Sant'Arcangelo Tadini
San Arcangelo Tadini Presbitero | |
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Santo | |
Età alla morte | 65 anni |
Nascita | Verolanuova 12 ottobre 1846 |
Morte | Botticino 20 maggio 1912 |
Ordinazione presbiterale | 19 giugno 1870 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 3 ottobre 1999, da Giovanni Paolo II |
Canonizzazione | 26 aprile 2009, da Benedetto XVI |
Ricorrenza | 20 maggio |
Patrono di | lavoratori |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
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Nel Martirologio Romano, 20 maggio, n. 14:
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San Arcangelo Tadini (Verolanuova, 12 ottobre 1846; † Botticino, 20 maggio 1912) è stato un presbitero e fondatore italiano delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth. Papa Benedetto XVI con la canonizzazione lo offre come esempio ai sacerdoti, lo indica come intercessore alle famiglie, lo dona come protettore ai lavoratori[1].
Biografia
Nacque da Pietro e Antonia Gadola e fu battezzato il 18 ottobre 1846 col nome di Arcangelo. I Tadini erano di nobili origini: il padre, segretario comunale, in prime nozze aveva sposato Giulia, appartenente alla nota famiglia Gadola di Pontevico, che però morì a ventotto anni lasciando sette figli viventi. Pietro tentò per nove anni di guidare la famiglia, aiutato dalla cognata Antonia, che poi sposò il 10 luglio 1838. Da Antonia Pietro ebbe altri quattro figli.
L'ultimo degli undici fratelli fu Arcangelo. Di salute delicata e precaria, era cresciuto con particolare cura dai genitori, a cui era molto affezionato. Frequentò le elementari fino ai dieci anni circa, a Verolanuova, e verso il 1855/56 passò al ginnasio di Lovere, dove studiavano i suoi fratelli. La prima messa del fratello don Giulio fece crescere in Arcangelo la vocazione sacerdotale, nata già alla fine delle elementari e mai spenta durante il ginnasio.
Nel 1864 entrò nel seminario di Brescia, dove si trovava già uno dei suoi fratelli. Fu ordinato sacerdote nel 1870 da mons. Benedetto Riccabona.
Il suo primo incarico fu quello di vicario cooperatore della parrocchia di Lodrino; in paese fu incaricato dell'insegnamento ai ragazzi, nella scuola comunale[2].
Fu poi cappellano presso il santuario di Santa Maria della Noce a Brescia. Infine venne inviato a Botticino, dove fu parroco con il titolo di arciprete.
Sul fronte sociale Tadini si dedicò in modo particolare alle nuove povertà. Era il tempo della rivoluzione industriale. Seguendo l'esempio di altri sacerdoti, fondò a Botticino l'Associazione Operaia di Mutuo Soccorso, che garantiva agli operai un sussidio in caso di malattia, infortunio sul lavoro, invalidità e vecchiaia.
Tra i suoi parrocchiani le giovani, proprio perché giovani e perché donne, erano quelle che maggiormente vivevano nell'incertezza e subivano ingiustizie; difficilmente riuscivano a formarsi una famiglia. A loro don Tadini dedicò gran parte delle proprie forze. Sollecitato dalla Rerum novarum di Papa Leone XIII (1891), progettò e costruì una filanda, dando fondo a tutto il suo patrimonio familiare. Nel 1895 la filanda fu ultimata con strutture e impianti all'avanguardia. Tre anni più tardi acquistò con un prestito la villa adiacente alla filanda per farne un convitto per le operaie. Nel 1898 la filanda fu aperta e vi entrarono a lavorare molte ragazze del paese.
Per educare le giovani operaie don Tadini fondò, non senza difficoltà, la Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth. Nel 1900 si raccoglievano le prime dieci suore sotto la direzione di madre Nazarena Maffeis prima, e di madre Chiara Febbrari dopo, e iniziavano il loro apostolato. Esse entravano negli stabilimenti industriali a lavorare con le operaie; si occupavano delle ragazze, condividendo le fatiche e le tensioni del lavoro, e le educavano con l'esempio, guadagnandosi il pane sullo stesso banco di lavoro[3]. Alle Suore Operaie e alle famiglie il Tadini additò come modello Gesù, Maria e Giuseppe a Nazareth, che nel silenzio e nel nascondimento lavorarono e vissero con umiltà e semplicità.
Con le sue iniziative sociali Tadini si mostrò un eminente tutore della dignità della donna. Egli traeva l'energia necessaria dalla sua intima e costante unione con il Signore. Passava molte ore davanti all'Eucaristia, e quando camminava per le vie del paese aveva sempre la corona del rosario in mano. La sua fiducia nella Provvidenza era illimitata.
Morì il 20 maggio 1912, senza poter vedere la sua opera approvata dall'autorità ecclesiastica.
Culto
Nel 1960 si aprirono i processi informativi per la beatificazione.
Fu beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999.
Papa Benedetto XVI lo canonizzò il 26 aprile del 2009[4]. Per la canonizzazione del Tadini la Chiesa cattolica ha ritenuto miracoloso il concepimento di un bambino[5].
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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