Beate Paschalina Jahn e 9 compagne

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Beate Paschalina Jahn e 9 compagne, C.S.S.E.
Suore · Martiri
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Le Beate Paschalina Jahn e 9 compagne († 1945) vennero uccise in luoghi diversi tra febbraio e maggio 1945, al termine della Seconda Guerra Mondiale. Delle circa 4500 suore che nel secondo dopoguerra componevano la congregazione delle Suore di Santa Elisabetta, un centinaio morirono in circostanze diverse, alcune delle quali attraverso il martirio in odium fidei. La guerra era finita, ma pian piano l'armata dell'allora Unione Sovietica avanzava portando con sé l'odio verso la religione: cappelle e chiese cattoliche furono profanate, sacerdoti torturati e brutalmente uccisi, suore violentate e atrocemente uccise. Lo stupro era diventato un'arma di umiliazione, ancora più feroce se la vittima era una religiosa consacrata al Signore.

Le religiose sono:

  • Paschalis Jahn, dal cuore pieno d'amore.
  • Melusja Rybka, donna forte (al secolo: Martha). Nata l'11 luglio 1905 a Pawłow, emise la prima professione il 22 aprile 1929 e quella perpetua il 31 luglio 1934. Fu uccisa a Nysa il 24 marzo 1945 da un soldato dell'Armata Rossa dopo un tentativo di stupro.
  • Edelburgis Kubitzki, esempio di povertà evangelica (Al secolo: Julianna). Nata il 9 febbraio 1905 a Dąbrówka Dolna, emise la prima professione il 28 aprile 1931 e quella perpetua il 29 giugno 1936. Venne aggradita brutalmente e uccisa a Żary da un soldato dell'Armata Rossa il 20 febbraio 1945.
  • Adela Schramm, vergine prudente (al secolo: Clara). Nata il 3 giugno 1885 a Łączna, emise la prima professione il 16 agosto 1915 e quella perpetua il 29 giugno 1924. Fu uccisa il 25 febbraio 1945 a Godzieszów.
  • Acutina Goldberg, amante della giustizia (al secolo: Helena). Nata il 6 luglio 1882 a Dłużek, emise la professione temporanea il 15 giugno 1908 e quella perpetua il 25 luglio 1917. Fu uccisa a Lubiąż il 2 maggio 1945, nel tentativo di difendere le allieve dallo stupro da parte dei soldati.
  • Adelheidis Töpfer, modello di fede (al secolo: Hedwig Agnes). Nata il 26 agosto 1887 a Nysa, emise la prima professione il 15 giugno 1910 e quella perpetua il 28 luglio 1919. Fu uccisa a Nysa il 24 marzo 1945 da un soldato sovietico di fronte ai malati di cui si stava prendendo cura.
  • Felicitas Ellmerer, obbediente fino alla fine (al secolo: Anna). Nata il 12 maggio 1889 a Grafing bei München, emise la prima professione il 16 giugno 1914 e quella perpetua il 5 luglio 1923. Fu uccisa a Nysa il 25 marzo 1945, per difendere le suore più giovani dalle violenze dei soldati sovietici.
  • Sabina Thienel, dallo sguardo pieno di fiducia (al secolo: Anna Hedwig). Nata il 24 settembre 1909 a Rudziczka, emise la professione temporanea il 24 ottobre 1934 e quella perpetua il 31 luglio 1940. Fu uccisa a Lubań il 1º marzo 1945.
  • Rosaria Schilling, fortificata dalla penitenza (al secolo: Elfrida). Nata il 5 maggio 1908 a Wrocław, emise la professione temporanea il 12 aprile 1930 e quella perpetua il 29 luglio 1935. Mentre si trovava in comunità a Nowogrodziec, con l'avvicinarsi delle truppe sovietiche, dinanzi alla fuga degli abitanti, Rosaria decise di rimanere con i malati e gli anziani che non erano stati in grado di fuggire con il resto della popolazione. Il 22 febbraio 1945 venne aggredita, brutalmente violentata da un gruppo di soldati e uccisa il giorno dopo.
  • Sapientia Heymann, vergine saggia (al secolo: Lucia Emmanuela). Nata il 19 aprile 1875 a Lubiesz, emise la prima professione il 26 luglio 1897 e quella perpetua il 2 luglio 1906. Fu uccisa a Nysa il 24 marzo 1945.[1].

Suor Paschalis (Maria Magdalena) Jahn

La capofila delle martiri nacque il 7 aprile 1916 a Nysa, nella diocesi di Opole, in una famiglia numerosa, prima di quattro fratelli: Karol, Edward, Jahn e Berta nata Klein. Tre giorni dopo ricevette il battesimo nella chiesa parrocchiale di san Giovanni Battista e san Nicola a Nysa e ricevette i nomi di Maria Magdalena.

Dal 1922 al 1930 frequentò la scuola elementare. Ricevette la prima comunione nel 1930. A causa della difficile situazione finanziaria, la famiglia a cavallo tra il 1934 e il 1935 lasciò temporaneamente Nysa andando a Herne, in Westfalia. Lì, in un clima di fede, cura e fiducia, costruito sulla fede in Dio, lavorò nella casa cattolica dei Journeymen a Wuppertal-Barmen, poi si unì al Sodalizio Mariano. Rientrò a Nysa intorno al 1935, prendendosi cura di un'anziana donna malata con una sorella cieca.

Il 30 marzo 1937, seguendo la sua vocazione, entrò nella congregazione delle Suore di Santa Elisabetta a Nysa, la cui fondatrice fu la beata Maria Luiza Merkert C.S.S.E., anch'essa di Nysa. Il 3 ottobre 1938 iniziò il noviziato prendendo il nome religioso di Paschalis. L'anno successivo, il 19 ottobre, emise la prima professione religiosa.

Suor Paschalis fu inviata per la prima volta a Kluczbork e Głubczyce dal 1939, nel 1942, fu trasferita a Nysa presso la casa madre come cuoca e per prendersi cura delle suore più anziane. All'ingresso delle forze armate sovietiche in città, il 22 marzo 1945, su ordine della superiora partì per rifugiarsi in una scuola parrocchiale a Sobotín nella Repubblica Ceca dopo una breve visita a Lesiny Wielkie. Suor Paschalis era ben consapevole delle violenze che i soldati avevano perpetrato nella zona circostante e sapeva dei loro crimini che andavano dal furto allo stupro. Era consapevole dei pericoli che poteva affrontare, ma decise comunque di rimanere vicina alle persone che giurava di servire.

Suor Paschalis continuò a prendersi cura degli anziani e dei malati che non erano in grado di lasciare l'area. Quel maggio vide le truppe sovietiche entrare in città e, su ordine del parroco, si unì ad altri rifugiati per nascondersi negli edifici agricoli. Tuttavia un soldato la uccise con un colpo al cuore l'11 maggio dopo aver rifiutato le sue avances.

Culto

La Chiesa, dopo la fine delle ostilità, iniziò la ricognizione e la stesura di un elenco di persone consacrate che furono assassinate. A poco a poco, raggruppando un folto gruppo di martiri della seconda guerra mondiale, la Chiesa li elevò agli altari. Il primo gruppo di 108 martiri di questo periodo è stato beatificato il 13 giugno 1999 a Varsavia da san Giovanni Paolo II durante il suo pellegrinaggio in Polonia.

Nel 2009 il Governo Generale delle suore Elisabettiane avviò la procedura di beatificazione e nel febbraio 2010 chiesero al metropolita di Breslavia, l'arcivescovo Marian Gołębiewski, di elevare agli altari dieci delle loro consorelle della provincia di Breslavia, tra cui suor Maria Paschalis Jahn. Il 25 novembre 2011, nell'arcicattedrale di san Giovanni Battista a Breslavia, una solenne Santa Messa tenuta dell'arcivescovo aprì il processo di beatificazione di suor Maria Paschalis Jahn con un gruppo di altri nove Elisabettiane che subirono il martirio.

Fu istituito uno speciale tribunale diocesano per esaminare la documentazione, la santità di vita e le circostanze del martirio di tutte le suore. Postulatrice del processo fu nominata suor Miriam Zając C.S.S.E.. Una lettera speciale è stata indirizzata ai fedeli con un appello a fornire l'accesso ai documenti in loro possesso che potessero approfondire la vita e le attività delle suore.

Il 26 settembre 2015, nell'arcicattedrale di Wrocław, l'arcivescovo Józef Kupny in una solenne Santa Messa ha completato il processo a livello diocesano con la partecipazione di quattro delle dieci famiglie delle suore assassinate, dopo di che i fascicoli sono stati consegnati alla congregazione per le Cause dei Santi. Nel 2019 fu presentata la positio, richiesta nell'ulteriore procedura di beatificazione, dopo di che il 19 giugno 2021 papa Francesco firmò il decreto sul suo martirio in odium fidei delle dieci Elisabettiane[2].

L'11 giugno 2022, durante la solenne Eucaristia nell'arcicattedrale di San Giovanni Battista a Wrocław, il cardinale Marcello Semeraro, in rappresentanza di papa Francesco, ha solennemente beatificato Maria Paschalis Jahn e nove Compagne.

Note
  1. Omelia nella Beatificazione di Pascalis Jahn e 9 Compagne martiri su causesanti.va. URL consultato il 20-05-2022
  2. Promulgazione di Decreti della Congregazione delle Cause dei Santi, 19.06.2021 su press.vatican.va. URL consultato il 20-05-2022
Collegamenti esterni