Ottaviano Maria Sforza
Ottaviano Maria Sforza Patriarca | |
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Età alla morte | 68 anni |
Nascita | 1477 |
Morte | Venezia 1545 |
Ordinazione presbiterale | in data sconosciuta |
Nominato vescovo | 23 ottobre 1497 |
Consacrazione vescovile | in data sconosciuta |
Elevazione a Patriarca | 20 maggio 1541 |
Incarichi ricoperti |
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Collegamenti esterni | |
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Ottaviano Maria Sforza (1477; † Venezia, 1545) è stato un patriarca italiano.
Cenni biografici
Ottaviano Maria nacque nel 1477, figlio postumo del duca Galeazzo Maria Sforza e di Lucia Marliani, sua favorita. Con l'assassinio del duca il 26 dicembre 1476, la Marliani fu privata di tutti i beni a lei donati. Ottaviano nacque dunque verosimilmente presso la casa del legittimo marito di Lucia, Ambrogio Raverta.
Da giovanissimo venne indirizzato alla carriera ecclesiastica. Nel marzo del 1496 divenne chierico, ottenendo poco dopo la dispensa pontificia al suo stato di figlio naturale necessaria per ottenere benefici ecclesiastici. Fu subito nominato protonotario apostolico e ottenne le rendite di sant'Alessandro a Melzo e di san Dalmazio di Paderno (Bergamo), mentre Ludovico il Moro tentava di ottenere per lui tutti i benefici del defunto cardinale Bernardino Lonati. A soli 22 anni venne nominato vescovo di Lodi nel 1497 da papa Alessandro VI.
Continuò a risiedere prevalentemente a Roma, ove rimase sino al dicembre del 1511 quando si unì a Matteo Schiner, cardinale di Sion, nella campagna militare voluta da Giulio II contro i francesi. Il 20 giugno 1512 entrò a Milano in rappresentanza di Massimiliano Sforza, figlio del Moro, e della Lega santa. Resse la città con discreto successo e aspirando al trono ducale, aprì trattative con Venezia e gli Svizzeri. Ma Ottaviano fu accanto al nuovo duca nel suo ingresso a Lodi e quindi a Milano. L'instabile situazione politica alimentò le tensioni tra il vescovo e il nipote duca. A ogni modo, all'indomani della vittoria di Novara, Ottaviano Sforza guidò il rientro degli sforzeschi a Milano.
Ancora oggetto dei sospetti del duca, il presule fu imprigionato il 21 maggio 1515 e rilasciato il 6 giugno dopo essere stato torturato. Fu quindi condotto dagli svizzeri oltralpe e una volta rilasciato decise di non tornare a Milano e si rifugiò nuovamente a Roma.
Dopo la battaglia di Marignano e la riconquista del Ducato da parte francese, Francesco I di Francia richiese a Leone X la sua sospensione dalla sede lodigiana, mitigata da uno scambio con Gerolamo Sansoni[1] dal quale ottenne il vescovado di Arezzo il 19 dicembre 1519 e dal mantenimento di una pensione di 500 scudi sull'episcopato lombardo.
Con la riconquista di Milano da parte sforzesca il 20 novembre 1521, Ottaviano tentò di rientrare a pieno titolo in possesso del vescovado di Lodi, ma l'operazione riuscì solo parzialmente tra il 1527 e il 1533. Lasciò il vescovado di Arezzo nel 1524.
Nel luglio del 1529, nell'ambito delle ultime fasi dello scontro tra il nipote duca Francesco II Sforza e Carlo V, fu condannato per ribellione con pena di confisca, revocata il 17 agosto in seguito agli accordi tra gli Sforza e gli imperiali.
All'indomani della morte dell'ultimo duca di Milano, stando al cardinale Jean du Bellay, in accordo con i veneziani Sforza tentò di sostenere il nipote illegittimo Giovanni Paolo Sforza nella successione del Ducato di Milano. I due erano attesi a Roma a fine novembre del 1535, ma il più giovane dei pretendenti Sforza morì a Firenze il 6 dicembre.
Nel 1540 papa Paolo III lo nominò vescovo di Terracina, Sezze e Priverno, ma già il 20 maggio 1541 fu elevato al patriarcato alessandrino. Salvo brevi soggiorni a Lodi, lo Sforza visse stabilmente a Venezia dove teneva corte, frequentata tra gli altri da Pietro Bembo e Bernardo Capello, circondato da diversi colti esuli milanesi.
Prototipo di ecclesiastico rinascimentale, fu protagonista non del tutto secondario della vita politica e culturale italiana del primo Cinquecento, ebbe una figlia naturale, Lucrezia, già attestata nel 1508. Nel 1515 fu dotata dal padre, in vista del matrimonio con Francesco di Giovanni Gonzaga nipote del marchese di Mantova.
Morì agli inizi di marzo del 1547 in Cannaregio, parrocchia di S. Marziale, Venezia.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Lodi | Successore: | |
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Carlo Pallavicino | 1497 - 1499 | Claudio di Seyssel (amministratore apostolico) |
I |
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Claudio di Seyssel (amministratore apostolico) |
1512 - 1519 | Gerolamo Sansoni | II |
Predecessore: | Vescovo di Arezzo | Successore: | |
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Girolamo Sansoni | 1519 - 1525 | Francesco Minerbetti |
Predecessore: | Vescovo di Terracina, Sezze e Priverno | Successore: | |
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Alessandro Argoli | 1540 - 1545 | Ottaviano Raverta |
Predecessore: | Patriarca titolare di Alessandria | Successore: | |
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Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora | 1541 - 1545 | Giulio Cesare Gonzaga |
Note | |
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Bibliografia | |
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