Abbazia di Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore (Asciano)
Abbazia di Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore | |
---|---|
Abbazia di Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore, complesso monastico | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Siena |
Comune | Asciano |
Località | Chiusure |
Diocesi | Abbazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Loc. Chiusure 53041 Asciano (SI) |
Telefono | +39 0577 707611 |
Fax | +39 0577 707670 |
Posta elettronica | abbazia@monteolivetomaggiore.it |
Sito web | |
Proprietà | Congregazione Benedettina Olivetana |
Oggetto tipo | Abbazia |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. Oliv. |
Fondatore | san Bernardo Tolomei |
Data fondazione | 1313 |
Stile architettonico | romanico-gotico, rinascimentale |
Inizio della costruzione | 1320 |
Completamento | XVI secolo |
Altitudine | m. 273 s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Toscana | |
L'Abbazia di Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore è un complesso monumentale che ospita un monastero olivetano, situato nel territorio del comune di Asciano (Siena). Il cenobio è sede dell'abate generale della Congregazione Benedettina Olivetana e dell'omonima Abbazia territoriale.
Storia
Il complesso monastico fu fondato nel 1313 da san Bernardo Tolomei (1272 - 1348), docente di diritto, membro di una delle più importanti famiglie senesi, il quale decise di ritirarsi con tre amici (Ambrogio Piccolomini, Patrizio Patrizi ed un certo Francesco) per condurre una vita eremitica in questo sito inospitale e solitario, detto il deserto di Accona, di proprietà della sua famiglia.
Nel 1319, la fondazione del monastero fu approvata dal vescovo di Arezzo, Guido Tarlati, ed inserita nella regola benedettina modificando però alcune norme, come la durata ridotta della carica di abate; nel 1320 venne iniziata la costruzione dell'abbazia. La conferma di papa Giovanni XXII nel 1324 e, soprattutto, la bolla Vacantibus sub religionis observantia di Clemente VI del 1344 favorirono un'ampia diffusione della congregazione olivetana.
Nel XIV secolo, la piccola comunità - abbandonato l'eremitaggio la cui memoria fu mantenuta dalle cappelle costruite tra il XV ed il XVIII secolo nei boschi che circondano l'abbazia - si riunì inizialmente intorno ad una piccola chiesa, che fu trasformata in Sala Capitolare e poi nel cosiddetto De profundis - una lapide con scritto Monachorum Sepulchra ne spiega la funzione - divenuto poi un ambiente di raccordo tra il Chiostro Grande e l'attuale cattedrale. Ben presto si provvide all'ampliamento del complesso e già nel 1401 fu posta la prima pietra della nuova chiesa. Da allora la presenza di abati-committenti, tra tutti Antonio Airoldi e Francesco Ringhieri, e di monaci-artisti, come fra Giovanni da Verona, ha garantito fino al XIX secolo un accrescimento costruttivo secondo misurate ed omogenee formulazioni.
L'abbazia che estendeva i suoi possedimenti fino a Chiusure ed alla val d'Asso ebbe un ruolo centrale nell'organizzazione agricola e sociale delle Crete meridionali, incentrata nel XVI secolo, su aggregazioni fondiarie autonome coltivate a cereali, viti ed ortaggi.
Con la bolla del 18 gennaio 1765, il cenobio fu eretto in abbazia nullius dal papa Clemente XIII (1758-1769), senza cura pastorale. La giurisdizione dell'abate si estendeva alla chiesa, al monastero ed alle persone ivi dimoranti: monaci, oblati ed inservienti laici.
Descrizione
Il complesso monastico, imponente e sobrio, si compone di quattro corpi di fabbrica:
- Palazzetto d'ingresso
- Cattedrale della Natività di Maria
- Monastero
- Foresteria
Palazzetto d'ingresso
L'ingresso dell'abbazia è segnato da un palazzetto munito di una torre quadrangolare con barbacani e merli, edificato a difesa del cenobio tra il 1393 ed 1526: l'aspetto attuale è frutto di un restauro ottocentesco. Di rilievo:
- sopra l'arco del portale d'ingresso, Madonna con Gesù Bambino in trono incoronata da due angeli, in terracotta invetriata, di scuola dei della Robbia;
- sopra l'arco verso l'abbazia: San Benedetto da Norcia benedicente, in terracotta invetriata, di scuola dei della Robbia.
