Utente:Giuseppe Pugliesi/Peccato originale

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Lorenzo Maitani, Peccato originale (1320-1330 ca.), marmo; Orvieto, Cattedrale di Santa Maria Assunta

Il peccato originale, secondo quasi tutte le confessioni del cristianesimo, è il peccato che Adamo ed Eva, i progenitori dell'umanità secondo la tradizione biblica, avrebbero commesso contro Dio, così come descritto nel libro della Genesi. Conseguenza di questo peccato sarebbe stata la caduta dell'uomo: il peccato originale viene dunque descritto come ciò che ha diviso l'uomo da Dio e che, secondo alcune interpretazioni, avrebbe reso l'uomo mortale.

La natura del peccato originale è stata spiegata in vari modi a seconda delle interpretazioni che sono state date al brano biblico; in generale, comunque, esso sembra rappresentare la disobbedienza verso Dio da parte dell'uomo, che vorrebbe decidere da solo che cosa sia bene e che cosa sia male.

Il racconto nella Genesi

Cesare Viazzi, Cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre (1904), olio su tela; Porto Maurizio, Concattedrale dei Santi Maurizio e Compagni Martiri

L'espressione "peccato originale" non è presente nel testo biblico, né nella Bibbia ebraica (Antico Testamento) né in quella cristiana (Antico e Nuovo Testamento). Il testo che descriverebbe questo peccato è il capitolo 3 del libro della Genesi. L'ipotesi documentale riconduce questo testo alla cosiddetta "tradizione jahvista", alcuni nuclei della quale potrebbero risalire addirittura all'XI-X secolo a.C.

Il capitolo è diviso in tre sequenze:

  • a. versetti 3,1-7: il peccato,
  • b. versetti 3,8-13: il processo,
  • c. versetti 3,14-19: la condanna.

I restanti versetti 3,20-24 contengono una sorta di "disposizioni aggiuntive".

A. Il peccato

Dio, dopo aver creato Adamo ed Eva (il primo nome ebraico è collegato con la parola che significa "terra", poiché il corpo dell'uomo sarebbe stato modellato con la creta; il nome di Eva - חװה, chavvàh - ha la stessa radice del verbo "vivere" - לחוות, lachavot -, e difatti nel testo essa sarà definita in seguito "la madre di ogni vivente", - אם כל חי, em kol chay), li mette a vivere nel giardino dell'Eden, comandando loro di nutrirsi liberamente dei frutti di tutti gli alberi presenti, tranne che dei frutti del cosiddetto albero della conoscenza del bene e del male.

Ma Eva, tentata dal serpente, disobbedisce, mangiando il frutto dell'albero proibito. Il fatto che sia il serpente ad avviare tutta la catena dei disastri è forse indice di una polemica "anti-ofiolatrica" presente nel testo biblico, polemica diretta in particolare contro i miti cananaici e di altri popoli della Mezzaluna Fertile: il serpente, infatti, nella religiosità dei Cananei rappresentava il dio supremo, Baal, signore della fertilità.

Nel testo biblico si precisa che il serpente è "intelligente, astuto" (ערום, ‘arum), ma la sua intelligenza è messa a servizio di un fine cattivo: il suo è un vero e proprio disegno malefico, che si oppone subito al desiderio divino. Nel dialogo con la donna il serpente arriva per gradi al suo obiettivo: rivela il suo disegno di opposizione a Dio già nella domanda che rivolge alla donna, con il gioco di parole per il quale la proibizione di mangiare i frutti di "un albero" viene estesa a "ogni albero". Il serpente porta così la donna a dubitare che il divieto di Dio possa essere stato legittimo. La donna si lascia trascinare dal gioco del serpente e cade nella trappola della esagerazione: afferma, falsamente, che Dio ha proibito persino di toccare l'albero in questione.

Il serpente prospetta come conseguenza del mangiare i frutti dell'albero l'"apertura degli occhi" e il diventare "come Dio" (o "come divinità"), conoscitori del bene e del male.

Allettati da questa tentazione, i due mangiano questo frutto[Nota 1] (la donna lo offre all'uomo: l'immagine della donna tentatrice è tipica di molte letterature sapienziali, soprattutto nel mondo antico). Subito si rendono conto di essere nudi: la loro nudità esprime l'indegnità, l'insuccesso.

B. Il processo

Al peccato fa seguito una specie di istruttoria condotta da Dio, che ripercorre i gradini opposti a quelli del peccato: prima l'uomo, poi la donna, poi il serpente. L'uomo, che sperimenta la paura e la vergogna, scarica la sua responsabilità su altri (Adamo sulla donna, e la donna sul serpente).

C. La condanna

Dio condanna prima di tutto il serpente. La punizione tocca poi la donna nella sua duplice qualità di madre e di moglie. Anche l'uomo è condannato, anzitutto nel suo rapporto con la terra, alla quale è legato come a una moglie, e dalla quale attende i frutti: ora la terra diventa una nemica. Comunque né l'uomo né la donna vengono "maledetti" da Dio, che riserva parole di maledizione soltanto al serpente e alla terra (o al cosmo).

La più aspra conseguenza del peccato, oltre la fatica, il dolore e la difficoltà, è la morte: il peccato produce una rottura del rapporto con Dio, e la morte fisica sancisce definitivamente questa rottura.

E nonostante tutto, Dio dà agli uomini un vestito: è già un gesto salvifico di Dio, che soccorre l'uomo ridandogli dignità.

Considerazioni ermeneutiche

Il problema che emerge in sede di interpretazione è se, nelle intenzioni degli autori del testo e nell'ambiente vitale in cui il testo stesso venne scritto, si pensava davvero a un peccato "originale", un peccato - cioè - che fosse all'origine di una definitiva corruzione del genere umano o addirittura di tutto il cosmo. La riflessione condotta in questo capitolo della Genesi prende in considerazione il male già presente nell'umanità, e ne cerca la causa. La risposta che viene data è che la causa di questo male è il peccato dell'uomo. Alcuni teologi, come Karl Rahner, usano l'espressione peccato originale originante per distinguerlo dal peccato originale che ogni uomo porterebbe in sé – peccato originale originato.

Viene così proiettata sull'intera umanità la visione particolare che il popolo di Israele aveva della propria storia: alleanza offerta gratuitamente da Dio, rottura dell'alleanza da parte degli uomini, punizione e riconciliazione. Più che a un peccato originale, il testo biblico sembra far riferimento, attraverso il racconto simbolico, a quel peccato che "originava" le forme storiche e sociali di peccabilità del popolo d'Israele, cioè l'idolatria. Il serpente, infatti, nel brano biblico non è il diavolo - questa è un'interpretazione molto tarda - ma potrebbe rappresentare il culto cananeo della fertilità, verso cui il popolo d'Israele fu costantemente attratto.

L'apostolo Paolo, nei suoi scritti e in particolare nel capitolo 5 della Lettera ai Romani, ha presente il racconto della Genesi e ne sottolinea l'aspetto della solidarietà (nel male) che tutti gli esseri umani sperimentano. Questa categoria della solidarietà permette a Paolo di formulare il suo annuncio evangelico: Gesù Cristo (l'"agnus Dei qui tollit peccata mundi") è il centro della storia, il male originato da Adamo è vinto da Cristo, secondo Adamo, e per chi è solidale con Cristo il male può essere vinto.

Ebraismo

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Peccato

I teologi ebrei sono in disaccordo riguardo alla causa del peccato di Adamo, quello che poi, in ambito cristiano, fu chiamato "peccato originale". Senza dubbio fu un peccato dei Progenitori, che cedettero alla tentazione di mangiare il "frutto proibito", con le conseguenze del caso. Dai loro discendenti, tuttavia, non è stata ereditata la colpa, ma soltanto le conseguenze, esattamente quelle elencate nella Genesi. La maggioranza delle opinioni rabbiniche, ad ogni modo, non ritiene Adamo responsabile dei peccati dell'umanità.[1]

Gli esegeti ebrei spiegano che, in Genesi 8,21 e 6,5-8, Dio riconobbe che Adamo non peccò intenzionalmente e che lo perdonò. Adamo però viene riconosciuto da alcune correnti[2] come colui che portò la morte nel mondo con la sua disobbedienza: è a causa del suo peccato, che tutti i discendenti vivono una vita mortale che termina nella morte dei loro corpi.[2]

La dottrina di un "peccato ereditario" non si riscontra, quindi, nella maggior parte dell'ebraismo mainstream. Sebbene alcuni ebrei ortodossi diano la colpa ad Adamo per la complessiva corruzione del mondo, e ci siano alcuni insegnanti ebrei dei tempi talmudici che ritenevano la morte come una punizione per l'umanità a causa del peccato di Adamo, questa non è la visione dominante della maggior parte dell'ebraismo d'oggi. L'ebraismo moderno generalmente afferma che gli esseri umani nascono senza peccato e incontaminati e scelgono loro di peccare in seguito, procurandosi problemi e sofferenze.[3][Nota 2]

Cristianesimo

Nella Bibbia ebraica è menzionato un "peccato di Adamo" e non originale o con la terminologia propria della teologia posteriore. Le Chiese cristiane, pur riconoscendo alcune l'allegoricità del racconto, attribuiscono a esso una verità spirituale almeno per quanto attiene alla sfera della fede e del destino umano ultraterreno.

Come questione teologica, il peccato originale riguarda tre aspetti sostanziali: l'universalità, l'originalità e l'ereditarietà della colpa. Relativamente all'ereditarietà del peccato originale e dei relativi effetti sulla stirpe umana, esistono differenti opinioni fra le diverse religioni abramitiche, ma anche fra confessioni e correnti di pensiero all'interno di una stessa confessione religiosa, esiste una tensione tra responsabilità personale e solidarietà nel peccato.

I Vangeli non ne parlano espressamente. Anche se nel quarto vangelo si ribadisce che qualsiasi uomo è peccatore ed è per questo che ha bisogno di una giustificazione che lo renda "accettato" dinanzi a Dio, non viene evidenziata nessuna particolare relazione con Adamo o chiunque altro (3,16).

Nelle lettere di Paolo, e in particolare nella Lettera ai Romani, viene dato rilievo principalmente alla responsabilità di ciascuno per le proprie azioni (cfr. 2,6-11 e 3). In particolare in (Rm 3,19-26) è precisato che ogni essere umano in quanto tale è peccatore, e perciò "privo della gloria di Dio": solo con la fede nel sacrificio di Gesù sulla croce può essere salvato. Sempre nella lettera ai Romani, tuttavia, emerge anche l'idea di un'umanità profondamente lacerata sin dalle origini, e quindi di una sorta di corruzione posta sotto l'insegna del comune progenitore, Adamo (5,19).

