Luogo di origine di Gesù

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Principali località palestinesi nominate nei Vangeli. Nazaret è in Galilea, nel nord della Palestina, mentre Betlemme è in Giudea, a sud.

Con luogo di origine di Gesù si può intendere sia il luogo dove Gesù è nato sia quello dove è risieduto prima di intraprendere la sua attività di predicatore itinerante. Le uniche fonti storiche che l'accennano, i vangeli canonici (ripresi dai leggendari vangeli apocrifi), il luogo di nascita è Betlemme di Giudea (Mt 2,1 ; Lc 2,4-7 ; Gv 7,41-42 ), mentre Nazaret di Galilea è il luogo dove ha trascorso la vita privata guadagnandosi l'epiteto di Nazareno. Durante la sua vita pubblica invece la sua residenza era Cafarnao (Mt 4,13 e passim).

In epoca moderna studiosi laici e cristiani hanno ipotizzato come luogo di nascita di Gesù Nazaret o altre località della Galilea. Anche come luogo di residenza di Gesù alcuni studiosi hanno proposto località alternative da quella evangelica, ipotizzando che lo stesso villaggio di Nazaret non esistesse ancora al tempo di Gesù e che l’appellativo di Nazareno non si riferisca al luogo della sua nascita o di residenza.

Luogo di nascita nei Vangeli

All'interno del Nuovo Testamento la nascita di Gesù è descritta esplicitamente solo nel cap. 2 di Matteo e di Luca. I due vangeli appaiono discordanti nella narrazione ma forniscono elementi comuni: i nomi di Giuseppe e Maria, il concepimento verginale di Gesù, la nascita a Betlemme al tempo di Erode, la residenza a Nazaret.

Marco

Il Vangelo secondo Marco, il più antico dei vangeli, non descrive l’infanzia di Gesù, ignora completamente Betlemme e nomina espressamente una sola volta Nazaret (1,9) scrivendo che «in quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano».

In un altro passo scrive che dopo aver predicato in Galilea «andò nella sua patria (πατρίς) e i discepoli lo seguirono» (Mc 6,1 ). Quale sia la "patria" non è espressamente detto da Marco né nei passi paralleli di Gv 4,44 e Mt 13,54-57 . Luca invece precisa in 4,16-30 che Gesù "venne a Nazarà (variante aramaica di Nazaret) dove era stato allevato" (tetramménos, participio del verbo tréfo, allevare, vedi p.es. "orfanotrofio").

Sulla base di questo silenzio sulla nascita di Gesù gli esegeti cristiani non deducono da Marco elementi validi per stabilirne il luogo di nascita e, sulla base del passo parallelo di Lc 4,16 , interpretano l'accenno alla "patria" di Mc 6,1 non come città di nascita ma di residenza[1].

Per altri storici[2], al contrario, il riferimento a Nazaret (esplicito in Mc 1,9 e implicito in Mc 6,1 , intendendo "patria" come luogo di nascita) sono decisivi per affermare la nascita di Gesù a Nazaret, o quanto meno, per escludere la sua nascita a Betlemme, affermata da Matteo e da Luca.

Matteo

Diversamente dal Vangelo di Marco, il Vangelo di Matteo premette al ministero pubblico il racconto della nascita di Gesù preceduto dall'annunciazione a Giuseppe da parte di un angelo.

Matteo non precisa in quale città siano avvenuti il concepimento di Maria e l’annunciazione a Giuseppe ma poi scrive che «Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode» (Mt 2,1 ).

In seguito Matteo descrive l'Epifania, cioè la visita alla famiglia dei Magi mandati da Erode (Mt 2,1-12 ). Il luogo dell'incontro è «nella casa» di Betlemme (Mt 2,1-11 ). Quindi segue il racconto della fuga in Egitto per fuggire dalla cosiddetta strage degli innocenti ordinata da Erode (Mt 2,16-18 ), episodio considerato realmente avvenuto dagli storici confessionali ma inesistente per gli altri[3] che al riguardo rilevano il silenzio di Giuseppe Flavio e notano la parallela leggenda della nascita di Mosè (Es 1,15-18 ).

Una volta morto Erode la famiglia torna nella terra d'Israele (Mt 2,19-23 ). Giuseppe però decide di non andare in Giudea, avendo paura di tornarvi perché lì regnava Archelao figlio di Erode e allora, "avvertito in sogno da un angelo", decide di recarsi in Galilea stabilendosi con la famiglia a Nazaret.

Nella descrizione di tutti questi eventi Matteo si cura di precisare, implicitamente o esplicitamente, che rappresentano compimenti di profezie precedenti: il concepimento verginale di Maria (Is 7,14 ;Mt 1,22-23 ); la nascita a Betlemme (Mi 5,1 ; Mt 2,5 ); il "suo astro" (Nm 24,17 ; Mt 2,2 ); la visita dei Magi (Is 60,6 ; Mt 2,11 ); la strage degli innocenti (Ger 31,15 ; Mt 2,17-18 ); la fuga in Egitto (Os 11,1 ; Mt 2,15 ); la residenza a Nazaret (Mt 2,23 ). Anche il precedente racconto della genealogia di Gesù (Mt 1,1-17 ) ha una funzione di raccordo con l'Antico Testamento (è stato osservato che se Gesù non è nato da Giuseppe, ma dallo «spirito di Dio», non dovrebbe avere più senso la genealogia che lega il padre alla dinastia di Davide.[4])

Secondo la teoria delle due fonti, attualmente prevalente tra studiosi ed esegeti, Matteo (che si rivolge principalmente a Giudei e giudeo-cristiani) ha redatto il suo vangelo in seguito a quello di Marco e basandosi su esso.[5] Indipendentemente dal valore storico degli eventi narrati, l'aggiunta della nascita a Betlemme e la precisazione dei compimenti delle profezie è necessaria all'esigenza della comunità di giudeo-cristiani di accordare la figura di Gesù con le profezie vetero-testamentarie che attendevano un Messia nato a Betlemme e discendente da Davide, anche in polemica con i Giudei che non ne hanno riconosciuto la dignità di Messia.[6]

Luca

Giotto di Bondone, Natività di Gesù (1303-1305), affresco; Padova, Cappella degli Scrovegni: Maria depone Gesù neonato in una mangiatoia.

Il Vangelo di Luca fornisce una versione differente da Matteo degli eventi della nascita di Gesù ma concorda sulla località di Betlemme[7][8] Al momento dell'annunciazione a Maria, sia questa (esplicitamente) che Giuseppe (implicitamente) si trovano a Nazaret (Lc 1,26-27 ), che sembra la loro residenza. Quindi Luca menziona il censimento indetto da Augusto, al tempo di Quirinio (vedi Censimento di Quirinio), che costringe Giuseppe e Maria a recarsi a Betlemme in Giudea (Lc 2,1-5 ). Il motivo del viaggio sembra dovuto al fatto che il censimento non era residenziale ma in base alla città d'origine. A Betlemme nasce Gesù in una stalla (Lc 2,6-7 ): quest'ultimo particolare non è esplicitato da Luca ma viene accennata la mangiatoia (presepe in latino) per gli animali.

Alla nascita segue l'adorazione dei pastori, la circoncisione di Gesù e la presentazione al tempio. Al termine la famiglia ritorna a Nazaret, "la loro città" (Lc 2,39 ). Non vi è accenno a Magi e fuga in Egitto.

La Betlemme di Galilea

In Galilea esisteva un’altra Betlemme, chiamata anche Betlemme di Nazar, a undici chilometri da Nazaret, menzionata in Giosuè (Gs 19,15 ), e il Cheyne[9] suggerì una possibile nascita di Gesù in questo paese, ma l’ipotesi non ha avuto seguito.

Giovanni

Nel Vangelo di Giovanni, come in quello di Marco, non è descritta la nascita di Gesù. Tuttavia viene nominata Betlemme dai suoi avversari Giudei:

« Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?». »

Secondo gli esegeti cattolici,[10] in questo passo bisogna vedervi l'ironia che caratterizza talvolta la narrazione di Giovanni: gli avversari rifiutano che Gesù sia il Messia notando come, a loro dire, non fosse originario di Betlemme, che secondo Mi 5,1 è la città di origine del Messia, mentre il lettore che conosce i racconti dell'infanzia di Matteo e Luca vede nel loro rifuto un'involontaria (e ironica) affermazione della messianicità di Gesù.

