Chiesa Cattolica in Slovacchia

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Chiesa cattolica in Slovacchia
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Anno 2006
Cristiani
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Cattolici 4 milioni
Battezzati
Popolazione 5,4 milioni
Dati su Catholic hierarchy
Categoria:Chiesa cattolica in Slovacchia
Una caratteristica chiesa in legno: San Luca Evangelista a Brežany, nella regione di Šariš

La Chiesa Cattolica in Slovacchia rappresenta la principale religione del paese. I battezzati di Rito romano sono circa il 70% della popolazione, a cui si aggiunge un altro 4% di cattolici di rito bizantino.

Storia

L'evangelizzazione

I primi missionari cristiani giunsero in Slovacchia dalla Germania e precisamente da Passavia sotto il regno di Mojmír I, all'inizio del IX secolo. Tuttavia, la cristianizzazione di queste terre non si completerà che in seguito all'opera missionaria dei Santi Cirillo e Metodio.

Durante l'impero della Grande Moravia

L'istituzione della gerarchia ecclesiastica in Slovacchia risale ai tempi della sua evangelizzazione. L'importanza della presenza gerarchica era stata intuita dal principe Rastislav, sovrano dell'impero della Grande Moravia, che nell'anno 861 decise di porre termine all'influenza dei Franchi nella Grande Moravia e richiese al Papa l'invio di insegnanti che potessero formare il clero locale. Il Papa non rispose e Rastislav si rivolse all'imperatore bizantino Michele III, che inviò i Santi Cirillo e Metodio, provenienti da Salonicco. A Metodio si deve l'erezione di una Diocesi indipendente a Nitra nell'880, che fu subito posta sotto l'autorità del Papa.

Medioevo e dominazione ungherese

La gerarchia dell'Impero della Grande Moravia non sopravvisse alla caduta dello Stato slavo, che segnò l'ingresso del territorio della Slovacchia nell'orbita ungherese. Attorno all'anno 1000 furono erette in Ungheria dieci Diocesi. Buona parte del territorio slovacco era compreso nelle Diocesi più settentrionali, quella di Strigonio e quella di Eger.

La colonna dell'Immacolata a Košice

Tra Cinquecento e Seicento si accumularono tensioni con i protestanti, che spesso sfociarono in aperte lotte, di cui è evidente la coloritura politica. L'alta nobiltà fedele agli Asburgo difese il Cattolicesimo, mentre la nobiltà subalterna fu propensa ad un Regno d'Ungheria indipendente è più incline ad abbracciare la Riforma protestante. Segno tangibile di queste lotte rimangono le colonne dedicate alla Vergine Maria, con la doppia funzione di colonna votiva eretta dopo guerre e pestilenze e di affermazione di cattolicità contrapposta alle critiche protestanti verso il culto dei Santi. Ancor oggi evangelici e luterani sono gruppi presenti in Slovacchia.

Nel Settecento vennero erette le Diocesi di Banská Bystrica (suffraganea di Strigonio), di Spiš e di Rožňava (suffraganee di Eger). All'inizio dell'Ottocento si aggiunse la Diocesi di Košice, suffraganea anch'essa di Eger. Molto spesso i titolari di queste Diocesi non erano slavi, ma appartenevano all'aristocrazia magiara o tedesca.

Sempre nell'Ottocento venne eretta in Slovacchia la prima circoscrizione cattolica di Rito bizantino, l'Eparchia di Prešov. Inizialmente strettamente collegata all'Eparchia di Mukačeve nella Rutenia subcarpatica, formava con essa un'unica Chiesa. Soltanto più tardi si differenziò dalla Chiesa rutena dando origine ad una Proporia Chiesa sui iuris, la Chiesa greco-cattolica slovacca. A differenza delle Diocesi latine, l'Eparchia di Prešov aveva e ha ancora oggi una composizione etnica compatta, con clero e fedeli ruteni.

La Chiesa della Santa Croce sul Calvario di Prešov

Alcune tradizioni e consuetudini sono tuttora comuni alla Slovacchia e all'Ungheria: fra queste forse la più evidente è la presenza dei Calvari, Sacri Monti dedicati alla Passione di Cristo e con funzioni anche cimiteriali. Sono diffusi anche in Polonia e Lituania. Vi si svolgono le processioni della Via Crucis. I Calvari si trovano sulle colline, in prossimità di quasi tutte le città principali: Bratislava, Trnava, Nitra, Banská Bystrica, Košice e Prešov sono esempi notevoli.

La Cecoslovacchia fra le guerre mondiali

Prima della caduta dell'Impero austro-ungarico la Slovacchia non costituiva una Provincia ecclesiastica, poiché le Diocesi slovacche erano tutte suffraganee delle Arcidiocesi ungheresi. All'epoca la Slovacchia era considerata dagli ungheresi parte integrante dell'Ungheria, tanto che veniva denominata geograficamente Alta Ungheria. Questo problema era complicato dal fatto che quasi tutte le alte cariche ecclesiastiche (Vescovi, canonici, decani, cappellani papali) erano appannaggio di magiari o di slovacchi magiarizzati.

Il governo del nuovo Stato cecoslovacco, costituito dopo la prima guerra mondiale, su pressione del presidente statunitense Wilson, il 28 ottobre 1918 dal Concilio Nazionale Cecoslovacco a Praga e riconosciuto successivamente dai Trattati di pace di Saint Germain e del Trianon, volle procedere ad una rapida demagiarizzazione che coinvolse anche la Chiesa cattolica. Emblematico il caso del Vescovo di Nitra Viliam Batthyány, che si dimise ed emigrò in Ungheria, dove morì nel 1923. Anche i Vescovi di Banská Bystrica e di Spiš emigrarono in Ungheria, mentre quello di Rožňava era morto nel 1920. Solo a Košice rimase un Vescovo ungherese.

La Santa Sede si rese conto della mutata situazione politica e Benedetto XV nel Concistoro segreto del 13 novembre 1920 nominò tre Vescovi slovacchi, lasciando provvisoriamente Rožňava sede vacante. I tre Vescovi furono consacrati nelle stessa cerimonia a Nitra il 13 febbraio 1921 dal Nunzio apostolico in Cecoslovacchia Clemente Micara.

Tuttavia, una buona parte dell'Arcidiocesi di Strigonio si trovava ora in territorio cecoslovacco e ciò rese necessaria l'erezione di un'Amministrazione apostolica con sede a Trnava e anche in questo caso fu eletto un Amministratore apostolico slovacco.

Di fatto la presenza di Amministratori apostolici a Trnava, Rožňava e Košice, rendeva queste Diocesi immediatamente dipendenti dalla Santa Sede, con una più larga autonomia dalle Metropolie ungheresi.

L'istituzione formale di una Provincia ecclesiastica slovacca indipendente avvenne il 2 febbraio 1928 in occasione della sottoscrizione di un Modus vivendi tra Cecoslovacchia e Santa Sede. Nel 1937 i confini delle Diocesi slovacche furono adattati anche ai confini tra Austria e Slovacchia.

Jozef Tiso e la Prima repubblica slovacca

Il 14 marzo 1939 il Parlamento slovacco dichiarò all'unanimità l'indipendenza della Slovacchia dalla Cecoslovacchia e il giorno successivo le truppe tedesche di Hitler invasero Praga e la zona Ceca della Cecoslovacchia.

Jozef Tiso, sacerdote cattolico, fu Primo ministro della Slovacchia indipendente dal 14 marzo 1939 fino al 26 ottobre 1939, quando divenne Presidente della Repubblica Slovacca fino al 1945. Nel frattempo – fin dal 1º ottobre – era pure Presidente del Partito del Popolo slovacco.

L'indipendenza della Slovacchia fu in realtà illusoria, nel senso che il paese era in realtà uno Stato vassallo della Germania nazista, cui fin dal 23 marzo 1939 restò vincolato da un Trattato di protezione. Ma agli slovacchi non importava tanto aderire al nazismo quanto rendersi indipendenti da Praga e dal dominio dei cechi, popolo di diversa etnia slava, derivazione culturale tedesca e consolidate radici religiose riformiste Hussite.

Il Governo slovacco, in cui i tedeschi avevano infiltrato diversi ministri di fede nazista, su pressione di Hitler, approvò una legislazione antisemita, il cui esempio principale è rappresentato dai 270 articoli del cosiddetto codice ebraico del 9 settembre 1941. In base a tale normativa gli Ebrei in Slovacchia non potevano essere proprietari di beni immobili o beni di lusso, erano esclusi dagli incarichi pubblici e dalle libere professioni, non potevano partecipare ad eventi sportivi o culturali, erano pure esclusi dalle scuole secondarie e dalle università e dovevano indossare in pubblico la stella di Davide.

Tiso, in qualità di sacerdote si oppose sempre apertamente e pubblicamente alla violenza antisemita dei nazisti e riuscì a dare protezione agli ebrei slovacchi, salvandone molti dal genocidio e dalla soluzione finale. Le deportazioni di ebrei dalla Slovacchia iniziate nel marzo 1942, furono bloccate nell'ottobre dello stesso anno, quando fu chiaro che gli Ebrei nei lager non venivano "soltanto" costretti ai lavori forzati ma brutalmente uccisi, e vi furono proteste pubbliche in tutta la Slovacchia.

La Slovacchia fu così il primo Stato nell'orbita della Germania nazista a fermare le deportazioni. Tra l'ottobre 1942 e l'ottobre 1944, la Slovacchia fu persino un luogo dell'ultima speranza per gli ebrei dei paesi vicini che vi si rifugiavano.

All'inizio delle deportazioni imposte dai nazisti, Tiso aveva stabilito che non si dovevano considerare ebrei e, dunque non si potevano deportare tutti quelli che avevano chiesto il battesimo prima del 1939. Un gesto in aperta opposizione alla politica razziale nazista, per la quale l'appartenenza alla razza ebraica era indipendente dall'adesione ad altre religioni. Oltre agli ebrei convertiti al Cattolicesimo erano salvi dalle deportazioni anche i componenti non convertiti delle loro famiglie e anche gli ebrei che avevano contratto matrimonio con i cristiani. Tiso inoltre creò la categoria degli slovacchi (ebrei compresi) che svolgevano lavori o professioni essenziali per la vita del Paese, la cui deportazione avrebbe danneggiato gravemente l'economia slovacca, tutti questi cavilli permisero a Tiso di escludere dalle liste dei perseguibili diverse migliaia di ebrei[1].

Purtroppo l'insurrezione dell'ottobre del 1944, provocò un pesante intervento militare tedesco, con l'occupazione nazista della Slovacchia e la pesante ripresa delle deportazioni degli ebrei, tanto che alla fine della guerra erano rimasti in Slovacchia solo 300 ebrei, per lo più salvati da amici cattolici che li avevano nascosti rischiando la vita.

Per ristabilire la verità occorre chiarire che quella non fu una vera insurrezione di popolo ma piuttosto un'operazione politica condotta dall'Armata Rossa sovietica, che paracadutò consistenti truppe alle quali si unirono pochissimi comunisti slovacchi (infatti la Slovacchia era un paese prevalentemente agricolo e senza industrie in cui, in mancanza di una classe operaia, l'ideologia comunista era praticamente inesistente, diversamente dalla vicina Cechia). Il regime comunista che nel 1948 si insediò in Cecoslovacchia celebrerà questa insurrezione in toni epici, ma in realtà per la Slovacchia fu una tremenda iattura come commentò lo storico Milan Stanislav Ďurica:

« L’insurrezione non liberò la Slovacchia dalle ingerenze dei tedeschi ma, al contrario, provocò l’occupazione militare da parte di questi; non rovesciò il governo di Bratislava ma lo rese ancor più debole di fronte alla prepotenza tedesca; ridusse il Paese a zona di operazioni belliche della Wehrmacht e dell’Armata Rossa. I danni materiali e spirituali provocati da quella presunta "gloriosa insurrezione", in realtà tesa a preparare il futuro regime comunista, furono incalcolabili(...). »
(Milan Stanislav Ďurica)

Dopo la seconda guerra mondiale

Il Seminario di Nitra, l'unico Seminario in funzione in Slovacchia durante il comunismo.

Dopo la Seconda guerra mondiale la Cecoslovacchia fu riunificata nuovamente e vi fu instaurato un regime comunista (nonostante gli accordi di Yalta fra Churchill, Stalin e Roosevelt, che prevedevano il ricadere della Cecoslovacchia nell'area di influenza Occidentale). Iniziò una feroce persecuzione religiosa anticattolica, molte Diocesi rimasero a lungo vacanti, i sacerdoti e i Vescovi furono detenuti per lunghi periodi e sottoposti a stretta vigilanza, spesso accusati di attività antistatale. Alcuni di loro trovarono la morte in carcere, come il Beato Pavel Peter Gojdič, Eparca di Prešov. La Chiesa greco-cattolica venne ufficialmente proibita e nel 1950 fu convocato un Sinodo illegittimo che ne sancì l'adesione al Patriarcato di Mosca. Molti cattolici di rito bizantino passarono in questo periodo al rito romano, mentre tutte le proprietà della Chiesa greco-cattolica furono trasferite alla Chiesa Ortodossa.

La Chiesa cattolica reagì costituendo la cosiddetta Chiesa clandestina, che riusciva a mantenere i contatti con la Santa Sede e a limitare l'influenza dell'associazione filogovernativa Pacem in terris. Quest'associazione era un tentativo del governo comunista di controllare e addomesticare la Chiesa cattolica cecoslovacca. I suoi esponenti erano generalmente Vicari capitolari delle Diocesi vacanti e la Santa Sede non volle mai nominarli Vescovi. I Vescovi venivano invece ordinati in segreto. Emblematica è la figura del Vescovo Ján Chryzostom Korec, a lungo detenuto, che solo con la caduta del regime poté avere la sede di Nitra e più tardi la porpora cardinalizia. Il Cardinale Agostino Casaroli fu in questo periodo il paziente regista della Ostpolitik vaticana e compì due visite in Cecoslovacchia nel 1967 e nel 1975.

La colonna mariana della peste nella piazza centrale di Banská Bystrica, fu spostata nel 1964, perché giudicata imbarazzante per il capo di Stato sovietico Nikita Sergeevič Chruščëv che doveva tenere un discorso nella piazza. Ora è stata ricollocata nella posizione originaria.

Una parziale intesa con il regime si trovò sull'istituzione della Provincia ecclesiastica slovacca, sancita da papa Paolo VI con la Costituzione apostolica Praescriptionum sacrosancti del 30 dicembre 1977, con la quale si divideva definitivamente l'Amministrazione apostolica di Trnava dall'Arcidiocesi di Strigonio, erigendo l'Arcidiocesi di Trnava e con la Costituzione apostolica Qui divino che sanciva finalmente la nascita della Provincia ecclesiastica. Entrambe le costituzioni furono rese pubbliche nella Cattedrale di Trnava dall'Arcivescovo di Praga Cardinale František Tomášek il 6 luglio 1978.

La fine del Regime comunista e la Slovacchia indipendente

Il regime comunista si disgregò con la Rivoluzione di Velluto del novembre-dicembre 1989. Il Parlamento cecoslovacco il 25 novembre 1992 votò a favore della divisione della nazione in Repubblica Ceca e Slovacchia a partire dal 1º gennaio 1993, (unico caso in Europa di divisione di uno Stato avvenuta pacificamente). Questi eventi politici diedero alla Chiesa cattolica slovacca nuova libertà. Si sono potuti nominare i Vescovi nelle sedi vacanti, si sono potuti riaprire i Seminari diocesani (durante il comunismo era in funzione un solo Seminario in tutta la Slovacchia), i beni della Chiesa greco-cattolica furono restituiti e le antiche radici religiose degli slovacchi tornarono alla luce.

L'indipendenza slovacca del 1993 ha facilitato ancor più questa rifioritura, in quanto i cattolici costituiscono ora la maggioranza della popolazione (74 %), mentre nella vicina Cechia sono minoranza (26,8 %). In questo clima si colloca la Costituzione apostolica Pastorali quidem permoti con la quale Giovanni Paolo II ha voluto stabilire una seconda provincia ecclesiastica in Slovacchia, rendendo Košice Arcidiocesi metropolitana, avente come suffraganee Spiš e Rožňava.

Altri tangibili segni di attenzione di Giovanni Paolo II furono le sue tre visite apostoliche (1990, 1995 e 2003) in Slovacchia, di cui toccò tutte le diocesi, le porpore cardinalizie concesse a Jozef Tomko nel 1985 e a Ján Chryzostom Korec nel 1991, la canonizzazione dei Martiri di Košice (1995) e le beatificazioni di Metod Dominik Trčka (2001), Pavel Peter Gojdič (2001) e Vasiľ Hopko (2003).

Il 10 maggio 2000 è stata inaugurata a Ružomberok un'Università cattolica, sotto la guida della Conferenza episcopale slovacca. Sono presenti le facoltà di teologia, filosofia, pedagogia e medicina.

Il 20 gennaio 2003 con il Concordato tra Slovacchia e Santa Sede è stato eretto un Ordinariato militare.

Nei primi mesi del 2008 papa Benedetto XVI ha proceduto ad una riorganizzazione delle circoscrizioni ecclesiastiche slovacche. Il 30 gennaio l'Eparchia di Prešov è divenuta un'Arcieparchia metropolitana, l'Esarcato apostolico di Košice è stato elevato ad Eparchia ed è stata eretta l'Eparchia di Bratislava. Il 14 febbraio l'Arcidiocesi di Bratislava-Trnava è stata divisa nelle due Arcidiocesi di Bratislava e di Trnava, di cui la prima è sede metropolitana. Inoltre, è stata eretta la Diocesi di Žilina e le Diocesi di Nitra e Banská Bystrica sono state interessate da rilevanti variazioni territoriali.

Organizzazione ecclesiastica

Diocesi cattoliche di rito romano in Slovacchia
Diocesi della Chiesa greco-cattolica slovacca

Chiesa cattolica di rito romano

Chiesa greco-cattolica slovacca

Nunziatura apostolica

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Note
  1. Vittorio Messori, Presidente e prete calunniato, Rivista "Il Timone" dell'aprile 2006, pag.64|[1]
Bibliografia
  • Agostino Casaroli, Il martirio della pazienza, Einaudi, 2000
Voci correlate
Collegamenti esterni