L'interpretazione di Agostino d'Ippona

Agostino d'Ippona ritenne che l'uomo fosse stato creato simile a Dio, ma non in tutto, perché Dio conosce il male, ma, in quanto amore infinito, non lo commette, mentre l'uomo conosce il male e può compierlo; l'essere umano è stato creato con il libero arbitrio di conoscere e fare sia il male sia il bene.

Inoltre, insegnare a fare il male è una colpa tanto quanto compierlo direttamente: perciò Dio non può avere insegnato il male, pur avendo lasciato la possibilità e la responsabilità all'uomo di conoscerlo.

Va evidenziato che l'insegnamento di Agostino, sebbene in continuità con la dottrina insegnata da Paolo e dai vangeli, e con la tradizione veterotestamentaria (si pensi ad alcune espressioni del salmo 51 che insistono su un uomo "nato malvagio", "concepito peccatore dalla propria madre"), risente nel suo vigore argomentativo dell'accesa polemica contro Pelagio. Quest'ultimo sosteneva che la salvezza è per l'uomo raggiungibile senza necessariamente la grazia divina: l'uomo può salvarsi anche solo con le sue forze, perché naturalmente portato al bene. Ciò era inconcepibile per Agostino: l'uomo non può salvarsi con le sue sole forze, perché si trova in una condizione corrotta, e causa di questa condizione è proprio il peccato originale, ereditato attraverso l'atto sessuale che è all'origine di ogni vita umana. Osserva, in merito, lo storico del Cristianesimo Remo Cacitti: "Agostino arriva a teorizzare la trasmissione della colpa attraverso le generazioni proprio considerando l'atto generativo, cioè l'amplesso. Nel suo "Le nozze e la concupiscenza" scrive: «I bambini sono tenuti come rei dal diavolo, non in quanto nati dal bene, che costituisce la bontà del matrimonio, bensì perché nati dal male della concupiscenza, di cui indubbiamente il matrimonio fa buon uso, ma di cui anche il matrimonio deve arrossire». È «l'ardore della passione» che accompagna l'amplesso a macchiare il sin dall'origine ogni essere umano: «chiunque nasce da questa concupiscenza della carne... è in debito del peccato originale»"[Nota 3].

Per sostenere questa tesi Agostino assume anche posizioni tipiche del traducianesimo (sebbene si tratti di un traducianesimo spirituale, differente dal traducianesimo fisico di Tertulliano, poi condannato).

Ortodossia

La dottrina sul peccato originale e la redenzione è sostanzialmente uguale sia per la Chiesa orientale (ortodossa) sia per la Chiesa occidentale (cattolica), come concordato al Concilio ecumenico di Nicea (325) e successivi tre. Su tale questione quella orientale è sempre stata meno interessata, anche perché immune dall'influenza di pelagianesimo e agostinismo, teorie tutte occidentali.

Idem sul sacramento del battesimo, attuato però rigorosamente per immersione e insieme con quello della confermazione, che nella Chiesa occidentale dovrebbe essere invece amministrato poi con l'età del consenso.

A differenza delle interpretazioni cattolica e protestante, per il Cristianesimo ortodosso, limitato alla patristica orientale, le conseguenze per l'umanità del peccato dei Progenitori sono attenuate. Non si tratterebbe di conseguenze morali in grado di “macchiare” con la colpa l'anima di ogni uomo, piuttosto il peccato originale avrebbe introdotto la corruttibilità fisica dell'essere umano e la morte. Le uniche conseguenze della colpa di Adamo sono dunque quelle scritte nella Genesi, cioè fatica e dolore, corruzione e mortalità, intese da un punto di vista più fisico che morale.

Tuttavia, la morte comporta un desiderio innato degli esseri umani di "ridurre" il dolore per la certezza della fine della vita terrena: da ciò scaturisce il peccato come palliativo di fronte alla mortalità.

Cattolicesimo

Secondo l'ortodossia cattolica tutti gli uomini, quali discendenti di Adamo ed Eva, ereditano la colpa del peccato originale. Estinta poi gratuitamente (per grazia) dal Messia/Cristo, figlio di Dio e redentore universale. Quindi una colpa ed una redenzione collettive e quindi gratuite per tutti.

Ma, in linea con gli scritti di Paolo, mediante la fede personale: cioè remissione non a tutti bensì ai soli credenti. Anzi, come sottolinea Agostino, la colpa viene estinta con il sacramento del battesimo personale. Quindi giustificazione non collettiva per sola gratia ma personale mediante la fede. Che sarà possibile ottenere solo con il battesimo individuale.

Inutile evidenziare che la redenzione di Cristo ha eliminato la colpa originale, ma non le sue conseguenze sull'Umanità (ben note ed elencate in Genesi 3,16-19), che a tale colpa sono quindi imputate.