Questa interpretazione è respinta da esegeti laici e protestanti: per essi, Giovanni non ritiene che Gesù sia originario di Betlemme e rileva l'incomprensione dei Giudei della reale figura di Gesù, che non ha bisogno né di essere nato a Betlemme né di discendere da Davide.[11]

La nascita nei vangeli apocrifi

Un tipico presepe raffigurante la nascita di Gesù in una grotta come descritto dal protovangelo di Giacomo.

Anche nei cosiddetti vangeli apocrifi dell'infanzia viene descritta la nascita di Gesù, arricchendola di particolari e aspetti miracolistici. Data la tarda età di composizione e il prevalere dell'interesse magico-fiabesco, il valore storico di questi testi è pressoché nullo.[12][13]

Il Protovangelo di Giacomo (metà II secolo) armonizza la narrazione di Matteo (Magi e persecuzione di Erode) e Luca (censimento). Quanto al luogo, la nascita avviene a Betlemme in una grotta (cc. 17 - 18), non in una stalla come suggerito da Lc 2,7 . Questo particolare, assente nei vangeli canonici, è diventato un elemento importante nella rappresentazione del presepe. L'architettura della Basilica della Natività di Betlemme conferma questa tradizione. Tale particolare non deve essere necessariamente visto come in antitesi con l'altra diffusa tradizione popolare della nascita in una stalla basata su Luca: l'orografia della Palestina è caratterizzata da numerose piccole grotte che venivano spesso usate come dispense o piccole stalle, sovente ampliate e incorporate in costruzioni in muratura.

Il tardo Vangelo arabo dell'infanzia (probabilmente VIII-IX secolo) riprende dal Protovangelo la nascita a Betlemme in una grotta (c.2).

Nel tardo Vangelo dello pseudo-Matteo (VIII-IX secolo) la tradizione della grotta del Protovangelo viene armonizzata con quella della stalla dei vangeli canonici: a Betlemme Maria partorisce il bambino in una grotta (c. 13), quindi il terzo giorno si trasferiscono in una stalla (c.14) dove sono presenti l'asino e il bue poi diventati tradizionali.

Storicità della nascita a Betlemme

Secondo la tradizione cristiana i racconti di Mt2 e Lc2 non devono essere intesi come antitetici ma complementari. In essi compaiono creature e fenomeni soprannaturali e altri elementi tipicamente leggendari (angeli, "il suo astro", la persecuzione dell'eroe neonato). È innegabile inoltre che gli evangelisti (soprattutto Matteo) abbiano l'implicito (Mt 2,2 =Nm 24,17 ;Mt 2,11 =Is 60,6 ) ed esplicito (Mt 2,5;2,15;2,17;2,23 ) intento di dimostrare la messianicità di Gesù tramite l'avveramento di profezie dell'Antico Testamento, ma questo non deve essere necessariamente inteso come motivo di a-storicità. In definitiva secondo la tradizione cristiana e molti studiosi moderni[14] sulla base della convergenza delle differenti narrazioni di Mt e Lc, che rappresentano le uniche fonti storiche relative alla nascita di Gesù, il luogo di nascita di Gesù è Betlemme.

Al contrario, studiosi laici contemporanei e alcuni cristiani[15] privano di valore storico i racconti dell'infanzia. Secondo questi studiosi, l'affermazione della nascita a Betlemme non è un dato storico ma un simbolo teologico della messianicità davidica di Gesù. Alcuni hanno ipotizzato come luogo di nascita di Gesù Nazaret[16] in Galilea o altre località. Altri studiosi, pur non indicando una località, hanno comunque escluso che potesse essere nato a Betlemme.[17]

Sito tradizionale della nascita a Betlemme

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Basilica della Natività
Sito tradizionale della nascita di Gesù.

La tradizione cristiana colloca la nascita di Gesù a Betlemme nel luogo racchiuso all'interno della Basilica della Natività, fatta costruire dall'augusta Elena nel IV secolo. Il punto preciso si trova in una grotta sotto la basilica, contrassegnato da una stella d'argento con l'incisione latina "VERBUM CARO HIC FACTUM EST", "qui il verbo si è fatto carne". La localizzazione si basa sulla sola tradizione cristiana e non può essere dimostrata in altro modo.

Luogo di residenza nei Vangeli: Nazaret

Circa il luogo di residenza di Gesù durante la sua vita privata pre-ministeriale, i Vangeli riferiscono che viveva con la famiglia a Nazaret (Mt 2,23;4,13 ;Mc 1,9 ;Lc 1,26;2,4;2,39.51 ;Gv 1,45-46 ). Inoltre per 4 volte (Mt 21,11;Mc1,9;Gv1,45;At10,38 ) Gesù viene detto "di/da Nazaret" (από/ὲκ Ναζαρέτ/Ναζαρέθ, apò / ek Nazarèt). Altre 6 volte (Mc 1,24;10,47;14,67;16,6;Lc4,34;24,19 ) è detto "Nazareno" (ναζαρηνός, nazarenòs, nella Vulgata Nazarenus). L'aggettivo nazarenòs non deriva direttamente dal toponimo Nazaret (ci si dovrebbe aspettare nazaretanòs) ma dalla sua variate aramaica Nazarà, testimoniata in Mt 4,13 ;Lc 4,16 (reso nelle versioni bibliche moderne con Nazaret per uniformità).

Secondo la tradizione cristiana, l'espressione e l'aggettivo sono riferiti alla città di origine di Gesù, Nazaret. Alcuni storici moderni tuttavia contestano che la città di origine di Gesù fosse chiamata Nazaret o si identifichi con l'odierna Nazaret.

Gesù "Nazoreo"

In Vangeli e Atti Gesù è chiamato 13 volte[18] "Nazoreo" (ναζωραῖος, nazoràios). Al sostantivo sono stati attribuiti diversi significati:[19]

  • l'interpretazione data all'interno dello stesso Nuovo Testamento (vedi Mt 2,23 ) è che si riferisca alla città di Nazaret, dunque che equivalga a 'Nazareno' o 'di Nazaret', e per questo la Vulgata e diverse traduzioni moderne (vedi Bibbia CEI) lo rendono in tal senso.
  • è possibile che il termine non abbia un valore geografico ma indichi che Gesù fosse un nazireo (=separato, consacrato a Dio), cioè avesse fatto uno speciale voto di consacrazione chiamato nazireato.[20] Una conferma indiretta si troverebbe nella Sindone che, se autentica, mostrerebbe Gesù con i capelli lunghi, caratteristica non comune che contraddistingueva appunto i nazirei. Di contro, nella Settanta il nazireo è reso in greco con ναζιραίος (naziràios, 1Mac 3,49 ) o ναζιρ (nazir, Gdc 13,5 ), non col neotestamentario ναζωραῖος (nazoràios).
  • il termine greco "Nazoreo" può derivare dalla parola ebraica netzer, significante "germoglio" o "ramo", che sulla base di Is 11,1 ;Ger 23,5 aveva una valenza messianica.
  • il termine "Nazoreo" è usato già nel Nuovo Testamento come sinonimo di "cristiano", cioè seguace di Cristo (At 24,5 ), e in seguito passa a indicare alcuni gruppi di giudeo-cristiani (Epifanio, Contro le eresie, 29,7,9). È possibile che l'etimologia del termine fosse lo stesso ebraico nazir (=separato) che sottende a "nazireo", inteso però in senso negativo come "separato", "scismatico". È possibile (ma non probabile, data l'accezione negativa che aveva) che il termine sia stato retro-proiettato dagli evangelisti come epiteto dello stesso Gesù.

Storicità della residenza a Nazaret

Secondo la tradizione cristiana il luogo nel quale Gesù ha trascorso la sua vita privata pre-pubblica è Nazaret di Galilea, come testimoniato dai Vangeli e dagli altri scritti del Nuovo Testamento, le principali fonti storiche su Gesù. Gesù viene anche indicato col termine di non chiara origine "nazoreo", che può indicare il voto di nazireato oppure può essere un appellativo messianico. Il disprezzo per i Galilei che nutrivano gli Ebrei della Giudea, centro della religione e cultura ebraica, può essere considerato come argomento a favore dell'origine nazaretana di Gesù: gli evangelisti difficilmente avrebbero inventato un'origine così modesta per il Figlio di Dio.

Secondo alcuni studiosi laici moderni, l'appellativo teologico-messianico "Nazoreo", storpiato in "Nazareno", è stato storicizzato dagli evangelisti nell'indicazione del luogo di origine di Gesù a Nazaret. Il vero luogo di origine di Gesù non ci è noto[21].

Esistenza di Nazaret ai tempi di Gesù

Prima dell'era cristiana il toponimo "Nazaret" non compare in nessuna fonte storica, né nell'Antico Testamento né in altri scrittori non cristiani. Questo ha portato alcuni studiosi laici moderni a considerare "Nazaret" un'invenzione degli evangelisti, che avrebbero storicizzato un titolo teologico-messianico, poi applicato dalla tradizione cristiana al villaggio galilaico indicato fino ad oggi con questo toponimo. Alcuni hanno ipotizzato che lo stesso villaggio non esistesse al tempo di Gesù.

Scavi archeologici compiuti in loco hanno dimostrato che la località era abitata già dal periodo del bronzo medio,[22] anche se non hanno fornito indicazioni sul nome della località.

La più antica testimonianza storica che riferisce il toponimo "Nazaret" è la cosiddetta Lapide di Cesarea ritrovata nel 1962[23] e datata al III secolo, che la identifica come sede di una delle 24 classi sacerdotali poco dopo la rivolta di Bar Kokheba (132-135). All'epoca di Gesù il villaggio con il comprensorio contava al massimo alcune centinaia di abitanti.[24]

Sito della residenza a Nazaret

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Chiesa di san Giuseppe (Nazaret)

La tradizione cristiana non ha tramandato dai primi secoli la memoria del luogo dove sarebbe vissuta la sacra famiglia a Nazaret, diversamente dal luogo della nascita (Basilica della Natività a Betlemme) e da quello dell'Annunciazione (Basilica dell'Annunciazione a Nazaret). Una tradizione tardiva (VII secolo) identifica la casa e il laboratorio artigianale di Giuseppe, sede della sacra famiglia fino almeno alla sua morte, col sito dell'attuale Chiesa di san Giuseppe, anticamente nota come Chiesa della nutrizione (di Gesù).

Note
  1. M.J. Lagrange, L'Évangile selon Marc, p. 141, dove sostiene che con «patria» Marco intende il luogo in cui Gesù è stato allevato.
  2. Ernest Renan, in Vita di Gesù, cap. II, citando Mt 13,54 e segg., Mc 6,1 e segg, e Gv 1,45.46 scrive che «Gesù nacque a Nazareth»; per Mauro Pesce, in C. Augias e M. Pesce, Inchiesta su Gesù, il luogo di nascita di Gesù è «probabilmente Nazareth [...] l'impressione che danno i racconti dei vangeli di Marco, Matteo e Luca è che Gesù sia nato in Galilea, verosimilmente a Nazareth»; per Charles Guignebert, Gesù, I,3 («Per Marco non è dubbio che Gesù sia nato a Nazaret. Leggiamo in Mc 6,1 : "Ed egli si partì di là e venne nella sua patria". Non si fa il nome della città; ma è certamente situata nella Galilea, perché questo è il paese in cui circola Gesù nel momento in cui viene collocata la predicazione»).
  3. L'episodio è infatti riportato solo da Matteo. Per Robert Eisenman, Giacomo il fratello di Gesù, p. 109, ad esempio, il racconto di Matteo è «un'assurdità, il cui unico scopo è creare un parallelismo con la nascita di Mosè e mettere in luce la crudeltà di Erode». Invece gli storici cattolici non ne escludono a priori l'autenticità: «il racconto appare del tutto conforme al modo di agire di Erode» (Bibbia TOB, nota a Mt 1,16 ); secondo l'abate Giuseppe Ricciotti «questo silenzio è spiegabilissimo: anche se il biografo (Giuseppe Flavio) ha trovato nei suoi documenti qualche notizia della strage di Beth-lehem (cosa tut­t'altro che certa), poteva egli forse intrattenersi presso a un mucchio di oscure vittime, figli di poveri pastori, quando vedeva tutta la lunga vita del suo biografato disseminata di mucchi molto più alti e formati da vittime molto più illustri? In realtà Matteo e Flavio Giuseppe, se dal punto di vista psicologico concordano mirabilmente, nel campo aneddotico si integrano a vicenda [...] La bestialissima strage [...] è di un valore sto­rico incontestabile accordandosi perfettamente col carattere morale di Erode» (G. Ricciotti, Vita di Gesù, par. 10;257)
  4. Così Ambrogio Donini, Storia del Cristianesimo, p. 75: «La contraddizione non è stata più avvertita quando la tradizione puramente giudaica sull'origine umana del Messia si è fusa con quella greco-misterica dell'emigrazione, fondata sul sovrannaturale».
  5. Non così la tradizione cristiana antica che, seguendo Agostino (De consensu evangelistarum, I,2), riteneva il vangelo di Marco un successivo "pedissequo" riassunto di Matteo.
  6. Sulle prospettive del Vangelo di Matteo vedi, per es., Élian Cuvillier, Il Vangelo secondo Matteo, in «Introduzione al Nuovo Testamento», Torino 2004, pp. 74-77
  7. Hugues CousinVangelo di LucaEdiz. SanPaolo,1995 a pag 46,47,48,49-ISBN 88-215-3026-4
  8. Robert G.Stewart Commentario esegetico-pratico del Nuovo Testamento-Evangelo di San Luca, pagg 32,33 Ristampa anastatica della traduzione del 1929, Claudiana reprint, Torino 1987
  9. T. K. Cheyne, Enciclopedia biblica, voce Nazareth
  10. Vedi Bibbia TOB, nota a Gv7,42.
  11. C. Guignebert, cit., pp. 134, 135: Per Giovanni, «il Cristo è qualcosa di più del figlio di David: era il suo Signore»; C. J. Den Heyer, La storicità di Gesù, Torino 2000, p. 15: nel Vangelo di Giovanni «Betlemme, la città di Davide, non gioca alcun ruolo, perché [...] egli viene dall’alto. Egli è la Parola che nel principio era con Dio»; G. Theissen, La religione dei primi cristiani, Torino 2004, p. 249: «quello di Giovanni è l'unico Vangelo che possa apertamente constatare la contraddizione tra le profezie della Scrittura e la storia di Gesù. Per il Vangelo di Giovanni, Gesù è originario di Nazareth. Egli è il figlio di Giuseppe (Gv 1,45 ) e questo fatto è un’aperta discrepanza con la maggior parte delle profezie messianiche, come si constata esplicitamente (Gv 7,42 ) [...] Gesù trascende ciò che la Scrittura dice di lui [...]»
  12. Cf. Luigi Moraldi, Tutti gli apocrifi del Nuovo Testamento. Vangeli, 1994, p. 31: circa gli apocrifi, "il valore storico diretto (relativo cioè a Gesù e alla Chiesa delle origini) è, generalmente parlando, assai tenue, e il più delle volte nullo".
  13. Cf. Geno Pampaloni, La fatica della storia, in I Vangeli apocrifi, a cura di Marcello Craveri, 1969, pp. XIII-XXVIII, in particolare: "La materia narrativa (degli apocrifi) è assai ricca di colorito romanzesco, da antica fiaba popolare... il miracolo, come accade negli scrittori intimamente poveri di fantasia, è chiamato in causa di continuo, e si mescola quasi ingenuo lustrino al povero realismo degli scenari. È un miracolo che agisce con automatismo implacabile, penoso, senza altro significato che il suo stesso prodigio. Non ha accento spirituale, ma solo il peso, assoluto, del Potere" (p. XVII); "Dietro gli Apocrifi senti l'ansito grosso dell'approssimazione, l'impazienza della meraviglia, lo stupore di una fede che si confessa come un amore" (p. XXVII).
