Museo della Marsica di Celano
Museo della Marsica di Celano | |
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Castello Piccolomini (1392), sede museo | |
Categoria | Musei statali e diocesani |
Stato | Italia |
Regione ecclesiastica | Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise |
Regione | Abruzzo |
Provincia | L'Aquila |
Comune | Celano |
Diocesi | Diocesi di Avezzano |
Indirizzo | Largo Cavalieri di Vittorio Veneto 67050 Celano (AQ) |
Telefono | +39 0863 792922, +39 0863 793730 |
Fax | +39 0863 792922 |
Posta elettronica | sbsae-abr.celano@beniculturali.it |
Sito web | [1] |
Proprietà | Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico dell'Abruzzo, Diocesi di Avezzano |
Tipologia | archeologico, arte sacra |
Contenuti | armi, dipinti, ex voto, lapidi, metalli, monete, organizzazione di eventi e mostre temporanee, paramenti sacri, reperti archeologici, sculture, suppellettile liturgica |
Servizi | accoglienza al pubblico, biglietteria, bookshop, didattica, sale per eventi e mostre temporanee, visite guidate |
Sede Museo | Castello Piccolomini, piano nobile (primo piano) |
Datazione sede | 1392 ca. |
Fondatori | Renzo Mancini |
Data di fondazione | 1992 |
Il Museo della Marsica di Celano (L'Aquila), allestito al piano nobile (primo piano) del Castello Piccolomini, [1] è stato istituito nel 1992, per volere dell'allora soprintendente Renzo Mancini, in collaborazione con la Diocesi di Avezzano, per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio archeologico e storico-artistico, proveniente territorio celanese.
Storia
La raccolta museale è costituita da opere d'arte precedentemente esposte nel Museo Nazionale di L'Aquila ed opere provenienti dal Museo di Palazzo Venezia di Roma, dove erano state trasferite in seguito al terremoto che colpì la Marsica il 13 gennaio 1915; nel Museo sono confluiti, inoltre, quei beni artistici che non godevano delle necessarie misure di sicurezza nelle chiese in cui erano custoditi. Si è data in tal modo l'opportunità ad un vasto pubblico di conoscere e apprezzare l'arte marsicana messa in risalto dal complesso architettonico in cui il Museo è allestito.
Nel 1992 sono state inaugurate le prime due sezioni, due anni dopo il Museo è stato completato con l'apertura al pubblico di tutte le sale espositive.
Il 10 maggio 2003, al primo nucleo dedicato all'arte sacra, si è aggiunta la Collezione Torlonia, acquisita nel 1994 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e gestita dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Abruzzo
Percorso espositivo ed opere
L'itinerario museale si sviluppa in due sezioni espositive, lungo il quale sono presentate reperti archeologici, opere e suppellettile liturgica, databili dal XII secolo a.C. al XX secolo, disposti in ordine cronologico
Sezione I - Archeologia
La sezione presenta la Collezione Torlonia di Antichità del Fucino, costituita da reperti archeologici, di cui sono scarse le indicazioni di provenienza, ma che sono stati rinvenuti durante i lavori per il prosciugamento del Lago Fucino, voluti dal principe Alessandro Torlonia e terminati nel 1875. Di particolare pregio ed interesse culturale:
- Spada a codolo (XIII - XII secolo a.C.), in bronzo, probabilmente appartenente al corredo di una sepoltura.[2]
- Elmo a borchie con gola (VI secolo a.C.), in bronzo.[3]
- Elmo di tipo Negau (V secolo a.C.), in bronzo.[4]
- Rilievo romano (II secolo d.C.), in pietra calcarea locale, raffigurante:[5]
- in alto, Costruzione colonnata con serie di statue dinanzi, edifici con cortili, un piccolo tempio ed una scala;
- in basso, Scena figurata e Cavità con edificio.
- 338 monete (fine IV - inizio III secolo a.C.) appartenenti alla produzione delle zecche greche di Cales, Suessa, Neapolis e Roma, sia fuse che coniate quasi esclusivamente in bronzo, alcuni esemplari in argento.[6]
- Lamina di Caso Cantovios (III secolo a.C.), in bronzo: frammento di lamina con lettere incise pertinente ad un cinturone a fascia di tipo sannitico.[7]
- Base con dedica alla dea Angitia (metà II secolo a.C.), in bronzo; nella faccia superiore foro con resti di piombo per fissaggio di una piccola statua votiva perduta.[8] L'iscrizione che corre sui quattro lati ricorda:
« | Lucio Ebuzio, liberto di Vibio (Ebuzio) ha offerto in dono alla dea Angitia. » |
- Testa femminile di Afrodite, in marmo greco insulare.[9]
- Cippo miliare (fine III - inizio IV secolo d.C.), in pietra calcarea locale.[10]
- Testa di leonessa (XII - XIII secolo), in marmo scolpito.[11]
Sezione II - Arte Sacra
La sezione si articola in nove sale espositive, lungo il quale sono presentate opere e suppellettile liturgica, databili dal XII al XIX secolo.
Sala I - Reperti lapidei
Nella sala sono esposti reperti lapidei, databili tra il VI e il XIII secolo, provenienti dalla Chiesa di San Pietro in Alba Fucens di Massa d'Albe e rinvenuti in seguito al terremoto del 1915. Di particolare interesse:
- Lastra rettangolare con Leone nell'atto di sbranare un uomo (XII secolo), in pietra scolpita.[12]
- Stele con capitello (XII secolo), in pietra scolpita ad altorilievo, realizzato da Gualtiero, Moronto e Pietro. Il capitello presenta una Figura che trattiene per le zampe posteriori due leoni in procinto di ghermire due figure barbute. Sul pilastrino è posta un'iscrizione in latino che indica il committente dell'iconostasi e i maestri realizzatori.[13]
- Frammento di stipite con Racemi, animali fantastici e motivi floreali (XII secolo), in pietra scolpita.[14]
- Frammento di lastra con Balena nell'atto di restituire il profeta Giona, (XII secolo), in pietra scolpita, opera di maestranze abruzzesi.[15]
- Lastra con formella rettangolare raffigurante Madonna con Gesù Bambino in trono (XI secolo), in pietra scolpita a bassorilievo, attribuita al Maestro Niccolò, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta di Rosciolo.[16]
- Lastra con formella Coppia di draghi affrontati e con i colli avvinghiati (XII secolo), in pietra scolpita.[17]
Sala II - Imposte lignee
Nella sala sono conservati:
- Battenti del portale maggiore (1132), in legno di sambuco intagliato, provenienti dalla Chiesa di Santa Maria in Cellis di Carsoli. I battenti sono divise in dieci riquadri, delimitati da cornici a motivi fitomorfi, raffiguranti a bassorilievo Scene del Nuovo Testamento:[18]
- a sinistra, Annunciazione, Natività di Gesù, Adorazione dei Magi, Presentazione di Gesù al Tempio e Scena indecifrabile.
- a destra, Visitazione, Annuncio ai pastori, Strage degli innocenti, Disputa al Tempio e Quattro figure entro arcatelle.
Sala III - Pittura e scultura
Nella sala sono presentati preziosi dipinti su tavola e sculture lignee, databili dal XIII al XV secolo, fra cui spiccano:
- Statua della Madonna con Gesù Bambino in trono (prima metà del XIII secolo), in legno intagliato e dipinto, di anonimo scultore abruzzese, proveniente Chiesa di Santa Maria in Cellis di Carsoli.[19][20]
- Trittico con Madonna con Gesù Bambino, Evangelisti, Profeta|profeti e storie della vita di Gesù Cristo detto Trittico di Alba Fucens (XIV secolo), in legno scolpito e dipinto, lamina d'argento dorato, perle, gemme e smalti, di bottega veneziana, proveniente dalla Chiesa di San Nicola di Alba Fucens. L'opera venne estratta dalle macerie dopo il terremoto del 1915 e fu trasportata nel Museo di Palazzo Venezia a Roma. Dopo un lungo ed accurato restauro, dal 1995 è tornata nella Marsica per la sua collocazione definitiva nel Museo.[21]
- Ciclo di dipinti murali (XIV - XV secolo), affreschi staccati, di anonimo pittore abruzzese, provenienti dalla Chiesa di San Pietro in Alba Fucens: questi raffigurano:
- Incoronazione di Maria Vergine,
- Crocifissione,
- Santa Maria Maddalena,
- Madonna con Gesù Bambino,
- Sant'Antonio abate,
- Santo vescovo,
- Santo,
- San Giacomo Maggiore.
- Frammento di dipinto con Madonna (prima metà del XV secolo), tempera su tavola, attribuita ad Andrea Delitio, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Cese: questo è parte di un'opera di maggiori dimensioni rimasta nel 1915 sepolta nel crollo dell'edificio sacro.[22][23]
- Angelo reggicandela (XV secolo), in legno intagliato e dipinto, attribuito a Pietro Alemanno, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria in Valleverde.[24]
- Due terminazioni di croce quadrilobate con Madonna addolorata e San Giovanni evangelista (XV secolo), tempera su tavola, attribuite a Giovanni da Sulmona; essi costituivano i terminali del braccio trasversale di un grande Crocifisso, oggi scomparso, custodito nella Chiesa di San Cesidio e San Rufino di Trasacco.[25]
Sala IV - Pittura e scultura
Nella sala sono conservati dipinti e sculture, databili dal XV al XVI secolo, fra cui spiccano:
- Dipinto murale con Crocifissione (XV secolo), affresco strappato, di anonimo pittore abruzzese, proveniente dalla cappella del Palazzo Ducale di Tagliacozzo.[26]
- Tre dipinti con Gesù Cristo portacroce, Resurrezione di Gesù Cristo e Madonna assunta in cielo (XVI secolo), olio su tavola, di anonimo pittore abruzzese, provenienti dalla Chiesa di Sant'Angelo.
- Tabernacolo con Storie della vita di Gesù Cristo (primo quarto del XVI secolo), tempera su tela applicata a tavola, di bottega abruzzese, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria della Vittoria di Scurcola Marsicana.[27][28]
Sala V - Pittura e scultura
Nella sala sono conservati dipinti e sculture, databili dal XVII al XVIII secolo, fra cui spiccano:
- Quattro statue raffiguranti San Pietro, san Benedetto da Norcia, sant'Andrea e san Paolo (XVII secolo), in legno intagliato e dipinto, di anonimo scultore abruzzese, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Luco dei Marsi.[29]
- Crocifissione (XVII secolo), olio su tela, di ambito napoletano, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni.[30]
Sale VI - VII, Oreficeria
Le due sale sono dedicate alla suppellettile liturgica, databile dal XIII al XIX secolo, provenienti da varie chiese della Marsica, la cui produzione fu molto fiorente in Abruzzo, tra il Medioevo ed il Rinascimento, nelle celebri botteghe di Guardiagrele, L'Aquila, Sulmona e Teramo. Si noti:
- Stauroteca (XIII secolo), in argento, rame dorato, perle e pietre preziose, realizzata da maestranze orientali che lavorarono presso il Monastero di Montecassino, e che secondo la tradizione fu donata alla Chiesa di San Pietro di Alba Fucens dalla regina Giovanna I di Napoli: quest'opera è considerata il più antico esemplare di oreficeria nella Marsica.[31]
- Croce processionale (XIV secolo), in argento dorato, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Cese di Avezzano.[32]
- Calice e patena (XIV secolo), in argento dorato e smalti, di bottega sulmonese, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni.[33][34]
- Croce processionale degli Orsini (1334), in argento e smalti, proveniente Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Rosciolo Magliano dei Marsi; l'opera è così denominata perché commissionata da un esponente della famiglia il cui stemma compare tre volte sulla croce.[35]
- Cofanetto (XV secolo), in legno e avorio, attribuito alla bottega degli Embriachi.[36]
- Turibolo (XV secolo), in argento, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni di Celano.[37]
- Pace (XVI secolo), in argento e bronzo dorato, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni.[38]
- Croce processionale (XVII secolo), in argento dorato, di bottega aquilana, proveniente dalla Chiesa di Santa Lucia di Magliano dei Marsi.[39]
Sale VIII - IX, Paramenti sacri
Le ultime due sale sono dedicate ai paramenti sacri, databili dal XIV al XIX secolo, provenienti da varie chiese della Marsica. Di rilievo:
- Due pianete gialle (XV - XVI secolo), in broccatello di seta ricamata, provenienti dalla Chiesa di San Cesidio e San Rufino di Trasacco.
- Pianeta verde (XVI - XVII secolo), in seta damascata, decorata con motivi floreali e rifinita da galloni di seta gialla, proveniente dalla Chiesa di Sant'Angelo.[40]
- Pianeta rossa (XVI - XVII secolo), in seta damascata, decorata con motivi floreali e rifinita da galloni di seta gialla, proveniente dalla Chiesa di S. Maria in Valleverde.[41]
- Pianeta rossa (XVII secolo), in faglia laminata in seta e oro, ricamata in oro, che forma volute ed elementi vegetali e stemma gentilizio argentato, proveniente dalla Chiesa di San Cesidio e San Rufino di Trasacco.[42]
- Pianeta e stola (XVII - XVIII secolo), in seta broccata e filati metallici su un fondo dorato, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria Nuova di Collelongo.[43]
- Due tunicelle (XVII - XVIII secolo), in seta broccata con ornato a grossi motivi floreali, bordati da galloni dorati a motivi geometrici.
- Due pianete con stola (XVII - XVIII secolo), in seta decorata a motivi floreali e bordata da galloni argentati a motivi romboidali, provenienti dalla Chiesa di Santa Maria in Valleverde.
- Pianeta verde (XVIII secolo), in damasco broccato in lana con fondo ornato da un motivo di fogliame chiaro, proveniente dalla Chiesa di San Cesidio e San Rufino di Trasacco.[44]
- Piviale rosso (XIX secolo), in seta broccata in filato metallico dorato ed è bordato da galloni dorati.[45]
- Parato liturgico beige (XIX secolo), costituito da 3 pezzi (pianeta, stola e manipolo), in cotone ricamato con decorazione di volute che racchiudono delicati motivi floreali policromi.[46]
- Tunicella beige (XIX secolo), in cotone e filato metallico con tralci di fiori.[47]
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