Manipolo
Il manipolo è un paramento liturgico adoperato nel rito romano straordinario. Al suo interno è considerato l'insegna del suddiacono.
Storia
Il manipolo deriva da un fazzoletto (mappula) che veniva portato dai romani annodato al braccio sinistro. Si suppone che la mappula, in origine, fosse utilizzata per detergere il viso da lacrime e sudore: gli allegoristi videro nel manipolo il simbolo delle fatiche del Sacerdozio, e questa interpretazione fu recepita nelle preghiere per la vestizione, che, Ad Manipulum, recitano:
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« | Merear, Domine, portare manipulum fletus et doloris: ut cum exultatione recipiam mercedem laboris. » | « | Che io meriti portare, Signore, il manipolo del pianto e del dolore, per ricevere con gioia la ricompensa del mio lavoro. » |
Descrizione e funzione
È simile alla stola ma di lunghezza minore. È lungo un metro circa ed è fermato a metà da un fermaglio.
È consegnato durante la cerimonia di ordinazione suddiaconale.
Veniva in seguito mantenuto in tutti gli altri gradi del Sacramento dell'Ordine (diaconato, presbiterato, episcopato).
Durante la Celebrazione Eucaristica il presbitero, il diacono e il suddiacono lo portano nell'avambraccio sinistro.
Il vescovo entrando in chiesa non indossa il manipolo, che è in sua vece portato dal cerimoniere. Il celebrante indossa il manipolo solo dopo le prime preghiere ai piedi dell'altare. Quest'uso veniva fatto risalire al fatto che il cerimoniere anticamente organizzava la complessa processione d'ingresso utilizzando il manipolo come segno di comando o addirittura come starter.
Il suo uso è stato reso facoltativo nel 1967, con la seconda Istruzione per la retta applicazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia, Tres abhinc annos.
Il Novus Ordo Missae non ne fa menzione alcuna, cosicché alcuni suppongo che il suo utilizzo sia lecito, in virtù di una consuetudine ab immemorabili.
Va detto, però, che il manipolo era l'insegna del suddiaconato, e che questo è stato soppresso nel 1972, con il motu proprio "Ministeria quaedam" di Paolo VI.
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