Papa Silvestro II
Silvestro II Papa | |
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al secolo Gerberto di Aurillac | |
Francesco Morone, Papa Silvestro II (1505 - 1507), affresco; Verona, Chiesa di Santa Maria in Organo, sacrestia | |
Età alla morte | circa 58 anni |
Nascita | Aurillac 945 ca. |
Morte | Roma 12 maggio 1003 |
Sepoltura | Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano |
Incarichi ricoperti prima dell'elezione |
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Informazioni sul papato | |
139° vescovo di Roma | |
Elezione al pontificato |
2 aprile 999 |
Consacrazione | 2 aprile 999 |
Fine del pontificato |
12 maggio 1003 (per decesso) |
Durata del pontificato |
4 anni, 1 mese e 10 giorni |
Predecessore | Gregorio V |
Successore | Giovanni XVII |
Extra | Papa Silvestro II Anni di pontificato |
Cardinali | 3 creazioni in 2 concistori |
Proclamazioni | Santi |
Collegamenti esterni | |
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Papa Silvestro II, al secolo Gerberto di Aurillac (Aurillac, 945 ca.; † Roma, 12 maggio 1003) è stato il 139° vescovo di Roma e papa francese in carica dal 999 alla morte. Fu un prolifico studioso del X secolo e primo papa francese: introdusse le conoscenze arabe di aritmetica e astronomia in Europa.
Biografia
Origini e formazione
Gerberto nacque in una famiglia umile attorno al 950 nella regione francese dell'Aquitania, ad Aurillac. Nel 963 circa entrò nel monastero di San Geraldo della sua città; quando nel 967 il Conte Borrell II di Barcellona visitò il monastero, l'abate chiese al conte di portare con sé Gerberto, così che il giovane potesse studiare matematica in Spagna, nel Monastero di Ripoll. Negli anni seguenti, Gerberto studiò nella città di Barcellona (controllata dai cristiani), entrando in contatto col mondo islamico, data anche la vicinanza col confine.
In Spagna maturò per le scienze, in particolare matematica e astronomia, un interesse eccezionale per il suo tempo: cercava libri e strumenti per l'osservazione diretta e lo studio delle stelle, con un atteggiamento innovativo rispetto alla tradizionale lettura ed esegesi dei testi sacri. Quando era ancora giovane la fama della sua cultura si era già diffusa in tutto il mondo cristiano. Non mancarono in seguito leggende sul suo conto, che lo dipingevano come un astuto mago o come in contatto col demonio.
Egli era interessato anche al diritto ed alla politica. Queste conoscenze gli permisero di mettersi al servizio di personaggi potenti come consigliere, e furono la chiave che aprirono a lui, nato di modesta famiglia, le porte di cariche ecclesiastiche di primissimo rilievo.
Carriera ecclesiastica
Nel 969, il conte Borrell compì un pellegrinaggio a Roma, portando Gerberto con sé. Qui Gerberto incontrò il papa Giovanni XIII e l'imperatore Ottone I. Il papa persuase Ottone ad impiegare Gerberto come tutore per il suo giovane figlio, il futuro Ottone II. Alcuni anni dopo, Ottone permise a Gerberto di andare a studiare alla scuola della cattedrale di Reims, dove venne ben presto nominato insegnante dall'arcivescovo Adalberone di Laon.
Abate
Ottone II, divenuto nel frattempo Sacro Romano Imperatore, nel 982 nominò Gerberto abate dei monaci colombaniani di Bobbio e conte di quel distretto, ma, per colpa della gestione dei precedenti abati e vescovi commendatari, l'Abbazia di San Colombano era andata in rovina, perciò Gerberto la ricostituì, fece l'inventario dello scriptorium, e con l'aiuto dei numerosi antichi trattati che vi erano conservati, compose il suo celebrato lavoro sulla geometria.
In effetti, sembra che in un momento in cui la lingua greca era quasi stata dimenticata in tutta l'Europa occidentale, i monaci di Bobbio leggevano Aristotele e Demostene nella loro lingua originale.
Successivamente fece ritorno a Reims, rimanendo abate commendatario di Bobbio fino al 999 quando nominò Abate di Bobbio Pietroaldo ed elevò la cittadina, in accordo con l'imperatore, a Città e Contea Vescovile.
Dopo la morte di Ottone II, nel 984, Gerberto venne coinvolto nelle lotte politiche dell'epoca: nel 985, con l'appoggio del suo arcivescovo, si oppose al tentativo di Lotario di Francia di strappare la Lorena ad Ottone III, tramite l'appoggio di Ugo Capeto. Capeto divenne Re di Francia, ponendo fine alla dinastia dei Carolingi.
Adalberone morì nel gennaio 989. Gerberto era un candidato naturale alla successione arcivescovile, ma Ugo Capeto nominò Arnolfo, un figlio illegittimo di Lotario.
Ministero episcopale
Arnolfo venne deposto nel 991 per sospetto tradimento nei confronti del re, e Gerberto venne allora eletto come suo successore. Ci fu però una tale opposizione alla nomina di Gerberto alla sede di Reims, che papa Giovanni XV inviò un legato in Francia, che sospese temporaneamente Gerberto dal suo incarico episcopale. Gerberto cercò di mostrare che il decreto era illegale, ma un ulteriore sinodo nel 995 dichiarò non valida la deposizione di Arnolfo: fu in quei momenti difficili che si fece sentire la protezione della Dinastia ottoniana. Gerberto divenne quindi il precettore di Ottone III.
Papa Gregorio V, cugino di Ottone, lo nominò Arcivescovo di Ravenna nel 997, carica che ricoprì per meno di due anni. In qualità di arcivescovo, il Papa gli concesse la giurisdizione civile sulla città e sulle contee (comitatus) di Ferrara, Comacchio, Cervia, Decimano e Trasversara. Le donazioni sarebbero diventate esecutive solo dopo la morte dell'imperatrice Adelaide (vedova di Ottone I). Nel 999, gli furono attribuite anche le contee di Forlì, Forlimpopoli, Cesena, Sarsina e Montefeltro.
Pontificato
L'imperatore lo elesse a successore di Gregorio come papa nel 999. Gerberto prese il nome di Silvestro II. La scelta del suo nome da pontefice deriva da una duplice esigenza. La prima fu quella di cambiare un nome dalla forte risonanza germanica (Gerberto) con uno tradizionalmente latino (Silvestro): la seconda fu che scelse il nome di Silvestro per un forte legame con l'Imperatore Ottone III di cui fu precettore e maestro. L'imperatore Ottone riteneva se stesso un secondo Costantino e così di riflesso Gerberto prese il nome del pontefice (Silvestro I) che all'epoca guarì Costantino dalla lebbra.
Subito dopo essere stato eletto papa, Gerberto confermò la posizione del suo ex rivale Arnolfo come arcivescovo di Reims.
Divenuto pontefice, fu collaboratore della restaurazione imperiale, promossa in Roma nei primi anni del secolo XI, ispirata ai valori dell'antichità classica. Silvestro seppe in ogni caso liberarsi presto dell'ingerenza dell'Imperatore, che avrebbe circoscritto la sua opera a semplice cappellano di corte. Intuì la grande importanza della cristianizzazione delle terre degli slavi, in particolare Polonia ed Ungheria, che stavano crescendo di importanza ad est del regno tedesco, sostenendo l'istituzione di nuove Chiese nazionali.
Nell'anno 1000 concesse la corona reale d'Ungheria a Stefano (poi venerato come santo Stefano) del casato degli Arpád, costituendo cosí il Regno d'Ungheria. A Stefano affidò il compito di organizzare la Chiesa nel suo paese, mentre nella futura Polonia fondò l'arcidiocesi di Giezno, dalla quale si irradiò la cultura cristiano-romana in tutta l'area.[1]
Fu il primo a pensare ad una crociata per la liberazione della Terra Santa e patrocinò la riforma monastica di Cluny.
Fuga da Roma e morte
Nel 1001, la popolazione di Roma si rivoltò contro l'imperatore, costringendo Ottone e Gerberto a fuggire a Ravenna. Ottone guidò senza successo due spedizioni per riottenere il controllo della città, e morì durante la terza nel 1002. Gerberto ritornò a Roma poco dopo la morte di Ottone, anche se la nobiltà ribelle rimase al potere, subendo l'umiliazione della potente famiglia dei Crescenzi guidata da Giovanni Crescenzi III (+1012) - il cui padre, Giovanni Crescenzi II il Nomentano, era stato fatto uccidere da Ottone III appena quattro anni prima - che, oltre al nome, aveva lo stesso carattere del bisnonno Giovanni Crescenzi I (+960), del nonno Crescenzio II (+984) e del padre Giovanni Crescenzi II (+998). Silvestro morì poco dopo (12 maggio 1003) non senza sospetti di avvelenamento, così come per Gregorio V. È sepolto a Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma.
Nel 1684, per volere di papa Innocenzo XI, la sua tomba venne aperta, ma il corpo, trovato ancora intatto, vestito dei paramenti pontificali, le braccia incrociate sul petto e sul capo la tiara, appena esposto all'aria si mutò in polvere. Rimase solo il suo anello piscatorio con la dicitura:
« | Sic transit gloria mundi. » |
Opere
Gerberto scrisse una serie di opere, che trattavano principalmente questioni di filosofia e le materie del quadrivio. Egli aveva appreso l'uso dei numeri arabi in Spagna, e poteva eseguire mentalmente calcoli che erano estremamente difficili per le persone che pensavano in termini di numeri romani. A Reims, fece costruire un organo idraulico che eccelleva sopra tutti gli strumenti precedentemente noti, nel quale l'aria doveva essere pompata manualmente. Gerberto reintrodusse l'abaco in Europa, e, in una lettera del 984, chiese a Lupito di Barcellona una traduzione di un trattato arabo di astronomia. Gerberto potrebbe essere l'autore di una descrizione dell'astrolabio che venne redatta da Ermanno Contratto 50 anni dopo.