La dottrina cattolica afferma che, sempre per effetto del peccato originale, l'uomo eredita inoltre l'inclinazione verso il male, che è chiamata concupiscenza. Questa inclinazione, che accompagna l'uomo nel corso dell'intera sua vita non costituisce in sé peccato, ma una debolezza di base dell'essere umano che è la causa dell'agire malvagio degli uomini nella storia dell'umanità. La trasmissione di questa inclinazione costituirebbe un mistero non ben compreso. Un'interpretazione può essere che i Progenitori abbiano sì ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé ma per tutta la natura umana, ma il peccato commesso abbia alterato la stessa natura umana[4]. Unico rimedio a questo stato "decaduto" consiste nella grazia della redenzione, ottenuta però col battesimo, degli infanti o degli adulti, e i successivi sacramenti, quali canali della grazia per la salvezza personale.

La "storia della salvezza" si svilupperebbe poi dagli antichi patriarchi fino alla redenzione del Messia biblico.

La dottrina cattolica sul peccato originale e sulla redenzione è ben sintetizzata nel catechismo della chiesa cattolica[5], Compendio del 2005 (quesiti: 7[6], 75[7] e 76[8]).

In merito alla storicità dei personaggi coinvolti, nel 1950 papa Pio XII, nell’enciclica Humani Generis, precisava: "I fedeli non possono abbracciare quell’opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l’insieme di molti progenitori".
Adamo[9] ed Eva[10] sono infatti venerati come santi dalla Chiesa Cattolica[Nota 4].

Solo alla luce di tale dottrina è comprensibile il dogma della eccezionale Immacolata Concezione di Maria (proclamato nel 1854 da papa Pio IX, sulla scia del concilio Vaticano I), secondo il quale Maria, in quanto madre del Cristo redentore, fu concepita senza peccato originale, così come il successivo dogma sulla sua Assunzione ai cieli (1950 da papa Pio XII).

Da un punto di vista prettamente filosofico (o anche giuridico) andrebbe posta una riflessione sul tema del peccato, prendendo a prestito il §1857 dal Catechismo della Chiesa Cattolica dove si afferma:

« Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso »

La domanda che ci si può porre è se Adamo ed Eva prima dell’assunzione del frutto proibito conoscessero ciò che significava bene e male. La risposta è che probabilmente non avevano piena consapevolezza di ciò che volesse dire peccato e lo avrebbero compreso solo dopo essersi cibati del frutto. E allora perché punire chi non era compos sui?[11]

In realtà si è trattato di una consapevole e deliberata disobbedienza ad un chiaro e preciso divieto del Creatore.
Lo storico del Cristianesimo Remo Cacitti in merito osserva: "Che la colpa di un remoto e mitico progenitore ricada su tutti i discendenti attraverso i secoli può risultare credibile solo in base a un'obbedienza dogmatica. La Chiesa, però, continua a ritenerla centrale nella sua dottrina, come ribadisce anche l'ultimo catechismo[Nota 5], che definisce il peccato originale «un fatto accaduto all'inizio della storia dell'umanità». Un «fatto», dunque, nonostante le ricerche abbiano restituito a quel racconto il suo carattere mitico"[Nota 6].

Controversie e moderne interpretazioni

Nel tentativo di dare una risposta alla teoria dell'evoluzione e alle affermazioni degli scienziati secondo cui l'origine dell'umanità è poligenica e non monogenica, per cui non deriverebbe da un'unica coppia di progenitori,[12] vari teologi cattolici hanno affrontato l'argomento in modo diverso. Herbert Haag ritiene che il dogma del peccato originale sia privo di fondamento, poiché il passo di Genesi 2:25 indicherebbe che Adamo ed Eva furono creati fin dall'inizio privi della grazia divina, una grazia originaria che, quindi, non avrebbero mai avuto e ancor meno avrebbero perso a causa dei successivi eventi narrati.[13] Piet Schoonenberg identifica invece il peccato originale con il peccato del mondo, cioè l'insieme dei peccati commessi da tutta l'umanità, che condiziona i singoli individui.[14] Nel dibattito teologico, posizioni come la prima vengono considerate inaccettabili, mentre quelle come la seconda sono considerate insufficienti.[15]

I teologi moderni rilevano comunque che la Bibbia usa nella Genesi uno schema cosmologico e antropologico fissista e monogenista, ma ciò non vuole dire che l'oggetto dell'insegnamento biblico sia questo. Il significato morale del racconto è che l'uomo vuole prescindere dal progetto che Dio gli ha proposto e attuare un suo progetto alternativo, ma così facendo ottiene risultati negativi, alienandosi in un lavoro insoddisfacente, considerando la donna uno strumento di piacere e allontanandosi dalla condizione di dialogo con Dio.[16]

Protestantesimo

Per il cristianesimo riformato (sia della riforma protestante sia successivo) il peccato originale è pure caratterizzato dal concetto di ereditarietà della colpa, evincibile dalle Sacre Scritture e illustrato da Paolo, come poi ripreso da Agostino nella sua aspra polemica contro Pelagio.

La dottrina del peccato originale venne ripresa da Martin Lutero, principale fautore della Riforma in polemica con la Chiesa romana, sempre in funzione antipelagiana. Ma Lutero rincara la dose: il peccato originale avrebbe a tal punto corrotto l'anima umana da privarla della possibilità di volgersi da sola verso il bene, quindi di compiere opere buone. L'uomo sarebbe stato quindi privato del libero arbitrio, posseduto prima del peccato originale e che gli permetterebbe di scegliere fra bene e male. Solo con la grazia, quindi solo con la redenzione del Cristo, avrebbe potuto riacquistarlo, superando il servo arbitrio per ciò ereditato. Per il quale appunto fu data la Legge.

Ma mediante la fede personale, da Lutero valorizzata. La quale però è dono di Dio, come sottolineato da Calvino: per cui è Dio che, prima della sua nascita, decide chi giustificare o salvare: la salvezza è dovuta solo a Dio, che ci ha giustificato con la redenzione del Cristo solo mediante la fede personale. Quindi (si insiste) non tutti sono giustificati o salvati. A prescindere dalle loro azioni: le opere che un individuo compie durante la sua esistenza di credente o meno non hanno alcun'influenza sul suo destino umano. Le opere buone sono semmai il prodotto della fede, e sono utili tuttalpiù per la santificazione.

Nel calvinismo è proprio la riflessione sulla predestinazione dell'essere umano a essere sviluppata: per Calvino tutti gli uomini sarebbero meritevoli di dannazione, ma Dio ne ha predestinati alcuni (il cui numero e la cui identità sono sconosciute agli uomini), per suo imperscrutabile volere, a essere eletti e salvati malgrado le loro colpe, grazie alla fede nel sacrificio espiatorio di Gesù, che si è sostituto a loro nella meritata punizione. Questo è il nuovo popolo eletto (che sostituisce quello del vecchio testamento). Gli altri sono perciò destinati alla perdizione.

Ma alcune recenti confessioni americane, di provenienza calvinista inglese (es. Quaccheri e Mormoni), hanno particolari convinzioni contrastanti su tutta la questione.

Il battesimo dovrebbe essere solo per adulti (per la fede), anche se mantenuto per gli infanti (eccetto anabattisti e battisti).

Islam

Nella religione islamica è assente il concetto di eredità della colpa[senza fonte], perché ognuno è responsabile del proprio peccato. Secondo l'Islam il peccato originale sarebbe solo un errore commesso da Adamo ed Eva, ma essi si sarebbero pentiti e quindi sarebbero stati perdonati da Dio, senza che il loro sbaglio si ripercuotesse sul genere umano, come testimoniato dal passaggio coranico della Surat al-najm ("della stella"), versetti 38-40:

« [non gli han raccontato] che un'anima carica non sarà caricata del carico d'altra, ⊗ e che l'uomo non avrà di suo che il suo sforzo, ⊗ e che il suo sforzo sarà un dì visibile? »

La Sura II del Corano (dal titolo al Baqara, che significa "La Giovenca"), interpreta e integra la narrazione della Genesi con alcune differenze sostanziali. Allah rivela che invierà al genere umano un khalif prima del riferimento ad Adamo, e, di nuovo, una guida che eliminerà le afflizioni dei suoi discendenti.
Il pentimento di Adamo e il perdono di Allah non eliminano il castigo di Dio, la cacciata dal Paradiso del genere umano e dei demoni

« E quando il Signore disse agli Angeli: <<Porrò un vicario [khalif] sulla terra>>, essi dissero: <<Metterai su di essa qualcuno che vi spargerà la corruzione e vi verserà il sangue, mentre noi Ti glorifichiamo lodandoTi e Ti santifichiamo?>>. Egli disse:<<In verità, Io conosco ciò che voi non conoscete>>.

31 Ed insegnò ad Adamo i nomi di tutte le cose, quindi le presentò agli Angeli e disse: <<Ditemi i loro nomi, se siete veritieri>>.
32 Essi dissero: <<Gloria a Te. non conosciamo se non quello che Tu ci hai insegnato:. in Verità, tu sei il Saggio, il Sapiente>>.
33 Disse: <<O Adamo, informali sui nomi di tutte le cose>>. Dopoché li ebbe informati sui nomi, Egli disse: <<non vi avevo forse detto che conosco il segreto dei cieli e della terra, e che conosco tutto ciò che manifestate e che nascondete?>>.
34 E quando dicemmo agli Angeli: <<Prosternatevi ad Adamo>>, tutti si prosternarono, eccetto Iblis, che rifiutò per orgoglio e fu tra i miscredenti.
35 E dicemmo: <<O Adamo, abita il Paradiso, tu e la tua sposa. Saziatevene ovunque, a vostro piacere, ma non avvicinatevi a quell'albero che in tal caso sareste tra gli empi>>.
36 Poi Iblis li fece inciampare e scacciare dal luogo in cui si trovavano E noi dicemmo: <<Andatevene via, nemici gli uni degli altri. Avrete una dimora sulla terra e ne godrete per un tempo stabilito>>.
37 Adamo ricevette parole dal suo Signore, e Allah accolse il suo [pentimento]. In verità, Egli è Colui che accetta il pentimento, il Misericordioso.
38 Dicemmo: << andatevene via tutti [quanti]! Se mai vi giungerà una guida da parte Mia, coloro che la seguiranno non avranno nulla da temere e non saranno afflitti>>. »

(Corano, II, 30-38[18])

Il verso 36 parla dell'inimicizia tra il genere umano e i demoni, talora invece erroneamente inteso come inimicizia tra l'uomo e la donna[18]. Entrambi sono cacciati dal Paradiso. Secondo il racconto, Allah accetta il pentimento di Adamo, e promette una guida che risparmierà i suoi discendenti dalle afflizioni.
In altri passi, Iblīs è identificato con un jiin[19].

Altre religioni

Secondo la religione Bahai, l'idea che le conseguenze del peccato di Adamo si siano trasmesse alla sua discendenza è contraria alla giustizia di Dio: nei confronti di Dio non si è colpevoli per i peccati di altri, ma solo per i propri. Ogni essere umano che nasce non eredita il peccato di Adamo o di qualcun altro, ma soltanto una natura fisica che, se non viene controllata, può indurlo a peccare.[20]

L'induismo è estraneo al concetto di peccato originale commesso inizialmente da un progenitore dell'umanità, tuttavia riconosce che ogni essere umano che viene al mondo, ad eccezione dei messaggeri spirituali, è imperfetto perché condizionato dal karma e dall'avidya, cioè dalle azioni negative compiute nelle vite precedenti e dall'ignoranza della propria natura spirituale.[21] Per liberarsi dal samsara, cioè dal ciclo delle rinascite, bisogna sviluppare la saggezza e sperimentare gli aspetti buoni e virtuosi della vita.

Analogamente all'induismo, anche il buddismo non concepisce un peccato originale, ma crede che i bambini che nascono siano condizionati dal karma.[22]

Anche il confucianesimo e il taoismo non hanno il concetto di peccato originale, ma a differenza di altre religioni ritengono anche che l'uomo sia fondamentalmente buono. Secondo Confucio, il male è causato dall'ignoranza e dalla mancanza di comprensione e l'ordine sociale è possibile attraverso l'educazione.[23] Per i taoisti, bene e male sono componenti inseparabili dell'esistenza come yin e yang e la loro interazione è necessaria alla crescita. Il santo è colui che si astiene dagli eccessi ed evita la prevaricazione.[24][25]

Interpretazioni non religiose

Ipotesi di una realtà perduta

Secondo una tesi sostenuta nel libro Il vero significato dei sogni[senza fonte] la perdita del paradiso terrestre raccontata nella Genesi corrisponderebbe alla perdita della consapevolezza del momento presente e ciò sarebbe dovuto allo svilupparsi del pensiero, attività che ci proietta costantemente nel futuro quando non ci fa rivivere il passato, ma lo stesso significato trasparirebbe anche da due dei dipinti che affrescano la volta della Cappella Sistina, opera di Michelangelo.

Il dipinto del Peccato originale descrive la condizione di perenne giovinezza di cui l'uomo poteva godere quando non conosceva il pensiero che crea il tempo, infatti è possibile notare come Adamo ed Eva appaiano giovani prima di avere compiuto il peccato e con dei corpi già invecchiati mentre vengono cacciati dall'angelo.

L'intento di Michelangelo si completa in quello che è forse il suo dipinto più famoso e cioè la Creazione di Adamo. Dall'osservazione di questo affresco appare evidente come l'artista voglia in realtà raffigurare il pensiero che crea la mente umana (prospettiva sostanzialista o essenzialista della mente), infatti notiamo che nel drappo con le figure angeliche che fanno da sfondo alla figura divina si cela una sezione del cervello umano.

Anche nel libro già citato si sostiene che l'attività mentale non è connaturata all'essere umano, infatti secondo il suo autore i sogni derivano dall'attività depurativa del sonno che vede l'organismo impegnato nell'eliminazione delle tossine psichiche che abbiamo prodotto durante la giornata. Tutti i drammi vissuti nel sogno non sarebbero che manifestazioni dell'angoscia della nostra anima (individuabile nell'intelligenza e volontà di vita che è alla base dello svolgersi delle funzioni autonome del corpo e che si estende oltre di esso formando l'aura che lo circonda), per l'eccessiva produzione di energia mentale, la quale, non potendo essere depurata dal sonno andrebbe a inquinare l'anima/aura per la differente qualità vibrazionale.

Lo stesso significato sarebbe riscontrabile in un altro racconto biblico, cioè in quello del crollo della Torre di Babele che si riferirebbe alla perduta capacità di comunicare attraverso un unico linguaggio che non poteva essere verbale e ciò sarebbe appunto dovuto alla nascita del pensiero, che è alla base della verbalizzazione.

Il linguaggio primordiale sarebbe stato energetico in quanto formato da onde vibrazionali che venivano emanate provando dei sentimenti di consapevolezza che facevano fremere il cuore e che venivano elaborate e comprese dalla particolare intelligenza di cui il cuore sarebbe dotato. Tale modo di comunicare permetteva a ognuno, oltre che di interagire comprendendo i sentimenti del prossimo, anche di provvedere a sé stesso con estrema naturalezza facendo manifestare nella realtà ciò di cui necessitava attraendola dal non creato, cioè dalla coscienza universale di cui l'universo è composto, il cui doppio movimento di espansione e di riassorbimento è uguale alle sistole e diastole del movimento cardiaco e che manifestò il creato provando il sentimento della consapevolezza di sé stessa, un sentimento che se sapessimo provare ci permetterebbe di vivere in un vero e proprio Paradiso Terrestre.

