San Valentino

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San Valentino
Vescovo · Martire
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Santo
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Ambito umbro, San Valentino (XV secolo), affresco; Terni, Chiesa di Santa Maria del Monumento
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 97 anni
Nascita Terni
176 ca.
Morte Roma
14 febbraio 273
Sepoltura Basilica di San Pietro in Vaticano
Conversione
Appartenenza
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Incarichi ricoperti Vescovo di Terni
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Elezione
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Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza 14 febbraio
Altre ricorrenze
Santuario principale Basilica di San Valentino di Terni
Attributi Mitria, baculo pastorale, palma, bambino epilettico
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di amanti, innamorati, epilettici, Terni
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Invito all'ascolto
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 14 febbraio, n. 2:
« A Roma sulla via Flaminia presso il ponte Milvio, san Valentino, martire. »

San Valentino detto anche san Valentino da Terni o san Valentino da Interamna (Terni, 176 ca.; † Roma, 14 febbraio 273) è stato un vescovo e martire latino. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e successivamente dalla Chiesa anglicana. È considerato impropriamente patrono degli innamorati.

Biografia

Si convertì al cristianesimo e in seguito fu ordinato vescovo da san Feliciano di Foligno nel 197. Fu il terzo vescovo della Diocesi di Terni.

Nell'anno 270 Valentino si trovava a Roma, giunto su invito dell'oratore greco e latino Cratone, per predicare il Vangelo e convertire i pagani.

Invitato dall'imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione eucaristica e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo, tentando anzi di convertire l'imperatore al cristianesimo. Claudio II lo graziò dall'esecuzione capitale affidandolo a una nobile famiglia.

Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II. L'impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i cristiani e contro i vertici della Chiesa di Roma e, poiché la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa. Questo arresto gli fu fatale: morì decapitato il 14 febbraio 273 per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano.

Le sue spoglie furono sepolte sulla collina di Terni, al LXIII miglio della Via Flaminia, nei pressi di una necropoli.

San Valentino di Terni o di Roma?

Lucas Cranach, San Valentino e committente (1502 ca.), olio su tavola; Vienna, Accademia di Belle Arti

Nel corso del XX secolo, un vivace dibattito si è sviluppato tra gli studiosi e gli archeologi sulla figura di san Valentino: infatti, alla data del 14 febbraio si ricordano due santi martiri con lo stesso nome, il Valentino, vescovo di Terni o Valentino sacerdote di Roma. Le opinioni degli studiosi si possono riassumere nelle seguenti tre teorie:

  1. La prima, quella classica, sostenuta dalla maggioranza fino a qualche decennio fa: ossia che i due santi sono due persone distinte. Il Valentino di Roma era un presbitero che subì il martirio il 14 febbraio, durante la persecuzione di Claudio il Gotico (268-270) e che fu deposto da una cristiana di nome Sabina in un terreno di sua proprietà ai piedi dell'attuale collina dei Parioli. Queste indicazioni topografiche sono confermate dal Cronografo del 354, redatto da Furio Dionisio Filocalo, che rappresenta la più antica menzione del martire san Valentino: qui, infatti, si dice che papa Giulio I costruì una basilica quae appellatur Valentini (che chiamano di Valentino). Inoltre, la presenza di un Valentino a Roma è attestata anche dalla scoperta, nella basilica ai piedi dei Parioli, di frammenti del carme con cui papa Damaso aveva onorato la figura del martire.
  2. Negli anni Sessanta, lo studioso francescano Agostino Amore, partendo proprio dalla menzione del Cronografo del Filocalo, sostenne l'ipotesi secondo la quale un martire Valentino di Roma non sia mai esistito. Secondo la sua indagine, Valentino è il nome di colui che finanziò la costruzione della basilica esterna sotto il pontificato di Giulio I verso la metà del IV secolo e che, proprio per questa sua donazione, si meritò l'appellativo di santo nel corso del VI secolo: a conferma della sua tesi, l'Amore riporta documenti di un sinodo romano del 595 dove ogni chiesa titolare di Roma è preceduta dalla parola "santo", mentre in un analogo documento di un sinodo del 499 non appare mai l'espressione sanctus davanti al nome delle chiese romane titolari. In conclusione, per Valentino si riproporrebbe la stessa situazione riscontrabile per altri antichi titoli romani, come quelli di santa Cecilia, santa Prassede o santa Pudenziana.
  3. Negli ultimi decenni è stata proposta una nuova interpretazione sull'esistenza dei due martiri omonimi, avanzata dallo studioso Vincenzo Fiocchi Nicolai e sostenuta da Pasquale Testini, secondo la quale il Valentino sacerdote romano e il vescovo di Terni sarebbero la stessa persona. Secondo i due studiosi, Valentino sarebbe un presbitero ternano che venne portato a Roma per il martirio e deposto poi al margine della via Flaminia probabilmente in un area cimiteriale all'aperto: in seguito il suo culto si sarebbe diffuse fino a raggiungere la sua città natale, dove trovò un nuovo impulso "sotto spoglie più prestigiose" (De Santis). Si sarebbe, quindi, operata una specie di sdoppiamento della figura del martire, reso più importante dai suoi concittadini con la sua elevazione al rango di episcopus.

Culto

Reliquie

Sul luogo della sua sepoltura sorse nel IV secolo una basilica nella quale attualmente sono custodite, racchiuse in una teca, le reliquie del santo. Le reliquie pare siano state portate nella città dai tre discepoli del filosofo Cratone, Apollonio, Efebo e Procuro, convertiti dal futuro santo e che per questo trafugamento furono martirizzati.

Altre reliquie sono presenti presso svariate chiese. Una parte si trova nella cattedrale di Maria Assunta di Savona. Reliquie del santo sono conservate inoltre presso la chiesa medievale di San Valentino di Sadali, in Sardegna e nella chiesa Matrice di Vico del Gargano dove viene venerato come protettore della città e degli agrumeti.

Secondo altri[1], alcune reliquie di San Valentino si trovano a Ozieri, centro principale del Logudoro, a una cinquantina di chilometri da Sassari. Ve le avrebbe portate, nel 1838, un benedettino nativo del luogo, che le avrebbe poi sepolte nella cinquecentesca chiesa dedicata ai santi Cosma e Damiano, sul Colle dei Cappuccini.

Racconti di miracoli

Sono molte le storie entrate a far parte della cultura popolare, su episodi riguardanti la vita di san Valentino:

  • Una storia narra che Valentino, graziato ed "affidato" a una nobile famiglia, compie il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo "carceriere", Asterius: Valentino, quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d'addio che si chiudeva con le parole "dal tuo Valentino".
  • Un'altra narra come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando e andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati. Un'altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito a ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci effusioni di affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell'espressione piccioncini.
  • Secondo un altro racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia, gravemente malata e il centurione romano Sabino; l'unione era ostacolata dai genitori di lei ma, chiamato dal centurione al capezzale della giovane morente, Valentino battezzò dapprima il giovane soldato e quindi lo unì in matrimonio alla sua amata, prima che entrambi cadessero in un sonno profondo.

Festa di San Valentino

La celebrazione liturgica di san Valentino fu istituita un paio di secoli dopo la morte del santo, nel 496: papa Gelasio I decise di sostituire alla festività romana della fertilità (Lupercalia, dedicati al dio Luperco) una festa ispirata al messaggio d'amore diffuso da san Valentino. Tale festa ricorre annualmente il 14 febbraio e oggi è conosciuta e festeggiata in tutto il mondo.

Molte tradizioni legate al santo sono riscontrabili nei paesi in cui egli è venerato come patrono.

La figura di Valentino come santo patrono degli innamorati viene tuttavia messa in discussione da taluni che la riconducono a quella di un altro presbitero romano, anch'egli decapitato pressappoco negli stessi anni.

Feste in Italia

La festa più celebre è quella che si svolge a Terni che venera san Valentino come principale patrono.

Nel paese di Sadali è considerato protettore dei matrimoni. La chiesa a lui dedicata in tale luogo fu forse edificata da monaci bizantini. A Sadali viene ricordato non a febbraio, ma ad ottobre e la festa sarda dura tre giorni.

A Quero si festeggia il santo benedicendo le arance e lanciandole da un pendio annesso all'Oratorio di San Valentino nell'omonima località.

È patrono di Vico del Gargano, dove viene festeggiato il 14 febbraio con manifestazioni religiose e attività culturali. Caratteristico l'addobbo della statua e delle vie del paese con arance e alloro. Molto partecipata è la processione con la reliquia del santo che si tiene la mattina del 14 febbraio.

Note
  1. San Valentino a Ozieri[Sito web disconnesso] su sanvalentinoadozieri.net
Bibliografia
  • A. Amore, S. Valentino di Roma o di Terni?, in "Antonianum", n. 41, 1966, pp. 260-277
  • Rosa Giorgi, Santi, col. "Dizionari dell'Arte", Mondadori-Electa, Milano, 2002, pp. 360-361, ISBN 9788843596744
  • V. Fiocchi Nicolai, Il culto di san Valentino tra Terni e Roma: una messa a punto, in Atti del convegno di studio: l'Umbria meridionale fra tardo-antico e altomedioevo, Acquasparta, 1989
  • Pasquale Testini, Archeologia cristiana, Edipuglia, Bari, 1980, pp. 264-265
Voci correlate
Collegamenti esterni