Sant'Ilario di Poitiers
Sant'Ilario di Poitiers Vescovo | |
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Santo | |
Padre e Dottore della Chiesa | |
Sant'Ilario di Poitiers | |
Età alla morte | circa 52 anni |
Nascita | Poitiers 315 ca. |
Morte | Poitiers 367 |
Ordinazione presbiterale | 353 |
Consacrazione vescovile | 354 |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Poitiers |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 13 gennaio |
Attributi | Bastone pastorale |
Patrono di | Parma |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 13 gennaio, n. 1:
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Sant'Ilario di Poitiers (Poitiers, 315 ca.; † Poitiers, 367) è stato un vescovo, teologo e filosofo latino di Pictavium (attuale Poitiers), padre e dottore della Chiesa dal 1821. Fu un apprezzato scrittore di teologia, esegesi e di inni. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalla Comunione anglicana. È patrono della città di Parma.
Biografia
Di famiglia agiata, ricevette una solida formazione letteraria, ben riconoscibile nei suoi scritti. Nato nel paganesimo, Ilario come egli stesso racconta, aveva cercato a lungo la verità, con una ricerca filosofica che lo mise in contatto con varie correnti di pensiero tra cui il neoplatonismo. Questo avrebbe poi fortemente influenzato il suo pensiero anche una volta convertitosi al Cristianesimo. La ricerca di una risposta al suo interrogativo sul fine dell'uomo lo portò alla scoperta della Bibbia, in cui finalmente trovò quello che cercava.
Nobile proprietario terriero, quando si convertì era già ammogliato e padre di una bambina, Abre, che amava teneramente. Fu battezzato verso il 345 e eletto Vescovo della sua città di Pictavium (Poitiers) intorno al 353-354.
La sua prima opera, il Commento al Vangelo di Matteo è il più antico commento in lingua latina che ci sia pervenuto di questo Vangelo. Nel 356 Ilario assiste come Vescovo al Concilio di Béziers, dominato dai vescovi ariani, che negavano la divinità di Gesù Cristo, concetto questo che Ilario invece difendeva. I vescovi ariani chiesero all'imperatore Costanzo la condanna all'esilio del Vescovo di Poitiers. Così Ilario fu costretto a lasciare la Gallia durante l'estate del 356 e fu mandato in esilio in Frigia, attuale Turchia.
Qui Ilario si trovò a contatto con un contesto religioso totalmente dominato dall'arianesimo. Anche lì la sua sollecitudine di Pastore lo spinse a lavorare strenuamente per il ristabilimento dell'unità della Chiesa, sulla base della retta fede formulata dal Concilio di Nicea. Questa esperienza fu provvidenziale per il vescovo di Poitiers: nei cinque anni trascorsi in Frigia ebbe modo di imparare il greco, di scoprire Origene e la grande produzione teologica dei Padri orientali, ampliando e approfondendo le sue conoscenze teologiche, che gli procurò una documentazione di prima mano, per il libro che gli ha valso il titolo di dottore della Chiesa
A questo scopo egli avviò la stesura della sua opera dogmatica più importante e conosciuta da lui intitolata De Fide adversus Arianos poi chiamata De Trinitate La Trinità. In essa Ilario espone il suo personale cammino verso la conoscenza di Dio e si preoccupa di mostrare che la Scrittura attesta chiaramente la divinità del Figlio e la sua uguaglianza con il Padre, non soltanto nel Nuovo Testamento, ma anche in molte pagine dell'Antico, dove già appare il mistero di Cristo. Di fronte agli ariani egli insiste sulla verità dei nomi di Padre e di Figlio e sviluppa tutta la sua teologia trinitaria partendo dalla formula del Battesimo donataci dal Signore stesso: «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Nel 360 o nel 361 Ilario poté finalmente tornare dall'esilio in patria e subito riprese l'attività pastorale nella sua Chiesa, ma l'influsso del suo magistero si estese di fatto ben oltre i confini di essa. Un sinodo celebrato a Parigi nel 360 o nel 361 riprende il linguaggio del Concilio di Nicea.
Alcuni autori antichi pensano che questa svolta antiariana dell'episcopato della Gallia sia stata in larga parte dovuta alla fortezza e alla mansuetudine del Vescovo di Poitiers.
Negli ultimi anni di vita egli compose ancora i Trattati sui Salmi, un commento a cinquantotto Salmi, interpretati secondo il principio evidenziato nell'introduzione dell'opera:
« | Non c'è dubbio che tutte le cose che si dicono nei Salmi si devono intendere secondo l'annunzio evangelico, in modo che, qualunque sia la voce con cui lo spirito profetico ha parlato, tutto sia comunque riferito alla conoscenza della venuta del Signore nostro Gesù Cristo, alla sua incarnazione, passione e regno e alla glori e potenza della nostra risurrezione» » |
Opere
Di sant'Ilario restano degli scritti esegetici e teologici e alcuni inni.
- De Trinitate dove difende la consustanzialità del "Figlio" con il "Padre", in opposizione all'idea ariana. Questa opera, basata su fonti greche, resta originale nel mondo latino.
- Inni, ritrovati nel 1887, di argomento dottrinale.
Altre opere:
- Contra Arianos vel Auxentium Mediolanensem liber
- Contra Constantium Augustum liber
- Commentarius in Evangelium Matthaei
- Tractatus super Psalmos (opera molto influenzata da Origene).
Le sue opere vennero pubblicate da Erasmo da Rotterdam a Basilea nel 1523, 1526 e 1528.
Predecessore: | Vescovo di Poitiers | Successore: | |
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Sant'Agone | 349 - 367 | Pascenzio |
Fonti | |
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Bibliografia | |
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