Unzione degli infermi

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Rogier Van der Weyden, Pala dei sette Sacramenti (part. Estrema unzione), 1445; Anversa, Koninklijk Museum

L'Unzione dei Malati o Unzione degli Infermi è il Sacramento istituito da Cristo per unire a sé e confortare i malati, per vincere in loro il potere della malattia, del peccato e della morte.

In passato era detta, in maniera impropria, Estrema Unzione[1], e per questo, nella mentalità popolare, è associato alla paura della morte.

Fondamento biblico

La Bibbia testimonia che l'olio veniva usato per lenire le piaghe (Is 1,6 ; Lc 10,34 )[2]. Secondo Lev 14,10-32 sui lebbrosi guariti si praticavano unzioni con olio come riti di purificazione

L'unzione con l'olio, soprattutto l'unzione dei re, era segno esterno dell'elezione divina, ed era accompagnata dall'irruzione dello Spirito, che prendeva possesso dell'eletto (1Sam 10,1-6;16,13 ). Questo legame tra unione e Spirito è all'origine del simbolismo fondamentale dell'olio nel sacramento dell'Unzione degli infermi.

Un altro elemento da tener presente è il fatto che, nella mentalità biblica, sofferenza e peccato si mescolano fra di loro: la presenza di quella viene vista come conseguenza di questo, non tanto nei singoli casi, ma come situazione generale dell'umanità (cfr. Rm 5,12 ).

Gesù e gli apostoli

Gesù visse un'intensa attività taumaturgica, guarendo ogni sorta di malattie e risuscitando persino i morti.

Questo stesso potere Gesù conferisce ai suoi discepoli:

« Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. »

Si dice poi che gli apostoli realizzavano l'opera della guarigione attraverso l'olio: "scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano" (Mc 6,13 ). È tutto l'insieme da tenere presente: non è solo l'ungere con l'olio che guarisce, come se fosse una medicina prodigiosa, ma soprattutto l'accettazione dell'annuncio salvifico del Vangelo.

Le guarigioni operate dai discepoli sono il segno che il Regno di Dio è all'opera nella storia: la malattia e la morte vengono finalmente vinte, anche se solo parzialmente e come prefigurazione della restaurazione finale, quanto tutte le negatività non esisteranno più (Ap 21,4 ).

La testimonianza di Giacomo

La Lettera di Giacomo indica nella preghiera e nell'unzione con olio fatta dai presbitero sui malati il cammino della salvezza e del perdono dei peccati per l'infermo:

« Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. »

Giacomo riferisce qui una prassi assai nota nella Chiesa Apostolica, e perciò non si dilunga nel descriverne i particolari.

L'invocazione del nome di Gesù non è una forma di pronunciare una formula magica, ma indica la sorgente da cui i presbiteri attingono il loro potere di guarigione: la presenza del Cristo Risorto[3].

Il brano di Giacomo ricorda le ultime parole del Risorto agli apostoli:

« E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno. »

Il rito liturgico indicato da Giacomo non è che la istituzionalizzazione di quest'ultimo mandato di Gesù ai suoi apostoli[4].

Gli effetti dell'unzione sono da considerare unitariamente nel duplice risvolto materiale e spirituale, per quel profondo rapporto tra corpo e spirito testimoniato in tutta la Rivelazione.

Giacomo insiste sulla dimensione della fede ("la preghiera fatta con fede"), per sottolineare che tutto assume valore nella dimensione della fede: non si tratta né di magia né di psicologia, l'unzione sacra ha per virtù divina il potere di "salvare" il malato. E la prima salvezza va proprio al corpo ("il Signore lo rialzerà": il verbo è quello dell'alzarsi dal letto).

La seconda salvezza è la liberazione dal peccato. Poiché la malattia è una conseguenza del peccato, l'unzione fatta nel nome del Signore realizza la salvezza del malato: lo fa partecipare alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, sia mediante la guarigione, sia mediante la fortezza nell'affrontare la morte.

Il testo di Giacomo presenta l'unzione con tutti gli elementi per essere considerata un vero e proprio Sacramento: i ministri (i presbiteri), i destinatari (i malati), gli elementi materiali (unzione) e spirituali (preghiera) del rito, gli effetti da raggiungere (salute materiale e remissione dei peccati), il presupposto di ogni Sacramento (la fede).

Storia del Sacramento

Come sacramento dei moribondi l'unzione degli infermi fu valorizzata solo dal X secolo, anche se la tradizione più antica risale alla benedizione dell'olio degli infermi di cui parla Ippolito di Roma nel 215.

Il dogma di questo sacramento fu definito nel Concilio di Trento contro i riformatori (Denzinger 1694-1700 e 1716-1719).

Teologia del Sacramento

La teologia ha sempre considerato la malattia come una manifestazione corporea dell'essere soggetti alla morte. Per questo il primo Sacramento necessario a vivere in comunione con Cristo è l'Eucaristia. Tuttavia la realtà ultima della comunione con Cristo trova nel sacramento dell'Unzione degli infermi una più chiara intensificazione di ciò che esso designa.

La Chiesa chiama infatti il sacramento dell'Unzione degli infermi anche compimento del Sacramento della Penitenza (Denzinger 1694). Ciò avviene perché l'effetto dell'Unzione è quello di dare alla malattia di chi riceve il Sacramento la forma della vittoria di Cristo che ha sconfitto infermità e morte in quanto conseguenze ed espressioni del peccato. Così, grazie alla buona disposizione di chi riceve il Sacramento, la sua malattia viene trasformata in situazione di salvezza, che porterà l'infermo all'effettiva guarigione e salvezza, in modo del tutto indipendente dall'esito della malattia stessa.

L'effetto spirituale del Sacramento dipende dalla disposizione del malato. Nel malato che dice il suo di fede all'unzione, in quanto battezzato che appartiene alla comunità dei fedeli, e nell'azione della Chiesa che partecipa al Sacramento nella preghiera, si realizza un'immagine escatologica: la Chiesa si manifesta come colei che, con la fiaccola accesa, mentre sulla terra cala il buio della morte, va incontro allo Sposo che viene.

Dottrina liturgica e prassi attuale

Il Concilio Vaticano II (1962-1965) così la definisce:

« Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei sacerdoti, tutta la chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta ad unirsi spontaneamente alla passione e morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio»
(LG 11)

La Costituzione apostolica Sacram Unctionem infirmorum (30 novembre 1972), in linea con il Concilio Vaticano II ha stabilito che:

« Il sacramento dell'Unzione degli infermi viene conferito ai malati in grave pericolo, ungendoli sulla fronte e sulle mani con olio debitamente benedettoolio di oliva o altro olio vegetale – dicendo una sola volta:
Per questa santa Unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo e, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi»

Se in passato ci può essere stata un'accentuazione di questo Sacramento come ultimo atto prima della morte, oggi esso è visto nella luce della vicinanza di Cristo al malato e al sofferente.

Il Compendio del Catechismo afferma: "Questo Sacramento consente talvolta, se Dio lo vuole, anche il recupero della salute fisica". Il Catechismo elenca tra gli effetti del sacramento "il recupero della salute, se ciò giova alla salvezza spirituale".

La Chiesa cattolica lo amministra a chi è malato gravemente, cioè a chi versa in pericolo di morte per malattia o vecchiaia.

Ministro del sacramento sono il vescovo e il presbitero.

La Chiesa predilige la celebrazione comunitaria, nella quale la comunità cristiana intera prega per i suoi membri malati.

Riferimenti conciliari

Il Concilio Vaticano II si è espresso intorno al Sacramento dell'Unzione degli infermi in vari documenti:

Note
  1. In latino extrema unctio aveva il significato di ultima unzione, nel senso che seguiva le altre unzioni sacramentali, cioè quelle del Battesimo, della Cresima, dell'Ordine Sacro.
  2. Colomban Lesquivit, Marc-François Lacan (1971), c. 797.
  3. il termine Signore (Kyrios) rimanda al Cristo glorioso.
  4. Settimio Cipriani (1988), p.1588.
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni