Diocesi di Grosseto

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Nota di disambigua - Se stai cercando la diocesi titolare, vedi Sede titolare di Roselle.
Diocesi di Grosseto
Dioecesis Grossetana
Chiesa latina
731GrossetoDuomo.JPG
vescovo Bernardino Giordano
Sede Grosseto
Suffraganea
dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino
Regione ecclesiastica Toscana
Diocesi di Grosseto logo.jpg
Stemma
Diocesi di Grosseto.png
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Italia
Parrocchie 50 (4 vicariati )
Sacerdoti 66 di cui 47 secolari e 19 regolari
1 953 battezzati per sacerdote
25 religiosi 28 religiose 6 diaconi
132 000 abitanti in 1 239 km²
128 920 battezzati (97,7% del totale)
Eretta IV secolo (Roselle)
9 aprile 1138 (Grosseto)
Rito romano
Cattedrale San Lorenzo
Santi patroni San Lorenzo,
Madonna delle Grazie
Indirizzo
Corso Carducci 11, 58100 Grosseto, Italia
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2022 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
La cattedra, nella cattedrale di San Lorenzo a Grosseto.
L'ingresso del palazzo vescovile di Grosseto.

La Diocesi di Grosseto (in latino: Dioecesis Grossetana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino appartenente alla regione ecclesiastica Toscana.

Dal 19 giugno 2021 è unita in persona episcopi alla diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello.

Territorio

La diocesi si estende su 10 comuni della provincia di Grosseto: Campagnatico, Castiglione della Pescaia, Cinigiano (le frazioni di Sasso d'Ombrone e Poggi del Sasso), Civitella Paganico (la frazione di Casale di Pari), Gavorrano, Grosseto, Massa Marittima (la frazione di Tatti), Montieri (la frazione di Boccheggiano), Roccastrada, Scarlino.

Sede vescovile è la città di Grosseto, dove si trova la cattedrale di San Lorenzo. Nella stessa città sorge anche la basilica minore del Sacro Cuore di Gesù.

Il territorio ha una superficie di 1 239 km².

Storia

La diocesi di Grosseto è erede dell'antica diocesi di Roselle, la cui sede vescovile venne trasferita a Grosseto nel 1138, rimanendo invariato l'assetto territoriale fino al XV secolo.

La diocesi di Roselle è attestata per la prima volta sul finire del V secolo, con il vescovo Vitaliano, presente al concilio romano celebrato da papa Simmaco il 1º marzo 499. Segue, un secolo dopo, il vescovo Balbino, che venne nominato da Gregorio Magno visitatore nella diocesi di Populonia, rimasta senza il suo pastore, e che prese parte al concilio del 595. Anche gli altri vescovi di Roselle del primo millennio, sono noti per lo più per la loro partecipazione ai concili celebrati dai pontefici romani.

Il territorio della diocesi coincideva con quello della circoscrizione civile; questa situazione si mantenne fino all'epoca longobarda, quando la parte nordorientale, comprendente le zone di Ancaiano, Civitella, Paganico e, forse, Cinigiano, passò alla diocesi di Siena. Questo smembramento divise la diocesi di Roselle in due porzioni non contigue tra loro; l'exclave detta «la Pisana» verrà ceduta a favore della diocesi di Montalcino nel XV secolo.[1]

La primitiva cattedrale di Roselle è stata identificata o con la basilica paleocristiana ricavata nelle terme di età imperiale dell'antica città, o con la chiesa romanica edificata poco a est del foro cittadino nella località denominata oggi Moscona; essa era dedicata al martire San Lorenzo, nome con cui era nota la Sancta Rosellana Ecclesia molto prima del 1071. Sul finire dell'XI secolo, ad opera di Dodone o del suo successore Baulfo, la sede vescovile venne trasferita sulle pendici del Poggio Mosconcino; la nuova cattedrale è attestata in un documento del 1108.[2]

Nel corso dell'XI secolo una controversia sui confini diocesani con la diocesi di Populonia fu risolta a favore di Roselle da papa Gregorio VII nel 1076.[3]

