Quinto comandamento

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Josep Vergara, Caino e Abele, XVIII secolo
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Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio". Ma io vi dico: Chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.
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Non uccidere.
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(Es 20,13 ; cfr. Dt 5,17 )
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"La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente"[1].
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Il quinto comandamento proibisce l'uccisione dell'essere umano innocente.

L'insegnamento biblico

Il rispetto della vita umana

La Bibbia rivela, fin dagli inizi della storia umana, la presenza nell'uomo della collera e della cupidigia, conseguenze del peccato originale. Nel racconto dell'uccisione di Abele da parte del fratello Caino (Gen 4,8-12 ) l'uomo è diventato il nemico del suo simile. Dio dichiara la scelleratezza di questo fratricidio (Gen 4,10-11 ).

L'Alleanza tra Dio e l'umanità è intessuta di richiami al dono divino della vita umana e alla violenza omicida dell'uomo (cfr.Gen 9,5-6 ). L'Antico Testamento ha sempre ritenuto il sangue come un segno sacro della vita (Lev 17,14 ).

Il comandamento del decalogo e il suo significato

La proibizione di uccidere appare in entrambe le versioni del decalogo (Es 20,13 ; Dt 5,17 ). Il verbo usato nel testo ebraico, rṣḥ[2], viene usato anche in altri passi biblici dove si riferisce all'omicidio colposo, e quindi non riguarda solo l'uccisione volontaria e premeditata (Es 21,12-17 )[3]. La cosa è segno di indubbia arcaicità del comandamento.

Il significato originario del comandamento era quello di proibire qualsiasi comportamento arbitrario e violento, che direttamente o indirettamente produce la morte di un uomo. Anche azioni sociali oppressive e violente potrebbero provocare la morte dei deboli e indifesi: il comandamento è una denuncia della violenza sociale che reca la morte[4].

Il verbo usato esclude invece i casi dell'uccisione in guerra (cfr. Dt 20,1-14 ), del suicidio, dell'esecuzione capitale comminata da un tribunale[5], nonché l'applicazione della legge del taglione. Si tratta di non versare sangue innocente.

Altri passi dell'Antico Testamento precisano la proibizione del quinto comandamento: "Non far morire l'innocente e il giusto" (Es 23,7 ).

L'insegnamento di Gesù

Nel Discorso della Montagna Gesù richiama e ribadisce il precetto antico in Mt 5,21 ), ma lo esplicita nel senso della proibizione dell'ira, dell'odio, della vendetta.

In termini ancora più profondi, Cristo chiede al suo discepolo di porgere l'altra guancia (Mt 5,22-26.38-39 ) e di amare i propri nemici (Mt 5,44 ). Egli stesso nella sua passione non si è difeso, e quando Pietro ha tagliato l'orecchio del servo del Sommo Sacerdote, gli ha ingiunto di rimettere la spada nel fodero (Mt 26,52 ).

L'esplicitazione nell'insegnamento della Chiesa

La Chiesa considera l'uccisione volontaria di un innocente gravemente contraria alla dignità dell'essere umano, alla "regola d'oro" e alla santità del Creatore. La legge che vieta questo tipo di omicidio ha una validità universale: obbliga tutti e ciascuno, sempre e dappertutto[6].

È oggetto del quinto comandamento l'omicidio volontario, che grida vendetta presso Dio (cfr. Gen 4, 10 ). Ma anche tollerare, da parte della società umana, condizioni di miseria che portano alla morte, senza sforzarsi di porvi rimedio, è una scandalosa ingiustizia e una colpa grave. Anche quanti nei loro commerci usano pratiche usuraie e mercantili che provocano la fame e la morte commettono indirettamente un omicidio, che è loro imputabile (Cfr. Am 8,4-10 )[7]. L'omicidio involontario invece non è moralmente imputabile, ma non si è scagionati da una colpa grave qualora, senza motivi proporzionati, si è agito in modo tale da causare la morte, anche senza l'intenzione di provocarla.

I rapimenti, la presa di ostaggi, il terrorismo, la tortura, sono gravemente contrari alla giustizia e alla carità. Sono contrari alla legge morale anche le amputazioni e mutilazioni non di carattere medico, e le sterilizzazioni praticate a persone innocenti.

L'aborto

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci aborto e embrione

È una forma particolare di omicidio volontario l'aborto procurato. La Chiesa commina la scomunica latae sententiae a "chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto"[8]; la scomunica "mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società"[9].

Il quinto comandamento ha una portata anche nei confronti dell'embrione, che fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, e che perciò deve essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano[10].

L'eutanasia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce eutanasia

Il quinto comandamento afferma la sacralità della vita umana anche di fronte alla pratica dell'eutanasia che, qualunque ne siano i motivi e i mezzi, consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile[11].

Il suicidio

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce suicidio

Il suicidio è anch'esso contrario al quinto comandamento, poiché Dio rimane il sovrano padrone della vita. L'uomo è tenuto a riceverla con riconoscenza e a preservarla, per l'onore di Dio e per la salvezza della propria anima. È quindi gravemente contrario al giusto amore di sé, e al tempo stesso è un'offesa all'amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi[12].

La legittima difesa

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce legittima difesa

La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un'eccezione alla proibizione di uccidere l'innocente[13]. Essa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità[14].

Il rispetto della dignità delle persone

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci scandalo, salute, temperanza, droga e scienza

Contravviene al quinto comandamento lo scandalo, che è l'atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male[15]. Gesù pronuncia al riguardo una parola molto dura: "È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono" (Lc 17,1 ).

Il rispetto dovuto alla persona significa poi la cura della vita e della salute fisica: essi sono beni preziosi donati da Dio, e l'uomo deve averne ragionevolmente cura, anche se essi non sono un valore assoluto, ma vanno inseriti in una scala di valori alla cui sommità c'è in definitiva il bene sommo, che è l'amore e la fedeltà a Dio.

La tradizione cristiana indica la virtù della temperanza, che è quella virtù che dispone ad evitare ogni sorta di eccessi. In particolare l'abuso dei cibi, dell'alcool, del tabacco e dei medicinali può nuocere gravemente alla salute.

L'uso della droga poi causa gravissimi danni alla salute e alla vita umana, e costituisce generalmente una colpa grave.

La ricerca scientifica, in sé ottima, non ha però neutralità morale: suo criterio non può essere l'efficacia tecnica, né l'utilità che può derivarne; la ricerca, come in generale la scienza e la tecnica, devono essere al servizio della persona umana, dei suoi inalienabili diritti, del suo bene vero e integrale, in conformità al progetto e alla volontà di Dio[16].

La difesa della pace

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci pace, odio, ira e guerra

Il quinto comandamento chiede, in positivo, di placare i sentimenti negativi che possono sorgere nei confronti di altre persone, come l'ira e l'odio, e di edificare continuamente la pace, che non è semplice assenza di conflitti, ma ha come condizione la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza: in sintesi, essa è "frutto della giustizia" (Is 32,17 )[17].

Nell'ottica cristiana, poi, "a pace terrena è immagine e frutto della pace di Cristo, il 'Principe della pace' (Is 9,5 )"[18], che con il suo sangue ha distrutto in se stesso l'inimicizia (Ef 2,16 ; Col 1,20-22 ) ha riconciliato gli uomini con Dio e ha fatto della sua Chiesa il sacramento dell'unità del genere umano e della sua unione con Dio (LG 1).

Il quinto comandamento proibisce la distruzione volontaria della vita umana, specialmente nella guerra. "Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre"[19].

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Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 20 aprile 2011 da don Paolo Benvenuto, baccelliere in Teologia.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.