Santa Maria Maddalena de' Pazzi

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Santa Maria Maddalena de' Pazzi, O.C.
Religiosa · mistica
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al secolo Caterina
battezzata
Santa
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Santa Maria Maddalena de'Pazzi
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 41 anni
Nascita Firenze
2 aprile 1566
Morte Firenze
25 maggio 1607
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa Firenze, 1584
Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Extra Santa Maria Maddalena de' Pazzi
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 8 maggio 1626, da Urbano VIII
Canonizzazione 28 aprile 1669, da Clemente IX
Ricorrenza 25 maggio
Altre ricorrenze nel Rito Ambrosiano il 23 maggio
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrona di
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Incoronazione
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Erede
Successore
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
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Collegamenti esterni
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 25 maggio, n. 3 (nel Rito Ambrosiano il 23 maggio):
« Santa Maria Maddalena de' Pazzi, vergine dell'Ordine delle Carmelitane, che a Firenze in Cristo condusse una vita nascosta di preghiera e di abnegazione, pregò ardentemente per la riforma della Chiesa e, arricchita da Dio di doni straordinari, fu per le consorelle insigne guida verso la perfezione. »

Santa Maria Maddalena de' Pazzi, al secolo Caterina (Firenze, 2 aprile 1566; † Firenze, 25 maggio 1607) è stata una religiosa e mistica italiana.

Biografia

Nacque da Camillo di Geri de' Pazzi e Maria di Lorenzo Buondelmonti. Fu battezzata il giorno seguente nell'oratorio di san Giovanni Battista con il nome di Caterina. I genitori erano entrambi di nobili e antichi casati fiorentini.

I primi anni

Il 25 febbraio 1574 entrò come educanda nel monastero fiorentino di San Giovannino dei Cavalieri di Malta. Qui ricevette l'educazione primaria per quattro anni, affidata alla sorveglianza della zia materna, suor Lessandra Buondelmonti.

A dieci anni fece la prima Comunione nella chiesa di San Giovannino, retta dai padri Gesuiti e, poco dopo, emise privatamente il voto di perpetua verginità.

Fu rapita in estasi per la prima volta il 30 novembre 1578 alla presenza della madre nel giardino della villa paterna, a Parugiano, presso Prato.

Nel 1580 il padre fu inviato commissario a Cortona da Francesco I, Granduca di Toscana. Non volendo prendere con sé la figlia e su consiglio di padre Pietro Blanca S.J., Caterina fu di nuovo ammessa nel monastero di San Giovannino, a condizione che le fosse permesso di accostarsi alla Comunione tutte le feste.

Monaca carmelitana

Pedro de Moya Estasi di santa Maria Maddalena de'Pazzi (XVII secolo), olio su tela; Granada, Museum of Fine Arts

Quando giunse ai sedici anni i genitori pensarono di darle marito, ma ella dichiarò che piuttosto di venire meno al voto fatto era disposta a morire. Riuscì a convincere i genitori e con il suo confessore esaminò con cura in quale monastero entrare. La scelta si concentrò su tre monasteri: quello domenicano della Crocetta, quello francescano di santa Chiara e quello di santa Maria degli Angeli retto dalle carmelitane. Alla fine si decise per quest'ultimo, sia perché, per concessione speciale, le monache di quel convento potevano comunicarsi tutti i giorni e sia perché le loro regole erano conformi ai suoi intimi desideri. Con la benedizione dei genitori e dopo un periodo di prova di dieci giorni, al termine del quale fu dalla madre superiora ritenuta idonea, entrò definitivamente in clausura il 1º dicembre 1582 prendendo il nome di Maria Maddalena.

Ai primi di marzo 1584 Maria Maddalena si ammalò gravemente. Essendo data per spacciata, la priora decise di farle fare la professione religiosa, adagiata sopra un lettino accomodato dinanzi all'altare della Santa Vergine; era il 27 maggio 1584.

Il 16 luglio dello stesso anno guarì e la guarigione fu attribuita all'intercessione della beata Maria Bartolomea Bagnesi, terziaria domenicana. Da allora la vita di Maria Maddalena fu un susseguirsi di visioni, penitenze, nascondimento e grandi sofferenze morali e fisiche.

Dopo un anno di desolante aridità spirituale, il 20 luglio 1586 entrò in estasi mentre recitava l'Ufficio divino. Fu questa un'estasi di particolare afflizione e dolore. Dio le comunicò che voleva allentare la stretta della tentazione e mitigare la prova, per darle modo di attendere alla rinnovazione della Chiesa e dei religiosi. In estasi ella dettò lettere ed esortazioni a papa Sisto V, a cardinali e vescovi, lettere che la superiora per troppo rispetto verso le autorità non inoltrò, ritenendo troppo ardimentoso per una monaca ventenne e quasi analfabeta rivolgersi a tali personaggi[1].

I cinque anni seguenti furono per lei un duro periodo di forti dubbi e di grandi prove e tentazioni. In quel periodo pensò anche al suicidio. Sconfitte le tentazioni e riacquistata la fiducia nel Signore, il 30 settembre 1589 fu nominata vice-maestra delle novizie. Nel 1595 divenne maestra delle postulanti e tre anni dopo maestra delle novizie. Per nove anni esercitò questa carica dando alle giovani da lei dirette una formazione estremamente solida.

Le sue esperienze mistiche furono raccolte nei "manoscritti originali", come sono chiamati gli appunti che le consorelle stendevano su quello che lei faceva o diceva nelle sue estasi ed "eccessi di amore divino" e dei quali facevano una certa "verifica" con la santa stessa. Essi portano i seguenti titoli: i Quaranta Giorni, i Colloqui, le Revelatione e intelligentie, la Probatione e la Rinnovatione della Chiesa, insieme agli Avvisi e alle Lettere.

Nel 1604 cessarono le estasi. In quello stesso anno fu eletta sottopriora contro la sua volontà, ma dopo soli otto giorni il suo grave stato di salute la costrinse a letto. Gravemente ammalata, trascorse gli ultimi anni di vita tra pene atroci.

Morì il 25 maggio 1607 dopo aver raccomandato con forza alle consorelle l'osservanza esatta della regola, anche a costo della loro vita. la fedeltà alla povertà, la pratica costante della vicendevole carità.

Note
  1. Guido Pettinati (1991)
Fonti
  • Lorenzo Maria Brancaccio O.C. (a cura di), Opere di santa Maria Maddalena de Pazzi, Venezia, 1675, online
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni