Pietro Cecchelani
Pietro Cecchelani Presbitero | |
---|---|
Età attuale | 89 anni |
Nascita | Secchio (Villa Minozzo) 25 luglio 1935 |
Sepoltura | Secchio (Villa Minozzo) |
Appartenenza | Servi della Chiesa |
Ordinazione presbiterale | cattedrale di Reggio Emilia, 29 giugno 1961 da Monsignor Beniamino Socche |
Pietro Cecchelani (Secchio (Villa Minozzo), 25 luglio 1935) è un presbitero e missionario italiano, appartenente ai Servi della Chiesa.
Biografia
Nasce a Secchio di Villa Minozzo, nella provincia di Reggio Emilia, il 25 luglio 1935; sono quattro i figlioli quando muore la mamma Carolina e Pietro aveva solo 4 anni di età. Maria, la nonna paterna, accudisce i nipoti e Papà Domenico mantiene la famiglia facendo legna nei boschi e qualche lavoro in campagna.
Formazione e ministero sacerdotale
Nell'autunno del 1948 Pietro entra nel collegio San Giuseppe dei Servi della Chiesa a Guastalla, dove inizia il curriculum degli studi che lo porteranno al sacerdozio il 29 giugno 1961.
In collegio Pietro si impegna molto negli studi, e in seminario ottiene ottimi risultati. Don Dino Torreggiani è orgoglioso dei suoi sacerdoti: durante il periodo di formazione nel collegio di San Giuseppe moltiplica gli incontri di spiritualità, e i contatti personali nei quali prospetta per ciascuno di essi un campo specifico di apostolato. Per Pietro è il momento di dedicarsi alla gente dei Circhi equestri e dei Luna Park, con visite accompagnate, nei tempi liberi dalla scuola.
Don Dino gli diceva: « tu sarai il mio terzo successore!» e i compagni invidiosi lo prendevamo in giro. Grazie alla stima che aveva di lui, Don Dino lo volle come responsabile di formazione in ordine all'osservanza delle Costituzioni dei Servi, mentre da seminarista lo volle assistente agli studenti della casa di piazza Vallisneri a Reggio.
Non appena ordinato sacerdote Don Pietro viene nominato direttore della casa di San Giuseppe Cafasso a Pieve del Vescovo, a Corciano, in provincia di Perugia, dove erano assistiti diversi ergastolani in vacanza premio e vari detenuti giunti a fine pena, per il loro reinserimento sociale attraverso il lavoro.
Alla Magliana
Nel 1963, in accordo con mons. Beniamino Socche, don Dino lo invia a Roma, nella parrocchia di San Gregorio Magno alla Magliana, dove è stato viceparroco di don Alberto Altana dal 1963 al 1967 e successivamente parroco fino alla fine del 1990.
Alla fine del 1968, nell'ex tenuta Pian Due Torri, si aprono i cantieri edilizi. Alla Magliana gli operai trovano ad attenderli un giovane sacerdote: don Pietro Cecchelani, cui il Vicariato ha affidato la nuova parrocchia istituita nell'ex tenuta agricola di Bonelli. Don Pietro li benedice e augura loro un buon lavoro. Nel primo edificio completato, su via Pescaglia, Don Pietro ottiene un garage al numero civico 11, che adibisce a chiesa provvisoria.
Sono anni di grande impegno pastorale in cui il giovane sacerdote guida con saggezza e fermezza la sua gente. È una parrocchia di recente fondazione (1962) e lui con il suo esempio e la parola edifica la comunità dei fedeli giunti da ogni parte (in pochi anni raggiungeranno i 45000). Don Pietro, fiducioso nella Provvidenza, presiede alla costituzione della chiesa parrocchiale in piazza Certaldo. Si circonda di validi collaboratori nei consigli pastorali ed amministrativi e, grazie all'aiuto dei sacerdoti della Diocesi di Reggio Emilia e di giovani sacerdoti studenti in varie università romane, organizza il culto delle quattro chiese della vasta Comunità. Sorgono le opere parrocchiali che vanno incontro alle esigenze dei fedeli: dalla catechesi alla Caritas, dallo sport al teatro, dalla liturgia sacramentaria agli incontri con le famiglie e con i ragazzi nelle numerose scuole del quartiere.
Apre anche un cammino di preghiera e di carità per i missionari Reggiani in Madagascar, a cui invia ogni mese aiuti e soprattutto medicine. Per anni Don Pietro continua a gestire l'amministrazione della casa di Scandicci per l'accoglienza degli anziani dello Spettacolo viaggiante e dei Circhi, fiore all'occhiello di Don Dino Torreggiani. Come segno concreto di amore ai poveri don Pietro volle dedicare un settore della canonica all'accoglienza di 12 poveri, istituendo una Casa della Carità e chiamando a dirigerla le Suore reggiane di mons. Mario Prandi, che, come buone mamme ancora oggi sono a fianco degli ospiti, aiutate da generosi parrocchiani.
Nel 1975, durante un'udienza, consegna a Paolo VI una lettera con la domanda per la costruzione della nuova chiesa; partecipa attivamente alla costruzione della nuova chiesa parrocchiale e la consacra, assieme al cardinale Ugo Poletti.
Missionario in Brasile
Ma Don Pietro aveva ancora un progetto da realizzare: da tempo pensava ad una presenza missionaria in America Latina, per anni accarezzata da Don Dino, che voleva anche in Brasile i suoi Servi della Chiesa.
Missionario in Brasile come fidei donum per la Diocesi di Roma, dal gennaio del 1991 fino al 2018. Don Pietro ha trascorso quest’ultimo periodo al Centro “Brasil vivo”, nella periferia popolare vicina all’aeroporto di Guarulhos (San Paolo).
Nel 1989, il vescovo diocesano di Guarulhos, Dom Giovanni Bergese, in occasione della visita “Ad Limina” a Roma, fu ospite nella parrocchia di San Gregorio Magno alla Magliana, dove ebbe la possibilità di vedere il lavoro che Don Pietro svolgeva con le categorie più abbandonate come ex carcerati, zingari, Luna Park, Circhi Equestri e famiglie povere. Nello stesso anno, il segretario del Centro Missionario di Roma, Mons. Musaragno, scrisse un articolo nel giornale diocesano “Roma 7” con il titolo: “Quando sarà che la nostra diocesi si aprirà alla missione?”.
Fu così che nel 1990 chiese al vescovo di Reggio Emilia Mons. Gilberto Baroni(ch) di incardinarsi nella diocesi di Roma, lasciando la diocesi di Reggio. Don Pietro scrisse una lettera al Card. Ugo Poletti, Vicario Generale di Sua Santità per la Città di Roma e Distretto, dando la sua disponibilità a partire per la missione. Conoscendo il vescovo di Guarulhos, dom Bergese, fu scelta la sua diocesi.
Arrivato in Brasile l'8 gennaio 1991, dom Bergese, vescovo di Guarulhos nello stato di San Paolo, lo nominò parroco della parrocchia San Francesco di Assisi in Uira Purù che aveva come comunidades San Giuseppe operaio in gd Ottawa e N.Sra di Loreto in gd Cumbica. La diocesi abbraccia grande parte della periferia di San Paolo, ha un milione e mezzo di abitanti e 35 sacerdoti! Don Pietro vi arriva con un piano prestabilito: costruire un centro sociale, che chiamerà “Brasil vivo” per la formazione culturale dei ragazzi delle sette favelas che occupano la periferia e circondano la chiesa di Nostra Signora di Loreto.
Sono ragazzi poveri e semi abbandonati dai 3 ai 14 anni che trovano accoglienza, scolarizzazione e un pasto caldo nei due turni scolastici giornalieri, raggiungendo un miglioramento ogni anno. Don Pietro completa l'opera annettendo un Centro di Informatica per adulti molto attrezzato, con un totale di 940 persone e 230 nella lista di attesa per entrare. Tutto questo è stato da lui realizzato in poco tempo, grazie anche a molti benefattori italiani e del Brasile.
Per questo lavoro a favore delle categorie più abbandonate, il governo federale (Ministero della Giustizia) il 5 luglio 2001, ha concesso a Don Cecchelani il certificato di Naturalizzazione brasiliana, di cui era orgoglioso.
Ultimi anni
Anche se gli anni passano, è sempre impegnato a lavorare nelle molte difficoltà della sua vita di prete di periferia. Pur ammalato per problemi cardiaci, e avendo superato gli 80 anni, è sostenuto da una fede incrollabile, è una guida sicura per varie generazioni e padre autorevole per tante famiglie in difficoltà e tanti poveri spesso emarginati dalla società.
Negli ultimi tempi sperava di affidare il “Brasil vivo” a qualche Congregazione religiosa, ma alla fine ha lasciato tutto all'ente morale da lui costituito, che oggi ne continua l’azione benefica nel tempo. Colpito da grave malattia, gli viene posta una valvola al cuore. Appena ristabilito, il 22 agosto 2018 ritorna in patria dove l'attende la sua casa di Scandicci, ma l'Alzheimer si aggrava e gli dà l'umiliazione più grande, perdendo l'uso della parola.
Morte
Don Pietro non ha mai perduto la serenità dello sguardo, né il sorriso affettuoso e riconoscente. Così lo ha colto sorella morte giovedì 5 marzo 2020 all'ospedale di Firenze; era ospite dalla Casa Famiglia “Don Dino Torreggiani” a Scandicci, ove risiedeva, in seguito all'acuirsi di problemi cardiaci di cui soffriva da alcuni anni.
Il rito funebre è stato celebrato nella chiesa parrocchiale di Masone, sabato 7 marzo 2020, alla presenza di un ristretto numero di Servi della Chiesa. Alle esequie ha presenziato monsignor Alberto Nicelli, Vicario generale della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. Il confratello don Mario Pini ne ha ricordato la figura sacerdotale carismatica e la grande carità unita ad una certa determinazione.
In considerazione dei provvedimenti sanitari in vigore in quei giorni, lo stesso Vicario generale ha chiesto ai confratelli sacerdoti di applicare una santa Messa in suffragio di don Pietro evitando di partecipare direttamente al funerale.
Don Pietro è stato seppellito a Secchio, suo paese natale.
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|