Rachele

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Rachele
Personaggio dell'Antico Testamento
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al secolo {{{alsecolo}}}
battezzata
ERRORE in "fase canonizz"
moglie di Giacobbe
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Giambattista Tiepolo, Rachele nasconde gli idoli (1718), affresco; Udine, Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte {{{età}}} anni
Nascita Paddan-Aram (Mesopotamia)
Morte Efrata (Betlemme, Palestina)
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Sepoltura
Appartenenza
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerata da Chiesa cattolica
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Ricorrenza 24 dicembre
Altre ricorrenze 30 settembre, 12 maggio
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Patrona di Madri che hanno perso un figlio
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Consorte

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Rachele (Paddan-Aram (Mesopotamia); † Efrata (Betlemme, Palestina), ...), è una delle due mogli di Giacobbe, la prediletta del suo sposo. Figlia minore di Làbano, fratello di Rebecca, appare nei capitoli 29-35 del Libro della Genesi.

Il nome deriva dall'ebraico Rāḥēl, che significa pecorella del Signore, quindi mite, per cui, secondo la tradizione, i figli di Giacobbe e di Rachele avrebbero dato origine agli allevatori di ovini.

Nella Genesi

Dopo che Giacobbe, figlio di Isacco e di Rebecca, prediletto di quest'ultima, ha rubato la primogenitura al fratello Esaù, e il fratello vuole vendicarsi, viene mandato dal padre, su consiglio di Rebecca, dallo zio Làbano, per trovarsi là una moglie del proprio casato (Gen 27,41-28,5 ).

In Mesopotamia, presso Carran, Giacobbe incontra Rachele, figlia dello zio, e se ne innamora; non potendo offrire un dono al futuro suocero secondo le usanze matrimoniali di allora, lavorò per lui sette anni. Ma Làbano, volendo sistemare dapprima la figlia maggiore Lia, la sera del matrimonio sostituisce questa a Rachele; Giacobbe è così costretto a lavorare altri sette anni per sposare Rachele.

Lia, posposta dal marito, che sempre preferì Rachele, si vendica della sorella deridendone l'infecondità (Gen 29 )[1]. Rachele ha consolazione dai figli che la sua schiava Bila, che per lei partorisce Dan e Neftali, e che, a norma delle usanze dell'epoca, vengono considerati suoi figli[2].

Alla fine Dio ha pietà di Rachele e le "apre il seno", cosicché ella partorisce Giuseppe (Gen 20,22-24 ).

La tomba di Rachele, nelle vicinanze di Betlemme. In realtà il luogo della sepoltura di Rachele sarebbe presso Rama

Alla partenza di Giacobbe dalla Mesopotamia, Rachele non sa separarsi dalle statuette degli dèi penati (Gen 31,34-35 ).

Nell'ingresso in Palestina, Rachele con suo figlio appare ancora la prediletta di Giacobbe, che le assegna il posto più sicuro nella carovana (Gen 33,2 ).

Rachele muore dando alla luce il suo secondogenito, Beniamino (Gen 35,16-19 ), durante il tragitto da Betel a Efrata, ossia nelle vicinanze di Rama[3], e non a Betlemme, come ha il testo attuale (Gen 35,19 ) in seguito a una glossa antichissima, e lì viene sepolta.

In Geremia

Il nome di Rachele compare in Ger 31,15 .

Il senso letterale del passo di Geremia è incerto[4].

In ogni caso il pianto di Rachele è in Geremia dovuto alla triste sorte dei suoi discendenti.

Nel Nuovo Testamento

La glossa di Betlemme, insieme alla tradizione di una tomba di Rachele vicino a quella cittadina, ha spinto l'evangelista Matteo ad applicare alla strage degli innocenti (Mt 2,18 ) il patetico versetto di Ger 31,15 sul pianto di Rachele. Il destino doloroso delle tribù deportate è per il primo evangelista una profezia della triste sorte dei bambini di Betlemme.

Nell'arte

Fra le opere di maggior rilievo storico-artistico, che la raffigurano, si ricorda:

Note
  1. Il racconto fa pensare che la sterilità di Rachele sia voluta da Dio per punire l'ingiusta preferenza di Giacobbe.
  2. L'usanza è testimoniata e riconosciuta già nel Codice di Hammurabi.
  3. Cfr. 1Sam 10,2 ; Ger 31,15
  4. Angelico Poppi, Sinossi dei quattro Vangeli. Introduzione e commento, EMP, Padova 1990, ISBN 8870269698, p. 68.
Bibliografia
Voci correlate