Vino
Vino | |
Domenico Ghirlandaio, Caraffe con acqua e vino (part. dall'Ultima Cena), 1480, affresco; Firenze, Convento di Ognissanti, refettorio | |
Tipologia | Bevanda |
Significato | Sangue di Cristo, nuova alleanza |
Personaggi biblici | |
Simboli correlati |
|
Fonti bibliche e cristiane |
|
Episodi biblici e cristiani |
|
|
Il vino è un prodotto che si ottiene dalla fermentazione alcolica di mosti ricavati da uve fresche o leggermente appassite, già conosciuto in molte civiltà antiche.
La parola, presente nella maggior parte delle lingue classiche, è di origine preindeuropea: in latino vinum, dal quale hanno avuto origine i corrispondenti sostantivi delle lingue romanze come vino, vin; in greco (υ) οῖνος; in ebraico jajin; in accadico inu; in ugaritico yn.
Nella Bibbia
Antico Testamento
Nella Bibbia il vino è citato 205 volte, ma la prima menzione è nella Genesi (9,20-24), a proposito di Noè che si ubriacò, scoprendone così per la prima volta il sapore e gli effetti.
La Scrittura loda il frutto della vite come il più prezioso che Jahvè dona al suo popolo. Il raccolto dell'uva è una benedizione di Dio che Israele deve meritarsi con la fedeltà. Un raccolto cattivo è, infatti, considerato una punizione da parte di Dio (Dt 11,14 28,39 Os 2,14 ).
Se Israele si converte Dio manifesta la sua generosità verso i pentiti con un nuovo raccolto di uva (Os 2,24 ). Quando Javhé ricostruirà la capanna di David andata in rovina, i monti stilleranno mosto e le colline saranno coltivate (Am 9,13 Gv 3,18 ). Ancora Isaia utilizza la stessa immagine quando descrive il banchetto che Jahvé prepara ai suoi fedeli: "grasse vivande e vini prelibati" (Is 25,6 ).
Nel Cantico dei Cantici, lo sposo, entrato nel giardino dell'amata, raccoglie il miele e beve il vino, nell'attesa di una grande gioia (Ct 5,1 ; Qo 31,27 ).
La Bibbia non proibisce che si gusti il vino: esso rallegra allo stesso modo Dio e gli uomini (Gdc 9,13 ); come ricorda il Salmo 104,15 è fatto per dare gioia agli uomini, perciò a chi è abbattuto e amareggiato nell'anima bisogna offrirlo, affinché beva e dimentichi la propria miseria (Pr 31,6-9 ).
IL vino è simbolo sia dell'alleanza che gli uomini stabiliscono tra loro, per la pace e la concordia, come fa Melchisedek che offre il pane e il vino ad Abramo (Gen 14,18-20 ), sia del patto che Dio stringe con gli uomini. Per questo il vino si ritrova anche nei sacrifici, in stretto rapporto con il sangue.
La Sacra Scrittura mette però in guardia dall'uso smodato che se ne fa, dall'ubriachezza. Come per ogni altro bene, anche per il vino è questione di misura, moderazione. La bontà e la rettitudine degli uomini si vede dalla loro sobrietà, così il vino diventa termine di misura, paragone (Qo 31,26-30 ).
Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento il vino costituisce il simbolo della nuova alleanza (Mt 9,17 ).
Nei Vangeli sugella il primo e ultimo atto della predicazione di Cristo: le nozze di Cana e l'Ultima Cena.
Ancora il vino è legato ai beni messianici. È considerato la più sublime delle ricchezze, e nel Regno del Messia se ne berrà in abbondanza. Chi vuole mettere in evidenza che questo Regno non è ancora venuto, come gli asceti, san Giovanni Battista e i suoi discepoli, può dimostrarlo astenendosi dal berne.
Anche Gesù non beve più del frutto della vite (Mt 26,29 ) e lo berrà di nuovo, soltanto nel Regno del Padre.
Nel Vangelo di Giovanni al capitolo 2 i due vini di cui racconta possono essere considerati ognuno il simbolo di un'alleanza. Inebriati dal vino vecchio i Giudei non potevano più gustare il nuovo che è migliore del vecchio. Tutti gli esegeti cattolici sono d'accordo nel riconoscere un profondo significato simbolico al vino delle Nozze di Cana (Gv 2,1-12 ).
Secondo Gächer si potrebbe pensare ad un parallelo con la moltiplicazione dei pani. L'esegeta vi legge in questo brano un accenno al pane eucaristico, nell'altro al sangue eucaristico. Se infatti, il pane sostenta la vita presente dell'uomo, il vino gli fa vedere, almeno in certi momenti, un'altra vita, lo apre ad una realtà futura.
Nella cultura e nella tradizione
In Palestina, al tempo in cui visse Gesù, si coltivava per lo più uva nera, ed il vino era chiamato sangue dell'uva.
Nelle terre di Babilonia e di Canaan si credeva che l'uva, per dare il vino, perdesse la vita. ed in modo doloroso e che, da questa morte atroce, venisse però il succo della vita. Così poco a poco il vino, sangue dell'uva, diventa un sostituto del sangue degli animali destinati al sacrificio. A Babilonia, libagione di vino e sacrificio di sangue, erano identici ed il vino poteva essere mischiato con il sangue.
Sebbene il vino fosse considerato bevanda di vita, se ne praticava anche l'astinenza. Ai sacerdoti era infatti prescritto di non bere vino prima delle funzioni sacre. Anche i Nazirei non potevano bere alcuna bevanda tratta dall'uva durante il periodo del noviziato. Così fece anche San Giovanni Battista. Gli Esseni, invece, si astenevano dal vino per tutta la vita, come pure i membri della setta del Mar Morto. Assolutamente contrari al vino erano i Recabiti, una comunità religiosa che conservava ostinatamente il nomadismo ereditato dal progenitore Jonadab e si opponeva ad ogni forma di progresso, compresa l'agricoltura e la coltivazione della vite.
In Ger 35,12-20 il Signore parla per mezzo del profeta al popolo che ha trascurato le sue parole e cita come esempio i Recabiti: essi rifiutano qualsiasi coppa di vino, ed il testo ne sottolinea la stranezza del gesto, perché ne hanno ricevuto il comandamento dal loro progenitore. Per quanto sia stravagante e inutile comportarsi così, tuttavia i Recabiti mostrano di essere ubbidienti e questi rende loro onore. Israele, invece, non ubbidisce alla Parola di Dio, nonostante sia piena di saggezza e potenza.
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |