Beato Carlo Gnocchi
Beato Carlo Gnocchi Presbitero | |
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Beato | |
Il Beato don Carlo Gnocchi | |
Età alla morte | 53 anni |
Nascita | San Colombano al Lambro 25 ottobre 1902 |
Morte | Milano 28 febbraio 1956 |
Ordinazione presbiterale | Milano, 1925 da arcivescovo di Milano Eugenio Tosi |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Venerabile il | 20 dicembre 2002, da Giovanni Paolo II |
Beatificazione | 25 ottobre 2009, da Dionigi Tettamanzi |
Ricorrenza | 25 ottobre |
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Beato Carlo Gnocchi (San Colombano al Lambro, 25 ottobre 1902; † Milano, 28 febbraio 1956) è stato un presbitero, educatore e scrittore italiano. È venerato come beato dalla Chiesa cattolica.
Fu cappellano militare degli alpini durante la Seconda guerra mondiale e, a seguito della tragica esperienza della guerra, si adoperò ad alleviare le piaghe di sofferenza e di miseria create da quest'ultima.
Biografia
I primi anni
« | Due miei figli li hai già presi, Signore. Il terzo te l'offro io, perché tu lo benedica e lo conservi sempre al tuo servizio » | |
(Clementina Pasta, madre di Don Gnocchi[1])
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Il Beato Carlo Gnocchi nacque in un paese della pianura lombarda, in provincia di Milano a pochi chilometri da Lodi, da Enrico e Clementina Pasta, sarta [2].
Ultimo di tre fratelli, perse il padre nel 1907, all'età di 5 anni, a causa della silicosi, malattia causatagli dal lavoro insalubre di marmista[3].
Trasferitosi a Milano con la famiglia, perse in pochi anni i due fratelli, Mario, nel 1908, e Andrea, nel 1915, a causa della tubercolosi[4].
Carlo crebbe in un ambiente molto devoto e fervente, dove era assidua la frequentazione alle funzioni, a Montesiro in Brianza. In questo paese spesso si trasferiva da parenti a causa della salute cagionevole e proprio qui lo avvicinò don Luigi Ghezzi, coadiutore locale, che in seguito lo affiancò nella scelta di entrare in seminario[5].
Fu ordinato sacerdote nel 1925, dall'Arcivescovo di Milano, Eugenio Tosi e lo stesso anno celebrò la sua prima messa a Montesiro.
Educatore
« | Com'è bello giocare con la neve quando è pulita e bianca. Anche Gesù gioca volentieri con le anime dei bimbi quando sono bianche e pulite; ma se diventano sporche a Gesù non piacciono più... » | |
(Carlo Gnocchi[6])
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La passione primaria di Don Carlo Gnocchi, fin dai primi anni di sacerdozio, fu la crescita e l'educazione dei giovani avvicinatisi alla Chiesa e all'oratorio.
Affidato prima alla parrocchia di Cernusco sul Naviglio e, nel 1926, alla popolosa San Pietro in Sala di Milano, protrasse per anni la sua vocazione, creando un profondo legame con i suoi parrocchiani.
La fama di educatore giunse al cardinale arcivescovo di Milano, Ildefonso Schuster che, nel 1936[7], lo nominò direttore spirituale del prestigioso Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane[8].
La guerra
« | In quei giorni fatali posso dire di aver visto finalmente l'uomo. L'uomo nudo; completamente spogliato, per la violenza degli eventi troppo più grandi di lui, da ogni ritegno e convenzione, in totale balìa degli istinti più elementari emersi dalle profondità dell'essere. » | |
(Carlo Gnocchi, "Cristo con gli Alpini")
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Sul finire degli anni trenta, Don Carlo Gnocchi fu nominato dal cardinal Schuster, assistente spirituale della seconda legione di Milano, composta da studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e dell'Istituto Gonzaga.
Nel 1939 morì la madre, a cui era molto legato.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, don Gnocchi partì volontario nel battaglione Val Tagliamento degli alpini, destinato al fronte greco/albanese.