Interpretazioni antropologiche

Una lettura storico-critica della bibbia ha colto forti analogie tra il peccato originale e i miti delle origini e di un'età dell'oro perduta, presenti presso altri popoli.

Esiste, inoltre, almeno una terza possibile interpretazione dell'origine del male legata direttamente all'intenzionalità divina orientata in premessa a sacrificare i progenitori nell'ambito di un processo, si direbbe oggi, privo di garanzie giuridiche. Questa tesi attribuisce ad Adamo ed Eva un'incapacità assoluta di violare coscientemente la prescrizione divina che proibiva loro l'accesso all'Albero della conoscenza del bene e del male. I progenitori, infatti, prima di accedere al Frutto, non sarebbero stati in grado di percepire la differenza fra bene e male a causa della loro radicale "amoralità". Tant'è che per acquisire una coscienza morale è stato necessario "peccare", attingendo il frutto prodotto dall'albero della conoscenza del Bene e del Male. In altri termini, il peccato non poteva essere realizzato da chi non aveva alcuna coscienza né percezione del valore della Normatività divina e delle conseguenze della violazione (per i progenitori, infatti, prima della conoscenza del Bene e del Male avrebbe dovuto esserci come unico Male il mangiare il frutto). Secondo questa tesi, in definitiva, Adamo ed Eva erano incapaci di intendere e di volere in termini etici e morali, dunque non sarebbero stati punibili. Un preciso riferimento neotestamentario a questa tesi sarebbe reso esplicito in Luca 23,34}}.

Un'ulteriore interpretazione[26] intende il peccato originale - sulla base di notevoli evidenze antropologiche e etnologiche[27] e in forte affinità con la moderna teoria evoluzionistica - come degenerazione psicocognitiva dovuta al passaggio da forme di religiosità di tipo deista a quella relativa alle religioni rivelate. Questa transizione si sarebbe verificata a partire dal 10/15.000 circa a.C. col passaggio da forme di vita stanziale ai primi sistemi classisti e teocratici della storia detti teoetotomie - dalle radici theòs (dio) ethos (costume di vita) e -tomia (cesura).[28] A seguito di tale trasformazione culturale l'uomo sarebbe caduto in una rappresentazione del sacro capace di produrre forme psicopatologiche (a livello individuale e sociale) così come descritto - ad esempio - dalla teoria psicoanalitica. In particolare la persistenza di un'autorità morale esterna riesce ad influenzare le dinamiche edipiche da cui deriva una sovrastrutturazione del super io, ai sensi delle ipotesi di Sigmund Freud. Un ulteriore contributo deriva dal lavoro sull'aggressività umana di Erich Fromm. Da questo derivano quelle forme di psicopatologie e disturbi della personalità (sindromi ossessivo-compulsiva, dipendente, evitante etc.) note da tempo alla psicologia classica.

Un'ulteriore interpretazione suggerisce che la figura del serpente rappresenti la razionalità umana, come evidente dalla simbologia greca o araba nel caduceo o nel bastone di Asclepio, in cui simboleggia rispettivamente il commercio e le arti mediche. In una visione più ampia, il serpente rappresenta la natura stessa dell'uomo assetato di conoscenza.

Opere d'arte

  • Peccato originale (Jacopo della Quercia)
  • Tentazione di Adamo ed Eva (Masolino)
  • Peccato originale (Rubens)
  • Tentazione di Adamo ed Eva (Tintoretto)

Note

  1. Spesso il "frutto proibito" viene rappresentato come una mela. Nel testo della Bibbia si parla di "frutto", senza ulteriori specificazioni. In latino la mela viene chiamata mālum, parola che ha anche un suono molto simile a quella che significa "il male" (mălum). Per questo motivo nel medioevo (quando tra l'altro si perse la distinzione tra vocali brevi e lunghe nella pronuncia del latino) si sarebbe cominciato a rappresentare il frutto come una mela.
  2. "Judaism's Rejection Of Original Sin" Archiviato il 19 febbraio 2017 in Internet Archive.: "Sebbene ci siano alcuni insegnanti ebrei dei tempi del Talmud che credevano che la morte fosse una punizione data all'umanità a causa del peccato di Adamo, l'opinione predominante era che l'uomo pecca perché non è un essere perfetto, e non, come insegna il cristianesimo, perché egli sia intrinsecamente peccaminoso."
  3. Aggiunge lo studioso: "La sessuofobia di Agostino trova in questa invenzione una sua compiuta formulazione anche se, da un diverso punto di vista, si fa rivelatrice dei disturbi psicologici di cui il suo geniale autore certamente soffriva". Corrado Augias e Remo Cacitti, Inchiesta sul cristianesimo, Mondadori, 2012, pp. 230-231, ISBN 978-88-04-59702-5.
  4. Con un richiamo al Martirologio Romano, per la data del 24 dicembre.
  5. Il riferimento al Catechismo è Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), 390: «Il racconto della caduta (Gn 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all'inizio della storia dell'uomo. La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori». A sua volta, il Catechismo rimanda alla costituzione conciliare Gaudium et spes, 13: «Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l'uomo però, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di lui».
  6. Aggiunge lo studioso: "Tanto più che la creatura uscita dalle mani di Dio «a sua immagine e somiglianza», cede al peccato alla prima tentazione offerta da un improbabile serpente che parla. Come ha scritto il teologo Vito Mancuso, davanti a una tale fragilità «bisognerebbe parlare di un difetto di fabbricazione»". (Corrado Augias e Remo Cacitti, Inchiesta sul cristianesimo, Mondadori, 2012, pp. 230-231, ISBN 978-88-04-59702-5).

