Gentile di Sangro

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Gentile di Sangro
Cardinale
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battezzato
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Titolo cardinalizio
Incarichi attuali
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Nascita Napoli
prima metà XIV secolo
Morte Genova
11 gennaio 1386
Sepoltura Il suo corpo fu gettato in mare
Conversione
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Ordinato diacono
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Gentile di Sangro (Napoli, prima metà XIV secolo; † Genova, 11 gennaio 1386) è stato un cardinale italiano.

Cenni biografici

Nacque attorno al 1340 probabilmente a Napoli. Di antica e nobile famiglia di origine abruzzese, era il quartogenito di Matteo di Sangro, signore di Bugnara, e di Candola di Barbarano, detta Candinella. Gli altri fratelli erano Giovanni, Rinaldo IV, Nicolò, Ugone, Rita monaca nel monastero di Santa Chiara a Sulmona e un'altra ragazza (che si sposò e poi divenne monaca nel monastero di Santa Chiara a Sulmona nel 1355). Il suo nome di battesimo è anche Gentilis.

Formazione

Fu avviato alla carriera ecclesiastica e agli studi giuridici: l'11 marzo 1369 compare, con il titolo di magister, come notaio papale, ovvero funzionario minore della cancelleria apostolica, e arcidiacono della chiesa di Reyna, nella diocesi di Siviglia; il 6 agosto dello stesso anno, a Bologna superò l'esame privato in diritto canonico, presentato da Fernando Alvarez de Albornoz[1], vescovo eletto di Lisbona, e da Giovanni da Legnano[2], uno dei principali canonisti dell'epoca.

Cardinalato

Dopo l'elezione di Papa Urbano VI e lo scoppio dello scisma d'Occidente, rimase fedele all'obbedienza romana e il Papa, nel suo primo concistoro del 18 settembre 1378, lo nominò cardinale diacono con il titolo di Sant'Adriano al Foro. Il 15 dicembre dello stesso anno, insieme con altri tre cardinali, fu membro della commissione papale incaricata di raccogliere ed esaminare la vita e i miracoli di Brigida di Svezia; nel corso del 1379 la commissione avviò il processo di canonizzazione della mistica svedese.

Legazione

Nominato legato pontificio presso Carlo III d'Angiò-Durazzo, al tempo in lotta con la Regina Giovanna I d'Angiò per il trono del Regno di Napoli. Il 1º giugno 1381 Gentile di Sangro fu presente al giuramento di fedeltà alla Chiesa prestato nella basilica di San Pietro da Carlo III d'Angiò-Durazzo e sottoscrisse come testimone gli impegni assunti dal principe. Seguì, inoltre, Carlo nella sua impresa vittoriosa di conquista del Regno di Napoli; in particolare compito di Gentile di Sangro fu quello di riportare sotto l'obbedienza romana tutti i vari prelati meridionali che, seguendo i dettami della Regina Giovanna I, si erano schierati dalla parte dell'antipapa Clemente VII.

Il 16 luglio 1381 Carlo entrò a Napoli con a fianco il cardinal di Sangro, il quale nei giorni successivi fece arrestare e deporre gli ecclesiastici di obbedienza avignonese e per far confiscare i loro beni, che furono ridistribuiti ai sostenitori di Papa Urbano VI e di Carlo III d'Angiò-Durazzo; le epurazioni raggiunsero il culmine nel settembre 1381, quando Gentile, alla presenza del Re e di un gran numero di baroni e di ecclesiastici napoletani, fece bruciare nella basilica di Santa Chiara le insegne cardinalizie di Giacomo da Itri e Leonardo Rossi di Giffoni, rimasti ancora legati all'obbedienza avignonese, e li costrinse ad abiurare e a riconoscere Urbano VI come Papa legittimo.

Il 25 novembre 1381 a Napoli nella chiesa dell'Incoronata incoronò Margherita di Durazzo come Regina del Regno. Nel gennaio 1382 si trasferì nel castello di Anversa degli Abruzzi, feudo della sua famiglia, e portò con sé gli esponenti più in vista dell'obbedienza avignonese arrestati nei mesi precedenti.

Su ordine del pontefice 13 febbraio 1382 si portò a Benevento per dirimere una questione sorta tra Francesco Prignano, nipote di Urbano VI, e Guglielmo della Leonessa, che controllava la città campana. Nel marzo successivo Urbano VI inviò a Napoli Gentile con i cardinali Bartolomeo Mezzavacca, Niccolò Caracciolo Moschino e Ludovico Donati per chiedere al Re Carlo III il rispetto degli accordi ratificati, in particolare alla concessione dei feudi promessi a Francesco Prignano. Ma la ambasceria non raggiunse nessun risultato, tanto che Gentile fu richiamato alla Corte papale e fu dimesso da legato apostolico, come si deduce da una lettera pontificia del 15 agosto 1382.

Nei mesi successivi i rapporti tra Papa e Re si incrinarono sempre più, tanto che il Papa si trasferì a Napoli con la vana speranza di prendere in pugno la situazione; nel giugno 1384 dovette fuggire da Napoli e si rifugiò a Nocera nel castello del Parco, in uno dei pochi feudi che erano stati effettivamente concessi al nipote Francesco.

Contrasti con il pontefice

Il cardinal di Sandro, che aveva seguito il papa, si stava avvicinando sempre più alle posizioni del Re, che tra la fine del 1382 e l'inizio del 1383 aveva concesso al fratello del cardinale, Nicolò, il feudo di Torremaggiore, che resterà a lungo tra i possedimenti feudali della famiglia, e altri feudi sparsi tra Abruzzo, Molise e Puglia; inoltre Carlo III, accogliendo una richiesta del cardinale, aveva trasformato in burgensatici i beni feudali che lo stesso Nicolò possedeva a L'Aquila.

Questo clima di aperto confronto tra papa e Re portò al complotto del cardinale Bartolomeo Mezzavacca, che cercò di esautorare il Papa per manifesta incapacità mentale e negligenza nel governo della Chiesa e affiancargli un consiglio di tutela, dopo averlo consegnato nelle mani di Villanuccio di Brunforte[3], capitano del Re; del complotto furono coinvolti diversi altri cardinali, compreso Gentile di Sangro.

Il complotto fu rivelato dal cardinale Tommaso Orsini di Manoppello e l'11 gennaio 1385, per ordine del Papa, Francesco Prignano arrestò sei cardinali accusati di aver preso parte alla congiura: Adam Easton, Ludovico Donati, Bartolomeo da Cogorno, Giovanni da Amelia, Marino del Giudice e Gentile di Sangro furono privati delle cariche e dei beni e incarcerati in condizioni disumane.

Le accuse trovarono una prima conferma nella confessione, estorta con la tortura, di Clemente Secenari[4], vescovo dell'Aquila, che era stato arrestato insieme con i cardinali e interrogato per primo. In seguito anche Gentile fu torturato per ottenere una piena confessione, che fu resa nel giro di pochi giorni e diffusa il 14 febbraio con un testo scritto, fatto preparare dal papa.

Urbano VI, ormai assediato a Nocera, riuscì a fuggire l'8 luglio grazie all'intervento delle truppe degli Orsini, portandosi appresso i prigionieri. Dopo un viaggio non privo di pericoli, raggiunse Genova, portando con sé i sei cardinali prigionieri, che furono rinchiusi nella commenda di San Giovanni di Pré, appartenente ai cavalieri giovanniti, scelta come residenza genovese dal pontefice.

Nel giugno del 1386 vi fu un tentativo per la liberazione dei prigionieri, probabilmente organizzato dai cardinali Pileo da Prata e Galeotto Tarlati di Petramala, che si erano momentaneamente riavvicinati a Papa Urbano VI.

In tale sede, con la sola eccezione del cardinale Adam Easton, a favore del quale intervenne il Re d'Inghilterra, Riccardo II, vennero giustiziati nel dicembre 1385 (o l'11 gennaio 1386).

Opere

Uomo di grande intelligenza e di singolare eloquenza ed erudizione, di Sangro è ricordato come autore di scritti molto apprezzati che non ci sono, però, pervenuti: una difesa delle ragioni di Urbano VI elaborata a ridosso dell’insorgere dello scisma (Defensorium pro Urbano adversus Clementem), un discorso per l'insediamento di Carlo III di Durazzo (Orationem gratulatoriam ad Carolum Regem in eiusdem inaugurationem dictam), un resoconto della legazione napoletana (Acta legationis suae).

Morte

Giustiziato nel dicembre 1385 o l'11 gennaio 1386 a Genova; il suo corpo fu gettato in mare. L'8 febbraio 1387 la chiesa di Sant'Angelo dei Grechi, diocesi di Monopoli, di cui era commendatario, fu concessa ad altri.

Successione degli incarichi

Predecessore: Cardinale diacono di Sant'Adriano al Foro Successore: CardinalCoA PioM.svg
Rinaldo Orsini 18 settembre 137813 gennaio 1385 Ludovico Fieschi I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Rinaldo Orsini {{{data}}} Ludovico Fieschi
Note
  1. cfr. (EN) Archbishop Fernando Álvarez de Albornoz † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 16-06-2023
  2. cfr. Berardo Pio, OLDRENDI, Giovanni su treccani.it. URL consultato il 16-06-2023
  3. cfr. Gino Franceschini, BRUNFORTE, Villanuccio da su treccani.it. URL consultato il 16-06-2023
  4. cfr. (EN) Bishop Clemente Secenari † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 16-06-2023
Bibliografia