Nono comandamento

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Lucas Cranach il vecchio, Davide e Betsabea, 1526. Il peccato di Davide inizia nel vedere e desiderare Betsabea (2Sam 11,2-5 )
Voce principale: Dieci comandamenti.
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
Non desidererai la moglie del tuo prossimo.
(Dt 5,21 ; cfr. Es 20,17 )

Il nono comandamento proibisce la concupiscenza carnale[1].

Nell'Antico Testamento

Per approfondire, vedi la voce Nono e decimo comandamento del decalogo

La formulazione biblica di tale comandamento è differente nelle due versioni del decalogo, e tra gli esegeti si discute se si tratti di due comandamenti o di uno solo, come pure non c'è consenso sull'antichità relativa delle due versioni.

Probabilmente il duplice comandamento si è formato nel contesto della predicazione sociale dei profeti dell'VIII secolo a.C.: Amos, Osea, Isaia, Michea.

Non sembra sostenibile affermare che il nono comandamento sia riferito al sesto come una sua estensione al piano del desiderio. Piuttosto, il duplice comandamento vuol difendere il diritto e la proprietà di ogni israelita dagli attentati effettivi ai suoi diritti e alle sue proprietà; in tal senso, il comandamento è da collegare piuttosto al settimo, che ha di mira le false accuse finalizzate a espropriare gli stessi diritti e proprietà.

L'Antico Testamento coglie nei libri sapienziali l'anelito verso una purezza di cuore nel rapportarsi all'altro sesso (Gb 31,1-2 ; Sir 9,5-8 ).

Nel Nuovo Testamento

Nel Discorso della Montagna Gesù formula l'esigenza dello sguardo privo di concupiscenza nei confronti della donna, assimilando il desiderio di essa all'adulterio (Mt 5,27-28 ). Altrove insegna che il cuore è il luogo da cui provengono i "propositi malvagi", che sfociano anche nei peccati sessuali (Mt 15,19 ); nello stesso senso esprime la beatitudine dei "puri di cuore" (Mt 5,8 ).

La prima lettera di Giovanni distingue tre tipi di smodato desiderio o concupiscenza (2,16):

L'apostolo Paolo parla anch'egli dei desideri smodati quando formula l'opposizione tra carne e spirito (Gal 5,16.17.24 ; Ef 2,3 ). Per l'Apostolo non si tratta di discriminare e di condannare il corpo, che con l'anima spirituale costituisce la natura dell'uomo e la sua soggettività personale; egli si occupa invece delle opere, o meglio delle stabili disposizioni (virtù e vizi) moralmente buone o cattive, che sono frutto di sottomissione (nel primo caso) oppure di resistenza (nel secondo) all'azione salvifica dello Spirito Santo. In tal senso l'Apostolo scrive: "Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito" (Gal 5,25 )[3]

Concupiscenza e purezza di cuore nell'insegnamento della Chiesa

La Chiesa ha insegnato costantemente che la concupiscenza è conseguenza della disobbedienza del primo peccato (cfr. Gen 3,11 ). Essa ingenera disordine nelle facoltà morali dell'uomo e, senza essere in se stessa una colpa, inclina l'uomo a commettere il peccato[4][5]. La lotta contro la concupiscenza carnale passa attraverso la purificazione del cuore e la pratica della virtù della temperanza.

Ugualmente, la Chiesa insegna che i "puri di cuore" di cui parlano le Beatitudini sono coloro che hanno accordato la propria intelligenza e la propria volontà alle esigenze della santità di Dio, e questo soprattutto in tre ambiti: la carità (cfr. 1Ts 4,3-9 ; 2Tim 2,22 ), la castità o rettitudine sessuale (cfr. 1Ts 4,7 ; Col 3,5 ; Ef 4,19 ), l'amore della verità e l'ortodossia della fede (cfr. Tt 1,15 ; 1Tim 1,3-4 ; 2Tim 2,23-26 ). C'è un legame tra la purezza del cuore, del corpo e della fede. Ai "puri di cuore" è promesso che vedranno Dio faccia a faccia e che saranno simili a lui (cfr. 1Cor 13,12 ; 1Gv 3,2 ). La purezza del cuore è la condizione preliminare per la visione di Dio. Fin d'ora essa permette ai credenti di vedere secondo Dio e di accogliere l'altro come un "prossimo"; consente di percepire il corpo umano, il proprio e quello del prossimo, come un tempio dello Spirito Santo e una manifestazione della bellezza divina[6].

La tradizione cristiana indica i mezzi per giungere alla "purezza di cuore":

Il pudore è una parte integrante della virtù della temperanza, e ha la funzione di preservare l'intimità della persona mediante il rifiuto di svelare ciò che deve rimanere nascosto.

La purificazione dell'ambiente sociale è necessaria per il rispetto del nono comandamento: essa esige dai mezzi di comunicazione sociale un'informazione attenta al rispetto e alla moderazione.

A livello di costumi sociali, la permissività dei costumi si basa su una erronea concezione della libertà umana, in quanto pretende di prescindere dalla norma; al contrario, la libertà deve lasciarsi educare preliminarmente dalla legge morale.

I Dieci Comandamenti
Primo · Secondo · Terzo · Quarto · Quinto · Sesto · Settimo · Ottavo · Nono · Decimo
Note
  1. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2514.
  2. Secondo la tradizione catechistica cattolica, il nono comandamento proibisce la concupiscenza carnale; il decimo la concupiscenza dei beni altrui.
  3. Dominum et vivificantem, 55.
  4. Cfr. Concilio di Trento, Sess. 5a, Decretum de peccato originali, can. 5: DS 1515.
  5. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2515.
  6. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2519.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni