Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
Archelao Ebreo
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Archelao (23 a.C.; † 18) fu etnarca (titolo inferiore a "re") di Giudea dal 4 a.C. al 6 d.C. Figlio di Erode il Grande, re della Giudea, e di Maltace la Samaritana, fu nominato successore al trono dal padre poco prima della sua morte avvenuta nel 4 a.C..
Regno
Il suo regno iniziò tra i disordini a causa della crudeltà del padre che aveva, poco prima di morire, condannato al rogo un gruppo di Farisei colpevoli di aver abbattuto l'aquila d'oro romana eretta sulla porta del tempio. Nonostante le rassicurazioni di Archelao che avrebbe dato ascolto alle richieste del popolo, giunta la Pasqua scoppiò una violenta rivolta presso il tempio che lo costrinse a ricorrere alla forza. L'intervento della guardia sedò la sommossa ma in 3000 rimasero uccisi mentre il resto della folla si rifugiava sui monti fuori Gerusalemme.
Partito per Roma per ricevere la ratifica alla successione dall'imperatore Augusto, dovette difendersi dalle accuse di malgestione mossegli da Salomè, sorella del padre, e dal fratello minore Erode Antipa che chiedevano fosse rispettato il testamento originario di Erode che prevedeva Antipa stesso come successore e che era stato modificato solo poco prima della morte del re quando la malattia ormai ne annebbiava il giudizio. Archelao, considerato inoltre dai parenti responsabile della strage del tempio, fu difeso da Nicola di Damasco che ne perorò la causa di fronte l'imperatore. Prima che Augusto deliberasse in merito, circa due mesi dopo la strage della Pasqua (maggio del 4 a.C.), una folla di Giudei, riunitisi per le celebrazioni della Pentecoste, si radunò fuori della città con intenti bellicosi cingendo di fatto sotto assedio la legione romana comandata dal procuratore della Siria Sabino che in assenza di Archelao aveva di fatto assunto il potere provocando lo sdegno del popolo. Contemporaneamente scoppiarono disordini e rivolte nell'Idumea, nella Galilea e nella Perea favoriti dall'incertezza della situazione. L'arrivo del governatore della Siria Publio Quintilio Varo, giunto con due legioni e contingenti di alleati in aiuto di Sabino, ristabilì la situazione.
Augusto decise di affidare ad Archelao il titolo di Etnarca e metà del regno comprendente tutta la Giudea, la Samaria e parte della Idumea, mentre ad Antipa andava la Galilea e la Perea col titolo di Tetrarca. A Erode Filippo, figlio di Cleopatra e fratellastro di Archelao, concesse la Batanea, la Traconitide e l'Auranitide, mentre per gli altri parenti furono seguite alla lettera le disposizioni del testamento.
Durante il proprio regno, Archelao faticò non poco per eliminare le bande di briganti che infestavano le campagne. Archelao conservò il regno fino al 6 d.C. quando Augusto, accogliendo le richieste dei Giudei che ne denunciavano il malgoverno, decise di relegarlo a Vienne (città della Gallia) incamerando il suo patrimonio e riducendo il suo territorio alla provincia dell'impero di Siria (provincia romana). Il primo funzionario mandato da Augusto col titolo di prefetto (cum iure gladii cioè potere di condanna a morte) a reggere il distretto prefettizio fu Coponio.
Nel Vangelo
Nel Nuovo Testamento viene esplicitamente citato solo in Mt 2,19-23 , al momento del ritorno dalla fuga in Egitto, e a lui va verosimilmente riferita la parabola delle mine di Lc 19,11-27 .
La notizia storica fornita da Matteo è esatta. Alla morte di Erode, nel 4 a.C., Archelao fu designato nel testamento suo successore sul trono di Giudea.
Fonti storiche non cristiane
La principale fonte documentale non cristiana, che attesta la storicità di Erode Archelao, é costituita dal Libro XVI di Giuseppe Flavio Antichità giudaiche risalente al 94-95 d.C.[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
Notizie su Archelao sono riferite anche in Guerra Giudaica, Libro II, capitoli 1-8 (il testo è più antico del precedente, risalendo al 75 d.C.).
Il passaggio dell’etnarchia di Archelao sotto la diretta amministrazione romana viene riportato anche da Dione Cassio, LV, 27, 6.
L’archeologia ci ha consegnato monete risalenti al suo governo, recanti scritte con il nome Erode e la carica di Etnarca. Le immagini punzonate ritraggono una doppia cornucopia ed una nave.
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Note |
- ↑ Libro XVII:188 - VIII, I. - Verificatosi il cambiamento, egli mutò subito nuovamente il testamento: Antipa, designato suo successore nel trono, lo creò tetrarca della Galilea e Perea; ad Archelao concesse il regno.
- ↑ Libro XVII:189 Gaulanitide, Traconitide, Batonea e Panea, sotto il titolo di "tetrarchia", le lasciò a Filippo, suo figlio e fratello di Archelao; Jamnia, Azoto e Fasaele furono da lui assegnate alla sorella Salome con cinquecentomila dramme d'argento coniato.
- ↑ Libro XVII:317 - 4. Udite le ragioni delle due parti, Cesare sciolse il consiglio; e pochi giorni dopo non nominò Archelao "re", ma "etnarca" di metà del territorio che era stato soggetto a Erode e gli promise che l'avrebbe innalzato al grado di "re" quando ne avesse realmente dimostrato la capacità.
- ↑ Libro XVII:318 il resto del territorio lo divise in due parti assegnandolo agli altri due figli di Erode, Filippo e Antipa, quest'ultimo è quello che aveva conteso al fratello il diritto su tutto il regno; a questo davano il tributo la Perea e la Galilea, una rendita che ammontava a duecento talenti l'anno.
- ↑ Libro XVII:319 Batania, Traconitide, Auranitide e una parte di quello che era chiamato "dominio di Zenodoro" rendeva a Filippo una rendita di cento talenti. Ad Archelao erano soggette ambedue, Idumea e Giudea e il distretto dei Samaritani ai quali, per concessione di Cesare, era rimesso un quarto del loro tributo; concesse alleggerimenti poiché nella rivolta non si erano uniti al resto del popolo.
- ↑ Libro XVII:320 Anche alcune città furono soggette ad Archelao, così la Torre di Stratone, Sebaste, Joppa e Gerusalemme; mentre Gaza, Gadara e Hippo erano tra le città greche che Cesare distaccò (dal territorio) di obbedienza a lui (Archelao) e le annesse alla Siria. Il denaro che annualmente andava ad Archelao come tributo del territorio datogli da governare ammontava a seicento talenti.
- ↑ Libro XVII:321 - 5. Questo è quanto andò ai figli di Erode del patrimonio paterno. A Salome oltre a quanto assegnato dal fratello nel testamento, cioè Jamnia, Azoto, Fasaele e cinquecentomila monete d'argento, Cesare le donò il palazzo reale di Ascalon. E le rendite che le provenivano da tutti i suoi beni ammontavano a sessanta talenti all'anno; la residenza di lei era nel territorio governato da Archelao.
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