Parco
Il complesso monastico è circondato da un grande parco con cipressi, pini, querce e olivi. Nel parco, al quale si accede da un largo e suggestivo viale in leggera discesa, lungo cui sono posti:
- a sinistra:
- Orto botanico dell'antica farmacia, demolita nel 1896;
- Peschiera (1533), opera di Giovanni Battista Pelori, dove un tempo i monaci allevavano le trote da utilizzare nei periodi durante i quali la Regola proibiva il consumo di carne.
- a destra:
Cattedrale della Natività di Maria
Esterno
La cattedrale, dedicata alla Natività di Maria, venne costruita tra il 1400 ed il 1417, presenta una facciata gotica, a capanna, aperta da un oculo strombato ed un portale. Sul lato sinistro si eleva, in forme romanico-gotiche, il possente campanile, a pianta quadrangolare, sormontato da una cuspide ed aperto sui lati da monofore ed alla sommità da quattro grandi trifore.
Interno
L'interno della chiesa, a croce latina ad una navata, venne rinnovato in forme barocche nel 1772 da Giovanni Antinori. Di rilievo:
- all'altare: pala con Natività di Maria (1598), olio su tela, di Jacopo Ligozzi.
- sulla cupola: Assunzione di Maria Vergine (1598), olio su tela circolare, di Jacopo Ligozzi.
- lungo la navata, Coro (1503 - 1505), in legno intagliato ed intarsiato, di Giovanni da Verona: l'opera è costituita da 125 stalli, distribuiti su due ordini, dei quali 48 hanno i dossali intarsiati con un alternarsi di paesaggi, cittadine, uccelli variopinti, strumenti musicali, ecc.
- nel transetto sinistro, si apre la cappella del Sacramento, dove all'altare è collocato:
- Gesù Cristo crocifisso (prima metà del XIV secolo), in legno policromo: la scultura, in origine collocata nella cripta, venne poi spostata nel 1701 nella cappella. Secondo la tradizione, quest'opera fu portata a Monte Oliveto dallo stesso san Bernardo Tolomei e più volte gli avrebbe parlato.
- nel transetto destro, si apre la sacrestia, che le truppe napoleoniche hanno completamente spogliato dei paramenti e vasi sacri, dove si conservano:
- alle pareti, Armadi (1417), in legno intagliato ed intarsiato.
- al centro, Leggio a badalone (1520), in legno intagliato ed intarsiato, di Raffaele da Brescia: l'opera alla base presenta una splendida tarsia raffigurante Gatto sotto un porticato.
Monastero
Il monastero, che si articola attorno a tre chiostri, è costituito da vari ambienti tra i quali si evidenziano:
- De profundis
- Refettorio
- Biblioteca
- Farmacia
- Definitorio
- Cantina
De profundis
Dalla cattedrale, attraverso un atrio, costruito nel sito della seconda chiesa abbaziale, realizzata dai Patrizi nel 1319, e più tardi il cimitero del cenobio, detto ancora oggi De profundis, si entra nel chiostro grande. Questo ambiente è chiamato anche il capitolo, dalle riunioni, che qui tenevano gli stessi monaci per pregare le anime dei confratelli defunti. Si notano:
- alla parete settentrionale,
- Santi eremiti (1440), affresco, di Giovanni di Paolo.[1]
- entro una nicchia, gruppo scultoreo raffigurante Madonna con Gesù Bambino in trono (1490), marmo, attribuito a Giovanni da Verona.
- alla parete orientale,
- San Benedetto da Norcia consegna la Regola ai monaci olivetani (1505 - 1508), affresco, di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma:[2] San Benedetto, con indosso la cocolla[3] bianca e seduto sul seggio abbaziale, allarga le braccia, mentre dona la Regola a due monaci, circondati da altri confratelli. Si nota, in basso, sotto la scena, l'iscrizione latina che ricorda la fondazione della Congregazione olivetana nel giorno 26 marzo 1319, durante il pontificato di Giovanni XXII.
