Libri sapienziali

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Miniatura del Libro dei Proverbi, Folio 188 verso, Bibbia carolingia, IX secolo

I Libri Sapienziali si trovano nell'Antico Testamento, ed esprimono la sapienza del popolo d'Israele. Molti di essi si presentano in forma poetica.

Elenco

Sono sapienziali in senso stretto cinque libri:

  1. il Libro di Giobbe: risponde alla domanda sul perché della sofferenza
  2. il Libro dei proverbi: raccolta di massime, regole di comportamento e proverbi popolari
  3. il Qoelet o Ecclesiaste: riflessione sul senso della vita
  4. il Libro della Sapienza: cos'è e come si acquisisce la Sapienza
  5. il Siracide o Ecclesiastico: insegnamenti morali e considerazioni sulla condizione dell'uomo

A questi si aggiungono talora erroneamente altri due, che però non sono opere sapienziali, né per genere letterario, né per contenuto:

  1. i Salmi: la raccolta delle preghiere d'Israele
  2. il Cantico dei Cantici: poemetto che canta l'amore di Dio attraverso le immagini dell'amore tra un uomo e una donna

La sapienza nell'oriente antico

La letteratura sapienziale ebbe una ricca produzione in tutto l'Oriente antico. Lungo tutta la sua storia, l'Egitto ha prodotto i Sebayt. In Mesopotamia, a partire dall'epoca dei Sumeri, sono state attestate composizioni di proverbi, favole, poemi sulla sofferenza, del tipo del libro di Giobbe.

Sono stati trovati testi sapienziali anche a Ugarit; la Sapienza di Achichar, proveniente da ambienti assiri, si diffuse quasi dappertutto nell'area del Vicino Oriente, anche tradotta in aramaico.

Il genere sapienziale

Il genere letterario sapienziale è caratterizzato da un tipo di espressione ben preciso, che si sviluppa attraverso frasi brevi, con l'andamento dei nostri proverbi.

È un genere letterario funzionale all'insegnamento. L'autore, un saggio, intende normalmente insegnare agli altri, e specialmente ai giovani, l'arte del vivere. Ha davanti a sé la sua società, con strutture che ritiene più o meno immutabili, e guida gli uomini ad adeguarsi a queste strutture, allo scopo di ottenere il massimo successo possibile. Gli scritti sapienziali sono pertanto raccolte che hanno per oggetto l'operare bene in funzione del vivere bene, della gioia, del successo.

L'intonazione delle opere sapienziali è in genere ottimista. Si fondano sul presupposto che chi mette in pratica i consigli da esse impartiti giungerà sicuramente al successo a cui aspira. In realtà non tutte sono così semplicistiche. Non sfuggiva ai saggi che il successo e la felicità non sempre si possono costruire con l'applicazione di certe regole; anzi, spesso il successo e la felicità erano ben lontani, e ciò nonostante la buona volontà e la corretta applicazione dei precetti. Ciò portò a una meditazione più profonda e meno pretenziosa. Nacquero opere che ponevano il problema dell'ingiustizia con cui gli dei trattavano gli uomini.

Questo tipo di meditazione, caratterizzata dal fatto di concentrarsi sull'uomo e sul suo destino, trascende il genere letterario sapienziale vero e proprio, tanto sarebbe errato definire i libri sapienziali solo in base al genere letterario. A titolo di esempio, il Libro di Giobbe rientra malamente nello schema classico della letteratura sapienziale.

Le singole opere sapienziali sono difficilmente riconducibili a schemi fissi: ognuna ha la sua individualità. Ciò è vero per le opere sumeriche, per quelle egizie, per quelle ebraiche. Ogni autore ha la sua personalità, e in base ad essa, oltre che in base al luogo e al tempo in cui vive, scrive. È quindi necessario distinguere accuratamente il genere letterario, cioè lo stile, e le conclusioni a cui ogni autore giunge. Certe idee, poi, sono tipiche di luoghi ed epoche particolari, e solo conoscendo l'ambiente vitale in cui l'opera nasce si possono trarre conclusioni precise sulla stessa.

Epoca

Cronologicamente i libri sapienziali ebraici sono tutti di redazione postesilica.

Fa eccezione il Libro dei Proverbi, che contiene parti molto antiche, e quello di Giobbe, che utilizza e riscrive antiche storie.

Canonicità

I libri sapienziali sono canonici.

Il Siracide e il Libro della Sapienza, rispettivamente nati nel II e nel I secolo a.C., non appartengono al canone palestinese dell'Antico Testamento; il Concilio di Trento li pone tra i canonici, ma tale riconoscimento non è generale tra le confessioni cristiane, e pertanto dal XVI secolo in poi sono detti deuterocanonici.

Bibliografia
Voci correlate