Chiesa di San Tommaso in Formis all'Arco di Dolabella (Roma)
Chiesa di San Tommaso in Formis all'Arco di Dolabella | |
---|---|
Roma, Chiesa di San Tommaso in Formis | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via San Paolo della Croce, 10 00184 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 35420529 |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | rettoria |
Dedicazione | San Tommaso apostolo |
Sigla Ordine qualificante | O.SS.T. |
Data fondazione | X-XI secolo |
Stile architettonico | Romanico, barocco |
Inizio della costruzione | 1207 |
Completamento | 1663 |
Iscrizioni | DIVO THOMAE APOST(olo) D(icatum) |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di San Tommaso in Formis all'Arco di Dolabella è un edificio di culto di Roma, situato nel centro storico della città, nel rione Celio.
Toponimo e preesistenze
La chiesa, dedicata a san Tommaso apostolo, sorge presso un arco grande trionfale, in travertino, costruito nel 10 d.C. dai consoli romani P. Cornelio Dolabella e G. Giunio Silano, in luogo della Porta Caelimontana, aperta nelle antiche Mura Serviane che poi venne a costituire un fornice di sottopasso dell'Acquedotto Claudio (in latino, Forma claudia), iniziato nel 38 d.C. dall'imperatore Caligola (12-41) e terminato nel 52 dal suo successore Claudio (10-54),[1] dal quale l'edificio sacro deve il deve il suo appellativo in formis.
Storia
Dalla fondazione al Duecento
In questo sito sorgeva un monastero benedettino testimoniato da alcune fonti già dalla prima metà del XII secolo, ma la struttura esterna, in laterizi, di stile romanico, fa ipotizzare che la chiesa originaria sia stata costruita tra il X e l'XI secolo.
Nel 1207 papa Innocenzo III (1198-1216) donò il complesso a san Giovanni de Matha (1154-1213), fondatore dell'Ordine della Santissima Trinità, che lo elesse a propria dimora, realizzando un romitorio, ancora oggi esistente, sopra l'Arco di Donabella.
Nel 1209 il Santo, con l'aiuto di alcuni religiosi e di operosi fedeli, fece trasformare il monastero in ospedale, con una chiesa titolata a San Tommaso in Formis, dove venivano assistiti e curati i poveri, gli infermi, i pellegrini e, in particolare, gli schiavi riscattati, provenienti dalle terre mussulmane d'Oriente.[2]
San Giovanni de Matha morì il 17 dicembre 1213 nel monastero e il suo corpo venne tumulato nella chiesa.
Nel 1217 papa Onorio III (1216-1227) confermò ai Trinitari il possesso del complesso, e nel contempo li autorizzò anche a esigere, per le loro necessità, un tributo di transito nella vicina Porta Latina.
Nel 1261 Urbano IV (1261-1264) nominò protettore dell'Ordine il cardinale Riccardo Annibaldi (1200 ca.–1276).
Dal Trecento al Cinquecento
Nel XIV secolo iniziò per il complesso monastico un periodo di lenta decadenza, dovuto al trasferimento della sede pontificia ad Avignone (1306-1376) e allo Scisma d'Occidente (1378-1419), ma soprattutto alla confisca di tutti i beni ai Trinitari, che furono anche costretti nel 1379 da Urbano VI (1378-1389) ad abbandonare Roma, poiché avevano sostenuto l'antipapa Clemente VII (1342–1394). In questo periodo il cardinale Poncello Orsini (†1395) venne nominato amministratore dell'ospedale.
Dieci anni dopo, sotto Bonifacio IX (1389-1404), il complesso passò al Capitolo Vaticano, che dapprima vi tenne un proprio custode, dismise l'attività assistenziale e poi affittò gli immobili, che da questo momento rimase in stato di abbandono per molti anni.
Nel 1532 si pose mano ad un primo restauro; nel 1571 Pio V (1566-1572), con una specifica bolla, restituì la chiesa, l'ospedale e il monastero ai Trinitari, che però li persero nuovamente alla morte del papa (1 maggio 1572).
Il 18 marzo 1655, Gonzalo de Medina e José Vidal, trinitari spagnoli, trafugarono le spoglie di san Giovanni de Matha da San Tommaso in Formis, per sottrarlo all'incuria in cui era tenuto, e le trasferirono a Madrid, in Spagna.
Dal Seicento a oggi
Nel 1663 la chiesa fu completamente ricostruita nelle forme attuali dal Capitolo Vaticano. Successivamente l'edificio dell'ex ospedale fu affittato a privati tra i quali la famiglia Mattei, già proprietaria della vicina Villa Celimonatana.
Nella seconda metà del XIX secolo Emanuele Godoy, principe della pace, che aveva acquistato dai Mattei la Villa Celimonatana, comprò dal Capitolo Vaticano la chiesa che, nel 1898, per il centenario della fondazione dell'Ordine, insieme ai locali annessi, fu restituita ai Trinitari. Tuttavia, quando questa fu finalmente riaperta al culto (1926), le strutture dell'ospedale erano già state completamente distrutte per la costruzione della sede dell'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante (1925), tuttora in funzione; di questo edificio rimane soltanto il portale duecentesco, che dà sul largo della Sanità Militare, sormontato da uno splendido mosaico, eseguito da Jacopo di Cosma nel primo quarto del XIII secolo, raffigurante:
- Gesù Cristo in trono tra due schiavi liberati.[3]
La chiesa attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria in Domnica alla Navicella.
Descrizione
Esterno
La chiesa, situata in fondo ad un suggestivo vialetto, si presenta con una facciata, spartita da lesene, aperta da un portale con timpano semicircolare e coronata da un timpano triangolare sormontato da una croce. Sopra il portale è posta l'iscrizione dedicatoria:
(LA) | (IT) | ||||
« | DIVO THOMAE APOST(olo) D(icatum). » | « | Dedicato a San Tommaso apostolo. » |
Interno
All'interno della chiesa, ad unica navata absidata coperta da un soffitto a sesto ribassato, si notano:
- all'altare maggiore, entro mostra, Trinità con san Giovanni de Matha (1971), olio su tela di Aronne del Vecchio.
- alla parete sinistra,
- Madonna con Gesù Bambino in gloria, san Bonifacio martire, san Francesco d'Assisi e papa Bonifacio IX (1575), olio su tela di Girolamo Siciolante da Sermoneta.
- Incredulità di san Tommaso (1663), olio su tela di Carlo Ronchi: l'opera in precedenza era collocata sull'altare maggiore.
- alla parete destra,
- Papa Innocenzo III approva la Regola dei Trinitari (1971), olio su tela di Aronne del Vecchio.
- Madonna con Gesù Bambino in trono e san Giovanni de Matha (1926), olio su tela di Felice Casorati.
Cella di San Giovanni de Matha
A destra del portale ogivale d'ingresso all'antico monastero, si erge l'Arco di Dolabella, dove è collocata la cella, oggi trasformata in oratorio, nella quale san Giovanni de Matha, secondo la tradizione, visse dal 1209 fino al giorno della sua morte, avvenuta il 17 dicembre 1213: l'ambiente in origine era costituito da due vani ai quali si accedeva tramite una scaletta a chiocciola ricavata all'interno di un pilone dell'Acquedotto neroniano, ramo secondario del Claudio.
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|
- Tutti i beni architettonici
- Beni architettonici in Italia
- Beni architettonici del Lazio
- Beni architettonici del XIII secolo
- Beni architettonici dedicati a San Tommaso apostolo
- Chiese in Italia
- Chiese per nome
- Chiese di Roma
- Chiese del XIII secolo
- Chiese del Lazio
- Roma
- Chiese dedicate a San Tommaso apostolo
- San Tommaso apostolo
- Diocesi di Roma