Apologetica
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È detta apologetica quella parte della teologia che ha lo scopo di verificare e difendere razionalmente la credibilità della fede, dimostrando l'origine divina della Rivelazione cristiana. Si distingue dalla apologia, che è la difesa di un particolare argomento, avvenimento o individuo: alcuni studiosi, vista la somiglianza fra i due termini, hanno proposto di sostituire il termine "apologetica" con locuzioni quali prove cristiane o difesa della religione cristiana, per evitare qualsiasi confusione.
L'apologetica argomenta a partire dalla ragione naturale per dimostrare in modo universale l'insieme della religione cattolica, provando che essa dipende da una rivelazione soprannaturale. È detta anche Teologia fondamentale.
Oggettività dell'apologetica
Affinché l'azione dell'apologetica sia efficace, essa deve tassativamente sottostare a criteri di rigore assoluto: ogni ricerca deve essere verificata e documentata, poiché un'apologia entusiasta, ma priva di solide basi, produrrebbe l'effetto opposto di quello cercato, cioè il discredito delle teorie presentate. Inoltre, per quanto sopra esposto, l'apologetica non deve mai cadere nell'errore di credersi un teorema dall'esito obbligato; questa disciplina porta ragioni per credere e per confermare una scelta possibile e libera, ma non può obbligare nessuno a credere. Solo a queste condizioni sono possibili la lealtà e l'oggettività che caratterizzano le opere apologetiche più importanti. In caso contrario, se si potesse "dimostrare" la fede, avremmo conoscenza e non più fede.
Sviluppo storico
Da Gesù Cristo a Maometto
La prima apologetica si trova nella stessa rivelazione neotestamentaria e si propone — anche se non come obiettivo primario — di mostrare che Gesù Cristo, in quanto il Messia promesso, è morto e risuscitato "secondo le Scritture", sottolineando il valore di prova costituito dalla risurrezione: i primi cristiani erano quindi forniti di elementi per non ricadere nel giudaismo e per sentire la loro fede come solidamente fondata.
« | Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. » (3,15-16 ) |
A partire dal II secolo, si sviluppa la letteratura propriamente apologetica; i testi di questo periodo si possono distinguere in base ai destinatari:
- le autorità civili, per ottenerne la tolleranza verso i cristiani;
- i giudei e i pagani, perché abbandonino i loro errori e si convertano;
- i cristiani stessi, perché non siano messi in difficoltà radicali dalle obiezioni e professino con coraggio la loro fede.
Fra gli autori di questi scritti si annoverano, fra altri:
- nel II secolo san Giustino, Atenagora, l'Anonimo della Lettera a Diogneto;
- nel III secolo Tertulliano, Clemente Alessandrino e Origene;
- nel IV secolo Arnobio, Lattanzio ed Eusebio di Cesarea;
- nel V secolo Teodoreto di Ciro e sant'Agostino, la cui opera è continuata dai discepoli Orosio e Salviano;
- nel VI secolo i papi Leone Magno e Gregorio Magno.
Da Maometto a Lutero
Dopo la nascita e l'affermazione dell'Islam, gli scritti apologetici hanno presenti non solo i giudei e i pagani, uomini di cultura ellenistica, ma anche i musulmani. Operano così, in Oriente, san Giovanni Damasceno e Teodoro Abu Qurrah, mentre in Occidente vedono la luce gli scritti di sant'Isidoro di Siviglia. Procedendo negli anni, si ricordano:
- nell'XI secolo, san Pier Damiani;
- nel XII secolo, Ruperto di Deutz e Pietro il Venerabile.
- nel XIV secolo, Raimondo Martini, il beato Raimondo Lullo e Ricoldo da Montecroce. È dello stesso periodo la fondamentale Summa contra gentiles di san Tommaso d'Aquino, nota anche come Sulla verità della fede cristiana contro gli errori dei non credenti;
- nel XV secolo, Georgios di Propezon, Juan Torquemada, Dionigi Certosino e Gerolamo Savonarola con Il trionfo della croce.
Da Lutero al Concilio Vaticano I
I cattolici, a partire dal Cinquecento, si trovano impegnati in importanti dispute teologiche contro i protestanti: gli scritti apologetici devono quindi tener conto di questi nuovi destinatari. Fra le opere più importanti, ancora una volta in ordine cronologico:
- nel XVI secolo, Sulla verità della fede cristiana, dell' umanista Juan Luis Vives;
- nel XVII secolo, Les trois veritès, in cui Pierre Charron affronta a viso aperto atei, non cristiani e protestanti. La coeva opera di Blaise Pascal si contraddistingue per l'antirazionalismo: difatti la fede, nell'ottica cattolica, è ragionevole, non razionalista. A questo proposito è degna di nota una deriva razionalistica che si produce nel gesuita Miguel de Elizalde, il quale tenta una dimostrazione quasi matematica della Rivelazione;
- nel XVIII secolo, gli scritti di sant'Alfonso Maria de' Liguori. In questo periodo, dalla reazione all'ateismo sempre più violento e diffuso, nasce il metodo dell'approccio graduale, che sostiene in primo luogo le verità della teologia naturale, poi la possibilità e la necessità della Rivelazione, infine il fatto stesso della Rivelazione; metodo iniziato in Francia, poi sviluppato in Germania, quindi portato ad alto grado di elaborazione dal domenicano Pietro Maria Gazzaniga;
- nel XIX secolo, contro il razionalismo illuministico, si situano in Francia i lavori di Joseph de Maistre, Louis de Bonaid e François-René de Chateaubriand, in Spagna quelli di Jaime Balmes e Juan Donoso Cortes, in Belgio quelli del cardinale Victor Deschamps, in Germania gli scritti di Bruno Liebermann e Johann Sebastian Drey, in Italia quelli del gesuita Giovanni Perrone e di Emiliano Avogadro della Motta, in Inghilterra del cardinale John Henry Newman, mentre negli Stati Uniti vedono la luce le opere di Orestes Brownson e del cardinale James Gibbons.
Dal Vaticano I ad oggi
Il ritrovato equilibrio dottrinale fra razionalismo e fideismo a opera del concilio Vaticano I fornisce nuovi strumenti all'apologetica, che si può riproporre con successo in veste neoscolastica, ma non ne impedisce la crisi: il pensiero cattolico si trova a confrontarsi con le forti ideologie liberali e marxiste e, anche a causa di ragioni storico-politiche (le violente ondate anticattoliche che si sviluppano in Francia ed Italia, ad esempio), non riesce a sviluppare una reazione appropriata. La crisi si approfondisce nel Novecento e raggiunge il suo apice nel turbolento periodo successivo al concilio Vaticano II, quando ne viene addirittura messa in dubbio l'utilità da ampi settori della cultura di matrice cattolica.
Il punto di svolta che segna una rinascita (l'ennesima) dell'apologetica può essere individuato nel libro Ipotesi su Gesù, di Vittorio Messori, uscito nel 1976; gli ultimi anni vedono infatti un rinnovato interesse su questo tema, a cui si dedicano figure intellettuali (Antonio Livi, Eugenio Corti, Antonio Socci, Rino Cammilleri, per citarne solo alcune) e periodici specializzati. Lo stesso pontificato di Giovanni Paolo II ha ribadito fermamente il tema del connubio fede-ragione (si veda l'enciclica Fides et Ratio), che, nel rifiuto del fideismo (rifiuto tipico della prospettiva cattolica), è alla base dell'apologetica.
Ambiti e obiettivi dell'apologetica
L'apologetica non trae la sua ragione di essere dal bisogno della difesa contro le contrarie impugnazioni della incredulità (ruolo negativo), anche se questo non può essere trascurato, bensì dalla necessità di dare una base razionale alla fede dei credenti (ruolo positivo). Essa dovrebbe esistere anche se, per ipotesi, tutti gli uomini nel mondo fossero cattolici. L'apologetica possiede un oggetto formale proprio, usa argomenti di valore oggettivo e assoluto; la sua azione si muove su tre livelli:
- Il primo è l'ambito strettamente religioso che riguarda Dio. A questo riguardo, l'apologetica afferma che l'uomo, sia pure con fatica, è in grado di conoscere con certezza l'esistenza di Dio, grazie all'uso della ragione: un classico esempio sono le cinque vie proposte da san Tommaso d'Aquino. Ciononostante, come ribadisce lo stesso Tommaso sulla scia, tra gli altri, di Sant'Agostino, va sottolineato come la ragione non sia sufficiente - è necessaria la Rivelazione - per sapere chi sia questo Dio.
- Il secondo livello concerne la credibilità storica del Cristianesimo, in particolare del Vangelo, a partire dalla reale esistenza di Gesù Cristo per concludere alle prove della ragionevolezza e della attendibilità storica dei fatti che gli sono attribuiti nel Nuovo Testamento. A questo proposito, il compito dell'apologetica è identificare ed esporre tutti i motivi che conducono la ragione dell'uomo a ritenere credibile il racconto evangelico, anche e soprattutto nella sua dimensione storica e fattuale (ad esempio, facendo riferimento all'esegesi e all'archeologia).
- Il terzo campo riguarda la santità, la verità, l'unicità della Chiesa cattolica. L'apologetica, ancora una volta con gli strumenti dell'indagine storica, vuole dimostrare che solo la Chiesa cattolica, che ha nel Papa il suo capo visibile, corrisponde e perpetua nel tempo la Chiesa voluta ed edificata da Gesù Cristo sull'apostolo Pietro.
Apologetica e teologia dogmatica
L'apologetica è solitamente vista come una delle due branche della scienza dogmatica, insieme alla vera e propria teologia dogmatica che ne rappresenta la parte più consistente. La differenza di base fra le due discipline concerne il tipo di ascoltatore a cui si rivolgono:
- la teologia dogmatica (così come la teologia morale) si rivolge soprattutto a chi è già cattolico, e presuppone la fede: concerne infatti un ambito filosofico-deduttivo che ha come premesse l'autorità divina (la Rivelazione) e quella ecclesiastica (l'interpretazione della Tradizione);
- l'apologetica, invece, basandosi prevalentemente su dati storici e "positivi", non presuppone l'accettazione dei dogmi individuati dalla Chiesa cattolica; ha come intento quello di condurre alla possibilità di credere.
Ruolo del miracolo
Oltre alle altre strade summenzionate (esegesi, ricerche archeologiche e storiche), vi è un argomento apodittico, certo, primario della dimostrazione apologetica: è il miracolo nella sua triplice specie - fisico, intellettuale, morale.
Il miracolo è una testimonianza divina in prova della credibilità della dottrina rivelata, è il sigillo divino che autentica l'origine soprannaturale della religione cattolica. E poiché Dio, verità infinita, non può attestare la falsità, la prospettiva cattolica conclude la credibilità di una rivelazione garantita anche da un solo miracolo. La dimostrazione per il miracolo può essere così schematizzata:
- la storia assicura con certezza morale che sono stati compiuti fatti straordinari da Dio per attestare l'origine divina e rivelata della religione cattolica;
- la scienza prova con certezza fisica che questi fatti non sono naturali;
- la filosofia dimostra con certezza metafisica che Dio non può essere testimone di una falsità.
Seguendo il ragionamento precedente, l'apologetica conclude che la religione cattolica è dunque divina e rivelata, e conseguentemente può essere ragionevolmente creduta.
Resta, tuttavia, il fatto che la fede non si basa tanto sui miracoli, quanto sulla accettazione della credibilità delle parole: la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo (Rom 10,17).
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