Comunità monastica di Bose

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La comunità di Bose in preghiera
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Fratello, sorella, tu sei stato chiamato a seguire Cristo nella vita comune e nel celibato. Quando rispondi a questo appello, non intraprendi una nuova maniera di vivere l'Evangelo. E di questo devi avere coscienza, per sentire che non sei solo nel cammino storico dei credenti. Prima di te sulla stessa strada e vocazione, realizzata nel modo conveniente al loro tempo, hanno camminato Elia e Giovanni il Precursore, Pacomio e Maria, Basilio e Macrina, Benedetto e Scolastica, Francesco e Chiara, e tanti altri. Vedi dunque che non sei solo, ma avvolto da una grande nube di testimoni.
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La Comunità monastica di Bose è una comunità religiosa formata da monaci di entrambi i sessi, cattolici e di altre confessioni cristiane. I membri della comunità vivono la propria vocazione monastica nel celibato, nella comunione dei beni, nell'obbedienza al Vangelo. La Comunità ha promosso sin dalla fondazione un intenso dialogo ecumenico.

La comunità ha sede dal 1965 a Bose, frazione del comune di Magnano, in provincia di Biella. Il fondatore e priore della comunità è Enzo Bianchi.

Storia

La veduta della chiesa da ovest in autunno

A partire dal 1963 Enzo Bianchi, studente universitario presso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino, aveva iniziato a riunire in maniera regolare nel suo appartamento torinese un piccolo gruppo di giovani cattolici, valdesi e battisti; il piccolo gruppo leggeva insieme settimanalmente la Scrittura, viveva ogni sera la preghiera delle ore, e condivideva, come gruppo legato alle domus della Pro Civitate Christiana, la celebrazione eucaristica domestica.

Fu in quel contesto che per alcuni membri del gruppo andò maturando e precisandosi una vocazione comunitaria di vita celibataria.

Enzo decise allora di scegliere un luogo di incontro fuori Torino, nella solitudine, perché servisse di riferimento per tutti, e per iniziarvi un'esperienza di vita fraterna. Individuata e affittata una povera casa a Bose, frazione del comune di Magnano, sulla grande morena tra Ivrea e Biella, il gruppo organizzò un campo di lavoro per restituire dignità alla bellissima chiesa romanica di San Secondo, situata a poche centinaia di metri dalla cascina di Bose. Ma quando Enzo decise di stabilirsi in quella povera casa[1], rimase solo.

Qualcuno del gruppo di Torino continuò a fargli visita, e volti nuovi si affacciarono per cercare una vita in disparte e un luogo di preghiera. Di fatto, però, dal suo trasferimento a Bose, avvenuto l'8 dicembre 1965, giorno di chiusura del Concilio Vaticano II, Enzo si trovò a vivere quasi tre anni di profonda solitudine, nella preghiera e all'accoglienza di coloro che di quando in quando passavano da Bose per un momento di silenzio e di ascolto della Parola.

Enzo si dedicò anche all'approfondimento della propria vocazione, sia attraverso visite e periodi di soggiorno in monasteri cattolici (presso i trappisti di Tamié), ortodossi (al Monte Athos) e riformati (a Taizé, comunità allora interamente composta di riformati), sia grazie ai colloqui e all'amicizia con figure di grande levatura spirituale, come Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino, e il patriarca di Costantinopoli Athenagoras.

Al peso della solitudine si aggiunse presto l'incomprensione del Vescovo locale, che il 7 novembre 1967 proibì qualsiasi celebrazione liturgica pubblica presso la cascina di Bose, a motivo soprattutto della frequente presenza di non cattolici tra gli ospiti. A questo provvedimento Enzo obbedì, nella convinzione che quel germe di vita avrebbe avuto senso solo se fosse cresciuto nella Chiesa. Sarà il cardinale Pellegrino a far rimuovere l'interdetto, salendo a Magnano il 29 giugno 1968 per un incontro sul tema Il primato di Pietro, e celebrando in quell'occasione l'Eucaristia con quanti vi si trovavano.

Pochi mesi dopo, nell'ottobre dello stesso anno, due giovani cattolici, Domenico Ciardi e Maritè Calloni, e un pastore riformato svizzero, Daniel Attinger, decidevano di unirsi a Enzo per iniziare una vita comunitaria, assieme a una sorella della comunità riformata di Grandchamp, richiesta da Enzo alla priora della comunità, suor Minke De Vries.

Il 4 ottobre 1971 il capitolo della comunità approvò la regola della comunità.

Dopo un ulteriore tempo di preparazione, il 22 aprile 1973, nella notte di Pasqua, ebbe luogo la professione dei primi sette fratelli, alla presenza dei rappresentanti delle chiese cristiane dalle quali essi provenivano e alle quali avrebbero continuato ad appartenere. L'impegno definitivo assunto fu solo alla vita comune e al celibato, in considerazione del fatto che l'impegno alla povertà e all'obbedienza è già insito nelle promesse battesimali, considerate l'unica e definitiva consacrazione a Dio del cristiano.

Altre fondazioni

Oltre alla sede principale e originaria, la comunità si è diffusa anche in altre località:

Sulla scia della Comunità di Bose, nel solco della tradizione benedettina, presso Ruviano, in provincia di Caserta, nella Diocesi di Alife-Caiazzo, è sorta la Fraternità Monastica di Ruviano impegnata nel servizio del primo annunzio del Vangelo.

Situazione attuale

La comunità è oggi composta da circa ottanta persone, uomini e donne, di sette nazionalità differenti, alcuni dei quali evangelici; la comunità è composta in maggioranza da laici, nel solco della tradizione del monachesimo primitivo: vi sono solo tre presbiteri cattolici, allo scopo di garantire i servizi del loro ministero ai membri della comunità e agli ospiti.

Dal 1995 al 2008, anno della sua morte, visse a Bose mons. Emilianos Timiadis, metropolita della Chiesa Ortodossa di Costantinopoli.

La comunità è riconosciuta canonicamente dal Vescovo della Diocesi, ma non può essere considerata un Ordine religioso cattolico, poiché è composta anche da alcuni non cattolici, e anche perché non aspira, al momento, ad essere riconosciuta come tale.

Vita della comunità

Veduta panoramica del monastero

I fratelli e le sorelle a Bose hanno fatto propria la vita cenobitica, secondo gli insegnamenti di San Pacomio e San Basilio, in un ritmo che comprende preghiera e lavoro. Unica missione della Comunità è vivere secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo.

Tutti i membri della comunità lavorano, guadagnandosi da vivere con le proprie mani. Le principali attività sono:

  • l'accoglienza degli ospiti;
  • la cura del frutteto e dell'orto;
  • la produzione di manufatti artigianali in ceramica;
  • la produzione di Icone a soggetto religioso secondo i metodi tradizionali;
  • la falegnameria;
  • l'attività editrice e la tipografia, che pubblica i libri della comunità nelle edizioni Qiqajon;
  • la ricerca biblica e la predicazione catechetica, quale servizio alla comunità e alle chiese locali.

Alcuni monaci hanno un lavoro esterno alla comunità, che conciliano con il ritmo di preghiera e di vita in comune. La comunità non riceve finanziamenti di nessun tipo, e vive unicamente dei proventi del lavoro dei suoi membri; per le spese dell’ospitalità chiede un contributo secondo le possibilità di ognuno.

La giornata

La vita quotidiana della comunità è scandita in modo regolare.

Il sabato sera si tiene la veglia comunitaria, durante la quale si ascoltano i testi biblici del giorno seguente, ed il priore, o uno dei monaci, aiuta a cogliere ed interiorizzare il significato di tali testi.

L'ospitalità

Sono numerose le persone ospitate dalla comunità, specialmente in estate e in occasione degli incontri del priore o per i corsi biblici molto frequentati.

La lectio divina è proposta agli ospiti, ogni pomeriggio, da un membro della comunità.

Giovani

Da sempre la comunità ha rivelato una particolare attenzione all'accoglienza dei giovani e dei ragazzi. Nei pressi del monastero, ai margini del bosco, è stata attrezzata un’area riservata ai gruppi scout.

Annualmente sono organizzate settimane per giovani, dedicate alla riflessione e all'ascolto.

Inoltre vengono proposti campi di lavoro che danno ai giovani la possibilità di partecipare più da vicino alla vita della comunità, con la quale possono condividere la preghiera comune, i pasti, i momenti liberi, le ore del lavoro mattutino, gli incontri pomeridiani di riflessione.

Corsi biblici e di spiritualità

Una parte importante dell'attività della comunità è rivolta all'organizzazione di corsi settimanali caratterizzati dall'alta qualità dei relatori, specialisti sia italiani che stranieri:

Note
  1. Bose era allora una località molto isolata e priva di elettricità, di fognature e di acquedotto.
Bibliografia
  • Mario Torcivia, Guida alle nuove comunità monastiche, 2001
  • Mario Torcivia, Il segno di Bose, 2003
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 16 dicembre 2010 da don Paolo Benvenuto, baccelliere in Teologia.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.