Catacomba di San Valentino (Roma)
Catacomba di San Valentino | |
Ambito romano, Madonna con Gesù Bambino (metà VII - inizio VIII secolo), affresco | |
Collocazione storica | Impero romano |
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Civiltà | Cristiana |
Oggetto generico | Area funeraria |
Oggetto specifico | Catacomba |
Dedicazione | San Valentino |
Scopritore | Antonio Bosio |
Data scoperta | 1595 |
Datazione | III secolo |
Inizio della costruzione | III secolo |
Scomparsa | XIV secolo |
Preesistenze | Necropoli romana |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Diocesi di Roma Vicariatus Urbis |
Primi scavi | |
Datazione | 1877 - 1949 |
Archeologo | Orazio Marucchi |
Secondi scavi | |
Archeologo | Bruno Maria Apollonj Ghetti |
Amministrazione | |
Ente | Pontificia Commissione di Archeologia Sacra |
Indirizzo | viale Maresciallo Pilzudski - Roma (RM) |
Telefono | +39 06 4465610 |
Fax | +39 06 4467625 |
Posta elettronica | pcas@arcsacra.va |
Sito web | sito web ufficiale |
Note | |
Attualmente il monumento non è accessibile al pubblico | |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Catacomba di San Valentino è un'area funeraria cristiana, situata a Roma, al secondo miglio della via Flaminia, nel moderno quartiere Pinciano.
Storia
Inizialmente l'area era occupata da una necropoli romana, con tombe e mausolei datati tra il II ed il III secolo mentre, successivamente, ospiterà deposizioni cristiane strettamente legate alla venerazione del martire.
Gli scavi archeologici hanno permesso di appurare che san Valentino non fu sepolto nella catacomba, ma direttamente in una fossa terragna al suo esterno: è su questa tomba subdiale, che a seguito forse della grande diffusione del culto del martire, papa Giulio I (336 - 352) fece costruire una prima struttura basilicale. Successivamente l'edifico venne sostituito da una più ampia basilica a tre navate, alla quale Onorio I (625 - 638) e Teodoro I (642 - 649), secondo il Liber Pontificalis, aggiunsero, rialzando il presbiterio, la cripta: una sorta di corridoio rettilineo che, in corrispondenza dell'altare superiore, aveva una piccola esedra dalla quale i fedeli, attraverso una fenestella confessionis, potevano vedere le reliquie del martire. Inoltre, Benedetto II (684 - 685) fece erigere poi un ciborio sopra l'altare.
La basilica venne ulteriormente restaurata nei secoli successivi fino agli ultimi lavori fatti eseguire da papa Niccolò II a metà dell'XI secolo. A questo secolo risale anche la testimonianza di un monastero accanto alla basilica. La basilica esisteva ancora nel XIII secolo, ed alcuni suoi resti erano visibili ancora visibili alla fine del XVI secolo).
Le ricerche storiche hanno appurato che nel corso del VI secolo, tra la basilica e la catacomba, sorse una necropoli all'aperto, costituita da mausolei, tombe e sarcofagi, di devoti del santo, che vollero nel tempo essere sepolti nello stesso luogo.
Nel Medioevo il cimitero appartenne agli agostiniani e dopo la traslazione delle reliquie del martire a Santa Prassede nel XIV secolo, la basilica, il cimitero all'aperto e la catacomba furono abbandonati.
Nel 1595, Antonio Bosio fu l primo a entrare ed esplorare le gallerie della catacomba di san Valentino, nel livello superiore, oggi non più visibile. Dopo di lui il cimitero e la cripta storica furono profanati ed adattati a deposito per botti di vino, distruggendo così gran parte della decorazione pittorica.
Fino al 1877, la catacomba rimase sconosciuta, quando Orazio Marucchi (1852 - 1931), alla ricerca del cimitero, entrò casualmente in una cantina, ai piedi della collina dei Parioli, e si accorse che in realtà si trattava di un ambiente funerario ricoperto di dipinti, benché molto rovinati a causa dell'adattamento dell'ambiente ad uso agricolo. Fu lo stesso archeologo poi a scoprire i resti della basilica esterna dedicata al santo.
Successivamente, nuove campagne di scavi e di studi furono intraprese nel 1949 da Bruno Maria Apollonj Ghetti.
Attualmente della catacomba, non resta quasi più niente, soprattutto a causa dell'alluvione e della frana che coinvolse l'area nel 1986 e che ha reso inaccessibili la maggior parte delle gallerie. Gli unici manufatti di un certo rilievo sono la basilica esterna e l'ambulacro scoperto dal Marucchi nel 1877 e posizionato all'ingresso del cimitero.
Descrizione
La piccola catacomba si sviluppa su tre livelli, di cui quello inferiore, più ampio, composto da un cubicolo e sei gallerie che si incrociano perpendicolarmente.
L'antica basilica di san Valentino è a tre navate, della quale sono state riportate alla luce due absidi, una più antica e l'altra più recente, dovute a due momenti diversi di edificazione della struttura.
Adiacente all'ingresso si trova una cripta dove sono visibili i dipinti più interessanti dell'intero complesso, risalenti la metà del VII e l'inizio dell'VIII secolo, a testimonianza del fatto che il luogo fu frequentato per un lungo periodo. La decorazione pittorica versa in pessime condizioni di conservazione anche perché questi ambienti furono riutilizzati come cantine. L'unico dipinto, oggi leggibile, è quello posto nel fondo di una piccola nicchia, destinata a contenere le lampade, raffigurante una Madonna con Gesù Bambino: accanto Antonio Bosio lesse un iscrizione simile a quella che si trova nell'analogo dipinto della catacomba di San Panfilo:
(LA) | (IT) | ||||
« | S(an)C(t)A DEI GENETRIX » | « | Santa Madre di Dio » |
Inoltre, nella catacomba restano tracce di un dipinto murale, ad affresco, che presenta:
- Gesù Cristo crocifisso tra la Madonna e san Giovanni evangelista.
Note | |
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Bibliografia | |
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