Girolamo Franco
Girolamo Franco Laico | |
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Età alla morte | 70 anni |
Nascita | San Severino Marche 1491 |
Morte | Roma 31 agosto 1561 |
Sepoltura | Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo (Roma) |
Incarichi ricoperti |
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Girolamo Franco (San Severino Marche, 1491; † Roma, 31 agosto 1561) è stato un nunzio apostolico italiano.
Cenni biografici
Girolamo nacque nel 1491 a San Severino Marche da famiglia nobile.
Scarse sono le notizie sui suoi primi anni, si sa che apprese il greco e il latino ed ebbe conoscenze giuridiche.
Nel 1517 era al servizio del condottiero Marcantonio I Colonna, quando questi lasciò l'esercito imperiale per servire la Francia. In seguito fu per vari anni segretario del cardinale Agostino Trivulzio, fedele sostenitore della politica francese nella Curia Romana, legato a latere a Parigi dall'aprile 1530. Al servizio del cardinale e di altri membri della famiglia Trivulzio, il Franco trascorse un periodo piuttosto lungo alla corte francese.
Francesco I nel dicembre 1532 gli concesse di inserire un giglio nel suo stemma e lo accolse tra i cavalieri di san Michele.
Non sappiamo quando il Franco lasciò il servizio presso il Trivulzio per passare a quello del pontefice. La prima attestazione del cambiamento è nel breve del 17 maggio 1541 con cui Paolo III lo nominò nunzio presso la Confederazione elvetica.
Presso i cantoni confederati la Santa Sede non aveva più mantenuto nunzi permanenti dal 1533. Stretti rapporti con la Confederazione erano stati tenuti dal nunzio Ennio Filonardi, divenuto cardinale, il quale tra il 1513 e il 1533 svolse parecchie missioni diplomatiche in Svizzera.
Obiettivo della missione del Franco era quello di creare i presupposti per il reclutamento di soldati svizzeri per il Papa, per la sua personale guardia e per la difesa contro il pericolo ottomano, dopo che richieste in tal senso erano state respinte al nunzio per il concilio mons. Pierre van der Worst nel 1537 e al segretario delle guardie svizzere Albert Rosin 1539.
Albert Rosin fu assegnato come agente e interprete al Franco e lo precedette in Svizzera per ottenergli il salvacondotto. La richiesta incontrò tuttavia notevoli difficoltà attizzate dall'inviato francese. Costui, ricordando i debiti accumulati dal Papa in stipendi non pagati, che risalivano fino al 1521, aveva creato un clima sfavorevole all'accoglienza dell'emissario pontificio e la Dieta rinviò a tempo indeterminato la concessione del salvacondotto. Solo il 15 luglio il Rosin poté comunicare al nunzio che attendeva a Olmo presso Chiavenna il consenso della maggioranza dei Cantoni cattolici. Il 29 luglio il Franco partì per Altdorf nel Canton Uri e 15 settembre poté esporre le richieste pontificie alla Dieta generale tenutasi a Bremgarten.
La Dieta respinse la richiesta, il nunzio scrisse nella sua relazione al vicecancelliere Alessandro Farnese di non ritenere prossimo un mutamento di questo atteggiamento negativo e propose addirittura il suo rientro a Roma. Al Franco fu risposto che la sua missione sarebbe stata comunque positiva se fosse servita a mantenere rapporti più stretti con la Confederazione. Circa i vecchi debiti, da Roma non venne altro che il consiglio di lasciare cadere il discorso.
Per superare l'opposizione dei confederati il nunzio, su suggerimento del Filonardi, strinse contatti personali con alcuni politici i quali, insoddisfatti della unilaterale politica filofrancese dei loro Cantoni, erano pronti a legarsi al Papa. Già il 24 dicembre poté essere spedito a Roma l'abbozzo di un accordo con il landamano di Uri Josue von Beroldingen.[1] Subito dopo il Filonardi consigliò il cardinale Farnese di mandare segretamente il denaro necessario al reclutamento e di concedergli pieni poteri nelle trattative per il contratto. Franco affidò il reclutamento dei soldati al Rosin dopo essersi trasferito nello stesso dicembre nel Ticino. Un primo gruppo di 150 uomini al comando del Beroldigen partì alla fine di marzo 1542 per Bologna, dove Paolo III licenziò la preesistente guardia di lanzichenecchi.
Nel gennaio 1543 rientrò a Roma, sostituito in Svizzera dal Rosin. Durante l'estate ebbe un'udienza con Paolo III a Marino e un colloquio con il cardinale Alessandro Farnese ad Anagni, al quale presenziò anche il Papa. Il 12 settembre ripartì per la Svizzera. Per tutto l'anno successivo visse a Lugano. Nell'autunno 1544 il Rosin, tornato da un viaggio a Roma, lo poté sostituire, e Franco rientrò a sua volta in Italia. Alla fine di maggio o inizi di giugno 1546 fu rimandato in Svizzera con nuovi compiti. In quell'anno anche il vescovo di Coira Lucius Iter fu nominato nunzio cum potestate legati a latere per i Grigioni e la Confederazione.
Il Rosin l'anno precedente non era riuscito a fare progressi nelle Diete né circa il desiderio del papa di reclutare soldati per la spedizione contro il Turco né circa le richieste di partecipare al concilio. Franco dopo un breve soggiorno a Lucerna, si trasferì di nuovo ad Altdorf e prese contatto con i Cantoni cattolici per preparare la sua comparsa dinanzi ai rappresentanti di tutti i Cantoni nella Dieta annuale a Baden il 5 luglio, dove tenne un discorso in cui richiamò al dovere di partecipare al concilio e trasmise il breve pontificio dell'11 aprile a tutti i Cantoni.
In quell'anno l'imperatore Carlo V era entrato in guerra contro gli stati protestanti tedeschi (Lega di Smalcalda). Alla corte imperiale si era sperato che Paolo III, attraverso il suo nunzio presso la Confederazione, avrebbe tentato di evitare che i protestanti svizzeri accorressero in aiuto di quelli tedeschi. Ritenendo che il Papa fomentasse il conflitto, i cantoni protestanti, nella successiva Dieta del 9 agosto, tennero un atteggiamento definitivamente ostile al Franco. Le città protestanti rinfacciarono al nunzio la diffusione di lettere in cui erano diffamate come eretiche e paragonate a Turchi e infedeli. Il nunzio fu descritto come turbatore della pace e fu richiesto il suo licenziamento.
L'11 ottobre, a Lucerna, i Cantoni cattolici scelsero di cedere a questa offensiva per evitare la rottura con il Papa. Al Franco fu consigliato di lasciare di sua iniziativa la Svizzera, compreso il Ticino, con il pretesto di voler presentare personalmente al Papa la richiesta di aiuto dei Cantoni cattolici nel caso si fosse arrivati a una nuova guerra di religione.
Dopo aver lasciato la Svizzera per un breve periodo, già alla fine di novembre era tornato a Bellinzona, da dove spedì nuove credenziali a una Dieta il 10 gennaio 1547. Poco dopo poté trasferirsi di nuovo ad Altdorf. Il 16 febbraio il Franco partecipò a una Dieta dei Cantoni cattolici a Lucerna per riferire la risposta del Papa alla loro richiesta di aiuto. Realisticamente, il 28 aprile riferì a Roma che l'alleanza con il duca di Parma e Piacenza Pier Luigi Farnese sarebbe stata possibile solo se prima si fosse ottenuto un accordo con la Francia.
All'inizio dell'anno seguente il Franco già progettava il suo ritorno a Roma, ma nuovi impegni gli si presentarono a causa del cambiamento della situazione politica causato dall'assassinio di Pier Luigi Farnese e dall'avvicinamento di Paolo III alla Francia. Il Papa licenziò la guardia imperiale e richiamò in servizio la guardia svizzera.
In questo periodo in Svizzera era vivo l'interesse per le notizie sull'aspro conflitto tra il Papa e l'imperatore intorno alla sospensione o al ritorno del concilio a Trento. Alla Dieta del 12 marzo 1548 il nunzio pontificio vide per la prima volta quasi tutti i rappresentanti dei Cantoni protestanti, guidati dal borgomastro di Zurigo, salutarlo personalmente. La situazione politica creatasi corrispondeva così perfettamente alle sue personali vedute filo francesi. Egli dissuase con insistenza la Curia da una riconciliazione con Carlo V e fece valere la sua influenza affinché, contro l'opinione del Meggen e soprattutto del Beroldingen, l'alleanza svizzero-francese venisse rinnovata.
Dopo aver preso parte alla Dieta di Baden del 4 settembre 1549, rientrò in Italia e arrivò a Roma qualche giorno dopo la morte di Paolo III e tenne una relazione sulla missione conclusa al Collegio dei cardinali. La Confederazione presentò le sue felicitazioni tramite il Franco e il comandante della guardia.
Il 16 febbraio 1550 il nuovo papa confermò il Rosin, solo il 22 maggio 1551 fu redatto per lui un nuovo breve di accreditamento. Dopo una sosta a Coira, dove rese nota la riabilitazione del vescovo Thomas Planta[2] che era stato consacrato a Roma, l'11 giugno Franco giunse a Baden e presenziò insieme con il Rosin alla Dieta annuale. Esortò i rappresentanti dei Cantoni a partecipare al concilio nuovamente convocato per settembre, assicurò che il Papa non aveva licenziato alcun membro della guardia e chiese se sarebbe stato assicurato aiuto al pontefice in caso di particolare bisogno.
Con la decisione di Giulio III di porre fine alla guerra di Parma, l'anno successivo il nunzio fu richiamato a Roma. Il Papa, convertitosi a una rigida neutralità, non considerava più necessaria la nunziatura presso la Confederazione. Il 4 luglio 1552, il Franco dovette abbandonare la Dieta di Baden; era così poco convinto della definitività del suo richiamo che si trattenne a Coira aspettando un nuovo incarico. In ottobre da Baden dichiarava, tramite il Rosin, di essere disposto a occuparsi delle vicende svizzere anche da Roma. Ma da Giulio III non ricevette più alcun incarico.
Morì il 31 agosto 1561 a Roma e fu sepolto in sant'Onofrio dove la moglie Domenica Bonelli fece posare una lapide.
Onorificenze
Cavaliere dell'Ordine di San Michele | |
— Parigi, dicembre 1532 |
Successione degli incarichi
Predecessore: | Nunzio apostolico presso gli svizzeri | Successore: | |
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Pierre van der Worst | autunno 1541 - 1552 | Paolo Odescalchi |
Note | |
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Bibliografia | |
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