  14. Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Das Leben Jesu, tr. it. Tascabili economici Newton, ISBN 88-8183-095-7, p.27 ("un villaggio in Giudea, Betlemme, fu il luogo in cui.. nacque"); D. Guthrie, J.A. Motyer, A.M. Stibbs, D.J. Wiseman, The New Bible Commentary Revised, tr. it. Commentario Biblico, 1976, vol. 3, pp. 46-47; Robert G. Stewart, Everett F. Harrison , La Parola del Signore. Introduzione al Nuovo Testamento, Modena 1972, vol. 2; Aa. Vv., Il Nuovo testamento annotato. I Vangeli Sinottici, Torino, Claudiana 1965, p. 175; Robert G. Stewart, L'evangelo secondo Matteo e Marco. Commentario esegetico-pratico del Nuovo testamento, Torre Pellice, Claudiana 1929; 1987, pp. 32-33; Silvio Rosadini, La religione cristiana: La fondazione e i tempi apostolici, vol. 2, 1939.
  15. Vedi p.es. J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol. 1, p. 206: "Ambedue i racconti sembrano essere in larga parte prodotti dalla riflessione cristiana antica sul significato salvifico di Gesù alla luce delle profezie veterotestamentarie".
  16. In tale senso, e pur con diverse sfumature, tra gli altri: Ernest Renan, Vita di Gesù, 1863, cap. II; Alfred Loisy, Le origini del Cristianesimo, 1933, II,2; Panfilo Gentile, Storia del Cristianesimo, 1969, cap. IV; Marcello Craveri, Vita di Gesù, I; Edmondo Lupieri, Storia del Cristianesimo, I, cap. 10; Gunther Bornkamm, Gesù di Nazareth, Torino, Claudiana, II; Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù, 2006, p.10; C. D. Den Hayer, La storicità di Gesù. Torino, Claudiana, VIII; Gerd Theissen, La religione dei primi cristiani, Torino, Claudiana; Michael Grant, Jesus: A Historian's Review of the Gospels, p.9.
  17. In questo senso, ad esempio: Charles Guignebert Gesù, I, 3; Robert Eisenman Giacomo, il fratello di Gesù, VI; Ambrogio Donini Storia del Cristianesimo, II.
  18. Vedi Mt 2,23;26,71 ;Lc 18,37 ;Gv 18,5.7;19,19 ; At 2,22;3,6;4,10;6,14;22,8;24,5;26,9 .
  19. Per una chiara e sintetica esposizione del problema, vedi [1].
  20. Cf. Bibbia TOB, nota a Mt2,23.
  21. E.B. Szekely, The Essene Origins of Christianity, 1980; Baigent, Leigh, Lincoln, L’Eredità Messianica, tr. it. Milano 1996; Elia Benamozegh, Gli Esseni e la Cabbala, 1979: "Neppure è improbabile che i primi cristiani siano stati detti Nazareni nel senso di Nazirei, piuttosto che in quello di originari della città di Nazaret, etimologia davvero poco credibile e che probabilmente ha sostituito la prima solo quando l'antica origine dall'essenato (esseni) cominciava ad essere dimenticata"; Alfred Loisy, La Naissance du Christianisme: "La stessa tradizione ha fissato il domicilio della famiglia di Gesù a Nazaret allo scopo di spiegare così il soprannome di Nazireo, originariamente unito al nome di Gesù e che rimase il nome dei cristiani nella letteratura rabbinica e nei paesi d'oriente. Nazireo è certamente un nome di setta, senza rapporto con la città di Nazaret"; Robert Eisenman, James, the brother of Jesus, 1998: "Nella Cristianità, il tema "essere un Nazareno", così come lo rappresentano Marco e Luca, è basato su un giochetto di traslitterazione dall'aramaico al greco [ar. Nozorai - gr. Nazoraios, ebr. Nozri, N.d.T.], attraverso il quale si è tentato di associare il titolo stesso con la città di Nazaret in Galilea. In conseguenza di ciò la città viene identificata come il luogo di residenza del Messia che deve venire"; Marcello Craveri, "I Vangeli apocrifi", Torino 1990: "Nazareno può derivare da natzar (=segreto, nascosto) o da nezer (=ramo, rampollo) o da nasaya (protetto da dio) comunque non da Nazaret che pare non esistesse nemmeno ai tempi di Gesù"; Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), 2007: "Da un lato, infatti, non ci sono testimonianze storiche dell'esistenza di una città di Nazareth ai [...] tempi [di Gesù]".
  22. Bellarmino Bagatti, Gli Scavi di Nazaret. Vol I. "Dalle origini al secolo XII". Jerusalem, Franciscan Printing Press, 1967.
  23. M. Avi-Yonah, A list of Priestly Courses from Cesarea, Israel Exploration Journal, 12, pp. 137-139, 1962
  24. E. Meyers, J. Strange, Archaeology, the Rabbis, & Early Christianity Nashville, Abingdon, 1981; Voce "Nazareth" nel Anchor Bible Dictionary. New York, 1992.
Voci correlate
Collegamenti esterni