Adorazione dei Magi (Sandro Botticelli)
Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi (1475), tempera su tavola | |
Adorazione dei Magi | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Galleria degli Uffizi |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Basilica di Santa Maria Novella, Cappella dell'Epifania |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Adorazione dei Magi |
Datazione | 1475 ca. |
Autore |
Sandro Botticelli (Alessandro Filipepi) |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 111 cm; l. 134 cm |
|
L'Adorazione dei Magi è una pala d'altare, eseguita nel 1475, a tempera su tavola, da Alessandro Filipepi detto Sandro Botticelli (1445-1510), proveniente dalla Cappella dell'Epifania nella Basilica di Santa Maria Novella a Firenze e ora conservata presso la Galleria degli Uffizi nella stessa città toscana.
Descrizione
Ambientazione
La scena si svolge all'aperto davanti alla capanna della Natività, ingegnosamente collocata in posizione rialzata e composta di una roccia, un tetto ligneo sorretto da alcuni tronchi e da ruderi che richiamano il mondo antico; concetto ribadito anche dall'immagine degli edifici crollati a sinistra, che richiamano la fine dell'era romana, a cui succedeva la nuova epoca segnata dalla nascita di Gesù, dalla sua morte e resurrezione, e dalla fondazione della nuova Chiesa.
Soggetto
Nella scena dell'Adorazione dei Magi compaiono:
- al centro, la Sacra Famiglia:
- Madonna con Gesù Bambino;
- san Giuseppe, dietro la Vergine, raffigurato come un uomo anziano, che veglia, con un braccio appoggiato, ricordando come il suo ruolo nella Sacra famiglia sia quello di semplice custode di Gesù e Maria.
- Magi, vestiti con abiti sontuosi, che come di consueto, rappresentano le tre diverse età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia) e sono raffigurati nell'atto di adorare Gesù Bambino; essi, in questo caso alludono ai membri della famiglia de'Medici, in una sorta di successione dinastica:
- Magio anziano è Cosimo il Vecchio (1389 - 1464), con la veste nera ricamata d'oro, inginocchiato in adorazione del Bambino, ha già deposto il suo dono ai piedi della Madonna;
- Magio d'età matura è Piero (1416 - 1469), figlio maggiore di Cosimo, è presentato genuflesso, di spalle allo spettatore, vestito con un mantello rosso foderato d'ermellino e con il suo prezioso dono in mano;
- Magio giovane è Giovanni (1421 - 1463), figlio minore di Cosimo, rappresentato anche lui come il fratello, inginocchiato, di spalle allo spettatore, con una veste bianca e con il suo dono in mano.
- Corteo, che accompagna i Magi, è affollato di vari personaggi tra i quali si notano:
- a sinistra, Giovane è Lorenzo il Magnifico (1449 - 1492), figlio maggiore di Piero, vestito con una lunga veste bianca e una berretta come cappello;
- a destra, Giovane, simmetricamente disposto rispetto al precedente, è Giuliano (1453 - 1478), figlio minore di Piero, è raffigurato con un vestito corto nero e rosso, bordato d'oro, colto con un'espressione pensosa.
Inoltre, nel corteo sono presenti:
- a sinistra:
- Giovane cinge le spalle in modo amichevole alla figura identificata con Lorenzo il Magnifico è Agnolo Poliziano (1454 - 1494), poeta, umanista e drammaturgo toscano;
- Uomo, a fianco del precedente, indica il gruppo sacro, è Pico della Mirandola (1463 - 1494), umanista e filosofo emiliano;
- Giovane (in secondo piano) che guarda verso lo spettatore è, forse, un familiare di Gaspare del Lama.
- a destra:
- Uomo, vestito di azzurro con capelli bianchi corti, in posizione defilata, è il committente dell'opera, Gaspare del Lama;
- Giovane (in primo piano) che guarda verso lo spettatore, con un ampio mantello arancione, è probabilmente lo stesso Sandro Botticelli;
- Alcuni amici e alleati della famiglia de' Medici, completano il gruppo:
- Filippo Strozzi il Vecchio, (1428 - 1491), banchiere fiorentino;
- Lorenzo Tornabuoni con il cappello con la piuma;
- Giovanni Argiropulo (1416 ca. - 1487), umanista e scrittore bizantino venuto da Costantinopoli, raffigurato con il volto barbuto.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come gli abiti dei protagonisti, l'ambientazione scenografica e gli elementi naturalistici, come:
- Pavone, posato a destra, che simboleggia l'immortalità, poiché fin dall'antichità le sue carni erano ritenute immarcescibili.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- Il tema dell'Adorazione dei Magi, frequente nel Rinascimento fiorentino, non è stato scelto casualmente, poiché esso si adattava bene alla filosofia neoplatonica, molto sentita nell'ambiente mediceo, il quale alludeva sia alla rivelazione di Gesù Cristo al mondo, ma anche al declino del mondo romano sostituito dalla nuova era cristiana, di cui i Magi rappresentavano il riconoscimento:
« | Ecco, io faccio nuove tutte le cose. » | |
- L'artista introduce, nel consueto tema dell'Adorazione dei Magi, un'interessante novità formale, ovvero la visione frontale della scena, con le figure sacre al centro e gli altri personaggi disposti prospetticamente ai lati; prima di questo dipinto, infatti, si usava svolgere la scena in maniera orizzontale, con la Sacra Famiglia ad un'estremità e i Magi con il proprio seguito che procedevano verso di essa, disponendosi sul primo piano in una sorta di corteo, uno dietro l'altro, come s'incontra negli esempi precedenti di Beato Angelico e Gentile da Fabriano. Il nuovo schema introdotto da Sandro Botticelli fu recuperato e riutilizzato, abbastanza fedelmente, da:
- Il punto di vista elevato esalta la figura della Madonna, che viene a trovarsi al vertice di un triangolo ideale formato dalle linee convergenti dei due gruppi di personaggi. Dal vertice di questo triangolo un moto ascensionale sposta l'occhio dello spettatore verso l'altro, tramite la figura di san Giuseppe, fino alla luce divina che proviene dall'alto, attraverso la stella cometa.
- La rappresentazione agile e vigorosa dimostra la conquistata maturità dei mezzi espressivi da parte del pittore, il tono dei personaggi è energico e al tempo stesso malinconico, che dà all'insieme l'aspetto di meditazione fantastica tipica della sua migliore produzione. L'ambientazione è caratterizzata dai toni atmosferici: la luce dorata del crepuscolo, che lega tra loro i vari elementi, riesce a dare l'impressione della circolazione dell'aria.
Notizie storico-critiche
La pala d'altare venne commissionata da Gaspare del Lama (1409-1481), banchiere fiorentino, che si era arricchito, svolgendo la professione di sensale per l'Arte del Cambio: quest'attività d'intermediazione finanziaria era considerata all'epoca disonorevole e indegna, poiché spesso nascondeva la pratica dell'usura. Per questo, spesso, i banchieri assolvevano ai loro sensi di colpa, donando una parte dei loro guadagni per opere di carità o importanti commissioni artistiche intitolate ai loro santi protettori, che così riequilibravano il loro "debito" con la società. Anche Gaspare del Lama sentì questa necessità, investendo nella costruzione di una propria cappella funeraria nella Basilica di Santa Maria Novella, che venne dedicata all'Epifania, poiché il nome del committente, Gaspare, ero quello che la tradizione attribuisce ad uno dei tre Magi: questo spiega la scelta del soggetto.
L'incarico di dipingere la pala per l'altare maggiore della cappella fu affidato a Sandro Botticelli, che all'epoca era un giovane artista, il quale trasformò il tema sacro in un'apoteosi della grande famiglia fiorentina, sancendo così ufficialmente il rapporto fra il pittore e i de' Medici; Giorgio Vasari così descrive quest'opera:[1]
« | Fu allogato a Sandro in quel tempo una tavoletta piccola, di figure di tre quarti di braccio l'una, la quale fu posta in S. Maria Novella fra le due porte, nella facciata principale della chiesa nell'entrare per la porta del mezzo, a sinistra: et èvvi dentro la adorazione de' Magi; dove si vede tanto affetto nel primo vecchio, che, baciando il piede al Nostro Signore e struggendosi di tenerezza, benissimo dimostra avere conseguita la fine del lunghissimo suo viaggio. E la figura di questo re è il proprio ritratto di Cosimo Vecchio de' Medici, di quanti a' dì nostri se ne ritruovano, il più vivo e più naturale. » |
Inoltre, stando a quanto racconta sempre il Vasari, l'opera garantì a Sandro Botticelli, sia a Firenze che in Italia, la fama del giovane artista, aprendogli la strada per Roma.
Nel 1556, il patronato della cappella passò ai Fedini e, in seguito (intorno al 1570), a Flavio Mondragone, istitutore di Francesco I de' Medici (1541-1587), il quale fece trasportare il dipinto nel proprio palazzo. L'esilio del Mondragone, accusato di tradimento dallo stesso Francesco I, comportò una confisca dei suoi beni, tra cui anche il dipinto botticelliano che così pervenne nelle raccolte granducali e quindi alla Galleria degli Uffizi.
In origine, la pala d'altare era coronata da una lunetta con la Natività di Gesù con san Giovannino , realizzata ad affresco, attualmente collocata sopra il portale centrale della Basilica di Santa Maria Novella.
Note | |
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Bibliografia | |
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