressione dell'imperatore Giuseppe II, le parrocchie feltrine situate in Valsugana (Levico, Strigno, Borgo Valsugana, Masi, Tesino, Telve, Roncegno, Torcegno, Castelnuovo, Pergine, Calceranica, Lavarone, Vigolo Vattaro) e nel Primiero (Primiero con Canal San Bovo) furono smembrate dalla diocesi di Feltre e aggregate alla diocesi di Trento: il provvedimento ridusse la "Santa Chiesa Feltrina" ad esigue dimensioni.

Il 1º maggio 1818 papa Pio VII, con la bolla De salute Dominici gregis, provvide nuovamente ad unire, aeque principaliter, le diocesi di Feltre e di Belluno, perché entrambe di ridotte dimensioni.

Il 30 settembre 1986 la Congregazione per i Vescovi dispose, con proprio decreto, la plena unione delle due diocesi.

Cronotassi dei vescovi

Vescovi di Belluno

Vescovi di Feltre

Vescovi di Belluno e Feltre o di Feltre e Belluno[1]

Vescovi di Belluno-Feltre

Statistiche

Note
  1. I titoli si alternavano di vescovo in vescovo, secondo quanto stabilito dalla bolla De salute Dominici gregis
Fonti
  • Florio Miari, Cronache bellunesi inedite, Belluno, Tipografia Deliberali, 1865
  • Giorgio Piloni, Historia di Georgio Piloni dottor bellunese, nella quale, oltre le molte cose degne, avvenute in diverse parti del mondo di tempo in tempo, s'intendono, et leggono d'anno in anno, con minuto raguaglio, tutti i successi della citta di Belluno. Con quattro tavole. L'una de' vescovi di essa citta di Belluno; una de gli autori, de' quali s'e servito nell'opera; una de' rettori, podesta, e suoi vicarij, che l'hanno retta fin l'anno 1600 e l'altra delle cose notabili, che si comprendono in essa, Venezia, Giovanni Antonio Rampazetto, 1607
  • (LA) Bolla Quo aptius


Collegamenti esterni
Voci correlate