Galeotto Tarlati de Petramala
Galeotto Tarlati di Petramala Cardinale e Pseudocardinale | |
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Nascita | Arezzo 1356 |
Morte | Vienne 1398 |
Sepoltura | Santuario della Verna |
Creato Cardinale |
18 settembre 1378 da Urbano VI (vedi) |
Cardinale per | 19 anni, 2 mesi e 12 giorni ca. |
Creazione a pseudocardinale |
5 maggio 1388 dall'antipapa Clemente VII |
Incarichi ricoperti | |
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Galeotto Tarlati di Petramala (Arezzo, 1356; † Vienne, 1398) è stato un cardinale e pseudocardinale italiano.
Cenni biografici
Nacque nel 1356 nella Valtiberina aretina in uno dei castelli allora nelle mani della sua famiglia, da Rengarda di Galeotto Malatesta da Rimini, moglie di Magio di Roberto Tarlati da Pietramala.
All'età di dieci anni perse la madre e, forse in seguito a questo evento, intraprese la carriera ecclesiastica fino a diventare protonotario apostolico. Non sappiamo nulla in merito alla sua formazione scolastica, che però dovette essere buona, dato il livello letterario delle epistole che scrisse negli anni seguenti.
Cardinalato
Creato cardinale diacono di Sant'Agata in Suburra nel concistoro del 18 settembre 1378.
Il 1° giugno 1381 Tarlati fece parte della commissione di cinque cardinali, presieduta da Bartolomeo Mezzavacca, incaricata di trattare con Carlo III di Napoli per la cessione di una parte del Regno di Napoli al nipote del papa, Francesco Prignano; ma gli accordi non furono rispettati, provocando contro il re e i cardinali, ostili all'intenzione papale di spostarsi a Napoli, dove infine giunse nel giugno del 1383, il risentimento del pontefice. In seguito a questi fatti Galeotto non risiedette in Curia, ma in Valtiberina.
Rientrò in Curia, nel settembre del 1385 – quando il papa era a Genova – con il cardinale Pileo da Prata, Tarlati si adoperò per mediare nella controversia con i cardinali (sei dei quali erano stati arrestati nel gennaio del 1385, con l'accusa di complotto[1]) e chiese a Urbano VI di rimettere in libertà i prigionieri e di riappacificarsi con la casa di Angiò Durazzo. Accusato anch'egli con da Prata di complotto, solo l'intervento del doge di Genova li salvò dal carcere.
Costretti alla fuga, i due si rifugiarono presso Gian Galeazzo Visconti a Pavia, da dove scrissero una violenta lettera contro Urbano VI, giustificando la loro fuga e accusandolo di varie colpe. Per tutta risposta, il 13 settembre 1386 il papa aprì un processo contro di loro.
Tarlati si spostò in Savoia, sotto la protezione del conte Amedeo VII, per passare sotto l'obbedienza dell'antipapa Clemente VII nel 1387; l'antipapa gli inviò la berretta rossa a Padova con il nunzio Pierre Girard, futuro cardinale. Il 4 maggio 1387 arrivò ad Avignone e il 7 maggio il papa lo accolse nel collegio cardinalizio con la diaconia di Pseudocardinale diacono di San Giorgio in Velabro.
Da questo momento in poi la vita di Galeotto si svolse in Provenza, al servizio del papato avignonese. Furono anni meno movimentati dei precedenti e il suo ruolo politico non fu più di primo piano; agì soprattutto come consigliere del papa e come mecenate del circolo di umanisti creatosi ad Avignone in seno alla Curia pontificia.
Tarlati partecipò al conclave del 1394 da cui il cardinale Pedro de Luna uscì papa con il nome di Benedetto XIII. L'anno successivo fece parte di una commissione di nove cardinali incaricata di esprimere le proprie opinioni sulla risoluzione dello scisma, e propose un'improbabile via conventionis: i due pontefici, l'avignonese e il romano Bonifacio IX (succeduto nel 1389 a Urbano VI) avrebbero dovuto incontrarsi in territorio neutrale, sotto l'egida del re di Francia, e decidere insieme la soluzione migliore per l'unità della Chiesa.
Morte
Morì di calcolosi renale a Vienne, nel Delfinato, dove si trovava in missione per conto del pontefice, nella tarda primavera del 1398. Il corpo fu trasportato in nave fino ad Avignone, dove si svolsero le esequie solenni. Fu sepolto, per sua volontà, nella cappella di famiglia nel santuario francescano della Verna.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Cardinale diacono di Sant'Agata alla Suburra | Successore: | |
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Bernard de Garves | 18 settembre 1378 – 5 maggio 1388 | Louis de Bar (obbedienza avignonese) |
Predecessore: | Pseudocardinale diacono di San Giorgio in Velabro | Successore: | |
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Pietro di Lussemburgo | 5 maggio 1388 – 1389 | Miguel de Zalba |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Pseudocardinali per nome
- Protonotari apostolici
- Cardinali diaconi di Sant'Agata alla Suburra
- Pseudocardinali diaconi di San Giorgio in Velabro
- Concistoro 18 settembre 1378
- Italiani del XIV secolo
- Cardinali creati da Urbano VI
- Biografie
- Cardinali per nome
- Cardinali italiani
- Pseudocardinali italiani
- Nati nel 1356
- Nati nel XIV secolo
- Morti nel 1398