Chiesa di San Giorgio in Velabro (Roma)
Chiesa di San Giorgio in Velabro | |
Roma, Chiesa di San Giorgio in Velabro | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via del Velabro, 19 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 69797536 |
Posta elettronica | informazione@sangiorgioinvelabro.org |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | rettoria |
Dedicazione | San Giorgio |
Sigla Ordine qualificante | O.S.C. |
Sigla Ordine reggente | O.S.C. |
Fondatore | papa Leone II |
Data fondazione | 682 - 683 |
Architetti |
Giuseppe Valadier (restauro del 1828) Antonio Muñoz (restauro del 1923 - 1926) |
Stile architettonico | Paleocristiano, romanico |
Inizio della costruzione | VII secolo, ultimo quarto |
Completamento | 1923 - 1926 |
Pianta | basilicale |
Materiali | laterizi |
Larghezza Massima | 14,3 m |
Lunghezza Massima | 23 m |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di San Giorgio in Velabro è un edificio di culto di Roma, situato nel centro storico della città, nel rione Ripa, che sorge nei pressi del cosiddetto Arco di Giano e immediatamente accanto all'Arco degli Argentari,
Storia
Dalla fondazione al Medioevo
La chiesa, secondo il Liber Pontificalis, venne edificata per volere di papa Leone II (682-683) nella zona orientale del Foro Boario, detta Velabro,[1] a ridosso dell'Arco degli Argentari, costruito nel 204. A questa epoca, risalirebbe l'attuale forma basilicale dell'edificio: in particolare, sarebbero da datare al 683 buona parte della muratura di facciata, i muri esterni delle due navate e quelli sopra le colonne e le colonne stesse (di spoglio, diverse una dall'altra nella forma, nella lunghezza e nel materiale). Resti dell'edificio del VII secolo sono stati individuati alla base del campanile. Nel VII secolo la chiesa era dedicata a san Sebastiano, soldato romano cristianizzato, il quale, secondo la tradizione, sarebbe stato gettato nella vicina Cloaca Massima dopo aver subito il martirio proprio in questo luogo.
Nell'VIII secolo papa Zaccaria (741-752), di origine greca, con una solenne processione trasportò qui dal Patriarchio Lateranense le reliquie di san Giorgio, soldato martirizzato durante l'impero di Diocleziano (IV secolo). Fu in questa occasione che la chiesa fu intitolata a san Giorgio; in questa epoca la zona divenne sede di una fiorente colonia greca, comprendente i funzionari bizantini che vivevano sul Palatino e i commercianti del Foro Boario.
La presenza di numerose iscrizioni greche dimostrerebbe anche che, tra il IX e il X secolo, la chiesa fosse officiata da monaci greci e che sia stata luogo di loro sepoltura.
Nel IX secolo, per volontà di Gregorio IV (827-844), l'edificio fu sottoposto a un complessivo lavoro di ristrutturazione. A questa epoca, infatti, risalirebbe la ricostruzione dell'abside, del portico originale, della schola cantorum e della sacrestia.[2]
Nel XII secolo, dopo i danneggiamenti subiti nel 1084, durante il sacco dei Normanni, guidati da Roberto il Guiscardo (1015 ca.-1085), fu restaurata e dotata dello splendido campanile romanico, venne rialzato il presbiterio e costruito l'altare con il prezioso ciborio ancora in situ.
Nel 1295 il cardinale Jacopo Caetani Stefaneschi (1270 ca.-1343), intraprese importanti opere di restauro della chiesa, commissionò la decorazione pittorica dell'abside e fece costruire il portico antistante la facciata.
Alla fine del XV secolo il cardinale Raffaele Sansoni Galeotti Riario (1461-1521), durante il pontificato di Sisto IV (1471-1484), intervenne sull'edificio restaurandone la copertura.
Dal Cinquecento a oggi
Nella seconda metà del XVI secolo, a seguito delle indicazioni del Concilio di Trento (1545-1563), furono effettuati ulteriori lavori di ristrutturazione dell'area presbiteriale.
Durante il pontificato di Clemente IX (1667-1669) la chiesa venne dotata di una sacrestia con un ingresso indipendente e fu ristrutturato il portico dotandolo di una pregevole cancellata, tuttora esistente.
Nel XIX secolo, Pio VII (1800-1823) affidò la chiesa alla Confraternita di Santa Maria del Pianto, già officiata dagli Agostiniani Scalzi, che avevano realizzato sulla destra della facciata un ospizio per accogliere i poveri e i pellegrini.
Complessi lavori di restauro della chiesa vennero iniziati nel 1828 da Giuseppe Valadier (1762-1839), proseguirono nel 1837, durante il pontificato di Gregorio XVI (1831-1846) e nel 1869 su commissione di Pio IX (1846-1878).
Nel 1923, il cardinale Luigi Sincero (1870-1936) incaricò Antonio Muñoz (1884-1960) di riportare la chiesa all'originario aspetto romanico, liberandola di tutte le sovrastrutture barocche che ne alteravano l'aspetto. Durante questi lavori, conclusi nel 1926, furono ritrovate preesistenti strutture che ne attestano la fondazione al VII secolo.
Nel 1939, la chiesa fu affidata all'Ordine della Santa Croce, che tuttora la officia.
Il 28 luglio 1993 un attentato terroristico distrusse quasi completamente il portico, danneggiò gravemente il timpano, provocò diversi guasti alla decorazione interna e dissesti statici alle strutture murarie, al campanile e all'annesso convento. Contemporaneamente vi fu un'altra esplosione a San Giovanni in Laterano, presso la facciata settentrionale del transetto: i due attentati, che provocarono 22 feriti, saranno successivamente addebitati alla mafia. I successivi, complessi e scrupolosi, lavori di restauro della chiesa, condotti con l'obiettivo di ripristinare l'aspetto antecedente al crollo, sono terminati il 6 luglio 1996 con riapertura al pubblico, alla presenza del presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro (1918-2012).
La chiesa, attualmente, è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli. Essa è, inoltre, la chiesa stazionale del giovedì dopo le Ceneri, istituita da papa Gregorio II (715-731).
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Giorgio al Velabro istituito nel 590 da papa Gregorio I: l'attuale titolare è il cardinale Gianfranco Ravasi.
Descrizione
Esterno
Facciata
La facciata a capanna si presenta preceduta da un portico, costruito nel XIII secolo, sorretto da quattro robusti pilastri in laterizi: quattro colonne con capitelli ionici e corinzi e una cancellata ne costituiscono il prospetto frontale. Nel fregio, sotto la cornice, vi sono due teste di leoni mentre al di sotto corre un'iscrizione metrica che così recita:
(LA) | (IT) | ||||
« | STEPHANUS EX STELLA, CUPIENS CAPTARE SUPERNA ELOQUIO RARUS VIRTUTUM LUMINE CLARUS EXPENDENS AURUM STUDUIT RENOVARE PRONAULUM. SUMPTIBUS EX PROPRIIS TIBI FECIT, SANCTE GEORGI. CLERICUS HIC CUIUS PRIOR ECCLESIAE FUIT HUIUS: HIC LOCUS AD VELUM PRENOMINE DICITUR AURI. » | « | Stefano dalla Stella, desiderando ottenere l'eternità, parco nell'eloquenza e famoso per luce di virtù, spendendo oro, rinnovò il pronao, con le sue sostanze lo fece per te, o San Giorgio, di cui questo chierico fu priore di questa chiesa, questo luogo presso il Velo nel prenome è detto d'oro. » |
La parte superiore della facciata, coronata da un timpano, è aperta al centro da un oculo.
Sotto il portico si notano due finestre della chiesa originale, oggi tamponate, diversi frammenti archeologici e il portale d'ingresso, costituito da splendide cornici di età romana.
Campanile
Sulla navata sinistra s'imposta lo splendido campanile, costruito nel XII secolo e diviso in cinque ordini da ricorsi di cornici su mensole, che ha i tre piani inferiori con trifore a pilastri, ora cieche, il quarto aperto con trifore a pilastri, mentre l'ultimo piano presenta trifore poggianti su colonnine marmoree e capitelli a stampella.
Interno
L'interno a pianta basilicale a tre navate, divise da una doppia fila di otto colonne di spoglio in granito e marmo pavonazzetto con capitelli ionici e corinzi, recuperate da antichi templi romani. L'aula liturgica presenta un andamento convergente verso l'abside, cosicché la parete di fondo è più stretta rispetto alla facciata.
Presbiterio
Sul presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si notano:
- Altare maggiore (XII - XIII secolo), composto da una lastra con motivi cosmateschi poggiante su quattro colonnine.[3]
- Ciborio (fine del XII secolo), costituito da quattro colonne con capitelli corinzi e un architrave con decorazione musiva su cui una serie di colonnine sostiene la copertura a piramide tronca.
Sotto l'altare, al centro della scalinata che conduce al presbiterio, è posta la confessione, dove sono conservate le reliquie riportate dall'Oriente da papa Zaccaria: la testa di san Giorgio, la sua spada e un brandello dello stendardo.
Abside
Il catino absidale è decorato con uno splendido dipinto murale raffigurante:
- Gesù Cristo benedicente tra san Giorgio, la Madonna, san Pietro e san Sebastiano (1293-1295), affresco, attribuito a Pietro Cavallini:[4] l'opera è stata per secoli attribuita a Giotto, mentre oggi gli studiosi l'hanno riferita al celebre pittore romano per le affinità stilistiche con gli affreschi conservati nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere del medesimo artista.
Curiosità
Nel 1968, il regista britannico Michael Anderson ha girato nella chiesa alcune scene del film drammatico L'uomo venuto dal Kremlino con protagonisti Anthony Quinn e Laurence Olivier.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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