Riferimenti

  1. "SIN": voce della Jewish Encyclopedia.
  2. 2,0 2,1 (EN) Shaul Magid, From Metaphysics to Midrash: Myth, History, and the Interpretation of Scripture in Lurianic Kabbala su books.google.com, Indiana University Press, 2008, p. 238 URL consultato il 22 marzo 2016. Alcune interpretazioni cabalistiche asseriscono che la Torah insegni che dopo il peccato di Adamo bene e male furono mischiati l'uno con l'altro e che solo nell'era messianica con il Messia il male non sarà più; come conseguenza immediata del primo peccato venne slegata la connessione tra l'Albero della Vita e quello del frutto della conoscenza del bene e del male il cui archetipo e la cui origine in principio sono il vero ed il falso.
  3. "Judaism's Rejection Of Original Sin", di Alfred J. Kolatch, The Jewish Book of Why/The Second Jewish Book of Why, Jonathan David Publishers, 1989.
  4. Catechesi di Benedetto XVI su chiesa.espresso.repubblica.it
  5. http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P1B.HTM
  6. "7. Quali sono le prime tappe della Rivelazione di Dio? Dio, fin dal principio, si manifesta ai progenitori, Adamo ed Eva, e li invita ad un'intima comunione con lui. Dopo la loro caduta, non interrompe la sua rivelazione e promette la salvezza per tutta la loro discendenza. Dopo il diluvio, stipula con Noè un'alleanza tra lui e tutti gli esseri viventi."
  7. "75. In che cosa consiste il primo peccato dell'uomo? L'uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, disobbedendo Gli, ha voluto diventare «come Dio» senza Dio, e non secondo Dio (Gn 3,5). Così Adamo ed Eva hanno perduto immediatamente, per sé e per tutti i loro discendenti, la grazia originale della santità e della giustizia."
  8. "76. Che cos'è il peccato originale? Il peccato originale nel quale tutti gli uomini nascono è lo stato di privazione della santità e della giustizia originali. È un peccato da noi «contratto», non «commesso»; è una condizione di nascita, e non un atto personale. A motivo dell'unità di origine di tutti gli uomini, esso si trasmette ai discendenti di Adamo con la natura umana, «non per imitazione, ma per propagazione». Questa trasmissione rimane un mistero che non possiamo comprendere."
  9. Sant'Adamo Primo uomo; Archivio: Sant'Adamo
  10. Sant'Eva Prima donna ; Archivio: Sant'Eva
  11. Da Armando Girotti, Il “fico proibito” dell’Eden, Diogene Multimedia, Bologna 2018, pp. 12-13.
  12. Ugo Amaldi, Dal Big Bang all'uomo: teologi, uscite dall'impasse, Vita e pensiero, n. 6, 2010, p. 87
  13. Herbert Haag, Is original sin in the Scripture?, Sheed and Ward, New York, 1969
  14. Piet Schoonenberg, Man and the sin, Sheed and Ward, 1965
  15. P. Maurizio Flick, Il dogma del peccato originale nell'attuale riflessione teologica
  16. AA.VV., Nuovo dizionario di teologia biblica, Edizioni Paoline, 1989, p. 568
  17. Il Corano, Firenze, Sansoni, 1955 e succ. ristampe
  18. 18,0 18,1 Hamza R. Piccardo, Il Corano (edizione integrale), Newtomn & Compton, 21 Marzo 2001, "revisione controllo dottrinale [a cura dell'] Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia"(p. II, intr. di Pino Blasone)
  19. cfr. Corano, Sura VII, 11; XV, 31; XVII, 61; XVIII, 50; XX, 116; XXVIII, 74.
  20. La Fede Baha'i
  21. Kipoy Pombo, Chi è l'uomo?, Armando, 2009, p. 95-96
  22. Chan Master Sheng Yen, Orthodox Chinese Buddhism, Dharma Drum Publication and North Atlantic Books, 2007
  23. Alexander Demandt, Piccola storia del mondo, Donzelli editore, 2004, p. 143
  24. Taoismo e anarchia
  25. Ma... I cinesi sono religiosi?
  26. Roberto Verolini, www.diolaico.it su diolaico.it
  27. Roberto Verolini, Il Dio di Darwin. L’alternativa laica al creazionismo e all’Intelligent Design, Stampalibri, Macerata, 2010
  28. Roberto Verolini, Il Dio Laico: caos e libertà, Armando Armando, Roma, 1999
Bibliografia
  • Joseph Morelli, Il paradiso terrestre e il peccato originale,in Secoli sul mondo,a cura di Giovanni Rinaldi, Marietti, Casale, 1955
  • Jean-Marc Rouvière, Adam ou l'innocence en personne, L'Harmattan, Parigi, 2009. (recensione e sintesi)
  • Elaine Pagels, Adam, Eve and the Serpent. Sex and Politics in Early Christianity, Vintage Books, 1988 ISBN 0-679-72232-7 (Adamo, Eva e il serpente, Milano, 1990)



Collegamenti esterni