Terminata la campagna dei Balcani nel 1941, nel 1942 Don Carlo ripartì per il fronte russo, a seguito della Divisione alpina Tridentina, dove partecipò in veste di cappellano alla Battaglia di Nikolàevka. Sopravvissuto al conflitto, raccolse dai feriti e dai malati le loro ultime volontà, che lo porteranno, al rientro in patria, a un viaggio per la penisola, messaggero tra le famiglie degli scomparsi. Andò tra le valli alpine a trovare i parenti dei commilitoni caduti, aiutò gli ebrei e i prigionieri alleati scappati a riparare in Svizzera. Scrisse articoli sulla rivista clandestina il Ribelle e sul quotidiano diocesano L'Italia. Fu rinchiuso più di una volta nel carcere di San Vittore, ma ottenne la liberazione grazie all'intervento dell'arcivescovo di Milano, Ildefonso Schuster.
In quegli anni nacque l'idea di creare un centro caritatevole che potesse seguire le vittime di questa guerra, che si sviluppò in futuro con la nascita della Pro Juventute.
Il dopoguerra
Pro Juventute don Carlo Gnocchi |
"Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare a un'opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare".
La drammatica esperienza della ritirata di Russia, vissuta come cappellano militare sempre presente sul fronte, maturò in don Gnocchi l'idea e il fulcro della sua missione di carità; assistere le vittime della guerra, nella ricerca del riscatto del loro dolore innocente. Nel 1945 don Gnocchi fu nominato direttore dell'Istituto Grandi Invalidi di Arosio, accogliendo così i primi orfani e mutilati di guerra. Nel 1948 fondò la Fondazione Pro Infanzia Mutilata, riconosciuta l'anno seguente con decreto del Presidente della Repubblica Italiana. Lo stesso anno il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, nominò don Gnocchi consulente alla Presidenza del Consiglio per i mutilatini di guerra. Nel 1951 la Fondazione fu sciolta, e ogni bene e struttura furono donati alla neonata Fondazione Pro Juventute. [9] |
A guerra finita, don Gnocchi sentì come suo dovere di accorrere in aiuto di quella parte dell'infanzia che era stata colpita più duramente.
Egli rivolse dapprima la sua opera assistenziale agli orfani degli alpini, ospitandoli
nell'Istituto Arosio; successivamente dedicò le sue cure ai mutilatini e ai piccoli invalidi di guerra e civili, fondando per essi una vastissima rete di collegi in molte città d'Italia (Inverigo, Parma, Pessano con Bornago, Torino, Roma, Salerno, Milano, Firenze, Genova,...); e, infine, aprì le porte di modernissimi Centri di rieducazione ai bambini affetti di poliomielite. A questa infanzia derelitta e minorata, cui egli aveva votata tutta la sua giovane esistenza, don Gnocchi dedicò una fra le sue più significative opere di educatore: Pedagogia del dolore innocente.
La morte
« | Grazie di tutto... » | |
(Ultime parole di Don Carlo Gnocchi[10])
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« | ...Altri potrà servirli meglio ch'io non abbia saputo e potuto fare; nessun altro, forse, amarli più ch'io non abbia fatto. » | |
(Tratto dal Testamento di Don Carlo Gnocchi[11])
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Il 28 febbraio 1956 verso le 18:45 con un crocifisso fra le mani, donatogli dalla madre anni prima e voluto fortemente da don Gnocchi in quelle ultime ore[12], spirò. La metastasi del tumore che l'aveva colpito aveva raggiunto lo scheletro e l'apparato respiratorio.
Tre crisi succedutesi fra la sera innanzi e il mezzogiorno avevano preannunciato la quarta, fatale e nessuno più s'illudeva su una sua possibile ripresa: la fibra di don Gnocchi era troppo provata da lunghe sofferenze e dal digiuno, oltre che dall'avanzare inesorabile del male, anche se quel suo volto, spesso sorridente, ingannava i visitatori.
