Marco Barbo
Marco Barbo Cardinale | |
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Età alla morte | 70 anni |
Nascita | Venezia 22 aprile 1420 |
Morte | Roma 2 marzo 1491 |
Sepoltura | Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio (Roma) |
Ordinazione presbiterale | non si hanno informazioni |
Nominato vescovo | 14 novembre 1455 da papa Callisto III |
Consacrazione vescovile | non si hanno informazioni |
Creato Cardinale |
18 settembre 1467 da Paolo II (vedi) |
Cardinale per | 23 anni, 5 mesi e 14 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Marco Barbo (Venezia, 22 aprile 1420; † Roma, 2 marzo 1491) è stato un cardinale e vescovo italiano.
Cenni biografici
Nacque a Venezia, sul principio del 1420, da Marino di ser Marco e da Filippa della Riva. Nipote di Ludovico Barbo e lontano parente di Pietro. che divenne papa col nome di Paolo II, apparteneva a famiglia che, pur di nobili origini, era di assai modeste condizioni. Dell'infanzia e della giovinezza non ci è pervenuta alcuna notizia, per cui ignoriamo quali siano stati i suoi maestri e quali studi abbia compiuto prima di intraprendere la carriera ecclesiastica; sappiamo soltanto che il 20 novembre 1438 egli venne presentato dal padre all'ufficio degli avogadori.
Marco divenne Maestro di casa del cardinale Pietro Bardo e nel 1449 divenne suo procuratore per l'abbazia premostratense dei santi Severo e Martirio[1] presso Orvieto.
Episcopato
Protonotario apostolico e canonico della cattedrale di Padova nel 1455 fu nominato vescovo di Treviso da papa Callisto III. Egli pose la sua residenza nella diocesi e la governò personalmente fino al 1464, quando Paolo II lo trasferì a Vicenza. Si rendeva intanto vacante il patriarcato di Venezia, e il Senato della Repubblica, sembra aver proposto al Bardo di assumerne il governo, ma egli rifiutò. A Vicenza la sua permanenza fu breve, perché Paolo II lo volle a Roma al suo fianco; tuttavia non rinunciò alla sua diocesi e ne affidò l'amministrazione al vescovo di Feltre Angelo Fasolo[2].
Da questo momento la sua vita e l'attività fu strettamente legate alle vicende del papato; Paolo II ebbe in lui piena fiducia e si valse della sua opera nel governo della Chiesa. Alla morte del cardinale camerlengo, Ludovico Trevisano, il papa, anziché dargli un successore, tenne l'ufficio nelle sue mani, giovandosi della collaborazione di prelati a lui fedeli; così nel 1465 il B. fu designato commissarius specialiter deputatus per molti e importanti affari, ed esercitò tale funzione durante tutto il pontificato di Paolo II.
Nel 1465 Paolo II, che aveva udito molte inquietanti informazioni sui cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, nominò una commissione, di cui faceva parte anche il nostro, per assistere alla Congregazione Generale dei Cavalieri. Dopo la presentazione di un dettagliato rapporto sullo stato finanziario dei Cavalieri, il 14 febbraio 1466 il pontefice emanò una bolla Quamvis ex Commisso, che conteneva un'analisi dei problemi e gettava le basi di una riforma dell'Ordine. Al vescovo Marco Barbo fu assegnato il Priorato Romano dell'Ordine in commendam.
Cardinalato
Fu creato cardinale presbitero nel concistoro del 18 settembre 1467, anche se sembra che il papa lo avrebbe voluto cardinale già nel primo concistoro del 1464. Ricevette il titolo di San Marco, lasciato vacante proprio dal papa.
Poco prima della sua morte, Paolo II trasferì il Bardo da Vicenza al patriarcato di Aquileia, che il papa aveva tenuto per sé dopo la morte del cardinale Ludovico Trevisano; anche lui fu costretto a ricorrere a un vicario, per l'amministrazione del patriarcato, dato che le sue responsabilità non gli consentivano di lasciare la curia romana.
Alla morte di Paolo II Barbo partecipò al conclave del 1471, che elesse papa Sisto IV (Francesco della Rovere) il 7 agosto 1471. Questi, il 22 dicembre di quell'anno, lo nominò legato pontificio in Germania, Ungheria e Polonia, per convincere l'imperatore Federico III d'Asburgo e il popolo cristiano nei suoi domini per combattere i turchi ottomani. Il 21 febbraio dell'anno seguente Barbo lasciò Roma. Essendo stato assente da Roma per due anni dopo la morte di papa Paolo, al suo ritorno ne commissionò la tomba a Mino da Fiesole, che la completò nel 1477 nell'antica basilica di San Pietro; di cui frammenti sono conservati nei Musei Vaticani.
Barbo tornò a Roma il 26 ottobre 1474. Dotato di diverse abbazie in commendam, tra cui abbazia di Rosazzo, nel novembre 1452, fu eletto camerlengo del Collegio cardinalizio per l'anno 1478. Fu nominato cardinale vescovo della sede suburbicaria di Palestrina da papa Sisto IV in successione al cardinale Angelo Capranica il 6 novembre 1478, dove restaurò la cattedrale.
Le sue abilità diplomatiche disinnescarono le tensioni partigiane che si stavano accumulando a Roma prima del conclave del 1484. Per un prezzo, si assicurò Castel Sant'Angelo da Girolamo Riario[3] e convinse sia la fazione degli Orsini che quella dei Colonna ad evacuare la città, lasciando il conclave in sicurezza e pace. Durante il conclave, Barbo fu uno di quelli considerati papabili, e ricevette dieci voti al primo scrutinio; aveva però un nemico nel cardinale Rodrigo Borgia, che si opponeva alla sua candidatura. L'elezione di papa Innocenzo VIII fu un compromesso raggiunto tra i cardinali Giuliano della Rovere e Rodrigo Borgia (poi papa Alessandro VI) per bloccare la candidatura del cardinale di San Marco, e fu accompagnata da transazioni simoniache.
Col nuovo pontefice fu in ottimi rapporti; nel 1484 ottenne in commenda il priorato benedettino di sant'Angelo di Rosario nella diocesi di Foligno e, l'anno seguente, la chiesa romana di santa Balbina con tutti gli edifici annessi. Egli non ebbe timore di esortare il papa a reggere con più zelo e fermezza le sorti della Chiesa, a curare maggiormente gli interessi ecclesiastici e religiosi, trovando rimedio ai difetti della curia; ma, quando gli fu concesso, preferì soggiornare lontano da Roma, a Palestrina, a Zagarolo o altrove.
Ebbe in commenda il priorato conventuale di san Giacomo il Maggiore[4] di Pontida nella diocesi di Bergamo, che, nonostante gli ostacoli oppostigli da Venezia riguardo al possesso dei beni, visitò personalmente nel 1487 e in cui introdusse i monaci della congregazione di santa Giustina, per ovviare alla assenza di disciplina ecclesiastica.
Morte
Morì il 2 marzo 1491 nella residenza di san Martinello ad limina apostolorum (oggi scomparsa), dove, sentendo prossima la fine, si era voluto trasferire. Fu inumato nella cappella del SS. Sacramento della sua sede di san Marco e sulla tomba venne posta una semplice iscrizione che egli stesso aveva ordinato.
Il suo testamento non è giunto fino a noi: si sa tuttavia che i cardinali Oliviero Carafa, Jean Balue e Francesco Nanni Todeschini Piccolomini, intimi amici del Bardo e suoi esecutori testamentari, dovettero ricorrere al papa, perché i debiti, le spese dei funerali, i compensi ai familiari e i vari legati superavano il patrimonio ereditario; egli infatti, da vivo, aveva distribuito ai poveri larga parte delle sue rendite e i suoi beni si riducevano a pochi denari, alle gioie pontificali ed alla biblioteca. Innocenzo VIII concesse che si attribuissero alla sua eredità, a partire dal giorno della morte, tutti i frutti di un anno dei benefici da lui posseduti, compresi quelli del vescovato di Palestrina e del patriarcato di Aquileia.
Iscrizione
Epitaffio. |
MARCVS BARBVS CARDINALIS S. MARCI
PATRIARCHA AQVILEIENSIS |
Successione degliu incarichi
Predecessore: | Abate commendatario di Rosazzo | Successore: | |
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Gabriele Condulmer | 1453 – 1470 | Pietro Dandolo |
Predecessore: | Vescovo di Treviso | Successore: | |
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Marino Contarini[5] | 14 novembre 1455 - 17 settembre 1464 | Pietro Foscari |
Predecessore: | Vescovo di Vicenza | Successore: | |
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Pietro Barbo | 17 settembre 1464 - 18 marzo 1470 | Giovanni Battista Zeno |
Predecessore: | Gran Priore di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta[6] | Successore: | |
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Troilo di Montemelino | 7 marzo 1466 - 13 novembre 1471 | Cencio Orsini |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Marco | Successore: | |
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Pietro Barbo | 2 ottobre 1467 – 2 marzo 1491 Titolo presbiterale in commendam dal 6 novembre 1478 |
Lorenzo Cybo de Mari |
Predecessore: | Patriarca di Aquileia | Successore: | |
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Ludovico Scarampi Mezzarota | 18 marzo 1470 - 2 marzo 1491 | Ermolao Barbaro il Giovane |
Predecessore: | Camerlengo del Collegio Cardinalizio | Successore: | |
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Oliviero Carafa | 9 gennaio 1478 - 8 gennaio 1479 | Giuliano della Rovere |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Palestrina | Successore: | |
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Angelo Capranica | 6 novembre 1478 - 2 marzo 1491 | Jean Balue |
Note | |
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