Chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino (Roma)
Chiesa di Sant'Eusebio | |
Roma, Chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Piazza Vittorio Emanuele II, 12/A 00185 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 4466170 |
Fax | +39 06 44360604 |
Posta elettronica | santeusebio@diocesidiroma.it |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | parrocchiale |
Dedicazione | Sant'Eusebio di Roma |
Data fondazione | ante 474 |
Architetti |
Carlo Stefano Fontana (ricostruzione del XVIII secolo) Niccolò Picconi (ricostruzione del XVIII secolo) |
Stile architettonico | barocco, neoclassico |
Inizio della costruzione | V secolo |
Completamento | 1759 |
Data di consacrazione | 1238 |
Consacrato da | papa Gregorio IX |
Strutture preesistenti | Casa di sant'Eusebio di Roma |
Pianta | basilicale |
Marcatura | Stemma di papa Clemente XII |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di Sant'Eusebio è un edificio di culto di Roma, che sorge all'angolo tra Piazza Vittorio Emanuele II e via Napoleone III, situato nel centro storico della città, nel rione Esquilino.
Storia
Dalle origini al Medioevo
Secondo la tradizione, la chiesa sorge sul sito della casa di Eusebio (319 ca. - 353 ca.), presbitero romano, fermo oppositore dell'eresia ariana, dove questi aveva fondato un oratorio e dove venne martirizzato, condannato dall'imperatore Costanzo II (317–361) a morire di inedia.
La chiesa - trasformata in Titulus Eusebii da papa Liberio (352-366) sin dalla metà del IV secolo - è menzionata per la prima volta nel 474 in un'iscrizione graffita nella Catacomba dei Santi Marcellino e Pietro; è anche registrata negli atti del Concilio di papa Simmaco del 499.
Il Liber pontificalis ricorda che papa Zaccaria (741-752), nel 750 restaurò il tetto della chiesa che era crollato; successivi interventi si ebbero, tra l'VIII e il IX secolo, per volontà dei papi Adriano I (772-795), Leone III (795-816) e Gregorio IV (827-844).
Nella prima metà del XIII secolo, fu completamente ricostruita prima sotto Onorio III (1216-1227) e poi del suo successore Gregorio IX (1227-1241), il quale nel 1238 la consacrò dedicandola a Sant'Eusebio e San Vincenzo, come è documentato da un'iscrizione marmorea collocata nel portico.
Nel 1289 la chiesa venne affidata da Niccolò IV (1288-1292) ai monaci celestini, ai quali fu concesso anche l'uso del palazzo costruito accanto e che fino allora era stato sede del cardinale titolare.
Dal Cinquecento al Settecento
Durante il pontificato di Sisto V (1585-1590) nel monastero annesso alla chiesa fu insediata una delle prime stamperie di Roma, quella di Giorgio Laner, dove furono editate le opere di san Giovanni Crisostomo (344/354–407) annotate da Francesco Aretino.
Nel 1627 il luogo di culto fu elevato da priorato ad abbazia. Ludovico Bellori, abate di Sant'Eusebio, così lo descrive nello Stato temporale delle Chiese di Roma (1662):
« | È della congreg. celestina dell'Ordine di San Benedetto. È situata nel rione dei Monti; è nominata fra i monasteri celestini nella bolla di san Pietro Celestino V data in Aquila alli 27 settembre, 10 del suo pontificato. La chiesa ha tre altari e 2 sepolture. Possiede molti horti, grangìe tra la quale una fuori di Ferentino donata da s. Pio V in breve 1º febbraio 1568. Possiede case, cappelle in Roma, in Albano, censi, canoni, luoghi di monti, alberi, vigne ecc. (...) con un'entrata di sc.(udi) 1608: 80. Nel monastero furono prefissi nell'anno 1627, per decreto del capitolo generale in esecuzione della bolla di Urbano VIII di prefissare il numero, religiosi sacerdoti 8, conversi 4, serventi secolari 2. Di più vi sono otto studenti et un lettore. » |
L'aspetto attuale si deve alla ricostruzione della facciata effettuata nel 1711 da Carlo Stefano Fontana (att. 1700 ca. - 1719 ca.), per volontà del cardinale Enrico Enriquez (1701-1756), e al rifacimento degli interni a opera di Niccolò Picconi nel 1759.
Dall'Ottocento ad oggi
Soppresso l'Ordine dei celestini nel 1820, la chiesa nel 1826 venne affidata da papa Leone XII (1823-1829) ai Gesuiti, che vi aprirono una casa per gli esercizi spirituali e vi rimasero fino al 1873, quando la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio[1]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
La chiesa è sede parrocchiale, istituita il 31 agosto 1889 dal cardinale vicario Lucido Maria Parocchi (1833-1903) con il decreto Spiritali christifidelium e affidata al clero diocesano di Roma.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Sant'Eusebio, istituito nel V secolo: l'attuale titolare è il cardinale Daniel Nicholas Di Nardo.
Descrizione
Esterno
La chiesa, che oggi risulta sopraelevata a causa dei lavori di sbancamento per la realizzazione di piazza Vittorio Emanuele II, presenta una scalinata a doppia rampa, chiusa da un cancello in ferro, che conduce al portico a cinque arcate sorrette da pilastri dorici, al di sopra del quale si aprono altrettante finestre rettangolari con cornici e timpani fra lesene sormontate da capitelli ionici. Al di sopra ancora è posta l'iscrizione dedicatoria datata 1711 e quindi il cornicione di coronamento con un fastigio semicircolare nello specchio centrale, ove si trova lo Stemma di papa Clemente XII. La balconata che chiude il prospetto frontale è ornata da statue di Quattro santi e Due angeli inginocchiati, mentre il timpano della chiesa, sormontato dalla grande croce metallica, risulta leggermente arretrato rispetto alla facciata.
Sul lato destro della chiesa, si innalza il campanile quadrangolare, in laterizi, del XIII secolo che sulla sommità presenta una cella campanaria aperta da una trifora per ogni lato.
Interno
L'interno, ristrutturato nel 1759 da Nicolò Picconi, ma che ha conservato l'impianto basilicale della chiesa romanica a tre navate, con quattro cappelle per lato, diviso da archi sorretti da pilastri.
La navata centrale più alta e ampia delle altre due, ha una sobria decorazione a stucchi bianchi e dorati, ed è coperta da una volta a botte che presenta, al centro, un dipinto murale raffigurante:
- Gloria di sant'Eusebio (1757-1759), affresco di Anton Raphael Mengs.[2]
Presbiterio e transetto
Nel presbiterio e nel transetto, rialzati di alcuni gradini, si notano:
- all'altare maggiore, costruito su progetto di Onorio Longhi:
- entro imponente mostra d'altare, Madonna con Gesù Bambino detta anche Consolatrice degli afflitti (terzo quarto del XVIII secolo), olio su tela, attribuita a Pompeo Batoni.
- nel transetto sinistro, Elezione di papa Celestino V (terzo quarto del XVII secolo), olio su tela, di Carl Borromäus Andreas Ruther.
- nel transetto destro, San Benedetto da Norcia accoglie san Mauro e san Placido (primo quarto del XVII secolo), olio su tela, di Cesare Rossetti
Abside
Dietro l'altare, si apre l'abside quadrangolare, dove sono collocati:
- Madonna e santi (primo quarto del XVII secolo), olio su tela, di Baldassare Croce.
- Coro con stalli e leggio (1566), in legno di noce intagliato.
Feste e tradizioni
Ogni anno dinanzi alla chiesa, il 17 gennaio, festa di sant'Antonio Abate, si svolge la caratteristica benedizione degli animali, qui trasferita nel XX secolo, per motivi di sicurezza e ordine pubblico, dalla vicina Chiesa di Sant'Antonio Abate.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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