Santi Giovanni e Paolo
Santi Giovanni e Paolo Laici · Martiri | |
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Santi | |
Guercino, Martirio dei santi Giovanni e Paolo (1630 - 1632) | |
Nascita | IV secolo |
Morte | Roma 26 giugno 362 |
Venerati da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 26 giugno |
Santuario principale | Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Roma) |
Attributi | Palma |
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Nel Martirologio Romano, 26 giugno, n. 1:
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I Santi Giovanni e Paolo (IV secolo; † Roma, 26 giugno 362) sono due martiri cristiani del IV secolo, titolari dell'antica Basilica romana sul monte Celio (basilica celimontana), di un'altra celebre basilica a Venezia (San Zanipolo) e di numerose altre chiese. Sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica.
Nonostante l'antichità (sono inseriti nell'elenco dei santi del Canone Romano) e la diffusione del loro culto suffraghino la tesi della loro effettiva storicità, molti particolari sulla loro vita sono desunti unicamente da una passio ripresa poi dalla legenda aurea di Jacopo da Varazze.
Le scoperte archeologiche di fine Ottocento hanno convalidato la storicità dei due martiri e la validità del loro culto.
La Passio
Secondo la tradizione agiografica, erano fratelli ed erano personaggi molto in vista nella Roma dell'epoca: la passio, giuntaci in tre recensioni differenti (tutte del IV secolo) ce li presenta prima come maggiordomo e primicerio della vergine Costanza (Costantina), figlia dell'imperatore Costantino; poi come ufficiali di Gallicano, al quale suggerirono un voto grazie al quale sconfisse gli Sciti in battaglia; infine come diaconi della Chiesa romana che distribuivano ai poveri i beni ricevuti da Costanza.
L'imperatore Flavio Claudio Giuliano, intenzionato a restaurare il culto pagano, cercò di convincerli ad abiurare la loro fede cristiana nella speranza che molti seguissero l'esempio dei due: di fronte al loro rifiuto, Giuliano inviò dai due fratelli il comandante Terenziano, perché li costringesse ad adorare la statua di Giove ma, poiché Giovanni e Paolo perseveravano nella loro fede, li fece decapitare e seppellire segretamente nel sottoscala della loro casa sul Celio: la stessa sorte ebbero il presbitero Crispo, il chierico Crispiniano e la vergine Benedetta, sorpresi a pregare sul luogo della loro sepoltura.
Sarebbe stato proprio Terenziano a farne redigere la passio, per aver ottenuto dai santi la grazia della guarigione del figlio. I corpi dei santi furono poi rinvenuti dal senatore Bizante e dal figlio Pammachio, che avevano ricevuto tale incarico dall'imperatore Gioviano, successore di Giuliano. Nel 398, Pammachio avrebbe poi fatto erigere sul sito della casa di Giovanni e Paolo la basilica a loro intitolata.
Nella Notitia ecclesiarum urbis Romae del VII secolo è detto: Primum in Urbe Roma beatorum martyrum corpora Joannis et Pauli tamen quiescunt in basilica magna et valde formosa : All'inizio della città di Roma vi sono i corpi dei martiri Giovanni e Paolo che riposano in una basilica molto grande e bella (Migne, Patrologia Latina, 101, 1359)
Basilica romana
Per approfondire, vedi la voce Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Roma) |
L'attuale Basilica dei Santi Giovanni e Paolo sorge sul sito di una domus adibita (come testimoniano i dipinti murali ancora conservati) sin dalla tarda età Flavia (81 - 96 d.C.) a Domus Ecclesiae e inglobata nell'attuale edificio: le stanze della domus costituiscono uno dei più importanti monumenti del primo cristianesimo a Roma. Segnano il passaggio da una iconografia mitologica romana a quella cristiana.
Un frammento di iscrizione di papa Damaso I in onore dei santi martiri è collocato alla sommità della confessio, corrispondente, in verticale, al luogo della primitiva sepoltura.
La basilica è citata per la prima volta col nome di titulus Byzantii o Pammachii negli atti del Concilio romano del 499.
Le indagini archeologiche condotte da Germano Ruoppolo nel 1887, riconosciute come valide e probanti dell'antico culto dei martiri dall'archeologo Giovanni Battista de Rossi, fanno propendere per l'autenticità della domus come abitazione dei due santi e la loro sepoltura, al tempo di Giuliano l'Apostata. Successivamente, quindi, fu utilizzata come domus di preghiera da Bizante e san Pammachio. La basilica a cielo aperto, restaurata nella facciata nel 1950-1952, con rinvenimento di manufatti antichi ne è la conferma.
La Chiesa cattolica celebra la loro memoria liturgica il 26 giugno.
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