Bollandisti
Si chiamano bollandisti quei gesuiti che continuano la pubblicazione degli Acta Sanctorum, una raccolta agiografica iniziata dal padre Jean Bolland S.J. nel 1643. Curano anche altre pubblicazioni, come il periodico Analecta Bollandiana.
La Societè des bollandistes ha la sua sede nel Collège Saint-Michel a Bruxelles.
Storia
Gli inizi di Jean Bolland
Bolland agì nel solco della metodologia e della proposta fatta da Heribert Rosweyde nella sua opera Fasti sanctorum quorum vitae in Belgicis bibliothecis manuscriptae (1607), che era rimasta senza applicazione dopo la sua scomparsa.
Ma il tentativo di fare una critica dei testi che narravano la vita e i miracoli dei santi, tentando di chiarirne la storicità, era visto con riserva, per esempio dal cardinale Roberto Bellarmino: questi pensava che una impresa del genere sarebbe stata troppo costosa, e che alla fine il prodotto di una ricerca così fatta avrebbe potuto nuocere all'edificazione dei fedeli.
Bolland volle comunque continuare nel suo intento, e studiò i manoscritti di tutta Europa, non soltanto del Belgio. Cominciò così il lavoro dell'Acta sanctorum (1630), che uno studioso così ha caratterizzato:
« | L'ideologia dei Bollandisti coincide con il loro metodo scientifico: l'agiografia ha un senso (e dunque anche un valore apologetico) nella misura in cui sia ricerca di storicità. Il santo è un uomo realmente esistito, che ha storicamente seguito l'esempio di Cristo; pubblicare gli acta dei santi significa pubblicare i documenti a riprova di questa reale esperienza. » | |
(Leonardi (1993:424))
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Saxer distingue tre periodi nel lavoro svolto dai bollandisti.
L'età d'oro
All'inizio Bolland decise di non premettere un commento ad ogni testo, ma di fare soltanto un'introduzione e di mettere le annotazioni insieme al testo, in modo che il tutto fosse più unitario. Man mano che lavorava, redigeva anche un'elenco dei santi di cui c'erano pochissimi testi o notizie, e preparava un archivio particolare per ognuno di essi. Si trasferiva[1] di volta in volta nelle varie biblioteche per trascrivere e raccogliere le fonti.
Lavorando in tale maniera, Bolland si rende conto che l'impresa era impossibile ad una sola persona, e chiese aiuto: c'era bisogno di soldi e di collaboratori. La Compagnia di Gesù offrì tutti e due. Così si unì al Bolland Godfrey Henschen, che avviò un nuovo stile nella redazione delle introduzioni e delle note. A Bolland piacque tanto il nuovo stile dei testi che riformulò quelli che aveva scritto in precedenza. E nel 1643 poterono andare in stampa i primi due volumi, dedicati ai santi celebrati in gennaio.
Nel 1658 uscirono i volumi di febbraio. Nel 1668 quelli di marzo; nel frattempo nella preparazione di tale tomo si era aggiunto un altro collaboratore: il padre Daniel Papebroch. A partire dai tomi corrispondenti ad aprile, ogni redattore avrebbe messo la sua firma in calce ai propri articoli.
Papebroch, dopo lo studio delle vite di sant'Alberto di Gerusalemme e dopo la discussione con i carmelitani che ne seguì, fissò nuove regole metodologiche; queste dovevano aiutare il lavoro critico dei bollandisti: non si doveva aver paura di scandalizzare i fedeli, e pertanto andava pubblicato ciò che si trovava; il lavoro poi di verifica delle fonti doveva essere indipendente del giudizio sulla santità che la Chiesa emetteva circa una determinata persona[2].
Il lavoro svolto propiziò una quantità enorme di studi e lo sviluppo di nuove scienze come la paleografia e la diplomatica[3].
L'interim
Nel 1773, con la soppressione della Compagnia di Gesù, l'opera dei bollandisti fu sospesa. C'è da considerare anche che nel XIX secolo la sensibilità religiosa era cambiata, e non c'era più interesse per gli studi eruditi sulle fonti, con la conseguenza che i volumi degli Acta sanctorum non erano più apprezzati.
Nel 1837 alcuni gesuiti belgi ripresero il lavoro degli inizi, ma non avevano la stessa sensibilità critica dei loro predecessori.
Il ritorno all'agiografia critica
Nell'anno 1882 padre Charles De Smedt si prese cura del lavoro dei bollandisti. Veniva dall'insegnamento della critica storica a Lovanio, e basandosi sulla sua esperienza di studioso introdusse nuove metodi per la ricerca e la pubblicazione. Tra le altre cose stabilì che per un determinato santo non si doveva scegliere il miglior testo ma riproporli tutti, classificati per ordine temporale. In tal modo
« | diventerebbe possibile seguire, non solo la vita del santo, ma pure l'evoluzione della sua leggenda; sarebbe poi possibile ricostruire lo sviluppo del suo culto, la mentalità dell'epoca, la formazione degli stessi racconti agiografici. » | |
(Saxer (1984:340))
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Edizioni
Ci sono tre edizioni degli Acta sanctorum. L'edizione originale è quella pubblicata ad Anversa dal 1643 al 1883, per un totale di 61 volumi.
C'è una edizione veneta che arriva al mese di settembre. Fu pubblicata dal 1734 al 1770. L'editore Victor Palmé fece una edizione a Parigi dal 1863 al 1867 che arrivava fino al mese di ottobre.
Dal 1966 al 1971 si fece una ristampa anastatica dell'edizione originale che arrivava anche lei fino ad ottobre.
Note | |
Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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