San Filippo Neri
San Filippo Neri, C.O. Presbitero | |
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Santo | |
Sebastiano Conca, San Filippo Neri (prima metà del XVIII secolo), olio su tela | |
Età alla morte | 79 anni |
Nascita | Firenze 21 luglio 1515 |
Morte | Roma 26 maggio 1595 |
Sepoltura | Basilica di Santa Maria in Trastevere (Roma) Chiesa nuova |
Ordinazione presbiterale | Chiesa di San Tommaso in Parione (Roma), 23 maggio 1551 dal vescovo Sebastiano Lunel |
Iter verso la canonizzazione | |
Canonizzazione | 1622, da Gregorio XV |
Ricorrenza | 26 maggio |
Santuario principale | Chiesa di Santa Maria in Vallicella (Roma) |
Patrono di | giovani |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
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Nel Martirologio Romano, 26 maggio, n. 1:
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San Filippo Neri (Firenze, 21 luglio 1515; † Roma, 26 maggio 1595) è stato un presbitero e fondatore italiano della Congregazione dell'Oratorio.
Biografia
San Filippo Neri, dai contemporanei familiarmente conosciuto come "Pippo", o anche "Pippo buono", nacque in una famiglia di modeste condizioni nella quale poté ricevere la prima istruzione: il padre Francesco, infatti, era notaio, sebbene non ben avviato. Orfano di madre a cinque anni, fu educato con amorevolezza dalla matrigna[2]. Intorno ai 18 anni, fu mandato presso un cugino a Cassino per essere avviato alla professione di commerciante.
Dopo circa sei mesi Filippo lasciò il cugino e si recò a Roma. Adottò il saio e il cappuccio degli eremiti e visse in solitudine nella casa del fiorentino Galeotto del Caccia, direttore dell'ufficio del dazio. Per diciassette anni Filippo vi rimase a fare da precettore ai due figli di Galeotto, che divennero più tardi esemplari sacerdoti. In quel tempo una delle sue forme preferite di devozione era la visita notturna alle sette chiese di Roma: San Pietro, San Paolo fuori le mura, San Sebastiano, San Giovanni in Laterano, Santa Croce, San Lorenzo e Santa Maria Maggiore. La preghiera per Filippo era tutta la sua vita. Talora restava fino a quaranta ore di seguito rapito in Dio e, sovente, passava tutta la notte nelle catacombe di San Sebastiano. Per darsi alla contemplazione era capace di restare tre giorni di seguito senza mangiare[2].
Per sette anni Filippo continuò a svolgere il suo apostolato. Con l'aiuto di Persiano Rosa, suo confessore, fondò la Confraternita dei Pellegrini e dei Convalescenti, facendo il primo passo verso la sua specifica missione: l'istituzione dell'Oratorio. La Confraternita aveva adottato la pratica delle Quarantore nella chiesa di San Salvatore in Campo e Filippo ne era l'anima. La prima domenica del mese egli non abbandonava mai la chiesa e, saltuariamente, teneva ai presenti un breve discorso[2].
Non potendo Filippo predicare di continuo senza incontrare ostacoli, il confessore lo costrinse a ricevere l'ordinazione sacerdotale. Da tredici anni aveva smesso lo studio, è vero, ma tutta la sua vita era stata un'inconscia preparazione al presbiterato. Il 23 maggio del 1551 ricevette il sacramento dell'Ordine dal vescovo Sebastiano Lunel. Subito dopo l'ordinazione il santo si trasferì nella casa annessa a San Girolamo della Carità, in cui abitava il suo confessore. Tredici sacerdoti erano addetti alla chiesa per il servizio dell'arciconfraternita fondata dal cardinale Giulio de' Medici per la sepoltura degli indigenti, le elemosine ai bisognosi e le visite ai carcerati. Ai cappellani veniva pagato un salario; agli altri veniva dato vitto e alloggio soltanto. Filippo, indipendente per natura e amante della povertà, fece parte di coloro che lavoravano senza impegni di sorta[2].
Come sacerdote amministrò in modo particolare la Confessione. A partire da questa riusciva anche a instaurare un dialogo con i penitenti. Da questi dialoghi e da questi incontri nacque il primo nucleo della sua istituzione: l'Oratorio. Alcuni suoi discepoli divennero sacerdoti, cominciarono una vita in comunità e Filippo ne divenne rettore e ne stabilì le regole.
Il cardinale Guglielmo Sirleto lo "amava e stimava in tal sorte, che parea non si potesse saziare di ragionare della sua santità"[3].
Nel 1575 il Papa Gregorio XIII eresse la Congregazione dell'Oratorio e concesse a questa la Chiesa di Santa Maria in Vallicella, che ne divenne la sede.
Filippo promosse attività in svariati campi: raccolse uomini comuni semplicemente per pregare o leggere la Bibbia, coinvolse artisti, musicisti[4], uomini di scienza. Il suo temperamento lieto lo favorì nell'educazione dei ragazzi, per i quali fondò una scuola.
In tempi nei quali la pedagogia era autoritaria e spesso manesca, Filippo era famoso per rivolgersi ai suoi ragazzi (che erano, si direbbe oggi, ragazzi di strada) con straordinaria pazienza e benevolenza e ancora oggi si ricorda, a Roma, la sua esortazione:
« | State bboni (se potete...)! » |
Culto
A Santa Maria in Vallicella trascorse i suoi ultimi anni. Dopo la sua morte ebbe sùbito fama popolare di santità: fra i suoi appellativi ricordiamo quello di Santo della gioia e Apostolo di Roma.
Fu proclamato Santo nel 1622 e, in seguito, dichiarato compatrono di Roma. Nonostante le sue reliquie siano in moltissime chiese, le sue spoglie sono venerate nella cappella a lui dedicata in Santa Maria in Vallicella dal 1602.
La sua memoria liturgica coincide, com'è tradizione, con il giorno della sua morte: il 26 maggio.
Il Santo e il pellegrinaggio alle "sette chiese"
Viene ricordato, soprattutto nella città di Roma, per aver istituito - nel giorno di giovedì grasso del 1552 in aperta opposizione ai festeggiamenti del carnevale - la cosiddetta visita alle Sette Chiese, un pellegrinaggio a piedi per le sette chiese principali della città, pellegrinaggio ancora praticato ai nostri giorni.
Note | |
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Bibliografia | |
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