Papa Simmaco
San Simmaco Papa | |
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Santo | |
Maestranze romane, San Simmaco papa (part. da Sant'Agnese tra i papi Onorio I e san Simmaco), 625-638, mosaico; Roma, Basilica di Sant'Agnese fuori le Mura | |
Morte | 19 luglio 514 |
Sepoltura | Città del Vaticano, Basilica di San Pietro |
Informazioni sul papato | |
51° vescovo di Roma | |
Elezione al pontificato |
22 novembre 498 |
Fine del pontificato |
19 luglio 514 (per decesso) |
Durata del pontificato |
15 anni, 7 mesi e 27 giorni |
Predecessore | papa Anastasio II |
Successore | papa Ormisda |
Extra | Papa Simmaco Anni di pontificato |
Cardinali | 12 creazioni in 5 concistori |
Antipapi | Antipapa Laurenzio |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 19 luglio |
Collegamenti esterni | |
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Nel Martirologio Romano, 19 luglio, n. 5:
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San Simmaco († 19 luglio 514) è stato il 51° vescovo di Roma e papa italiano dal 498 alla sua morte, ed è noto in particolare per lo scisma causato dalla sua lotta contro Lorenzo, considerato antipapa. È venerato come santo dalla Chiesa.
Biografia
Secondo il Liber Pontificalis, Simmaco nacque in Sardegna, in data ignota, da un certo Fortunato. Con tutta probabilità nacque in un piccolo centro in provincia di Oristano, Simaxis (che deriva dal nome Simmaco) dove ancora oggi si celebra in suo onore la festa patronale il 19 luglio. Fu battezzato a Roma (Thiel, Epist. pont. rom., I, 702), dove divenne diacono della chiesa sotto papa Anastasio II.
Papa e antipapa
Il 22 novembre 498, immediatamente dopo la morte del suo predecessore, presso la Basilica Laterana, Simmaco venne eletto papa dalla maggioranza del clero. Tale elezione fu appoggiata anche da una parte dei senatori di Roma. Però, più tardi, nello stesso giorno, una fazione dissidente riunitasi presso la basilica di Santa Maria Maggiore elesse l'arciprete Lorenzo. Questa elezione era appoggiata dal partito bizantino e dai rimanenti senatori. Secondo Teodoro Lettore (P.G., LXXXVI, 193), la fazione laurenziana fu aiutata dal denaro elargito dal ricco senatore Festo, che sperava di influenzare Lorenzo in modo da fargli firmare l'Henotikon, l'editto di fede dell'imperatore Zenone di Bisanzio; al fianco di Simmaco si schierò l'influente senatore Anicio Probo Fausto.
Nonostante la doppia elezione, entrambe le fazioni, tuttavia, acconsentirono affinché i due candidati comparissero a Ravenna di fronte a Teodorico il Grande (454 – 526), re degli Ostrogoti, e si attenessero alla sua decisione. Teodorico si pronunciò in favore di Simmaco per il fatto che era stato scelto per primo e dalla maggioranza del clero. Lorenzo si sottomise alla decisione. Durante un sinodo tenutosi a Roma il 1º marzo 499, del quale si sono conservati gli atti, Simmaco, che ormai era universalmente riconosciuto quale capo della Chiesa, investì Lorenzo della diocesi di Nocera in Campania. Il sinodo ordinò, inoltre, che qualsiasi appartenente al clero romano che cercava di accaparrare voti per un successore al papato durante la vita del papa, o che teneva consultazioni per quello scopo, avrebbe dovuto essere deposto. Stabilì anche che il Papa poteva scegliere il suo successore e clero, senato e popolo dovevano accettarlo, onde evitare dissidi e divisioni come quelli occorsi alla sua elezione. Senato e popolo non accetteranno mai di essere privati della loro prerogativa di scegliersi il Papa. Re Teodorico fu ringraziato per la sua decisione non di parte l'anno seguente, in occasione della sua visita a Roma, quando fu acclamato e ricevuto con tutti gli onori sia dal papa che dal popolo.
Il Synodus Palmaris
Tuttavia, il partito bizantino, guidato dai due senatori Festo e Probino, rimase ostile a Simmaco e continuava a coltivare la speranza di rovesciare il papa e guadagnare la sede di Roma a Lorenzo. L'occasione si presentò l'anno seguente, il 501. Simmaco celebrò la Pasqua il 25 marzo, secondo l'antica usanza romana, mentre i bizantini osservarono la festività il 22 aprile, secondo il nuovo conteggio. La fazione di Lorenzo si appellò a Teodorico contro Simmaco, aggiungendo altre accuse oltre a questa sulla celebrazione della Pasqua. Teodorico convocò Simmaco che partì per incontrarlo; a Rimini, però, venne a conoscenza delle accuse e, rifiutando di riconoscere il re quale suo giudice, tornò a Roma.