Come papa, prese misure energiche contro le pratiche della simonia e del concubinaggio, diffusesi tra il clero, sostenendo che solo gli uomini capaci di una vita ineccepibile potevano essere nominati vescovi. Scrisse inoltre il trattato dogmatico De corpore et sanguine Domini.
Di lui ci restano varie lettere, una Vita di Sant'Alberto ed alcune opere di matematica. Gli scritti di Gerberto furono stampati nel volume 139 della Patrologia Latina.
Scritti matematici
- Libellus de numerorum divisione
- De geometria
- Epistola ad Adelbodum
- De sphaerae constructione
- Libellus de rationali et ratione uti
Scritti ecclesiastici
- Sermo de informatione episcoporum
- De corpore et sanguine Domini
- Selecta e concil. Basol., Remens., Masom., etc.
Lettere
- Epistolae ante summum pontificatum scriptae
- 218 lettere, che includono missive all'imperatore, al papa e vescovi vari
- Epistolae et decreta pontificia
- 15 lettere a vari vescovi, fra cui Arnolfo, e abati, e una lettera a Stefano I d'Ungheria
- una lettera dubbia a Ottone III.
- 5 brevi poemi
Altro
- Acta concilii Remensis ad S. Basolum
- Leonis legati epistola ad Hugonem et Robertum reges
Gerberto matematico
Gerberto fu un importante matematico del suo tempo. Nei sui quaderni si trovano cenni di un sistema di numerazione molto simile a quello arabo.
Uomo di cultura
Gerberto dovette sicuramente essere uno degli uomini più colti del suo tempo. Egli è l'esempio più lampante di quella sorta di miglioramento nel livello dei prelati che imposero gli imperatori germanici a fronte di una Chiesa in profonda crisi, dominata dalla pornocrazia, la simonia e il nicolaismo. L'ingerenza imperiale sul papato (si pensi anche solo al Privilegium Othonis) non era ancora vista in modo negativo, come all'epoca della lotta per le investiture, anzi era una forma di protezione che permise i primi passi verso quella che fu una riforma.
Gerberto fu una figura di massima importanza come religioso, politico e scienziato, che non poté essere ignorato dai suoi successori al soglio pontificio[2].
Introdusse in Occidente l'uso dell'orologio a bilanciere, fu inventore di complicati strumenti musicali. Ma quello che colpiva in maniera particolare le fantasie molto semplici del suo tempo era una testa meccanica, costruita da lui e che, interrogata era in grado di rispondere in senso affermativo o negativo. Non era che un'antenata del robot, ma i più vedevano in essa alcunché di magico, per cui finì con l'essere considerato, piuttosto con ammirazione, un mago.
Leggende sulla stregoneria
La grande sapienza di Gerberto fu all'origine di leggende sinistre, che lo mettevano in relazione con arti magiche e con il demonio.
Si credeva che Gerberto avesse un libro di incantesimi rubato a un filosofo arabo in Spagna. Gerberto sarebbe fuggito, inseguito dal derubato che era in grado di rintracciare il ladro tramite le stelle, ma Gerberto si nascose appeso a un ponte di legno, dove, sospeso fra cielo e terra, era invisibile al mago.
Gerberto morì poco dopo aver celebrato una messa nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme in Roma (anche chiamata "Chiesa di Gerusalemme"), e secondo una leggenda popolare romana, il fatto si verificò in seguito alla maledizione ricevuta da una demone di sesso femminile.
Una parte dell'iscrizione sulla tomba di Gerberto[3] recita Iste locus Silvestris membra sepulti venturo Domino conferet ad sonitum ("Questo luogo, all'arrivo del Signore, renderà al suono dell'ultima tromba i resti sepolti di Silvestro II"): la traduzione erronea di conferet ad sonitum con "emetterà un suono" diede adito alla curiosa leggenda che le sue ossa sbatacchino subito prima della morte di un papa.
Altra leggenda è quella che si diffuse negli ambiti della curia romana secondo la quale la tomba si inumidisce alla morte di un cardinale e da essa fuoriesce dell'acqua alla morte di un papa[4].
Le leggende riguardanti Gerberto come uno stregone fiorirono circa un secolo dopo la sua morte. Ci sono stati altri papi sospettati di stregoneria, ad esempio Giovanni XXI (1276–77), Bonifacio VIII (1294-1303) e Benedetto XII (1334–42). Papa Gregorio XII (1406–15) fu interrogato circa pratiche magiche nel 1409 al Concilio di Pisa.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Abate di San Colombano (Bobbio) | Successore: | |
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Guinibaldo 980-982 |
982-999 | Pietroaldo 999 - 1017 |
Predecessore: | Arcivescovo di Reims | Successore: | |
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Arnolfo di Reims 989 - 991 |
991 - 995 | Arnolfo di Reims 995 - 1021 |
Predecessore: | Arcivescovo di Ravenna | Successore: | |
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Giovanni Vincenzo 983 - 998 |
998 - 999 | Leone II 999 - 1001 |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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Papa Gregorio V | 2 aprile 999 - 12 maggio 1003 | Papa Giovanni XVII |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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