Preghiera eucaristica
La Preghiera eucaristica, nota nella tradizione orientale come Anaphora[1] («offerta»), è l'orazione centrale e culminante della Celebrazione eucaristica, è la preghiera solenne di azione di grazie e di santificazione. Storicamente era chiamata "Canone Romano" nel Rito romano e Canone Ambrosiano nel Rito ambrosiano, ovvero l'attuale "Preghiera eucaristica I". In Rito romano si colloca dopo l'Offertorio e in Rito ambrosiano dopo la professione di fede.
Significato
Questa preghiera corrisponde a quanto Gesù stesso fece a tavola con gli Apostoli nell'Ultima Cena, allorché «rese grazie» sul pane e poi sul calice del vino (cfr Mt 26,26-28 ; Mc 14,22-23 ; Lc 22,17-19 ; 1Cor 11,23-27 ): il suo ringraziamento rivive in ogni Celebrazione Eucaristica, associando i fedeli al suo sacrificio di salvezza. La preghiera realizza la transustanziazione, ovvero la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo. La Chiesa esprime ciò che essa compie quando celebra l'Eucaristia e il motivo per cui la celebra, ossia fare comunione con Cristo realmente presente nel pane e nel vino consacrati.
Dopo aver invitato il popolo a innalzare i cuori al Signore e a rendergli grazie, il sacerdote pronuncia la Preghiera ad alta voce, a nome di tutti i presenti, rivolgendosi al Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. « Il significato di questa Preghiera è che tutta l'assemblea dei fedeli si unisca con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell'offrire il sacrificio» (cfr Ordinamento Generale del Messale Romano, 78).
Struttura
La riforma liturgia del Concilio Vaticano II ha introdotto quattro preghiere eucaristiche per il Rito romano e sei per il Rito ambrosiano.
Essa è composta dalle seguenti parti:
- il prefazio: solenne introduzione e azione di grazie;
- l'acclamazione: tutta l'assemblea unendosi alle creature celesti, canta o recite il Sanctus;
- la epiclesi consacratoria: prima invocazione allo Spirito Santo sul pane e sul vino che presto si trasformeranno nel Corpo e Sangue di Cristo (Transustanziazione);
- il racconto dell'istituzione: racconto di quanto Gesù fece e disse nell'Ultima Cena. Particolarmente importanti sono le parole di consacrazione: « questo è il Mio Corpo», « questo è il Mio Sangue», « fate questo in memoria di me». Tipica è anche l'elevazione, ovvero l'innalzare l'Ostia consacrata e il Calice appena finito di pronunciare le parole consacratorie.
- l'anamnesi, memoriale: preghiera nella quale si sottolinea che si sta facendo memoria di quanto fatto da Gesù;
- l'offerta e l'epiclesi di comunione: seconda invocazione dello Spirito Santo sui fedeli;
- Le intercessioni, ricordo della Chiesa terrena e della Chiesa celeste, ed in particolare dei defunti;
- la solenne Dossologia finale.
Nel Rito ambrosiano
La liturgia ambrosiana ha sempre avuto un proprio canone, probabilmente più antico di quello romano e forse all'origine di questo. La sua particolarità più evidente è la formula di anamnesi a conclusione del racconto dell'Ultima Cena, come nell'anafora[1] di san Basilio Magno « Fate questo in memoria di me. Ogni volta in cui mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la mia morte e proclamate la mia risurrezione.»
Dalla fine del IX secolo per la Messa in Coena Domini i sacramentari e messali ambrosiani presentano, inseriti nel Canone, due frammenti probabilmente appartenenti ad una preghiera eucaristica gallicana. Estratti e uniti, hanno dato luogo ad una rinnovata anafora[1] (preghiera eucaristica V), che può essere usata anche nelle Messe che hanno come tema l'Eucaristia, nelle ordinazioni, negli anniversari sacerdotali e nelle riunioni sacerdotali.
Si noti che:
- l'accenno allo Spirito Santo è legato alla possibilità data ai fedeli di presentare al Padre il sacrificio del corpo e sangue di Gesù;
- l'anamnesi si esprime nel comando di Gesù, come nel canone ambrosiano, e nell'annuncio della sua morte attraverso la partecipazione conviviale;
- l'epiclesi non è invocazione dello Spirito Santo, ma richiesta al Padre di inviare «a noi» il suo Figlio come attuale fonte di salvezza.
Nel vecchio Messale il Canone da usare nella Messa in Coena Domini era stampato nel proprio di quella Messa, con il titolo Canon huius Missae. Le parti aggiunte a questa Messa rispetto al Canone ambrosiano utilizzato nelle altre festività erano davvero molte e significative. Queste parti sono datate dagli studiosi al VI o VII secolo e sono di tipo gallicano.
I formulari gallicani sono già presenti nei codici di età carolingia a noi pervenuti nei quali essi si presentano inseriti in elementi strutturali del Canone Romano. Non è possibile affermare con certezza quando sia avvenuta questa fusione di elementi e se effettivamente siano ricezione di testi gallicani nel canone romano o viceversa. Non è possibile anche attestare se in ambito ambrosiano il risultato, nella forma a noi pervenuta, sia originario o frutto di più tarda revisione[2].
Preghiere eucaristiche
- Preghiera eucaristica I (Canone Romano)
- Preghiera eucaristica II
- Preghiera eucaristica III
- Preghiera eucaristica IV
- Preghiera eucaristica V (solo nel Rito ambrosiano)
- Preghiera eucaristica VI (solo nel Rito ambrosiano)
- Nell'edizione italiana del Messale romano del 1983 ve ne sono in appendice altre sei:
- Preghiera eucaristica V/A
- Preghiera eucaristica V/B
- Preghiera eucaristica V/C
- Preghiera eucaristica V/D, tutte proposte dal Sinodo svizzero negli anni '70 e da allora adottate in alcuni altri paesi tra cui l'Italia.
- Inoltre
- Preghiera eucaristica della riconciliazione I e II[3]
- Preghiera eucaristica per i fanciulli I, II e III[4]
Note | |
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