Il partito avversario, che ora lo accusava anche di sperperare le proprietà della chiesa, si rinforzò ed occupò il Palazzo Laterano. Simmaco fu costretto a trasferirsi nei pressi della basilica di san Pietro in Vaticano, fuori dalle mura cittadine. I suoi oppositori invitarono il re a convocare un sinodo per indagare sulle accuse ed a nominare un reggente per la sede di Roma. Simmaco acconsentì alla convocazione del sinodo, ma protestò contro l'invio di un reggente. Teodorico, tuttavia, inviò quale reggente Pietro, vescovo di Altinum, che avrebbe dovuto amministrare la chiesa di Roma al posto del papa incriminato. Pietro giunse a Roma e, contravvenendo agli ordini del re, prese posizione in favore di Lorenzo. Per questo, poco tempo dopo, Teodorico lo rimosse. Non molto dopo la Pasqua, fra il maggio ed il luglio 502, il sinodo si riunì nella basilica Giuliana (Basilica di Santa Maria in Trastevere). Il papa dichiarò di fronte all'assemblea che si era stato presentato di sua spontanea volontà e che era pronto a rispondere alle accuse di fronte al sinodo, a condizione che il reggente fosse rimosso e lui fosse ristabilito come amministratore della chiesa. La maggior parte dei vescovi acconsentì a queste richieste e fu inviata un'ambasciata al re per richiedere l'esecuzione delle condizioni. Teodorico, tuttavia, rifiutò e richiese, in primo luogo, un'indagine sulle accuse contro il papa. Una seconda sessione del sinodo, quindi, si riunì il 1º settembre 502, nella basilica Sessoriana (Basilica di Santa Croce in Gerusalemme) e qui fu letto ad alta voce, dalla minoranza, l'atto d'accusa redatto dalla fazione laurenziana. Simmaco volle recarsi al sinodo per difendersi, ma lungo la strada fu attaccato dai suoi avversari. Si salvò per miracolo ed a stento riuscì a tornare a San Pietro; parecchi presbiteri che erano con lui furono uccisi o feriti. I Goti inviati da Teodorico gli promisero una scorta, ma il papa ormai si rifiutava di comparire di fronte al sinodo, anche se fu invitato tre volte. Di conseguenza, i vescovi riuniti nella terza sessione, tenutasi intorno alla metà di settembre, dichiararono che non potevano giudicare il papa, perché era comparso solo due volte di fronte ai suoi giudici e perché non c'erano precedenti che un occupante della sede di Roma era stato giudicato da altri vescovi.
Pertanto, invitarono il clero avversario a sottomettersi al papa ed il re a permettere ai vescovi di tornare alle loro diocesi. Tutti questi passi furono però inutili: la maggior parte del clero e del popolo parteggiava per Simmaco, sebbene la minoranza del clero e la maggioranza dei senatori parteggiasse per Lorenzo. Una quarta sessione, denominata Synodus Palmaris, o dal luogo in cui si tenne (ad Palmata, Palma), o perché era la sessione più importante (palmaris), quindi, fu convocata per il 23 ottobre 502. In questa sessione si decise che, a causa dei motivi precedentemente addotti, la decisione doveva essere lasciato al giudizio di Dio; Simmaco doveva essere considerato innocente di tutti i crimini di cui era stato accusato e quindi pienamente investito del suo ufficio episcopale; l'intera proprietà della chiesa doveva essere trasferita a lui; chiunque fosse tornato alla sua obbedienza non sarebbe stato punito, ma chiunque avesse intrapreso le funzioni ecclesiastiche a Roma senza il permesso papale doveva essere considerato uno scismatico. La decisione fu sottoscritta da settantacinque vescovi, fra cui i vescovi di Milano e di Ravenna. Molti vescovi tornarono alle loro diocesi tuttavia, la maggioranza di loro incontrò i presbiteri romani in San Pietro per una quinta sessione del sinodo presieduta da Simmaco stesso il 6 novembre 502. L'editto pubblicato dal prefetto Basilio (483), regolante la gestione dei possedimenti della chiesa fu dichiarato non valido e Simmaco pubblicò un nuovo editto sulla gestione di questa proprietà e specialmente sulla sua vendita.
Il ritiro di Lorenzo
Re Teodorico, non soddisfatto della decisione del sinodo, anche se la stragrande maggioranza dei vescovi italiani era dalla parte del legittimo papa, non fece nulla per rendere effettivo quanto deciso dal sinodo. Di conseguenza, l'opposizione richiamò Lorenzo a Roma. Questi prese dimora nel Palazzo del Laterano, che era nelle mani dei suoi sostenitori, mentre Simmaco mantenne la casa del vescovo (episcopium) presso San Pietro. La divisione continuò per quattro anni, durante i quali entrambi i partiti continuarono una furiosa diatriba e Lorenzo fece aggiungere il suo ritratto alla serie dei papi nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Tuttavia, alcune personalità impiegarono la loro influenza in favore di Simmaco, come il vescovo Avito di Vienne che, dietro richiesta dei vescovi gallicani, inviò una lettera urgente al senato in nome del legittimo papa per il ripristino dell'unità. Simmaco, gradualmente, guadagnò alla sua causa un certo numero di sostenitori di Lorenzo.
L'evento più fausto per la ricomposizione dello scisma fu, comunque, la mediazione del diacono Dioscuro di Alessandria, che era giunto a Roma. Fu incaricato da Simmaco di recarsi presso Teodorico e convincerlo a passare dalla sua parte. Poiché il re desiderava agire contro il partito di Lorenzo, che propendeva per Costantinopoli, l'ambasceria raggiunse i risultati sperati. Comandò al senatore Festo, capo della fazione ostile, di restituire tutte le chiese romane a Simmaco e, poiché Lorenzo aveva perduto molti sostenitori fra i senatori, l'ordine del re fu eseguito senza difficoltà. L'antipapa, obbligato a lasciare Roma, si ritirò in un podere che apparteneva al suo protettore Festo. Ormai, a Roma, rimaneva solo un piccolo gruppo di sostenitori di Lorenzo che si opponeva a Simmaco, ma era insignificante e, successivamente, si riconciliò con Ormisda, il successore di Simmaco.
Durante lo scisma comparve un certo numero di scritti polemici quali il trattato Contra Synodum absolutionis incongruae della fazione di Lorenzo, a cui il diacono Ennodio rispose con il Libellus adversus eos qui contra Synodum scribere praseumpserunt (Mon. Germ. Hist.: Auct. ant., VII, 48 sq.). Mentre l'autore della biografia di Simmaco riportata nel Liber Pontificalis è molto favorevole al papa, l'autore di un'altra delle biografie papali sostiene la causa di Lorenzo ("Frammento Laurentino", nel Liber Pontificalis ed. Duchesne, I, 44-46). Durante la disputa i sostenitori di Simmaco elaborarono quattro scritti apocrifi denominati "Falsi Simmachiani"; i loro titoli erano: "Gesta synodi Sinuessanae de Marcellino"; "Constitutum Silvestri", "Gesta Liberii"; "Gesta de purgatione Xysti et Polychronii accusatione". Queste quattro opere possono essere consultate in Pierre Coustant, Epist. Rom. pontif. (Parigi, 1721), appendice, 29 e seguenti. Lo scopo di questi falsi era produrre precedenti che sostenessero Simmaco e, in particolare, la posizione che il vescovo romano non poteva essere giudicato da alcuna corte composta da altri vescovi.
Simmaco e l'ortodossia
Simmaco difese zelantemente i sostenitori dell'ortodossia durante lo scisma di Acacio di Costantinopoli. Difese, anche se senza successo, gli avversari dell'Henotikon con una lettera inviata all'imperatore Anastasio I di Bisanzio (491-518). In seguito, molti dei vescovi orientali perseguitati si rivolsero al papa al quale inviarono un confessione di fede. Subito dopo il 506, l'imperatore gli inviò una lettera piena di invettive, alla quale il papa rispose fermamente, affermando con forza i diritti e la libertà della chiesa (Thiel, "Epist. rom. pont.", I, 700 sq.). In una lettera dell'8 ottobre 512, indirizzata ai vescovi Illirici, il papa li avvertì di non stare in comunione con gli eretici.
La questione di Gallia
Immediatamente dopo l'inizio del suo pontificato Simmaco mediò nella disputa fra gli arcivescovi di Arles e di Vienne sui confini dei loro rispettivi territori. Anullò l'editto pubblicato da Anastasio I in favore dell'arcivescovo di Vienne e in seguito (6 novembre 513) confermò i privilegi di metropolita all'arcivescovo Cesario di Arles, come era stato disposto da Papa Leone I. Inoltre, assegnò a Cesario il privilegio dell'uso del pallio, il primo caso noto di una tale concessione della Santa Sede ad un vescovo fuori dall'Italia. In una lettera dell'11 giugno 514, nominò Cesario rappresentante degli interessi della chiesa in Gallia ed in Spagna, gli concesse di riunire sinodi dei vescovi in determinati casi, e di fornire lettere di raccomandazione al clero in viaggio per Roma. Le materie più importanti, però, dovevano essere discusse presso la Santa Sede. Nella città di Roma, secondo il Liber Pontificalis, il papa approntò severe misure contro i manichei, ordinando di bruciarne i libri e di espellerli dalla città.
Simmaco e la città di Roma
Eresse, restaurò ed adornò varie chiese. Così costruì una chiesa dedicata a Sant'Andrea vicino a quella di San Pietro e un Basilica dedicata a Sant'Agnese sulla via Aurelia, adornò la chiesa di San Pietro, ricostruì completamente la Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti e apportò migliorie alle catacombe sulla via Salaria. Inoltre costruì degli asili per i poveri vicino alle tre basiliche di San Pietro, di San Paolo e di San Lorenzo fuori le mura.
Il papa e le sofferenze
Il papa stanziò anche grandi somme per il supporto dei vescovi cattolici d'Africa perseguitati dai capi dei Vandali ariani. Inoltre aiutò gli abitanti delle province dell'Italia settentrionale che avevano sofferto così fortemente per le invasioni barbariche.
Culto
Fu sepolto nel portico di San Pietro. La sua tomba è andata perduta.
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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papa Anastasio II | 22 novembre 498 - 19 luglio 514 | papa Ormisda |
Fonti | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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