Libro di Zaccaria

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Libro di Zaccaria
Michelangelo, profeti, Zechariah 01.jpg

Michelangelo Buonarroti, Il profeta Zaccaria (1508 - 1512), affresco; Città del Vaticano, Cappella Sistina
Sigla biblica Zc
Titolo originale {{{titolo originale}}}
Lingua originale ebraico
Autore Zaccaria (profeta)
Datazione primo quarto del
VI secolo a.C.

Il libro di Zaccaria è un libro profetico dell'Antico Testamento, uno dei profeti minori.

Il libro si compone di due parti ben distinte:

  • la prima comprende i capitoli 1-8
  • la seconda compresa tra i capitoli 9-14.

Contenuto

Dopo un'introduzione datata dall'ottobre-novembre del 520 a.C., due mesi dopo la prima profezia di Aggeo, il libro riferisce otto visioni del profeta datate febbraio del 519 a.C. (1,7-6,8), seguite dall'incoronazione simbolica di Zorobabele. Il capitolo 7 compie un ritorno sul passato nazionale e il capitolo 8 apre prospettive di salvezza messianica, l'uno e l'altra a proposito di una questione sul digiuno, posta nel novembre del 518 a.C..

Questo insieme ben datato e di pensiero omogeneo, è certamente autentico; porta però i segni di una revisione, compiuta dal profeta stesso o dai suoi discepoli. Per esempio, gli annunzi universalisti di 8,20-23 sono stati aggiunti dopo 8,18-19 che è una conclusione.

Come Aggeo, Zaccaria si preoccupa della ricostruzione del tempio. Ma dedica una parte più larga alla restaurazione nazionale e alle sue esigenze di moralità e di purità; e l'attesa escatologica è più urgente. Questa restaurazione deve aprire un'èra messianica in cui sarà esaltato il sacerdozio rappresentato da Giosuè (3,1-7), ma in cui la regalità sarà esercitata dal "germoglio" (3,8), termine messianico che 6,12 applica a Zorobabele. I due unti (4,14) governeranno in perfetto accordo (6,13). Così Zaccaria fa rinascere la vecchia idea del messianismo regale, ma la associa alle preoccupazioni sacerdotali di Ezechiele, il cui influsso si fa sentire in molti punti: funzione preponderante delle visioni, tendenza apocalittica, cura della purità. Le stesse caratteristiche e la parte dedicata agli angeli preludono a Daniele.

La seconda parte, 9-14, che si apre d'altronde con un nuovo titolo (9,1), è tutta diversa. I brani sono senza data e anonimi. Non si parla più né di Zaccaria, né di Giosuè, né di Zorobabele, né della costruzione del tempio. Lo stile è diverso e fa un uso frequente dei libri anteriori, soprattutto Geremia ed Ezechiele. L'orizzonte storico non è più lo stesso; Assur e l'Egitto si presentano come i nomi simbolici di tutti gli oppressori.

Questi capitoli sono, molto verosimilmente, stati composti negli ultimi decenni del IV secolo a.C., dopo la conquista di Alessandro. Malgrado gli sforzi rinnovati recentemente per provare la loro unità, bisogna ammettere che sono disparati. Si distinguono due sezioni, introdotte ognuna da un titolo (9-11 e 12-14); la prima è quasi interamente in versi, la seconda è quasi interamente in prosa. Si parla di un Deutero-Zaccaria e di un Trito-Zaccaria. Infatti anche queste due raccolte sono composite. La prima utilizza forse antichi brani poetici, prima dell'esilio e si riferisce a fatti della storia che è difficile precisare. La seconda parte descrive in termini apocalittici le prove e le glorie della Gerusalemme degli ultimi tempi. Ma l'escatologia non è assente dalla prima parte e certi temi si ritrovano nelle due sezioni, così quello dei "pastori" del popolo (10,2-3; 11,4-14; 13,7-9).

Questa parte del libro è importante soprattutto per la sua dottrina messianica, d'altronde poco unificata: rinascita della casa di Davide, attesa di un re Messia umile e pacifico (9,9-10), ma anche annunzio misterioso del Trafitto (12,10), teocrazia militare 10,3-11,3) e anche cultuale alla maniera di Ezechiele (capitolo 14). Queste caratteristiche si armonizzeranno nella persona del Cristo; difatti il Nuovo Testamento cita spesso questi capitoli o almeno vi fa allusione (così {{pb|Mt|21,4-5; Mt 27,9 combinato con Geremia; 26,31 = Mc 14,27 ; Gv 19,37 ).

Voci correlate