La presenza monastica nel territorio diocesano è testimoniata in modo particolare a partire dal Mille. Si ricordano i camaldolesi che fondarono il monastero di San Lorenzo al Lanzo nel 1204, gli agostiniani di Sestinga a partire dal 1258, i cisterciensi di San Salvatore di Giugnano nel 1209; la diocesi vide il sorgere di un ordine monastico autoctono, quello dei Guglielmiti, cui passò nel XII secolo l'abbazia di San Pancrazio al Fango. Altro importante centro monastico fu l'abbazia di San Rabano, citata per la prima volta in un documento del 1101 come Santa Maria Alborensis.[4]

Nel XII secolo una serie di eventi determinarono il definitivo trasferimento della sede vescovile da Roselle, ormai ridotta a piccolo centro, a Grosseto, elevata a sede pievana nel 1101.[5] A tal proposito, un ruolo fondamentale fu svolto da papa Innocenzo II, che soggiornò più volte nella città di Grosseto tra il 1133 e il 1137 ospite del vescovo Rolando, dopo la precedente visita di papa Callisto II del maggio 1120. Durante una delle sue presenze nel capoluogo maremmano, il papa assistette, tra l'altro, all'assedio portato alla città dalle truppe tedesche del duca Arrigo di Baviera (1137), dopo il rifiuto dei grossetani di prestare il servizio dovuto all'imperatore. Il 9 aprile 1138, con la bolla Sacrosancta Romana Ecclesia, Innocenzo II decretò il trasferimento della cattedra vescovile da Roselle a Grosseto. Si trattò di un semplice trasferimento della sede episcopale, senza alcun ulteriore mutamento dei confini diocesani; tuttavia Roselle mantenne per un certo periodo il capitolo dei canonici dell'antica cattedrale.[6]

Secondo i più antichi registri delle Rationes decimarum, tra XII e XIII secolo la diocesi di Grosseto comprendeva 24 pievi.[7] Questa suddivisione rimase invariata fino al XV secolo. Nel 1462 infatti la diocesi grossetana cedette una porzione di territorio, comprensivo delle circoscrizioni pievane di Camigliano, Argiano, Poggio alle Mura, Porrona e Cinigiano,[4] per l'erezione della diocesi di Montalcino. Nel 1459 la diocesi, da sempre immediatamente soggetta alla Santa Sede, divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Siena.

Un lungo periodo di declino caratterizzò il Cinquecento e il Seicento, ben documentato già nella visita apostolica effettuata nel 1576 dal vescovo perugino Francesco Bossi. Ancora nella seconda metà del XVI secolo il territorio pagava le conseguenze delle lunghe guerre che avevano posto fine all'indipendenza di Siena, di cui Grosseto faceva parte, e avevano visto la nascita del Granducato di Toscana nel 1557. Nella città episcopale la maggior parte delle chiese era andata distrutta e la cattedrale era di fatto l'unica parrocchia cittadina. Il personale ecclesiastico era ridotto al minimo, insufficiente per le necessità pastorali della diocesi, e per lo più composto da preti provenienti da diocesi vicine, e in alcuni casi letteralmente analfabeti. Non esisteva alcuna preparazione teologica e non v'erano le risorse necessarie per la fondazione del seminario vescovile. L'insalubrità della Maremma inoltre ebbe, tra le altre, due conseguenze gravissime per la diocesi: era pressoché spopolata, comprendendo poche migliaia di abitanti, e i vescovi fino all'Ottocento preferivano risiedere altrove, spesso anche fuori diocesi, assentandosi per lunghi periodi e cercando riparo in località più salubri soprattutto nei periodi estivi.[4]

In questo contesto fecero eccezione l'episcopato di Giacomo Falconetti (1703-1710), che spese le sue energie nel governo pastorale della diocesi, riuscì per la prima volta ad aprire il seminario vescovile e convocò due volte il sinodo diocesano (1705 e 1709); e quello di Antonio Maria Franci (1737-1790), primo vescovo grossetano ad essere nato nella diocesi, che negli oltre cinquant'anni del suo episcopato ricoprì un ruolo centrale nella storia della Maremma grossetana in epoca lorenese.

Sul finire del Settecento la dominazione napoleonica portò alla temporanea cessione di alcune parrocchie di Castiglione della Pescaia alla diocesi di Ajaccio. Il secolo successivo vide la sede vacante per un decennio, proprio in concomitanza con l'unità d'Italia.

Nel 1858 il defunto vescovo Giovanni Domenico Francesco Mensini lasciò un fondo di 30.000 scudi per la costruzione del nuovo seminario. Il progetto di Mensini fu portato a termine da Paolo Galeazzi nel 1935, che inaugurò il 26 ottobre di quell'anno il nuovo edificio in via Ferrucci. Oggi è sede e punto di riferimento per diverse attività diocesane.

Dal 1924 al 1932, durante l'episcopato di Gustavo Matteoni, la diocesi di Grosseto fu unita in persona episcopi alla diocesi di Sovana-Pitigliano.

La bonifica della Maremma portò all'aumento del numero della popolazione e di conseguenza l'aumento costante del numero delle parrocchie; ne è un esempio la città di Grosseto, che fino al 1938 aveva una sola parrocchia e oggi ne ha 10. Altre parrocchie furono erette nei nuovi centri abitati, come Sticciano Stazione, Bagno di Gavorrano, Scarlino Scalo e Marina di Grosseto.

Il 7 ottobre 1975 acquisì dalla diocesi di Sovana-Pitigliano le frazioni grossetane di Alberese e Rispescia.[8]

Il 21 maggio 1989 la città e la diocesi di Grosseto ricevettero la visita di papa Giovanni Paolo II, il terzo pontefice della storia a recarsi nel capoluogo maremmano, a distanza di 852 anni dall'ultima visita di un papa. Il 10 maggio 2018 papa Francesco ha visitato la comunità di Nomadelfia, parrocchia comunitaria della diocesi di Grosseto.

Dal 19 giugno 2021 è unita in persona episcopi alla diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello.

Cronotassi

Vescovi di Roselle

Vescovi di Grosseto

Statistiche

Note
  1. Vittorio Burattini, Il cristianesimo nella Maremma grossetana dalle origini al Medioevo, in «Guida agli edifici sacri della Maremma», a cura di Carlo Citter, Siena, 2002, p. 122 e mappa a p. 124.
  2. Informazioni tratte da: Mauro Ronzani, Prima della "cattedrale": le chiese del vescovato di Roselle-Grosseto dall'età tardo-antica all'inizio del secolo XIV, in «La Cattedrale di Grosseto e il suo popolo», Grosseto 1996, pp. 157-194.
  3. Kehr, Italia pontificia, III, p. 259, nº 4.
  4. 4,0 4,1 4,2 Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  5. Burattini, Il cristianesimo nella Maremma grossetana dalle origini al Medioevo, p. 125.
  6. Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XVII, p. 647.
  7. Elenco in: Burattini, Il cristianesimo nella Maremma grossetana dalle origini al Medioevo, pp. 129-131.
  8. (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Quo aptius, AAS 67 (1975), pp. 678-680.
  9. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover 1984, pp. 495 e seguenti. Il concilio, che la recente critica ritiene sia un falso ed assegnato all'850 circa, viene attribuito all'853 nelle cronotassi tradizionali.
  10. 10,0 10,1 10,2 10,3 10,4 10,5 10,6 Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, pp. 262-263.
  11. Questo vescovo, secondo Cappelletti (p. 641), sarebbe menzionato in una lettera di papa Gregorio VII, in riferimento ad una lite intercorsa tra i vescovi di Roselle e di Populonia all'epoca di papa Silvestro II (999-1003). Tuttavia nella suddetta lettera, trascritta dello stesso Cappelletti (pp. 692-693), non appare mai il nome di Ottone, motivo per cui Schwartz lo esclude dalla cronotassi di Roselle.
  12. Vescovo citato da Ughelli, ma senza alcuna documentazione a sostegno della sua esistenza; messo in dubbio da Schwartz.
  13. Vescovo citato da Ughelli, ma senza alcuna documentazione a sostegno della sua esistenza; ignorato da Schwartz.
  14. Kehr, Italia pontificia, III, p. 260, nnº 6-7. Questo vescovo fu destinatario di due lettere di papa Callisto II; le fonti non permettono di stabilire se si tratti del predecessore Berardo o del successore Rolando.
  15. Stefano Sodi, Maria Luisa Ceccarelli Lemut, La diocesi di Roselle-Grosseto dalle origini all'inizio del XIII secolo, Quaderni dell'Istituto superiore di scienze religiose "Niccolò Stenone" n. 2, Pisa, Pacini Editore, 1994, pp. 31-32.
  16. Nominato vescovo titolare di Amatunte di Cipro.
  17. Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Antiochia di Pisidia.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni