Pietro Pileo di Prata
Pietro Pileo di Prata Cardinale | |
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Nascita | Prata di Pordenone 1330 ca. |
Morte | Roma dicembre 1400 |
Sepoltura | Basilica di Sant'Antonio (Padova) |
Nominato vescovo | 1º giugno 1358 da papa Innocenzo VI |
Consacrazione vescovile | non si hanno informazioni |
Elevazione ad Arcivescovo | 23 gennaio 1370 da papa Urbano V |
Creato Cardinale |
18 settembre 1378 da Urbano VI (vedi) |
Cardinale per | 22 anni, 2 mesi e 12 giorni |
Incarichi ricoperti | |
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Pietro Pileo di Prata o Pileo da Prata (Prata di Pordenone, 1330 ca.; † Roma, dicembre 1400) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Probabilmente primogenito di Biaquino da Prata e di Isilgarda (o Enselgarda) da Carrara, nacque attorno al 1330, forse nella dimora di famiglia, il castello di Prata nel Friuli occidentale, ebbe un fratello, Tolberto, e una sorella, Elena, che fu moglie di Guecellone IX da Camino.
Per parte di padre discendeva da una delle famiglie più prestigiose del patriarcato di Aquileia, con interessi anche in Veneto, era infatti cittadino di Padova e di Venezia. La madre era invece figlia di Nicolò da Carrara, esponente della nota famiglia che deteneva la signoria di Padova.
Di lui si comincia a parlare nel maggio 1350, quando divenne canonico della cattedrale di Padova. In quella data prese parte, assieme a Francesco Petrarca, anch'egli canonico, al concilio interprovinciale tenuto dal cardinale Guy de Boulogne. Nello stesso periodo fu testimone ad alcuni atti del vescovo di Padova Ildebrandino Conti. L'anno successivo è segnalato come studente dell'università, ma in seguito si dedicò esclusivamente alla carriera ecclesiastica, favorito dalle proprie capacità e dai legami familiari.
Episcopato
Dapprima arciprete del duomo di Padova, nel giugno 1358 fu eletto da papa Innocenzo VI vescovo di Treviso, con una dispensa pontificia per defectus aetatis. Il pontefice lo preferì al candidato scelto dal capitolo, Pietro da Baone, poiché questi si trovava in esilio a Venezia.
Nonostante abbia stilato numerosi atti di investitura in qualità di vescovo trevigiano, non prese mai possesso della diocesi. Già nell'agosto 1358 il cugino Francesco il Vecchio da Carrara tentò invano di farlo eleggere patriarca di Aquileia; l'anno successivo fu trasferito alla diocesi di Padova. Nel 1363 ottenne da Papa Urbano V che nello studio di Padova fosse introdotta la cattedra di Teologia.
Nel 1370 fu eletto arcivescovo di Ravenna. Ancora nel 1370 da Prata collaborò col cardinale Angelic de Grimoard nella riconquista di Perugia, nel 1371 era stato a Bologna alle esequie italiane di Urbano V, e si era poi recato ad Avignone da Gregorio XI, con obiettivi legati alla sua amicizia con i da Carrara e agli interessi della Chiesa ravennate.
Nunzio apostolico
Nel 1372 Pileo con il vescovo di Carpentras, Guillaume l'Estrange, furono inviati nunzi presso il re Carlo V di Francia e incaricati di ottenere una tregua e di riunire i rappresentanti della Francia, dell'Inghilterra e della Navarra per comporre le loro divergenze. Una conferenza ebbe luogo a Bruxelles nel 1374, con l'arcivescovo Pileo e il vescovo di Carpentras come nunzi papali. Vi presero parte Ludovico d'Angiò e Filippo II di Borgogna. Papa Gregorio scrisse una lettera al re di Francia, minacciando censure ecclesiastiche contro coloro che avessero respinto le proposte dei nunzi. Il massimo che poterono ottenere fu una tregua nel 1375, che fu estesa fino al 1377. Il punto critico fu Calais, che gli inglesi si rifiutarono assolutamente di cedere, e quindi la guerra continuò.
Cardinalato
Pileo fu nominato cardinale da Urbano VI nel suo primo concistoro del 18 settembre 1378 e gli fu assegnata la chiesa di Santa Prassede come chiesa titolare. Il suo primo compito fu quello di scrivere una lettera al re di Francia, spiegando l'elezione di Urbano e argomentando la sua validità canonica. Scrivendo da Venezia il 15 dicembre 1378, inviò anche una lunga lettera al conte Luigi II di Fiandra.
Il pontefice lo mandò legato in Germania e in Ungheria, un viaggio reso ancora più critico dal fatto che l'imperatore era morto il 29 novembre 1378 Carlo IV di Lussemburgo e il suo successore Venceslao di Lussemburgo aveva inviato rappresentanti a Roma. Venceslao prometteva obbedienza a Urbano VI e cercava l'incoronazione imperiale. Pileo seguì Venceslao a Magonza, Colonia e Aix-la-Chapelle. Gli elettori di Magonza e Colonia erano importanti per l'elezione di un imperatore del Sacro Romano Impero.
Nel 1381, Pileo fu inviato insieme a diversi nobili tedeschi per organizzare un matrimonio tra la sorella del re Venceslao, Anna di Boemia, e il re Riccardo II d'Inghilterra, che si sposarono nel gennaio 1382. È accusato di aver usato al massimo i suoi poteri legati mentre era in Inghilterra, togliendo scomuniche e annullando i voti di pellegrinaggio, ricevendo generosi doni per i suoi servizi. Il cardinale tornò in Italia il 4 settembre 1382, dove visitò Prata.
Napoli
Nell'ottobre del 1383, papa Urbano VI decise una visita nel Regno di Napoli. Portò con sé sei cardinali, tra cui Pileo di Prata, e la corte papale. Il papa era estremamente insoddisfatto della situazione in seguito all'invasione francese di Luigi I d'Angiò, sostenitore del papa avignonese Clemente VII, e alla difesa passiva offerta dal re Carlo di Durazzo.
Papa Urbano VI, non era amato a Napoli, poiché molti erano ancora fedeli a papa Clemente VII ad Avignone, che la regina Giovanna I aveva riconosciuto come il vero papa. Erano ostili a Carlo di Durazzo, che aveva assassinato la regina Giovanna e frustrato la spedizione di Luigi d'Angiò.
Il vero scopo del papa era quello di accrescere le fortune della propria famiglia, in particolare quelle di suo nipote, Francesco Butillo, che era stato defraudato da Carlo di Durazzo della sua parte del bottino della distruzione della spedizione di Luigi d'Angiò. Un parere favorevole dei napoletani, verso il pontefice romano, si cercò di ottenerre con il matrimonio di due nipoti del papa con nobili napoletani, ma la vigilia di Natale il nipote Francesco, irrompendo in un convento e violentando una nobile suora napoletana, ne vanificò gli sforzi.
Il papa annullò il procedimento giudiziario contro Francesco e lo aiutò a fuggire nel suo feudo di Nocera. Nel giugno del 1384, Urbano VI fu costretto a lasciare Napoli e a rifugiarsi presso il nipote a Nocera. In agosto, tuttavia, i cardinali che si trovavano a Nocera e molti curiali fuggirono a Napoli.
Nel concistoro del 17 dicembre 1384 tenuto a Nocera il cardinale Pileo fu promosso vescovo suburbicario di Tuscolo. In quel concistoro a diversi prelati fu offerto un cappello cardinalizio, sette, tutti sudditi del Sacro Romano Impero, declinarono l'offerta[1], mentre nove ricevettero la porpora.
Nel frattempo, il cardinale Bartolomeo Mezzavacca, residente a Napoli, avviò un'inchiesta per esaminare la questione della deposizione di un papa se fosse stato giudicato pazzo. Urbano VI venne a conoscenza delle consultazioni e l'11 gennaio 1385 ordinò l'arresto di quei cardinali alla sua portata: Giovanni da Amelia, Gentile di Sangro, Adam Easton, O.S.B., Ludovico Donato, Bartolomeo da Cogorno, O.S.B., e Marino del Giudice. Tutti, ad eccezione di Eston, furono uccisi a Genova nel dicembre 1386 per ordine del papa.
Cinque cardinali non catturati, guidati da Pileo di Prata, scrissero una lettera aperta al clero di Roma, descrivendo dettagliatamente le crudeltà e le furie di Urbano VI, dichiarandolo eretico e che si stavano ritirando dalla sua obbedienza. La lettera dei cardinali fu appoggiata dall'abate di Montecassino, anch'egli scomunicato.
Pileo fuggì a Genova, dove lui e il cardinale Galeotto Tarlati di Petramala ripudiarono Urbano VI e si rifugiarono ad Avignone. Pileo fu denunciato da Urbano VI come figlio dell'iniquità. Nelle bolle del 25 agosto 1385, scritta a Lucca, e una successiva del 5 ottobre il pontefice privò Pileo del cardinalato, del vescovado di Tuscolo e dell'arcivescovado di Ravenna.
Avignone
Il 13 giugno 1387 Pileo si unì all'obbedienza del papa avignonese Clemente VII, che lo nominò cardinale presbitero di Santa Prisca. Essendo esasperato dalle trattative dei fiorentini, ai quali aveva suggerito un concilio generale per risolvere lo scisma, papa Clemente VII radunò un esercito, per lo più di guasconi e bretoni, e, il 4 maggio 1388, nominò il cardinale Pileo suo legato per la Toscana e la Lombardia. Pileo fece di nuovo delle aperture ai fiorentini, ma il cardinale di Urbano, Angelo Acciaolo, persuase i fiorentini a respingerle. Grazie ai cittadini favorevoli ad Avignone, e dopo un assalto riuscito della città da parte dei guasconi e dei bretoni Firenze passo all'obbedienza avignonese. Pileo e la sua armata si mossero quindi contro Orvieto, che presero e nella quale installarono un governo amico. Presero poi Terni, Narni, Montefiascone e Spoleto.
Dopo la morte di Urbano VI il 15 ottobre 1389, il nuovo papa d'obbedienza romana, Bonifacio IX (Pietro Tomacelli di Napoli), ripristinò tre dei cardinali deposti da Urbano VI nelle loro posizioni: Adam Easton, Bartolomeo Mezzavacca e Landolfo Maramaldo, mentre il cardinale Pileo fu reintegrato non prima del 13 febbraio 1391. Non recuperò l'arcivescovado di Ravenna, poiché Urbano VI lo aveva assegnato al cardinale Cosimo Migliorati. L'antipapa Clemente VII lo etichettò come infamem transfugam, impostorem, ac fidei venalis hominem (un voltagabbana poco raccomandabile, un impostore e un uomo con la sua lealtà in vendita).
Nel 1392 papa Bonifacio IX nominò il cardinale Pileo suo legato in Umbria, Romagna e Marche, con uno stipendio di 3.000 zecchini. Aiutò il papa allentando la morsa dei Malatesta su Todi, e calmò, per un breve periodo, la contesa tra Guelfi e Ghibellini a Perugia.
Nel 1394 il cardinale Pileo ottenne il permesso di tornare in patria e partì da Roma il 4 maggio. Dopo una visita a Prata e un ricevimento a Venezia, in ottobre tornò a Padova dove fondò un collegio per studenti poveri intitolato ai santi Girolamo e Prosdocimo, grazie alla donazione di una casa da parte di Francesco il Giovane da Carrara. Nacque così il Collegio Pratense.
Di lui si ha notizia nel 1397, quando era di nuovo a Roma il 5 settembre. Come cardinale vescovo più anziano dopo la morte di Filippo d'Alençon. La vigilia di Natale del 1398 il papa si ammalò e il cardinale Pileo di Prata presiedette i vespri e la messa del giorno di Natale.
Ancora in quell'anno fu assegnato a una commissione di tre cardinali per giudicare i delitti del conte Onorato Caetani di Fondi, che dall'aprile 1378 era protettore dei seguaci di Clemente VII (Roberto di Ginevra). Il conte Onorato fu giudicato colpevole il 2 maggio 1399 e gli furono inflitte censure ecclesiastiche.
Morte
Il cardinale redasse le sue ultime volontà testamentarie a Roma, il 4 ottobre 1399, morì a Roma nel dicembre del 1399 o all'inizio del 1400. Il capitolo della cattedrale di Padova nominò un procuratore per trattare il testamento del cardinale il 24 giugno 1400, secondo le sue volontà testamentarie, fu sepolto a Padova, in Duomo, nella Cappella del Santissimo, dove tuttora si ammira la sua tomba.
Da Prata anticipa tratti tipici del grande prelato rinascimentale: ambiziosissimo, diplomatico di gran classe, di tratto socievole e grande affabulatore; incettatore di prebende, attento alla carriera ma anche iuxta sua tempora attivo per il bene dell'istituzione. Ebbe un figlio illegittimo, Pietro Francesco, per il quale acquistò nel 1382 (e poi rivendette per garantirgli una rendita) il castello friulano di Morsano.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo eletto di Treviso | Successore: | |
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Azzone de' Maggi[2] (vescovo) |
1º giugno 1358 – 12 giugno 1359 | Pierdomenico di Baone[3] (vescovo) |
Predecessore: | Vescovo di Padova | Successore: | |
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Giovanni Orsini[4] | 12 giugno 1359 – 23 gennaio 1370 | Giovanni Piacentini |
Predecessore: | Arcivescovo metropolita di Ravenna | Successore: | |
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Petrocino Casaleschi[5], O.S.B. | 23 gennaio 1370 – prima del 4 novembre 1387 | Cosimo de' Migliorati |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Santa Prassede | Successore: | |
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Pedro Gómez Barroso il Giovane | 18 settembre 1378 – prima del 10 novembre 1385 | Tommaso Ammanati (obbedienza avignonese) |
Predecessore: | Cardinale protopresbitero | Successore: | |
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Pierre de Monteruc | 1381 – prima del 10 novembre 1385 | Luca Ridolfucci Gentili |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Frascati | Successore: | |
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Guillaume de Chanac, O.S.B. | prima del 10 novembre 1385 – 23 dicembre 1388 | se stesso | I |
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se stesso | 13 febbraio 1391 – dicembre 1400 | Enrico Minutolo | II |
Predecessore: | Pseudocardinale presbitero di Santa Prisca | Successore: | |
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Giacomo da Itri (obbedienza avignonese) |
13 giugno 1388 – 13 febbraio 1391 | Zbigniew Oleśnicki (obbedienza romana) |
Note | |
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