San Massimiano di Ravenna
San Massimiano di Ravenna Arcivescovo | |
---|---|
Santo | |
Maestranze ravennati, San Massimiano di Ravenna (part. da L'imperatore Giustiniano e suo seguito), 540-547 ca., mosaico; Ravenna, Basilica di San Vitale | |
Nascita | Pola 498 ca. |
Morte | Ravenna 22 febbraio 556 |
Consacrazione vescovile | 546 da Vigilio |
Incarichi ricoperti | Arcivescovo metropolita di Ravenna-Cervia |
Ricorrenza | 22 febbraio |
Attributi | croce |
Nel Martirologio Romano, 22 febbraio, n. 4:
|
San Massimiano di Ravenna (Pola, 498 ca.; † Ravenna, 22 febbraio 556) è stato il primo arcivescovo di Ravenna, dal 546 al 556.
Dati biografici
Dalla città natale dell'Istria (attuale Croazia), dove era stato ordinato diacono, giunse a Ravenna quando questa fu riconquistata dall'esercito bizantino di Giustiniano.
Già diacono della Chiesa di Pola, consacrato a Patrasso da papa Vigilio su richiesta di Giustiniano e insignito del titolo di arcivescovo, svolse le funzioni di Primate d'Italia e di custode dell'ortodossia politico-religiosa a Ravenna, in assenza di papa Vigilio da Roma e del vescovo Dazio da Milano.
Per la crescente importanza di questo antico porto romano la città venne dichiarata arcidiocesi e Massimiano ne divenne primo arcivescovo tra il 546 e il 556 nonché uno dei principali rappresentanti del potere imperiale bizantino in Occidente.
Una delle prime preoccupazioni di Massimiano fu quella di cancellare le ultime tracce di arianesimo professato dagli sconfitti Ostrogoti.
Il racconto del ritrovamento di un tesoro sotterraneo da parte del presule lascia trapelare la sua notevole disponibilità di denaro, che gli consentì di attuare grandi opere monumentali, per cui egli si configura come un vescovo costruttore[1]. In tal senso portò a termine due magnifiche chiese: la Basilica di San Vitale, dedicata nel 546 e quella di Sant'Apollinare in Classe, dedicata nel 549. In entrambe curò personalmente la realizzazione dei celebri mosaici.
- In San Vitale egli stesso è ritratto accanto all'imperatore Giustiniano, con il suo nome scritto a caratteri cubitali, unico tra i personaggi rappresentati nella scena; indossa una tunica bianca con bande nere e un pallio dorato; nella mano destra tiene una croce gemmata; seguono due diaconi che indossano tuniche bianche con bande nere; reggono l'uno un evangeliario e l'altro un turibolo.
- In Sant'Apollinare in Classe, Massimiano fece ritrarre i vescovi Severo, Orso, Ecclesio ed Ursicino.
Attuò una ricognizione delle reliquie dei suoi predecessori, in particolare di Apollinare di cui promosse e divulgò la stesura definitiva della Passio, inoltre fece collocare in vescovado i ritratti dei vescovi che ne avevano disposto l'ampliamento.
Le sue attività si estesero a tutta l'Italia, di cui a tutti gli effetti fu primate durante le lunghe assenze forzate da Roma di papa Vigilio, e i suoi sforzi furono incentrati in particolar modo sul ripristino dell'armonia e dell'unità all'interno delle Chiese divise dallo scisma dei Tre Capitoli. Il suo biografo Agnello ebbe a descriverlo anche come pastore che "accoglieva gli stranieri, richiamava coloro che cadevano in errore, dava ai poveri ciò di cui necessitavano e consolava i sofferenti".
Mantenne sempre stretti rapporti con la corte imperiale bizantina. Ne è riprova la magnifica Cattedra vescovile, fatta costruire per lui a Costantinopoli, dono munifico di Giustiniano. Essa era composta in origine da ventisei pannelli d'avorio scolpito, rappresentanti due cicli narrativi distinti. La ricchezza della decorazione e la rarità del materiale impiegato la rendono un esemplare eccezionale di scultura paleocristiana in avorio. Si conserva nel Museo Arcivescovile di Ravenna.
Opere
Fu autore di una cronaca ravennate, oggi perduta, ma a suo tempo utilizzata dal cronista Agnello.
Curò una raccolta di formule liturgiche da cui forse è derivato il Sacramentario Leoniano.
Predecessore: | Arcivescovo di Ravenna | Successore: | |
---|---|---|---|
Vittore | 546-556 | Agnello |
Note | |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |