San Flaviano di Costantinopoli
San Flaviano di Costantinopoli Patriarca · Martire | |
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Santo | |
Morte | Lidia 17 febbraio 449 |
Consacrazione vescovile | 446 |
Incarichi ricoperti | Patriarca ecumenico di Costantinopoli |
Venerato da | Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa |
Ricorrenza | 17 febbraio |
Altre ricorrenze | 24 novembre a Giulianova (Puglia) |
Santuario principale | Duomo di Giulianova |
Patrono di | Giulianova, Conversano, Diocesi di Recanati, Recanati, Torano Nuovo, Basciano, Barisciano |
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Nel Martirologio Romano, 17 febbraio, n. 6:
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San Flaviano di Costantinopoli († Lidia, 17 febbraio 449) è stato un vescovo e patriarca greco. Secondo la sua agiografia, fu martirizzato nel 449 in Lidia, dopo essere stato deposto e aggredito durante il secondo Concilio di Efeso.
Vita e martirio
Della giovinezza di Flaviano non si hanno notizie. La sua storia inizia con la sua ascesa a vescovo di Costantinopoli nel 446.
Nel 448 inizia la disputa teologica tra il monaco Eutiche, di dottrina monofisita e quella di Nestorio, il quale difende la presenza in Cristo non di una compresenza, ma dell'unità non sostanziale ma solo morale di due status: quello divino ha trovato accoglienza in quello umano.
Nel 449 Flaviano si trova a presiedere il secondo Concilio di Efeso. Prima dello svolgimento del concilio, Papa Leone I inviava a Flaviano, assieme a due suoi legati, una lunga lettera, il cosiddetto Tomus ad Flavianum, in cui esprimeva la propria contrarietà verso le dottrine di Eutiche.
Durante le fasi del Concilio, però, il monofisismo, trovando l'appoggio dell'imperatore Teodosio II, ebbe la meglio tra i padri conciliari, tanto che il patriarca Dioscoro di Alessandria ottenne la deposizione di quei teologi che appoggiavano il nestorianesimo.
La seduta si svolse nella violenza e Flaviano, strenuo difensore della duplice natura umana e divina di Cristo, venne aggredito, deposto dalla carica e condannato all'esilio in Lidia, dove morì tra terribili sofferenze.
La riabilitazione
Morto Teodosio II, la sorella Pulcheria andò in sposa al senatore Marciano, che diviene imperatore. Ella intervenne facendo riportare a Costantinopoli le spoglie di Flaviano, allo scopo di scongiurare le offese dei seguaci di Eutiche e le depose nella chiesa dei Santi Apostoli.
Nel 451 si tenne il Concilio di Calcedonia, nel quale, letta l'epistola censurata di Papa Leone I, venne condannato il monofisismo, vennero esiliati Eutiche e Dioscoro e venne ritirata la scomunica al papa di Roma. Infine, tutta l'assemblea ritirò le accuse contro Flaviano, che venne venerato per la sua santità e per il suo martirio.
Culto
Secondo una tradizione, le spoglie di San Flaviano vennero imbarcate per volere dell'imperatrice Galla Placidia per essere inviate a Ravenna. Durante il tragitto in mare, la nave, forse dopo una tempesta, approdò, senza equipaggio, sulla costa di Castrum Novum Piceni, l'odierna Giulianova (Diocesi di Teramo-Atri), che da quel momento prese il nome di Castel San Flaviano. Il giorno dell'approdo è tradizionalmente fissato al 24 novembre. Sulle sponde venne costruito un grande tempio dedicato al Santo Patriarca e i suoi resti vennero collocati in un'arca di marmo. All'arricchimento del tempio, oggi non più esistente, contribuirono personaggi illustri come Carlo Magno.
Oggi, le reliquie del santo sono custodite nel Duomo di Giulianova, in un'urna rinascimentale in oro e argento. Nella città adriatica, di cui è patrono da secoli, gli si tributa la festa il 24 novembre, giorno dell'arrivo delle spoglie.
San Flaviano è molto venerato in Abruzzo ed è patrono anche di Conversano, feudo di cui il conte di Giulianova, Giulio Antonio Acquaviva d'Aragona, entrò in possesso nel Quattrocento. È compatrono della città di Recanati e della sua diocesi, che, come Conversano, custodisce una reliquia del Santo Patriarca prelevata dai suoi resti mortali conservati a Giulianova.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Patriarca di Costantinopoli | Successore: | |
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Proclo | 446-449 | Anatolio |
Bibliografia | |
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