Morendo fece dono delle sue cornee a due giovani ciechi, ospiti della sua fondazione, Silvio Colagrande e Amabile Battistello. La donazione, allora non ancora regolamentata dalle leggi, fu eseguita da Cesare Galeazzi. Lo scalpore che suscitò nell'opinione pubblica accelerò il dibattito in materia, con la promulgazione a breve del D.L. n. 235 del 3 aprile 1957[13]. Il suo esecutore testamentario sarà il suo amico don Giovanni Barbareschi[14].
La lunga via per la Beatificazione
« | Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo » | |
(Un "mutilatino" durante le esequie svoltesi nel Duomo di Milano[15])
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Il miracolo |
Il 17 agosto 1979 un alpino, specializzato elettricista, di Villa d'Adda, sopravvive a un grave incidente di lavoro. Il miracolo è attribuito a don Gnocchi, invocato dalla vittima.[16] |
Dopo la morte di Don Carlo molteplici sono le persone e i fedeli che, invocandone l'aiuto, dichiarano di aver ricevuto grazie dal sacerdote, per questi motivi, a trent'anni dalla morte, il cardinale arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini istituì il Processo sulla vita, virtù e fama di santità (processo Diocesano) il 6 maggio 1987 concludendolo positivamente il 23 febbraio 1991[17]. In 199 sessioni si ebbe la deposizione di 178 testi e fu raccolta una copiosa documentazione. Tale materiale istruttorio (per un totale di 4321 pagine) fu presentato, come di norma canonica, alla Congregazione per le Cause dei Santi di Roma dove Fratel Leone Luigi Morelli è nominato Postulatore della causa di canonizzazione[18]. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 2002, subentra Fratel Rodolfo Cosimo Meoli.[19]
Dopo anni di analisi e accurate indagini, il 20 dicembre 2002 papa Giovanni Paolo II lo dichiara venerabile.[20] Il processo non si ferma e il 17 gennaio 2009, nel nuovo pontificato di Benedetto XVI (dal 2005), viene riconosciuto con decreto papale un miracolo attribuito a don Carlo, un passo decisivo verso la gloria degli altari.
Il 2 marzo 2009, il cardinale Dionigi Tettamanzi preannuncia la beatificazione per il 25 ottobre 2009.
Il 25 ottobre 2009 il rito di beatificazione è stato presieduto dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi alla presenza di numerosi sacerdoti ambrosiani e vescovi. Tra questi anzitutto il cardinal Prefetto della Congregazione dei Vescovi Giovanni Battista Re, l'ex-cerimoniere pontificio mons. Piero Marini e il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Mons. Angelo Amato.[21]
Onorificenze
« | Non si pagherà mai del tutto il debito verso di lui » | |
(Giulio Andreotti[22])
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La sua opera assistenziale va sotto il nome di Fondazione Don Gnocchi pro Juventute, attualmente denominata Fondazione don Carlo Gnocchi Onlus, è stata premiata nel 2003 con medaglia d'oro al merito della sanità pubblica
Benemeriti della salute pubblica | |
«[23].» |
Chiese e edifici dedicati
Il giorno 29 agosto 2010 alle ore 10,45 in località Mola (1700 mslm) nel comprensorio di Edolo (Bs), dopo un anno e mezzo circa di lavori, è stata inaugurata una chiesetta dedicata al beato Carlo Gnocchi Cappellano militare degli alpini. Il committente dell'edificio sacro è la chiesa di Santa Maria Nascente di Edolo e la costruzione è stata realizzata interamente dagli alpini del Battaglione Edolo, da volontari e con la solidarietà di molte aziende della valle che hanno fornito i materiali necessari per la realizzazione.
L'inaugurazione è stata organizzata dal gruppo edolese, dal Comune di Edolo, dalla sezione Ana di Valcamonica e dalla parrocchia di Santa Maria Nascente. Era presente una delegazione della Fondazione Don Gnocchi di Milano. L'evento è stato coronato da alza bandiera, lancio di paracadutisti, sfilate di autorità, Santa Messa e benedizione con dedicazione al beato, concerto della fanfara alpina torinese "Monte Nero" e ammaina bandiera. La cerimonia si è conclusa con la consegna delle chiavi della chiesa al parroco di Edolo, don Giacomo Zani.
Gli alpini hanno mantenuto la promessa di edificare un edificio sacro a poca distanza dai resti della chiesetta, ridotta ormai a un rudere, che ricordava i morti della Prima Guerra Mondiale.
L'idea di costruire un nuovo edificio è da attribuire all'edolese monsignor Pietro Gazzoli, vescovo ausiliario deceduto nel 1991 e di dedicarla all'indimenticato don Carlo Gnocchi. La funzione religiosa è stata officiata da monsignor Bazari, rappresentante della Fondazione don Gnocchi e da monsignor Morandini delegato dal vescovo di Brescia Luciano Monari.
Questo edificio sacro si aggiunge, così, ad altri luoghi di devozione al beato Don Carlo come la chiesa e il museo di Milano.
Bibliografia su Don Carlo Gnocchi
- Don Carlo Gnocchi. L'apostolo dei mutilatini, Ines Belski Lagazzi, Modena, Edizioni Paoline, 1968
- Don Gnocchi, papà dei mutilatini, Teresio Boschi, Torino, LDC, 1969
- Don Gnocchi, Vittoria Marina, Padova, Edizioni Messaggero, 1979
- Don Carlo Gnocchi, un uomo del suo tempo, Elena Semenza e Aldo Colombo, Pavia, Logos International, 1987
- Don Gnocchi. Ritorno alle sorgenti, Aldo Del Monte, Casale Monferrato, Piemme, 1996
- Diario 1941. Don Carlo Gnocchi in guerra con il cuore in pace, Ferruccio De Marchi, Milano, Ancòra, 2000
- Ho conosciuto don Gnocchi. I testimoni raccontano, Roberto Parmeggiani, Milano, Ancora, 2000
- Con cuore di padre. La spiritualità di don Carlo Gnocchi, Ezio Bolis, Milano, Ancòra, 2001
- Don Carlo Gnocchi. Vita e opere di un grande imprenditore della carità, Giorgio Rumi e Edoardo Bressan, Milano, Mondadori, 2002
- "La mia baracca". Storia della fondazione Don Gnocchi, Giorgio Cosmacini, Bari, Laterza, 2004
- L'ardimento. Racconto della vita di don Gnocchi, Stefano Zurlo, Milano, Rizzoli editore, 2006
- Li amò sino alla fine, Ennio Apeciti, (Biografia ufficiale della Diocesi di Milano), Centro Ambrosiano, 2009
- Don Gnocchi. Fu sempre con loro, Ennio Apeciti, Centro Ambrosiano, 2009
- Don Gnocchi. Il prete che cercò Dio tra gli uomini, AA.VV., A cura di Emanuele Brambilla, Centro Ambrosiano, 2009
Opere
Fra gli altri suoi scritti si ricordano:
- [[Gli scritti (1934-1956)]]
- Cristo con gli alpini
- Restaurazione della purezza umana
- Educazione del cuore
- Il dolore innocente
- "Dio è tutto qui". Lettere di una vita
Filmografia
- Don Gnocchi - L'angelo dei bimbi (2004), regia di Cinzia Th. Torrini
- Presbiteri ordinati nel 1925
- Presbiteri italiani del XX secolo
- Italiani del XX secolo
- Presbiteri del XX secolo
- Presbiteri per nome
- Presbiteri ordinati da Eugenio Tosi
- Venerabili proclamati nel 2002
- Venerabili proclamati da Giovanni Paolo II
- Beati proclamati nel 2009
- Beati proclamati da Dionigi Tettamanzi
- Tutti i Beati
- Beati italiani
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- Santi e beati del 25 ottobre
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