Monastero di San Silvestro Abate in Montefano (Fabriano)
Monastero di San Silvestro Abate in Montefano | |
Monastero di San Silvestro Abate in Montefano, complesso monastico | |
Altre denominazioni | Eremo di San Silvestro Abate in Montefano |
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Stato | Italia |
Regione | Marche |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Marche |
Provincia | Ancona |
Comune | Fabriano |
Diocesi | Fabriano-Matelica |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via di San Silvestro Abate 66 60044 Fabriano (AN) |
Telefono | +39 0732 21631 |
Fax | +39 0732 21633 |
Posta elettronica | sansilvestro@silvestrini.org |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Congregazione Benedettina Silvestrina |
Oggetto tipo | Monastero |
Oggetto qualificazione | silvestrino |
Dedicazione | San Silvestro Guzzolini |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. Silv. |
Sigla Ordine reggente | O.S.B. Silv. |
Fondatore | San Silvestro Guzzolini |
Data fondazione | 1231 |
Inizio della costruzione | 1231 |
Completamento | XVIII secolo |
Strutture preesistenti | Tempio romano di origine umbra |
Altitudine | 782 m. s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Marche | |
Il Monastero di San Silvestro Abate in Montefano è un cenobio silvestrino, eretto sulla sommità del colle omonimo (782 m. s.l.m.) da san Silvestro Guzzolini (1177 - 1267), situato nel territorio del comune di Fabriano (Ancona).
Storia
Origini e preesistenze
Alcuni abitanti di Fabriano, con atti notarili, donarono a san Silvestro Guzzolini dei terreni sul Montefano intorno alla Fonte Vembrici - una sorgente d'acqua tuttora esistente - per la costruzione di un eremo. La nuova fondazione monastica venne patrocinata e favorita dal capitolo della Cattedrale di San Venanzio: infatti, alcuni canonici risultano presenti, in qualità di testimoni, alle donazioni e uno dei documenti è rogato «ante campanile Sancti Venantii».
Sul Montefano esisteva probabilmente un tempio romano di origine umbra, come suggerisce in maniera trasparente il toponimo (dal latino fanum, ossia "santuario"), collegato al centro abitato di Attidium (oggi Attiggio),[1] ai piedi della montagna, dove si praticava il culto a Marte, come documentano le celebri Tavole Iguvine (III - I secolo a.C.), nelle quali sono indicati alcuni uffici cultuali cui erano tenuti i suoi auguri o sacerdoti (Fratres Attidiates); inoltre, questo culto nell'area è testimoniato da un'epigrafe rinvenuta nel 1952 alla base dell'altare della chiesa di Sant'Angelo di Collepaganello con l'iscrizione votiva a "Marte Augusto".
Il fondatore
L'eremo, iniziato nel 1231 e ultimato nel 1234, venne dedicato a san Benedetto da Norcia; l'attuale titolo a san Silvestro sostituirà il precedente a partire dalla seconda metà del XVI secolo. In un disegno del 1581, che riproduce Montefano, come probabilmente era in origine - in quanto i primi ampliamenti di cui siamo a conoscenza risalgono al XVII secolo - l'edificio risulta ad un solo piano con il chiostro a tre lati e il campanile a vela. L'eremo diventa il centro di irradiazione e la Casa Madre della Congregazione Benedettina Silvestrina, che ottiene il riconoscimento canonico dal papa Innocenzo IV il 27 giugno 1248. La prima comunità del monastero incontra ben presto il favore e la stima della popolazione del territorio per la vita di penitenza e preghiera che conduce.
Le autorità comunali e i privati cittadini fabrianesi, conquistati dalla santità di vita dei monaci di Montefano, che vivono del proprio lavoro e dell'elemosina dei fedeli, per tutto il XIII secolo contribuirono alla vita dell'eremo, procurando ai religiosi mezzi di sussistenza sempre più cospicui, come terreni e boschi. Il monastero viene così a consolidare la propria posizione economica, mentre l'appoggio delle autorità civili in un periodo di sconvolgimenti politico-religiosi, connessi alla lotta tra papato e impero, assicura ai monaci la necessaria autonomia per il normale svolgimento della vita comunitaria.
La creazione di un nucleo silvestrino entro Fabriano ha inizio nel 1244 con la donazione a san Silvestro, di un'area edificabile nel borgo; la concessione, avvenuta, secondo l'atto notarile, per assicurarsi la protezione del Signore, in realtà rifletteva la politica di inurbamento perseguita in quegli anni dalle autorità comunali, che porta Fabriano ad un rapido accrescimento demografico e urbanistico. Su tale superficie viene costruito un piccolo cenobio, dedicato a san Benedetto da Norcia, che secondo il fondatore doveva servire esclusivamente di appoggio per i monaci che da Montefano scendevano in città. Successivamente, tuttavia, attraverso contratti di compravendita e permuta, si aggiungono case e aree edificabili: il complesso silvestrino così si amplia fino alla piazza mercatale (oggi piazza Garibaldi), che era il centro delle attività artigianali e commerciali del comune.
Alla morte di san Silvestro, avvenuta il 26 novembre 1267, la comunità di Montefano era composta di 21 monaci. Il corpo, riposto in una cassa lignea donata, secondo la tradizione, da un nobile cittadino fabrianese, è tuttora conservato nella chiesa del monastero sotto l'altare maggiore.
Dalla morte del fondatore alla commenda
Seguendo le indicazioni del secondo concilio di Lione del 1274, il priore Bartolo da Cingoli e i suoi monaci decidono di abbandonare la pratica dell'elemosina e di vivere esclusivamente dei propri beni patrimoniali, secondo lo spirito della Regola benedettina e il privilegio di conferma dell'Ordine. Ma poiché l'eremo aveva pochi possedimenti e redditi insufficienti per il sostentamento della comunità, i monaci richiesero l'intervento del comune di Fabriano, che per questo acquistò mulini, case e terre in località Ponte del Gualdo (oggi Vetralla) alla periferia della città e ne concessero nel 1275 l'uso e l'usufrutto al priore. I monaci, successivamente, installarono in quel luogo delle cartiere, che gestirono fino alla metà del XVIII secolo.
Montefano ebbe vita fiorente per tutto il XIII secolo e la prima metà del successivo, svolgendo un ruolo importante nella vita ecclesiastica e civile di Fabriano, tanto che nel 1320 quando il comune fu colpito da un interdetto, per aver tenuto una posizione di neutralità nel conflitto tra la Chiesa e i comuni di Osimo e Recanati, venne incaricato un monaco di Montefano a chiedere l'assoluzione, che la ottenne nel 1322 con un pagamento di 78 fiorini d'oro. Nel 1323 il capitolo dei canonici di San Venanzio si oppose decisamente all'erezione della parrocchia di San Benedetto da parte di Bernardo Varano, vescovo di Camerino, poiché temeva la potenza, il prestigio e l'influenza dei monaci di Montefano all'interno di Fabriano, che tra la fine del XIII e i primi del XIV secolo aveva raggiunto strutture e forme di una città, anche se ancora non aveva la sede vescovile.
Nel 1328 l'antipapa Nicolò V eleva la ghibellina Fabriano a diocesi e deponeva il priore di Montefano, Matteo da Esanatoglia, per aver seguito il papa Giovanni XXII, decretando che i beni del monastero, insieme con quelli di Abbazia di San Salvatore in Valdicastro, formino la mensa vescovile e che il nuovo vescovo assuma il titolo di priore generale della Congregazione Benedettina Silvestrina e di abate di Valdicastro. Durante il priorato di Ugo da Sassoferrato (1331-1349) alcuni monaci vennero sono chiamati dai pontefici a riformare i monasteri e le abbazie in decadenza economica e spirituale nell'Italia centrale.
Periodo della commenda (1325-1544)
L'istituzione della commenda nel 1325, la morte di molti dei monaci con la terribile peste nera del 1348, l'instabilità politica dello Stato pontificio, le calamità naturali, le carestie, le ricorrenti crisi agricole, provocarono, nella seconda metà del XIV secolo, la decadenza spirituale ed economica di Montefano. Inoltre, in questo periodo, i priori dell'eremo dovettero affrontare le tendenze secessionistiche delle comunità silvestrine della Toscana e il problema sempre più spinoso degli «apostati», cioè dei monaci che passavano ad altri ordini religiosi, soprattutto a causa delle divisioni interne nella congregazione.
A cavallo del XIV-XV secolo, le lotte di fazione tra i partigiani e i nemici dei Chiavelli provocano la distruzione di numerosi monasteri e chiese del contado fabrianese e l'inurbamento di molte comunità religiose. Montefano, reso insicuro dalle bande dei faziosi che furono responsabili del violento incendio doloso avvenuto nel 1390, venne abbandonato dalla maggior parte dei monaci, che si trasferirono nel Monastero di San Benedetto a Fabriano. Nel cenobio montano, dove comunque accorrevano molti fedeli per venerare le spoglie di san Silvestro qui ancora custodite, rimase solo una piccola comunità, che si assottigliò sempre di più (cinque monaci nel 1430, uno nel 1461). Anche le strutture architettoniche, prive della necessaria manutenzione, subirono l'usura del tempo e diventarono in gran parte fatiscenti.
Il principale artefice dell'opera di restauro e ristrutturazione del monastero fu il priore generale Stefano di Antonio da Castelletta (1439-1471), che per questo ottenne dal papa Eugenio IV, nel 1443, l'incorporazione all'Abbazia di San Biagio in Caprile con tutti i beni. Inoltre, Callisto III concesse al cenobio nel 1456, le proprietà dei Chiavelli (signori di Fabriano uccisi da una congiura nel 1435) e i proventi di una tassa (un bolognino per ogni ducato) su tutti i contratti del comune. Infine, Pio II (nel 1461) e Paolo II (nel 1465) elargirono numerose indulgenze ai fedeli che visitavano la chiesa di Montefano e contribuivano così a ripararla sia con il proprio lavoro che con le offerte all'eremo. In tal modo il monastero venne ripristinato e riacquistò così un forte prestigio spirituale, anche se nella seconda metà del XV secolo e per tutto il successivo vi dimorava solo una piccola comunità, costituita da due a quattro monaci.
Dopo l'uccisione dell'ultimo commendatario, Gentile Favorino Cima da Camerino, sacerdote secolare, compiuta da un contadino presso l'Abbazia di San Biagio in Caprile, il papa Paolo III con la bolla Exposcit debitum del 21 marzo 1544 abolì la commenda sul monastero.
Dal XVII secolo ad oggi
Migliorie e ampliamenti interessarono l'intero complesso tra il XVII e il XVIII secolo: a tale periodo risalgono le forme attuali della chiesa e la maggior parte degli ambienti del cenobio, mentre l'imponente mole del fabbricato sovrastante fu costruita a partire dal 1957.
Nel 1810 il monastero subì la soppressione napoleonica; i monaci rientreranno nel cenobio nel 1820. Nel 1866 verrà nuovamente soppresso.
Nel 1873 il complesso venne messo in vendita per asta pubblica e i monaci silvestrini, grazie ad un benefattore, riuscirono a rientrarne in pieno possesso: da questo momento il cenobio è tornato ad essere il centro spirituale della congregazione.
Descrizione
Il complesso monastico, massiccio e di forma irregolare, venne interamente ricostruito fra il tra il XVII e il XVIII secolo - periodo al quale è riconducibile l'aspetto attuale - ad eccezione dell'edificio situato al di sopra del monastero risalente al 1957.
Il monastero, che si articola attorno a due chiostri, è costituito da vari ambienti tra i quali si evidenziano:
- Chiesa di San Silvestro
- Oratorio di San Benedetto
- Biblioteca e archivio
- Chiostro maggiore
- Foresteria
Chiesa di San Silvestro
La chiesa, annessa al monastero, venne eretta nel 1234 da san Silvestro Guzzolini e dedicata a san Benedetto da Norcia solo nel XVI secolo fu intitolata al fondatore. L'edifico nel corso dei secoli ha subito varie ristrutturazioni e rifacimenti.
All'interno, che si presenta ad un'unica navata coperta da volte a capriate, si conservano di particolare interesse religioso e storico-artistico:
- sotto la mensa dell'altare maggiore, Reliquiario a sarcofago di san Silvestro Guzzolini (1968), in ottone e cristallo.
- all'altare maggiore, Madonna che comunica san Silvestro Guzzolini (1632), olio su tela, attribuita a Claudio Ridolfi.
- lungo le pareti laterali, ciclo di dipinti murali con Storie della vita di san Silvestro Guzzolini (1737 - 1756), affreschi di Giovanni Lucci.
- all'altare laterale destro, Beato Bartolo Simonetti in gloria e san Silvestro Guzzolini (1764), olio su tela di Niccolò Bertucci.
Oratorio di San Benedetto
L'oratorio, edificato nel XIII secolo e dedicato a san Benedetto da Norcia, risale al nucleo originario del monastero. All'interno si conserva:
- sopra l'altare, Gesù Cristo crocifisso (XIV secolo), in legno intagliato.
Chiostro maggiore
Il chiostro maggiore, a pianta rettangolare, edificato nel XVIII secolo, è circondato da un portico con archi a tutto sesto poggianti su pilastri in mattoni. Nelle venti lunette che ne decorano le pareti sono raffigurate:
- Storie della vita di san Silvestro Guzzolini (1740 - 1742), affreschi, eseguiti dal pittore fabrianese Antonio Ungarini su commissione dell'abate Camillo Schimberni († 1765): gli episodi sono ricavati dalla Vita Silvestri, scritta dal monaco Andrea di Giacomo da Fabriano tra il 1274 e il 1282, quindi pochi anni dopo la morte del Santo.
Biblioteca e archivio
La biblioteca[2] e l'archivio, sistemati in tre ambienti sopra la navata della chiesa, conservano un notevole patrimonio documentario e librario costituito da 80.000 volumi, 1.000 pergamene, 22 codici, vari incunaboli e cinquecentine. Nel monastero, collegato a questi due istituti culturali, è attivo un laboratorio di restauro del libro antico.
Nell'archivio si conserva un pregevole dipinto raffigurante:
- San Silvestro Guzzolini (fine XV secolo), tempera su tavola di ambito umbro-marchigiano.
Foresteria
Nella foresteria vengono accolti ospiti e pellegrini per giornate di ritiro e preghiera da vivere insieme alla comunità monastica.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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