Inoltre, le pareti dell'arco, che immette al chiostro grande, sono decorate con due splendidi dipinti murali, ad affresco, eseguiti tra il 1505 ed il 1508 da Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, raffiguranti:
- a sinistra, Gesù Cristo alla colonna.[4]
- a destra, Gesù Cristo portacroce.[5]
Chiostro grande
Il chiostro grande, a pianta rettangolare, fu edificato tra il 1426 ed il 1443, ed è formato da due loggiati sovrapposti con archi a tutto sesto poggianti su colonne in mattoni con capitelli in pietra; presenta, in un angolo, una vera di pozzo (1439), in marmo. Il portico, al piano terreno, venne decorato, per volontà dell'abate Domenico Airoldi, con un ciclo di dipinti murali raffiguranti Storie di san Benedetto da Norcia, realizzati ad affresco, in una prima fase tra il 1497 ed il 1499 da Luca Signorelli, e successivamente completati, tra il 1505 ed il 1508, da Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma: questi dipinti sono una delle maggiori testimonianze della pittura rinascimentale.
Le Storie, ispirate al racconto di san Gregorio Magno nel Libro II dei Dialoghi (593 - 594), sono di seguito descritte, seguendo l'ordine storico dei dipinti, non quello cronologico della composizione.
Per approfondire, vedi la voce Storie della vita di san Benedetto da Norcia (Luca Signorelli, Sodoma) |
Lato orientale
Le scene del lato orientale vennero interamente dipinte, tra il 1505 ed il 1508, ad affresco da Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Esse raffigurano:
- San Benedetto da Norcia lascia la casa paterna e si reca a Roma:[6] sullo sfondo si nota una raffigurazione fantastica di Norcia (nella piazza si scorge un impiccato).
- San Benedetto da Norcia abbandona la scuola di Roma:[7] la scena è ambientata in un'aula a portico; nel lato sinistro, si nota una veduta di Castel Sant'Angelo e del fiume Tevere.
- San Benedetto da Norcia ripara miracolosamente il capistero rotto dalla sua balia Cirilla:[8] il santo pregando Dio ottiene che il capistero[9] caduto di mano alla nutrice si risaldi; a destra, si osserva un gruppo di persone che ammira il capistero, aggiustato appeso ad una colonna, tra i quali si riconoscono i familiari del pittore e lui stesso di fronte a loro, isolato, in abiti da cavaliere.
- San Benedetto da Norcia riceve l'abito eremitico dal monaco Romano:[10] sullo sfondo appare il borgo di Subiaco.
- San Benedetto da Norcia nella caverna nutrito dal monaco Romano:[11] la scena inserita in uno splendido paesaggio, presenta il santo in preghiera davanti ad una grotta, mentre dall'alto il monaco Romano cala il cibo in un cesto, la cui fune era munita di campanella che dondolando suonava, ma il demonio con un sasso la ruppe.
- San Benedetto da Norcia invitato a pranzo dal prete nel giorno di Pasqua;[12]
- San Benedetto da Norcia riceve doni dai contadini;[13]
- San Benedetto da Norcia tentato dal demonio si getta nudo nel cespuglio di rovi[14]
- San Benedetto da Norcia accetta di diventare abate di un gruppo di monaci;[15]
- San Benedetto da Norcia benedice il vino avvelenato;[16]
- San Benedetto da Norcia fa edificare dodici monasteri.[17]
Lato meridionale
Le scene del lato meridionale vennero interamente dipinte, tra il 1505 ed il 1508, ad affresco da Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Esse raffigurano:
- San Benedetto da Norcia accoglie san Mauro e san Placido fanciulli:[18] nella scena si nota la classica monumentalità del gruppo principale con il santo e quello dei cavalieri ed armati, tra i quali spicca uno splendido cavallo; nello sfondo, monumenti di Roma e ritratti di Signorelli ed altri pittori contemporanei.
- San Benedetto da Norcia esorcizza un monaco;[19]
- San Benedetto da Norcia fa scaturire la sorgente di un fiume;[20]
- San Benedetto da Norcia immerge il manico della scure nell'acqua e la lama miracolosamente torna a posto;[21]
- San Mauro mandato da san Benedetto da Norcia salva san Placido tirandolo per i capelli;[22]
- San Benedetto da Norcia converte in serpe un fiasco di vino nascostogli da un garzone[23]
- San Benedetto da Norcia comanda ad un corvo di portare via il pane avvelenato;[24]
- Fiorenzo manda donne di malaffare al monastero:[25] su un magnifico sfondo architettonico, la scena si presenta divisa in due gruppi: a destra, le giovani donne, alcune danzanti e sulla sinistra i monaci con il santo; da notare l'influsso leonardesco nei volti femminili.
Lato occidentale
Le scene del lato occidentale vennero dipinte - tranne la prima e l'ultima - dal 1497 al 1499, ad affresco da Luca Signorelli. Esse raffigurano:
- San Benedetto da Norcia manda san Mauro in Francia e san Placido in Sicilia (1534), di Bartolomeo Neroni detto il Riccio;[26]
- Dio punisce Fiorenzo;[27]
- San Benedetto da Norcia converte gli abitanti di Montecassino;[28]
- San Benedetto da Norcia e il miracolo della pietra:[29] al centro si vedono tre monaci che dopo aver inutilmente provato a smuovere una grossa pietra ci riescono con l'aiuto del santo; sulla sinistra, altri monaci scavando trovano un idolo, mentre a destra quattro monaci stanno spegnendo un fuoco fatuo.
- San Benedetto da Norcia resuscita un monaco ucciso dal crollo di un muro;[30]
- San Benedetto da Norcia rimprovera due monaci che avevano violato la Regola mangiando in una locanda:[31] la scena raffigura due monaci che pranzano in una locanda, e, sullo sfondo, san Benedetto che li rimprovera per aver violato la Regola che non consentiva ai religiosi di mangiare fuori da monastero.
- San Benedetto da Norcia rimprovera il fratello del monaco Valeriano per aver violato il digiuno:[32] a destra, il giovane che ogni anno si recava digiuno a Montecassino con un compagno (presentato con le corna, sciancato e sbracato, che simboleggia il demonio); a sinistra, in fondo, i due compagni intenti a rifocillarsi; davanti, il santo concede al giovane il perdono.
- San Benedetto da Norcia riconosce il falso Totila:[33] nella scena si vede Riggo, camuffato da Totila, il quale giunge di fronte al santo che lo invita a spogliarsi delle vesti non sue; la folla intorno composta di monaci e guerrieri esprime il suo stupore; sullo sfondo Riggo racconta la vicenda a Totila. Si tratta di una scena affollata e impostata a un gusto teatrale.
- San Benedetto da Norcia riceve la visita di Totila;[34]
- Risurrezione di un giovane: dipinto andato distrutto per l'ingrandimento di una porta d'accesso al chiostro;
- San Benedetto da Norcia predice la distruzione di Montecassino (1505 - 1508), di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma:[35] il santo sulla destra è insieme a Teoprobo; la distruzione a cui si allude è quella condotta dai Longobardi nel 581.
Lato settentrionale
Le scene del lato settentrionale vennero interamente dipinte, tra il 1505 ed il 1508, ad affresco da Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Esse raffigurano:
- San Benedetto da Norcia riceve farina in abbondanza e ne ristora i monaci;[36]
- San Benedetto da Norcia appare a due monaci e mostra loro il modello del monastero;[37]
- San Benedetto da Norcia scomunica due religiose e le assolve dopo la loro morte;[38]
- San Benedetto da Norcia fa portare l'ostia consacrata sul cadavere di un monaco che la terra non vuole ricevere;[39]
- San Benedetto da Norcia perdona un monaco che tenta di fuggire dal monastero;[40]
- San Benedetto da Norcia libera dai legacci un contadino solo con lo sguardo.[41]
Chiostro di mezzo
Dal lato meridionale del Chiostro grande si accede a quello "di mezzo", costruito nel XV secolo, è circondato da un portico con archi a tutto sesto poggianti su pilastri ottagonali:
- sopra la porta, entro lunetta: Madonna con Gesù Bambino e due angeli (inizio del XV secolo), affresco, di ambito toscano: il dipinto venne scoperto nel 1972 durante alcuni lavori di restauro.
Refettorio
Dal chiostro di mezzo, attraverso un ambiente di passaggio con lavabo cinquecentesco, si entra nel refettorio, costruito tra il 1387 ed il 1390, che è costituito da un grande salone coperto con volta a botte ribassata. Di rilievo:
- nelle pareti laterali e nella volta, Storie dell'Antico e Nuovo Testamento (1670), affreschi, di Paolo Novelli.
- nella parete di fondo, Ultima Cena (1948), olio su tela, di Lino Dinetto.
Biblioteca
Dal chiostro di mezzo, si sale per una scala, che conduce alla biblioteca, dove s'incontrano:
- alla prima rampa: Incoronazione di Maria Vergine (1505 - 1508), affresco, di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma.[42]
- nel vestibolo della biblioteca: Personaggi e fatti della Congregazione Benedettina Olivetana (1631), dipinti ad encausto, di Antonio Müller di Danzica.
La Biblioteca fu costruita, per volontà dell'abate Francesco Ringhieri, nel 1518 da Giovanni da Verona: si tratta di un lungo ambiente diviso in tre navate - quella maggiore con volta a botte, le due laterali con volta a crociera - da colonne con capitelli corinzi, in pietra serena. Nella biblioteca si conserva un patrimonio di 40.000 volumi, opuscoli, codici miniati ed incunaboli.[43]
In fondo all'ambiente sale una scala a due rampe, che conduce alla farmacia, sotto alla quale è collocato:
- Armadio per i corali a due ante con Vedute di Monte Oliveto (1502), in legno intagliato ed intarsiato, attribuito a Giovanni da Verona.
Inoltre, al centro della biblioteca si può ammirare:
- Candelabro per cero pasquale (1502), in legno intagliato e dorato, di Giovanni da Verona.
Farmacia
Nella farmacia, edificata nel XVI secolo, si conserva un'importante raccolta di vasi in ceramica bianca e azzurra (XVI secolo), contrassegnati con lo stemma olivetano.
Definitorio
Per approfondire, vedi la voce Museo dell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore (Asciano) |
Dalla Biblioteca si passa nella Sala capitolare, detta anche Definitorio (1498), attualmente sede del Museo dell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, istituito nel 1927, per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico, proveniente dal monastero e dal territorio diocesano.
Cantina
Nei sotterranei del monastero, si trova l'antica cantina, costruita con mattoni a "faccia a vista", che risale alla prima metà del XIV secolo, dove ancora oggi i monaci producono il vino ricavato da vigneti, di proprietà del cenobio, e coltivati da loro stessi.
La cantina è articolata in due ambienti:
- tinaio per la vinificazione delle uve;
- ambiente per lo stoccaggio del vino in grandi botti di legno.
Foresteria
Accanto all'abbazia, in un edificio del XVI secolo, un tempo adibito a scuderia, recentemente restaurato, è posta la foresteria, destinata ad accogliere pellegrini ed ospiti per ritiri ed incontri con la comunità monastica.
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
- Tutti i beni architettonici
- Beni architettonici in Italia
- Beni architettonici della Toscana
- Beni architettonici del XIV secolo
- Beni architettonici dedicati a Maria Vergine
- Abbazie in Italia
- Abbazie per nome
- Abbazie di Asciano
- Abbazie olivetane
- Abbazie del XIV secolo
- Abbazie della Toscana
- Asciano
- Abbazie dedicate a Maria Vergine
- Maria Vergine
- Abbazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore