Sant'Andrea Bobola
Sant'Andrea (Andrzej) Bobola, S.J. Presbitero · Martire | |
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Santo | |
Sant'Andrea Bobola | |
Età alla morte | 65 anni |
Nascita | Strachocina 30 novembre 1591 |
Morte | Janów 16 maggio 1657 |
Professione religiosa | 1611 |
Ordinazione presbiterale | Vilna, 12 marzo 1622 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 30 ottobre 1853, da Pio IX |
Canonizzazione | 17 aprile 1938, da Pio XI |
Ricorrenza | 16 maggio |
Attributi | JHS monogramma di Cristo, palma |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 16 maggio, n. 15:
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Sant'Andrea (Andrzej) Bobola (Strachocina, 30 novembre 1591; † Janów, 16 maggio 1657) è stato un presbitero, missionario e martire polacco.
Cenni biografici
Di probabili origini ceche, si fece gesuita nel 1611. Da prima fu attivo nell'assistenza agli ammalati negli ospedali e insegnò la dottrina cristiana sulle piazze. Con lo stesso impegno il Bobòla studiò filosofia nel vicino collegio accademico, sotto la guida di padre Marquart, confessore per sedici anni di Sigismondo III, re di Polonia.
Prima di iniziare lo studio della teologia, egli fu inviato a insegnare grammatica a Braunsberg (Prussia reale). Alla fine di quell'anno scolastico ben diciotto dei trecento alunni del collegio entrarono in vari Ordini religiosi. Come premio dell'ottimo lavoro svolto, i superiori lo mandarono a insegnare nel collegio di Poltawa (Ucraina), dov'erano educati 900 figli di aristocratici.
Per lo studio della teologia Andrea fu richiamato a Vilna nel 1619 dove ricevette l'ordinazione sacerdotale il 12 marzo 1622, lo stesso giorno in cui a Roma si canonizzava sant'Ignazio di Loyola. Qualche mese dopo fu ammesso all'esame di tutta la filosofia e di tutta la teologia, ma non fu ritenuto idoneo alla carriera di professore universitario[1].
La fama del talento oratorio di Andrea lo fece considerare elemento prezioso per il santuario di san Casimiro a Vilna, dove gli fu affidata, dal 1624 al 1630, la direzione della congregazione mariana dei borghesi, il ministero delle confessioni, i commenti pomeridiani sulla Bibbia e l'amministrazione. La peste che devastò Vilna nel 1625 mise in risalto l'eroicità della carità sua e dei suoi confratelli a favore dei colpiti dal flagello. Durante la seconda pestilenza scoppiata nel 1630 fu ammesso alla solenne professione dei voti, massimo onore per i membri della Compagnia di Gesù, benché avrebbe dovuto esserne escluso a causa dello sfortunato esame scolastico. Il suo provinciale, per oltre tre anni, ne aveva supplicato il Proposito generale padre Muzio Vitelleschi per le doti oratorie, l'efficacia dell'opera apostolica e il fascino della personalità del Bobòla e lo sforzo dimostrato da lui nel dominare il proprio temperamento[1].
In seguito fu superiore a Bobruik dove per oltre 20 anni fu attivo come missionario. La sua solida preparazione teologica e le sue prediche, riconquistarono al cattolicesimo interi villaggi, scuotendo il rilassamento dei credenti.
Tutto ciò provocò l'odio degli scismatici che lo soprannominarono cacciatore delle anime e organizzarono bande di ragazzi che avevano il compito di disturbarlo caricandolo di ingiurie, quando entrava in un villaggio a predicare. La lotta politica contro l'unione della Rutenia Polacca in gran parte ortodossa, generò tempi molto duri per i cattolici; gli assassinii e le persecuzioni provocarono episodi sanguinosi, specie da parte dei cosacchi arruolati come crociati dello scisma e comandati dal sanguinario e crudele Bogdan Chmielnicki, molti religiosi e sacerdoti vi persero la vita.
Anche Andrea Bobola fu catturato dai cosacchi a Janow, subito dopo aver celebrato la Santa Messa. Fu sottoposto a una serie di terribili torture, aumentandone man mano l'intensità dietro a ogni suo rifiuto a passare allo scisma. Ridotto a un ammasso di carne e sangue, morì il 16 maggio 1657.
Il culto
I cattolici di Pinsk ne raccolsero il corpo e lo tumularono nella chiesa del Collegio locale; la sua tomba fu da subito meta di pellegrinaggi sia di cattolici che di ortodossi.
La salma incorrotta, nel 1808 fu trasportata a Polzk; nel 1922 i bolscevichi spogliarono il cadavere e la cassa dagli oggetti preziosi e lo depositarono in un museo medico di Mosca. Nel 1923, dietro richiesta del pontefice papa Pio XI al governo russo, fu concesso a gesuiti americani di poter prelevare il corpo incorrotto. Fu allora portato, nel 1924, nella Chiesa del Gesù a Roma e deposto accanto all'altare di san Francesco Saverio.
Pio XII gli dedicò l'enciclica Invicti Athletae Christi, promulgata il 16 maggio 1957 in occasione dei trecento anni dal martirio del santo.
Note | |
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